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Periodo critico e plasticità cerebrale
Recenti risultati delle neuroscienze confermano l'importanza dell'intervento
precoce, che si inserisce in un momento evolutivo fondamentale sia per lo sviluppo
post -natale del sistema visivo (periodo critico) sia per la caratteristica capacità
di autorigenerazione e riorganizzazione (plasticità) delle cellule
del Sistema Nervoso Centrale.
Per quanto riguarda il sistema visivo, il "periodo critico" (0 -18 mesi circa)
rappresenta un'epoca fondamentale nella quale hanno luogo i più macroscopici
cambiamenti qualitativi e quantitativi della popolazione neuronale e delle connessioni
sinaptiche deputate alla funzione visiva.
Nei primi mesi di vita sono mature strutture sottocorticali come il tronco encefalico,
il talamo, la corteccia sensoriale - motoria. L'attività delle aree corticali visive comincia
a svilupparsi più tardi e prosegue lentamente, così come le aree frontali.
La maturazione visiva è strettamente legata allo stimolo ed avviene sia in senso
anatomico che funzionale. La componente nervosa del sistema visivo cambia a tutti
i livelli, dalla retina al corpo genicolato laterale, alla corteccia visiva.
In termini di architettura di "reti neurali" si formano dei gruppi neuronali frutto
di una selezione nello sviluppo (selezione ontogenetica) e di un rafforzamento
o indebolimento selettivo di particolari popolazioni di sinapsi e di percorsi
di elaborazione in conseguenza del comportamento adattivo all'ambiente
che conduce alla formazione di circuiti varianti.
La "plasticità" cerebrale, che va riferita alle vie nervose, indica la possibilità
tipica del Sistema Nervoso Centrale infantile di variare alcuni aspetti della propria
organizzazione neuronale e sinaptica in rapporto all'interazione con l'ambiente
che rappresenta un fattore organizzante lo sviluppo.
Deficit visivo e sviluppo del bambino
Nel periodo di vita 0 - 3 anni, il bambino, acquisisce quelle competenze motorie,
cognitivo - simboliche, affettivo -relazionali che rappresentano i pre-requisiti
fondamentali per il suo sviluppo futuro.
Lo sviluppo psico-motorio
L'evoluzione del comportamento motorio globale nei primi anni di vita è caratterizzato
da modificazioni quantitative, cioè dall'acquisizione di funzioni posturali e di
spostamento sempre più adeguate alle esigenze poste dall'ambiente fino alla
verticalizzazione e al cammino, e da modificazioni qualitative, cioè da un controllo
posturale e da sequenze motorie sempre più modulate, fluide, variabili ed efficaci,
in relazione ai processi di maturazione e di apprendimento motorio.
Il canale visivo svolge un ruolo estremamente importante affinché alcune tappe dello
sviluppo psicomotorio del bambino possano essere raggiunte nei tempi previsti.
Per il neonato, una diagnosi oculistica che permetta la correzione precoce di un grave
difetto visivo e/o l'invio presso una équipe riabilitativa, rappresenta un punto di forza
per il suo futuro sviluppo visivo e psico - motorio.
In caso di residuo visivo, è necessario impostare un programma che, attraverso
le tecniche di riabilitazione visiva (early low vision training) permetta al bambino
di acquisire consapevolezza del suo residuo e facilitare, attraverso strategie che
favoriscano il suo uso ottimale (luminosità, contrasto e colore), un aumento della
sua curiosità ed interesse visivo. La riabilitazione, attraverso la stimolazione visiva,
ha come obiettivo l'uso funzionale della vista.
Infatti, l'interesse per ciò che è visibile nell'ambiente e la conseguente esplorazione
visiva sollecitano, nel bambino, l'evoluzione del comportamento motorio globale
dei primi anni di vita. Il bambino impara ad organizzare adattamenti posturali
sempre più complessi, idonei a mantenere stabilmente l'equilibrio e congrui
con il desiderio di esplorazione e di azione sull'ambiente.
Il ritardo nello sviluppo del bambino cieco si accentua a partire dal secondo
semestre quando il normale sviluppo motorio si arricchisce sempre più di schemi
volontari e la motricità nel suo complesso assume in pieno il carattere di funzione
della vita di relazione.
Dall'immagine mentale alla permanenza dell'oggetto
Nello sviluppo percettivo - motorio, la funzione visiva ha il ruolo fondamentale
di "strumento tonico" che permette al bambino la continuità percettiva: insieme alle altre
funzioni sensoriali, lo strumento visivo permette la formazione di una rappresentazione
coerente e stabile della realtà. Nel bambino affetto da grave deficit visivo,
la rappresentazione della realtà è frammentaria cioè supportata solo dalla codifica
degli altri dati percettivi: "col risultato di una costruzione parziale del Sé e del mondo".
Pertanto la cecità o una grave compromissione della funzione visiva
rappresentano fattori di rischio anche per il sano sviluppo psico-intellettivo.
È necessario dunque che il piccolo metta in atto una importante strategia di integrazione
sensoriale ed emotiva, deve cioè riuscire a "mentalizzare l'esperienza", cioè elaborare
le informazioni sensoriali vicarie in un quadro più ampio di ordine cognitivo ed
emotivo- affettivo che gli permetta una rappresentazione mentale "globale" del mondo.
Deve quindi prima sviluppare una motivazione esplorativa del mondo fisico,
degli oggetti, dello spazio e della persona attraverso i sensi vicari
(sviluppo senso-percettivo), e dell'uso del residuo visivo nell'ipovedente, per poi
crearsi le corrispettive "immagini mentali" e acquisire la "permanenza dell'oggetto";
passare dalla prensione afinalistica alla prassia (uso finalizzato della mano);
passare dall'intelligenza pratica all'intelligenza rappresentativa la quale si avvale
anche della formazione di immagini simboliche (processo figurativo).
La complessità di crearsi immagini interne stabili, rappresenta uno sforzo assai
arduo per il bambino non vedente o ipovedente e coinvolge anche le figure
parentali (con la madre si struttura la relazione oggettuale primaria) incidendo
anche sullo sviluppo delle funzioni dell'Io.
Solo lo strutturarsi di una personalità sana permette al bambino di vincere la paura
dello spazio, del vuoto, del buio creando in lui una chiara mappa percettivo-spaziale
in seguito a svariate e nuove esperienze tattili - motorio - acustiche
(sviluppo immaginativo - motorio).
È dalla rappresentazione mentale dell'oggetto e dalla programmazione motoria
dell'azione che deriva l'astrazione concettuale.
L'intervento riabilitativo precoce, grazie alla presenza del mediatore di apprendimento
(riabilitatore/i) che lo accompagni nel modificare i suoi comportamenti attraverso
l'elaborazione di strategie, ha lo scopo di far acquisire al bambino uno sviluppo
psico - affettivo, una relazione oggettuale ed una rappresentazione della realtà adeguati.
Sviluppo senso-percettivo
Il tatto è il senso predominante nella conoscenza del mondo.
Gli esercizi-gioco per lo sviluppo del tatto sono finalizzati all'educazione
della mano. La mano esplora, conosce. È fondamentale, per il bambino
non vedente, possedere mani capaci di afferrare, staccare, aprire, ovvero
di effettuare adeguatamente tutti i movimenti più comuni.
L'udito è il senso predominante dell'orientamento nell'ambiente di vita.
Tatto e udito si integrano continuamente nell'esplorazione e nella conoscenza
completa dell'ambiente; l'udito offre al non vedente i criteri della direzione,
mentre il tatto fa valutare le forme degli oggetti, nonché la propria ed altrui
dimensione e interezza corporea.
L''olfatto, il gusto e l'udito si integrano al tatto nella conoscenza.
Sviluppo immaginativo-motorio
Il bambino, servendosi di chiari punti di riferimento, che si individuano negli arredi,
nelle pareti, negli angoli etc., effettua una esplorazione accurata dell'ambiente
caratterizzata da una raccolta inconsapevole di informazioni spaziali e tattili.
La ripetizione in un contesto ludico - riabilitativo trasforma il toccare e lo spostarsi
afinalistici da semplici esercizi senso - motori in immaginativo - motori, permettendo
al bambino di muoversi autonomamente in uno spazio noto.
Assieme al perfezionarsi delle attività sensoriali - motorie, si va affermando
l'importanza dei fattori relazionali. A questi si deve la costruzione dello spazio
della comunicazione o lo spazio nella distanza relazionale. Lo spazio è definito
dal posto che il soggetto occupa in rapporto all'altro. In esso le distanze non sono
misurate metricamente, ma dalle emozioni e dall'interesse relazionale.
Per fare ciò il bambino utilizza i presupposti di base (concetti topologici,
lateralità, rotazioni, etc) precedentemente assimilati.
Così il bambino astrarrà schematizzerà, partendo dal proprio spazio
corporeo concetti di orizzontale e verticale prima nel piccolo spazio,
poi in spazi via via più grandi.
La conoscenza dell'ambiente interno ed esterno parte dall'esperienza
corporea, dalla conoscenza del proprio ambiente di vita per giungere,
attraverso una graduale conoscenza delle parti, ad un concetto di insieme
che è la globalità del mondo.
Un approccio di cura centrato sulla famiglia
La capacità di contenere e modulare la sofferenza e le angosce connesse agli
eventi è una funzione genitoriale evolutiva che diviene critica alla nascita
di un figlio affetto da disabilità.
Pertanto il "lavoro sulla genitorialità" costituisce una parte importante
dell'intervento con le famiglie e con le coppie.
Nella lavoro sulla genitorialità possiamo scegliere diversi setting: counseling breve,
di coppia, familiare, un lavoro di gruppo con i genitori ed infine una psicoterapia
congiunta bambino - genitori.
In ciascuno di questi setting occorre articolare due livelli di intervento:
uno educativo e l'altro psicologico/psicoterapico. La separazione tra questi
due livelli è naturalmente artificiosa, dato che ciascuno dei due integra
e riassume l'altro.