GIOVANNI (IVAN)

Giovanni Ugolini, figlio di Gherardo, è scomparso giovane, a cinquanta anni. Era nato a Brescia nel 1928. Ha avuto due figli, Luca (morto in giovanissima età), con Carla Giro e Francesco, con Fiorangela Bodini. Aveva studiato violino con Ruminelli e intrapreso gli studi classici. Nel 1943, era fuggito dal collegio di Remedello, nel Bresciano e, con mezzi di fortuna, munito solo del proprio violino, in piena guerra, aveva attraversato la Jugoslavia e raggiunto il padre a Sebenico. Qui i tedeschi avevano internato padre e figlio in un campo di concentramento a Wachendorf, ai confini con l’Olanda. Nel campo un prigioniero russo lo ribattezzerà Ivan, nome che lo accompagnerà per il resto della vita. Al ritorno in Italia, partigiano, Fiamma Verde, studia con Alberto Soresina e Franco Margola diplomandosi a Parma, nel 1956, in composizione e, successivamente, in musica corale. Membro della SIMC (società internazionale musica contemporanea), segue corsi di direzione d’orchestra con Giulini e Votto. Vince, nel 1959, il premio internazionale di Vercelli e, nel 1960, un premio di composizione a Venezia. Trasferitosi a Roma ricopre, dal 1963 al 1969, l’incarico di capoufficio stampa all’Accademia di Santa Cecilia.

"L'ironia sorridente e lo slancio esistenziale"

(Da "Brescia oggi", settembre 1978, a cura di Renzo Baldo) Schivo e ciò nondimeno affabile, capace di avvolgerti con ironia pungente e al tempo stesso sorridentemente comprensiva, guardava alle cose e agli uomini con un distacco che poteva perfino sembrare scetticismo, ma che in realtà a chi lo conosceva nella sua storia personale, dolorosamente complessa, si rivelava come radicata abitudine ad una riflessione non disponibile a superficialità di analisi e di giudizio.Storia personale: essa si radica negli anni della sua fanciullezza, accanto al padre Gherardo – notissimo scrittore per l’infanzia e l’adolescenza, nei cui libri, diffusissimi negli anni 20-30, si rifletteva un candido cristianesimo, una sorta di aspirazione alla vita terrena come prefigurazione possibile di una vita accanto ad un padre amato. Con la forza di un sentimento così intenso e generoso da non esitare, nel Settembre tragico del ’43 (aveva 15 anni) a scegliere di seguirlo nell’odissea dei lager tedeschi. Una vicenda che lo segnò profondamente: il sogno candido delle vita come trasparenza di paradiso offuscata e travolta dall’orrore del male e del dolore.
Al rientro in Italia, Ivan (così lo chiamavano familiarmente gli amici) si butta a capofitto nella musica: con una irruenza, una passione “esistenziali”, che ne segnano per lunghi anni capillarmente il vivere stesso nella sua quotidianità. Passione e talento che, in breve, si traducono in una serie impetuosa di attività, di impegni e di risultati. In questa dimensione della musica, percorsa e, quasi si direbbe, aggredita con un impulso di natura totalizzante, Ugolini veniva misurando la sua ricchezza di emozioni e di pensieri; in essa palesemente cercava una risposta che l’aiutasse a trovare, diciamo pure così, la quadratura esatta della sua anima e, insieme, un'interpretazione del mondo. Si proietta, sul suo lavoro, l’ombra di Thomas Mann e quella di Adorno. Lo slancio esistenziale si colorisce di venature complesse, in un pellegrinaggio, che lo accomuna al travaglio di una generazione. Al raggiungimento di nuova e diversa trasparenza di paradiso si oppone forse, corrosivo, un logoramento fisico, che ne rallenta l’attività, ma non ne sminuisce l’intelligenza e l’umanità. Queste sue esperienze, questa storia personale, intensa e quasi paradigmatica, lascia come eredità agli allievi, agli amici, ai familiari.

Col Maestro un'idea diversa della musica

 (Paolo Ugoletti, da “Brescia Musica”, rivista diretta da Renzo Baldo) Il ricordo che per primo m’affiora alla memoria quando penso al maestro Giovanni Ugolini è proprio quello relativo al mio primo incontro con colui che sarebbe stato per diversi anni il mio insegnante di “Lettura della partitura”. Egli stava solo nell’aula poco illuminata, seduto al pianoforte leggeva uno spartito senza toccare la tastiera. Dopo avergli spiegato che avrei dovuto essere un suo allievo egli, aprendosi ad un sorriso, mi porse cordialmente la mano: “Piacere Ugolini”. La sua allegra scossa si fermò al mio “Altrettanto Ugoletti” ed alla sorpresa seguì di guizzo dicendo: «Questioni di diminuzioni». Il suo umorismo, la sua vivacità mi furono chiari sin da quel primo incontro anche se solo gradualmente realizzai l’importanza del suo insegnamento, centrale per chiunque si fregi del titolo di musicista, essenziale, se non primario rispetto al corso specifico, per chi aspiri ad essere compositore. Il suo insegnamento consisteva nel porre gli allievi non dinnanzi alla sua vastissima cultura ma direttamente di fronte alle grandi creazioni dei maestri del passato: senza schermi, senza inutili ed ingombranti bagagli critici bensì esponendo e quindi graduando tali esposizioni all’abbagliante fulgore della bellezza, facendo in modo che si acquisisse familiarità con essa, la si riconoscesse, la si amasse ovunque essa fosse. Questo non significava tuttavia che egli e quindi anche noi allievi fossimo muti spettatori del dispiegarsi della Musica: al contrario era un seguito di commenti, di arguzie, di spiegazioni, di rimandi, di citazioni, di interrogazioni delle quali egli era l’artefice, il provocatore ed il maestro concertatore. Nessun sentiero restava impraticato ed ogni pagina di musica poteva prestarsi a trampolino di lancio per “divagazioni” letterarie, pittoriche, di aneddotica teatrale, storico-musicali: senza staccionate, senza comparti stagni, senza limitazioni, facendoci apprezzare il più pieno e proficuo “otium”.
Il prendere parte a queste lezioni dove si suonava, cantava, discuteva, criticava, era fonte, oltre che di un naturale benessere, di una vera cultura (quella del riscontro diretto e dello scambio delle opinioni) e l’entusiasmo e l’allegria e l’affiatamento che regnavano nella classe allora non li ho mai più trovati né da allievo né, tanto meno, da insegnante. Io ed i miei compagni passammo molte ore ogni settimana per diversi anni nella classe del maestro Giovanni Ugolini apprendendo come la musica fosse altra cosa dalle regole della musica, come la bellezza il più delle volte è nuda dinnanzi a noi e solo le nostre idee preconcette ci impediscono di vederla, come sia possibile con l’intelligenza e la bontà trasformare lo squallore di una aula nel caloroso incontro di persone, come si debba intendere, al di là dell’assurdo succedersi delle note e delle battute, la voce di un uomo che parla ad altri uomini. Io ed i miei compagni sappiamo di dovere ciò  all’insegnamento del maestro Giovanni Ugolini.

.

LA BIOGRAFIA DALLA ENCICLOPEDIA BRESCIANA DI ANTONIO FAPPANI

(Edizioni "La Voce del Popolo")

UGOLINI Giovanni (Ivan) - (Brescia, 21 aprile 1928 -13 settembre 1978). Di Gherardo (v.) e di Maria Bonfiglio. Precoce intellettualmente, si appassiona fin dalla fanciullezza, sull'esempio del padre, alla musica, dedi­candosi inoltre allo studio delle lingue. Quindicenne, nel settembre 1943 venuto a sapere, che il padre, ispettore scolastico a Sebenico in Dalmazia, è stato catturato dai tedeschi, con violino in spalla, lo raggiunge in campo di concentramento e lo segue poi in una fattoria del­l'Hannover, dove è costretto a fare il mandriano. Chi lo conobbe ha testimoniato che tale «esperienza lo segnò profondamente per cui il sogno candido della vita come trasparenza di paradiso fu offuscato e travolto dall'orrore del male e del dolore». Rientrato, si buttò a capofitto nella musica «con una irruenza, una passione "esistenziali" che ne segnarono per lunghi anni capillarmente il vivere stesso nella sua quotidianità. Passione e talento che, in breve, si tradussero in una serie impetuosa di attività, di impegni e di risultati». Studiò violino con Ruminelli, trombone con Massari, composizione con Manenti, Soresina e Margola. Si diplomò in composizione al Conservatorio di Parma nel 1956. Sempre presso lo stesso Conservatorio ottenne i diplomi di musica corale e direzione di coro (1958) e di strumentazione per banda (1959). Seguì un corso di direzione d'orchestra tenuto da Votto presso il Conser­vatorio di Milano, frequentò con una borsa di studio, i corsi di composizione con Frazzi, di musica per film con Lavignino e di direzione d'orchestra con Galliera presso l'Accademia Chigiana di Siena. Perfezionatosi sotto la guida di Giorgio Federico Ghedini, si segnalò in numerosi concorsi e vide le sue partiture da camera, per orchestra e per il teatro ottenere attenzione e successo in Italia e all'estero. Gli interessi critico-musicali di Giovanni Ugolini spazia­vano da Verdi a Wagner, dalla tradizione lirica italiana ai compositori contemporanei, da Giovanni Gabrieli e Jacopo Peri, al jazz. Particolarmente appassionate le sue ricerche sulla musica verdiana e, come scrisse di lui Pierluigi Petrobelli direttore dell'Istituto degli studi verdiani, egli fu «uno dei primi studiosi ad affrontare i problemi verdiani partendo dalla analisi delle partiture e interpretando storicamente i risultati di questa analisi condotta in termini rigorosamente musicali, soprattutto di organizzazione musicale; essi sono visti non come astratti fattori lessicali, bensì individuati come cardini di una 'lettura' drammatica della vicenda, come precisi strumenti di una ricca e complessa concezione del teatro in musica». Era socio della Società Internazionale di musica contemporanea, sue composizioni sinfoniche e cameri­stiche vennero eseguite alla RTV italiana, alla. Fenice di Venezia, al Politeama di Milano, all'Auditorium di Trieste, al Conservatorio di Cincinnati, ecc. Una sua sonata per clarinetto, cello e pianoforte venne eseguita e segnalata al Concorso Internazionale di Vercelli. La sua composizione"Concerto per archi" eseguita la prima volta a Siena nel maggio 1957 venne successivamente ripetuta a Milano, Trieste, Venezia ecc. Nel 1959 vinse il premio internazio­nale di Vercelli e nel 1960 un premio di composizione a Venezia. Nel marzo 1961 la sua composizione "Concerto" fu eseguita nell'ambito dei concerti di S. Cecilia. Dal1963 al 1969 diresse l'ufficio stampa della accademia di S. Cecilia a Roma; partecipò a congressi e convegni. Svolse un'intensa attività di musicologo pubblicando saggi molto apprezzati per l'Istituto di studi verdiani di Parma. Collaborò con l'Enciclopedia Utet e, l'Enciclopedia Le Muse. A Brescia, presso l'Istituto Musicale Pareggiato Venturi, occupò la cattedra di Esercitazione corale (1960-64), quella della Storia della musica (1962-65) e dal 1971 (anno in cui l'Istituto venne elevato a Conservatorio) al 1978 la cattedra di Lettura della partitura. Pubblicò ricerche e interventi in "La Rassegna Musicale" di Torino, "Musica d'oggi", "Nuova rivista musicale italiana", "La Scala", "Il Contemporaneo", "Rivista di studi crociani", "Quaderni della rassegna musicale", collaborando anche a giornali e riviste non specializzate quali "L'Italia" di Milano, "Biesse", "Bresciaoggi", "Gaz­zetta di Brescia". Politicamente militò nel PCI. Fu tra i collaboratori all' "Unità" e de "La Verità".  Ebbe due figli: Luca (morto in giovanissima età), da Carla Giro, e Francesco, violinista, da Fiorangela Bodini. Fra le varie composizioni: Partita.per pianoforte (1954); Variazioni sopra un tema di Mozart (1956); Tre pezzi per pianoforte (1957); Concerto per, archi (1.957); Di­vertimento per archi (1958); Invenzioni per pianoforte (1958); Concerto per orchestra (1958); Sonata per cla­rinetto, cello e piano (.1959); Sonata per due pianoforti (1959); Concerto per 15. strumenti (1959); Quartetto (1959); Divertimento italiano per orchestra da camera (I960); Fantasia per violino e orchestra d'archi (1961); Invenzioni per due pianoforti (1961); Divertimento sopra un tema di Frescobaldi (1961, vincitore ex-aequo del primo premio di composizione delle "Vacanze musicali" di Venezia); Tre laudi di Jacopone da Todi, per voce e pianoforte (1962); Fantasia-variazioni sopra un tema di Giuseppe Verdi (primo premio al concorso internazionale di composizione del centro di cultura del Conservatorio di Venezia) (1963); Sonata per pianoforte; Divertimento per quattro archi; Invenzioni per due pianoforti; Tre invenzio­ni per pianoforte; Fantasia per violino e orchestra d'archi (1965); Secondo divertimento per violino e orchestra d'archi; Divertimento sopra un tema di Monteverdi; Varia­zioni e fuga su un tema di Mozart; Concerto per violino, archi e ottoni; Concerto per orchestra (per l'estate aperta nel chiostro di S. Chiara). Tra l'altro compose musica per l'atto unico "Drizzabanane" di Giannetto Valzelli.

 

Un elenco delle composizioni eseguite in Italia e all’estero:

Sonata per pianoforte
Sonata per due pianoforti (SIAE 1961)
Divertimento per quattro archi (SIAE 1959)
Concerto per violino, archi e ottoni (SIAE 1964)
Camerata Kesserling per coro virile e orchestra
Canzon quarta sacra, Symphonia Ego dixi, Domine miserere mei e Canzon prima detta la spiritata: elaborazione da Giovanni Gabrieli (SIAE 1964)
Divertimento per violino e orchestra d’archi, (SIAE 1963)
Concerto per orchestra,1965 (SIAE 1969)
Concerto per orchestra (1957)
Concerto per archi, 1957 (SIAE 1959)
Invenzioni per due pianoforti (SIAE 1961)
Fantasia per violino e orchestra d’archi
Concerto per quindici strumenti
Sonata per clarinetto, violoncello e pianoforte
Tre pezzi per pianoforte (SIAE 1959)
Una storia immorale, opera in due quadri
Per amor di giustizia, opera
De la giustizia e de la falsità, tre laudi per basso, archi e pianoforte
Como la curiosa scienza e l’ambizione sono destruttive della purità (SIAE 1963)
Stiffelio, revisione
Opera dei mendicanti di J.Gay, revisione (SIAE 1964-65)
Euridice, elaborazione dell’opera di Jacopo Peri (SIAE 1964)
Fantasia concertante per due pianoforti e orchestra
Fantasia sopra un tema di Giuseppe Verdi (Ave maria) Variazioni (SIAE 1965)
Concerto breve per orchestra, 1961
Tre episodi da <Morti senza sepoltura> per soprano e orchestra
Invenzioni per pianoforte (SIAE 1961)
Divertimento sopra un tema di Giuseppe Monteverdi
Quattro brani da una suite
Variazioni e fuga sopra un tema di Mozart
Variazioni e finale per pianoforte
Il Drizzabanane> di Giannetto Valzelli musiche di scena
Divertimento per orchestra da camera
Musica per archi
Fantasia per violino e orchestra d’archi

Il suo linguaggio musicale, ha scritto Mario Conter, è <più vicino a quello di Casella, di Dallapiccola, pre-dodecafonico, piuttosto che avanguardistico o con netta adesione alla scuola viennese>. Assai numerosi i saggi pubblicati su <Il contemporaneo>, <Rivista di studi crociati>, <La Rassegna> di Milano, <La rassegna musicale> di Torino, <Quaderni della rassegna musicale>, <Nuova rivista musicale italiana>, <La Scala>, <Musica d’oggi>, <L’Approdo musicale>, <L’Opera>. Collabora con l’Istituto di studi verdini di Parma, con l’Enciclopedia Utet e l’Enciclopedia Le Muse. Ha una fitta corrispondenza con Massimo Mila e con Gianandrea Gavazzeni.

 

 

 

 

 

Luca con Sophie e a destra Ivan

 

 

 

Home ] SILVIO ] FOTO D' OGGI ] FOTO DI IERI ] ALBUM DI UNA VITA ] GIULIO  UGOLINI ] BRUNO ] MARTINO ] FRANCESCO ] GHERARDO ] [ GIOVANNI ] GHERARDO SENIOR ] AUGUSTO E UGOLINO ] BRUNO SENIOR ] UGOLINO ]