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DOSSIER > TIBET > URBANIZZAZIUONE
Urbanizzazione selvaggia ed emarginazione dei Tibetani

Il Governo Cinese, come scrisse già nel Libro Bianco 2003, ha intrapreso una politica speciale per incoraggiare l'uso della terra. Questo nuovo espediente burocratico suggerisce “la pratica ereditabile che chiunque reclami la terra deve renderla operativa e portare vantaggi ”.
La nuova politica prevede “piantare alberi e far crescere l'erba su colline e pendii di montagne" Una tipica visione colonialista del Tibet visto come una terra desolata da sviluppare e conquistare.
Ci sono già casi di recupero di territori comuni, di solito usati dai coltivatori Tibetani per il loro bestiame, ora vengono usati da stranieri con la scusa di ”sviluppare il Tibet”.

In numerose interviste i profughi dal “TAR” riportano le difficoltà che devono affrontare gli agricoltori Tibetani nel trovare pascoli per i loro bestiami. I programmi di riforestamento e recupero della terra da parte della Cina, possono potenzialmente portare a lungo termine vantaggi per i Tibetani ma a patto che essi non perdano i diritti di uso della terra e gli venga dato il completo controllo delle foreste.

Perché i Tibetani perfezionino i loro metodi di utilizzo della terra e della foresta è necessario che credano nei benefici delle attività relative al riforestamento. È necessario garantire ai Tibetani il diritto di accesso alle loro risorse forestali perché possano soddisfare i loro bisogni essenziali; gli devono essere garantiti vantaggi diretti dal programma di Pechino per il riforestamento.

Secondo la costituzione Cinese, tutte le risorse naturali appartengono allo Stato ed è sua prerogativa sfruttarle.
Il problema sorge quando i metodi di estrazione delle risorse sono realizzati senza un'adeguata valutazione degli impatti sociali e ambientali.

La corruzione ufficiale, la connivenza di autorità distrettuali, lo sfruttamento selvaggio delle risorse dell'Altopiano causano un irreversibile danno per l'ambiente e gli abitanti del luogo. Fino ad ora, non si sono prese misure di sicurezza per sistemi e legislazioni ambientali che permettano ai Tibetani di dare il loro parere e di prendere parte alle imprese di estrazione delle risorse. Sotto l'attuale sistema, le risorse naturali del Tibet vengono utilizzate da tutta la Cina senza portare dei benefici alle popolazioni Tibetane.

Il modello attuale di concentrare popolazioni di immigrati in città e paesi impone un'enorme e insostenibile domanda sulle aree circostanti. Non solo si sfrutta il capitale naturale in maniera intensiva, anche i rifiuti di paesi e città vengono restituiti alla natura non trattati. Le politiche a lungo termine della Cina hanno enfatizzato l'importanza per il Tibet dell'urbanizzazione, dei corridoi di trasporto che collegano i centri urbani. Resta il fatto che si è investito poco per mitigare gli impatti dell'urbanizzazione.

In numerosi rapporti dell'UNDP sullo sviluppo umano in Cina si evidenzia disparità di trattamento. Ad esempio se gli investimenti fognari fossero stati proporzionati alla grandezza della popolazione nella Regione Autonoma del Tibet ne sarebbero necessari più del doppio. Una cosa è rimuovere i rifiuti dalle città, un'altra trattarli appropriatamente prima di rilasciarli nei fiumi.

Nel rapporto 2002 dell'UNDP si legge che nel 1999 i rifiuti industriali rilasciati nelle acque da fabbriche cittadine nella Regione Autonoma del Tibet e ad Amdo hanno raggiunto i 64.9 milioni di tonnellate, solo 28.7 milioni di tonnellate di queste sono state trattate in conformità degli standard legali Cinesi. Il conseguente inquinamento dell'acqua ha compromesso la qualità dell'acqua nei fiumi che scorrono giù attraverso l'Asia.

I documenti ufficiali del 2003 della Cina sull'ambiente del Tibet affermano che due delle maggiori fabbriche di Lhasa , che producono birra e calzature sportive, ora si attengono alle leggi per la discarica dei rifiuti.
Entrambe le fabbriche furono costruite negli anni '90 e la loro lenta conformità alle leggi ha avuto impatti negativi sul Kyichu, un affluente del Yarlung Tsangpo poi Brahmaputra, che è il fiume più importante del Bangladesh.
I documenti affermano che la fabbrica di birra “era uno dei principali agenti inquinanti ". Le infrastrutture per il trattamento dell'acqua nella fabbrica di calzature sportive erano state pagate e installate dal governo Tedesco.
Nel Tibet centrale solo Lhasa ha un impianto di smaltimento rifiuti. I principali centri urbani, inclusi Shigatse, Tsethang, Chamdo, Nagchu e Gyantse, non hanno alcun metodo per gestire lo smaltimento dei rifiuti.

Le città moderne richiedono un'enorme quantità di energia. Lhasa, una città che nei 50 anni di amministrazione Cinese ha visto la popolazione aumentare di 15 volte, ora raccoglie l'elettricità da fonti geotermali al nord e l'energia idrica al sud dal più sacro dei laghi Tibetani, Yamdrok Tso. I Tibetani sono indignati dal fatto che il loro lago sacro sia percorso da tunnel e tubi, pieno di turbine e piloni per l'energia e che le acque del lago si mescolino ora giornalmente con le acque del Yarlung Tsangpo posto più sotto. L'inadeguata fornitura d'energia dell'altopiano porterà alla costruzione di dighe su più vasta scala. Finché ciò non avverrà, si continuerà a fare affidamento sul carbone, estratto dalle miniere Tibetane lontane da Lhasa.

Il Rapporto del 2002 sullo sviluppo umano della Cina dell' UNDP dice: “La gente in Tibet soffre il più alto livello di inquinamento atmosferico al chiuso, dovuto a un alto consumo di carbone per ogni nucleo familiare”.

Rifiuti non trattati lasciati in terra, sono problemi non limitati alle aree urbane. Persino l'area sacra di pellegrinaggio di Gang Rinpoche (Monte Kailash) nell'estrema parte occidentale del Tibet è ricoperta da rifiuti lasciati dei turisti, senza che le autorità locali facciano alcuno sforzo.
Un importante rapporto del 2002 sullo sviluppo di impianti per la Cina occidentale, Il Progetto 2020: Policy Support in the People’s Republic of China (The 2020 Project) redatto sia dalla commissione per la pianificazione dello sviluppo della Cina e dalla Banca per lo sviluppo asiatico, afferma:”il degrado delle risorse naturali della Regione occidentale è stato particolarmente grave negli ultimi decenni, causato principalmente dall'aumento della pressione della popolazione per uno sviluppo agricolo e urbano, che coinvolge il taglio e trasporto dei tronchi, il pascolo del bestiame, accompagnato da raccolti in aree a gradoni, con terreni tendenti all'erosione, al di sopra delle capacità della terra.

Ci sono forti concentrazioni di popolazione nello Yarlung Tsangpo, ma i troppi pascoli di bestiame, i venti forti gli incendi e l’inaridimento del terreno ne minacciano la sopravvivenza”.
I mezzi di sostentamento più a rischio, secondo The 2020 Project, sono quelli dei coltivatori Tibetani e questo perché la sezione centrale dello Yarlung Tsangpo è una grande riserva di grano del Tibet centro meridionale e ora dovrà produrre molto intensamente per soddisfare la popolazione di immigrati.

L'improvvisa intensificazione della produzione di grano comporta un largo uso di fertilizzanti chimici e pesticidi e questo inquina le acque dello Yarlung Tsangpo. I documenti della Cina 2003 ammettono la presenza di composti di clorina in questa regione fertile, dicendo solo che il problema è ora tenuto sotto controllo senza proporre alcuna misura per ovviarlo.

A differenza delle innumerevoli prove di esperti, fonti Cinesi dicono che in Tibet i suoi principali fiumi e laghi sono a uno stato primordiale.

Una soluzione attuabile: maggiore potere locale

E’ fondamentale che le politiche statali impongano interventi che considerino le condizioni locali e la tradizionale saggezza dei nomadi. Riteniamo necessarie politiche favorevoli alla pastorizia, così che i nomadi abbiano la possibilità e la libertà di scegliere il loro futuro.
Speriamo a tale riguardo che i pianificatori Cinesi: <b>cambino</B> l'attuale politica nel recintare i terreni erbosi, promuovano invece la mobilità del bestiame cosa fondamentale per evitare un degrado ambientale e alla base della tradizionale gestione della pastorizia.
Promuovano la diversificazione economica migliorando i programmi sociali.
Promuovano e diano sviluppo alla gestione delle risorse su basi eque e comunitarie, attraverso la gestione collaborativa della pastorizia, con comunità locali in partnership con enti governativi di ricerca.
Costruendo sulle forze delle comunità rurali, la Cina può raggiungere l'obiettivo di migliorare livello di vita dei nomadi e ripristinare la qualità dei terreni erbosi.
Questo richiede un nuovo modo di pensare, un nuovo approccio che rispetti e utilizzi la diversità di conoscenze esperte che vanno dai nomadi agli scienziati ai politici. Questo approccio, purtroppo è alieno al modo di pensare del Governi Cinese e verrà accettato dai pianificatori di Pechino solo quando ci sarà apertura a meccanismi più democratici per la ricerca e la pianificazione per lo sviluppo.

In Tibet ci sono staff specializzati (Tibetani e Cinesi), che cercano di preservare la biodiversità ancora esistente ma il loro compito è reso ancora più duro da una burocrazia compartimentale che restringe le attività alle sole responsabilità specifiche, senza una vera cooperazione tra loro. In più un rigido sistema di collocamento del personale manda gente non adatta a lavorare controvoglia in luoghi lontani senza considerare che sarebbe molto più produttivo addestrare e impiegare più Tibetani come guardiaparchi, essendo motivati a proteggere la loro terra, senza temere di essere stanziati in luoghi difficili e lontani.
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