GHERARDO socialista
C’è
stata una fase socialista nella vita di Gherardo Ugolini. E’ stato negli anni
Venti quando il futuro scrittore per l’infanzia si dedica all’impegno politico,
con una particolare caratteristica culturale. Sono vicende ricordate da
Gianfranco Porta, in una ricerca storica pubblicata da “Brescia Musica”, la
rivista diretta da Renzo Baldo.
Il
13 novembre 1920 “Brescia nuova”, il giornale dei socialisti, ospita un
intervento del Gruppo socialista Amici dell’Arte costituitosi per iniziativa di
Gherardo Ugolini. Gli autori della “lettera aperta” al giornale individuano
nello sport e nell’alcoolismo gli strumenti dei quali le classi dominanti si
avvalgono per impedire l’emancipazione operaia. Scrivono: “Finché il
proletariato gioca al pallone e va in delirio per corridori a piedi e sulle
ruote gommate, la rivoluzione non si fa o resta lontana”.
I
lavoratori “rivendicano a sé il diritto di godere le pure contemplazioni
dell’Arte” dalle quali sono stati deliberatamente esclusi. Scrive ancora il
Porta “La presa di posizione di Ugolini e dei suoi amici rilancia nel
partito, nel sindacato e sul settimanale socialista la discussione sulla
politica culturale”. E il 9 ottobre il programma del Gruppo è approvato da
un’assemblea appositamente convocata nei locali della Camera del lavoro. Nel
testo si proclama che l’arte, “nel domani comunista”, è destinata “a
sostituire la religione, come la verità della scienza, il dogma nazionalistico”.
Ed ecco l’11 dicembre 1929, sempre su “Brescia Nuova”, Gherardo Ugolini
denunciare lo stato d’abbandono in cui versa l’Istituto Venturi, sperduto in
Palazzo Martinengo, fra gli uffici della sanità, dei pompieri e le abitazioni
private. “Come amici dell’Arte e socialisti chiediamo agli amministratori del
Comune di svecchiare l’istituto, affinché i figli del popolo possano ricevere
l’istruzione musicale…”.
Il
Gruppo socialista di Gherardo Ugolini promuove anche concerti e ad essi spesso
partecipa la moglie, la soprano Maria Ugolini. La sera del 22 gennaio 1921,
nella sala Apollo di Palazzo Martinengo, la neonata Università Proletaria
promuove “esecuzioni sinfoniche al pianoforte” del maestro Guido Ragni
del Gruppo di Milano che esegue, con la collaborazione, appunto, del soprano
Maria Ugolini, “La Baccante”, l’ouverture del Tannhauser e la sinfonia n. 6 di
Beethoven. Il tutto accolto da “ovazioni entusiastiche che esprimevano la
gratitudine commossa del proletariato bresciano”. Altra serata musicale il 5
febbraio con la rievocazione sinfonica al pianoforte della “Dannazione” di Faust
di Berliotz, preceduta da un’illustrazione di Gherardo Ugolini. E’ la messa in
pratica di un metodo basato non sul puro ascolto, ma sulla comprensione. Faust
diventa così “l’uomo sperduto nello sconforto di non poter mai provare la
sazietà e la gioia al desiderio sempre rinascente”.
I
concerti si susseguono, sempre con la partecipazione di Maria Ugolini che canta,
scrive un critico, “con fine intuito d’arte”. Un altro autore, sulla
rivista “Popolo e arte”, il 30 maggio del 1921, narra di “un uditorio
attentissimo”, composto di un “foltissimo pubblico d’operai” che
apprezza in special modo “La canzone del re di Thule” e “Perduta è la mia pace”
dal Faust di Gounod “cantata con gusto, con misura e con bellissima voce dal
soprano Maria Ugolini”. La stessa cantante, in un altro concerto, è lodata
per “la sicura interpretazione stilistica e la felice duttilità dei mezzi
vocali”.
Proseguono anche le polemiche per rivendicare la democratizzazione degli spazi
musicali. Così sempre Gherardo Ugolini scrive che “Il teatro Grande è
proprietà comunale, ma chi vi comanda, chi lo considera come una dependance del
suo palazzo è il vecchio conte Valotti…”. Lo stesso segretario, l’avvocato
Feroldi, “la sola persona intelligente, non del tutto priva di competenza
artistica, è un moderatucolo d’antico stampo e non può che scattare agli ordini
del padrone”. Le denuncia prosegue ricordando che “il maestro Toscanini è
venuto a Brescia con la sua orchestra meravigliosa e ha tenuto due concerti al
teatro Grande, naturalmente ad esclusivo beneficio dei pescecani locali. Il
secondo concerto poi ebbe luogo per le poltrone vuote”. Insomma l’Ugolini
appare, annota ancora lo storico, “come una delle voci più autorevoli e
impegnate del movimento nato a Milano sul finire del 1919”. C’è un ultimo
concerto, siamo alla primavera del 1922, nel salone di Palazzo Zoppola, al
numero 33 di Via Marsala, sede della Casa del popolo, con il Quartetto
Francesconi e gli esecutori presentati come “operai dell’arte”. Mentre si
sviluppa un rapporto con altre organizzazione internazionali. Noi seguiamo, “col
più profondo interesse”, scrive Gherardo Ugolini su “Brescia Nuova”, “lo
svolgersi delle manifestazioni culturali dei nostri compagni comunisti francesi.
I programmi che essi svolgono nei loro concerti sono i nostri…”. Siamo alla
vigilia della “Marcia su Roma”. Inizia il Ventennio fascista e anche gli audaci
progetti di un’arte per il popolo e con il popolo sono sepolti.
NELLA FOTO IN
ALTO: UNA MANIFESTAZIONE DEI COMPONENTI IL GRUPPO SOCIALISTA DEGLI AMICI
DELL'ARTE E, CON I BAFFI, A SINISTRA DELLA STATUA DELLA VITTORIA, SIMBOLO DI
BRESCIA, GHERARDO UGOLINI, IL PROMOTORE DELL'INIZIATIVA NATA NEL NOVEMBRE DEL
1919