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La storia del kempo giapponese

Il kempo è una tecnica di lotta a mani nude, che si prefigge di combattere l'avversario con tecniche come l' " ATEMI NO WAZA ", che si serve del pugno e del piede per spingere, colpire e calciare l'avversario, la " NAGE-WAZA " che si usa quando si viene afferrati, la " KANSETSU-GYAKUTORI-WAZA " .
Illustreremo questa disciplina seguendo la storia del Giappone.
Se andiamo a ricercare le origini del Nippon kempo, arriviamo alla stessa fonte del Sumo e del Judo : la gara di forza tra due dei, il dioTakemikazuchi ( a cui è consacrato il tempio Kashima ), e il dioTakemikata (a cui è dedicato il grande tempio di Suwa).
Si trova nella parte dedicata alla " cessione del paese ", nelle " memorie degli antichi eventi ".
Il dio Takemikazuchi prese il braccio del dio Takemikata e, si dice, " come se estirpasse dell' erba nuova, lo afferrò, lo torse e lo scaraventò via ", per cui si può pensare ad un esempio di " Kansetsu- Gyakutori-Waza " del gomito.
Secondo gli " Annali del Giappone ", il settimo del giorno del settimo mese del settimo anno dell'imperatore Suinin, nel distretto di Shiki nella provincia di Yamato si svolse alla presenza dell'imperatore il primo incontro di Sumo.
Nomi-no-Kehaya, della cittadina di Taima nella provincia di Yamato, era particolarmente abile nell'uso dei calci, perciò al suo nome aveva aggiunto quello di Kehaya ( più veloce ). Ma anche la tecnica di attacco del suo avversario Nomi-no-Sukune, della provincia di Izumo, era la " Keri waza ". I contendenti si sferrarono calci a vicenda; poi Sukune assestò un calcio alla bocca del stomaco di Kehaya e lo mise KO.

E' scritto che poi lo calpestò e gli spezzò le reni, fino ad ucciderlo.
Fino ad allora non erano state fissate regole sul luogo dove si dovevano svolgere gli incontri, ma nel " Periodo degli stati in guerra ", intorno al 1600 venne unificato il paese; poi, trascorso il periodo feudale, seguì un'epoca di disordini in cui le arti marziali erano un'arma per ferire e uccidere. Infine si affermò lo stato moderno, tornò la pace, e da allora le arti marziali diventarono la " tecnica di allenamento giornaliera del corpo e dello spirito per i militari ".
Secondo la " Cronaca delle origini delle scuole di arti marziali " il numero delle scuole era 175, classificate in sette gruppi : scienza militare, arte del tiro con l'arco, equitazione, arte della spada, arte della lancia, arte delle armi da fuoco e ju jitsu.
Fino ad oggi, i testi di arti marziali e i libri di storia considerano Jion, bronzo di Kamakura, come il fondatore delle arti marziali in Giappone.
Sulla storia e l'organizzazione, presenteremo un estratto da " NIHON KENPO ", ventesimo volume dello " Schema dell'educazione fisica e degli sport contemporanei ", pubblicato dalla casa editrice Kodansha il 12 giugno del 1984.
All'inizio dell'epoca Showa, Kuroyama Takamaro, presidente del comitato del Fuoco ( Fukuoka 1895-1977 ), maestro di Judo al quartier generale della polizia della provincia di Osaka, che aveva studiato all'Istituto Superiore di Arti Marziali di Kyoto (al quarto ciclo dalla fondazione della scuola), aveva sofferto una grossa delusione di fronte alla scomparsa dell' " Atemi no Waza ", tecnica che si era tramanda nelle varie scuole di Ju jitsu. Così chiese a Sawayama Masaru ( Muneomi, Osaka 1906-1977 ), allievo del circolo di Judo dell'università del Kansai, di far rinascere l' " Atemi no Waza "e di studiare metodi di allenamento sicuri.
Ecco la sostanza della ricerca :

  1. Per l' " Atemi no Waza " viene usata molta forza. Come impedirne l'abuso?

  2. Negli allenamenti si presentarono dei pericoli, che fino ad ora hanno impedito di esercitarsi a sufficienza. Occorrrono quindi delle tecniche sicure.

  3. Come rendere note quelle tecniche che la mentalità ristretta del periodo in cui esistevano come arti marziali aveva impedito di divulgare perchè segrete ?

Coloro che apprendono il Kempo devono avere anche una adeguata conoscenza dei punti vitali ( punti di attacco ) " Atemi no waza " del corpo umano.
Tutti i punti vitali devono essere protetti dall'armatura" Do ".
Questo perchè la vittoria o la sconfitta si decidono in base alla forza ed alla precisione o imprecisione dei colpi.
I punti vitali sono quelli parti dl corpo umano vulnerabili e sensibili a colpi e pressioni esterne.
Se si colpiscono con violenza tali punti, si effettuano delle prese o strangolamenti o si fa pressione, si può causare morte istantanea, svenimento, dolore acutissimo, paralisi con temporanea perdita di forza.
Inoltre, se si colpiscono gli organi interni oppure i nervi, il danno non si manifesta subito ma dopo qualche giorno. Ci sono molti punti vitali nel corpo umano.
Ogni uomo ha però un forte istinto di sopravvivenza innato ed è perciò molto difficile assestare un colpo preciso in uno di essi.
Nel Korkyu Jujutsu ( Jujutsu della scuola antica ) lo schema anatomico dei punti vitali del corpo umano era un insegnamento preziosissimo e quindi era tenuto nascosto.
L'armatura serve a proteggere i punti vitali del corpo dai colpi e consiste in corpetto, maschera, conchiglia, guantoni, ginocchiere e scarpe.
Che l'armatura si adatti perfettamente o meno, influisce moltissimo sulla lotta.
Sistemare bene la maschera; è essenziale che i guantorni ( oz.6 ) siano ben calzati ( in caso contrario ci si può slogare un dito ).
Non è un'esagerazione affermare che la velocità con cui un club progredisce si può misurare dalla qualità e quantità di armature.
Infatti, quando l'allievo progredisce è necessario dotarlo di una migliore armatura, rende più forti e grazie ad essa si può combattere.
C'è chi la chiama " protettrice della vita ", e se non se ne ha cura non si migliora.
Proviamo a ricordare qualcosa sull'epoca della fondazione del Kempo giapponese esaminando le linee principali del Kokakai, il dojo dove è nato, e scorrendo le cronache delle attività antecedenti al secondo conflitto mondiale e quelle di epoca bellica.
Il Kokakai fu fondato nell'ultimo anno dell'era" Taisho " ( 1926 ) ma l'epoca dell'attività vera e propria va dall'anno VII dell'era " Showa " ( 1932 ) anno in cui fu fondata la sede principale del Kempo nella provincia di Osaka, fino al XX anno showa ( 1945 ), quando tale sede fu distrutta dagli intensi bombardamenti aerei.

La costruzione si estendeva su 130 tsubo ( circa m2 430 ), il dojo ne misurava 57 ( circa m2 149 ); per l'epoca era veramente imponente.
La base principale dell'attività era la sezione di Judo ma il maestro Sawayama Masaru, che si dedicava allo studio delle atemi-waza della vecchia scuola
" Korkyu atemi waza ", nel 1932 istituì anche la sezione di kempo creando
il " Dai Nippon Kempokai " ci traduce di " Associazione kempo del grande Giappone ".
Per coltivare lo spirito istituì inoltre una scuola che raccoglieva molti giovani.
Lo scopo del Judo e del Kempo era di allenare il corpo e lo spirito attraverso l'esercizio e l'allenamento del Budo; il motto era credere ed obbedire al concetto di Stato - Famiglia.
Il primo dei due ideogrammi utilizzato per scrivere Kempo " Ken ", se si prova a consultare un dizionario presenta il principale significato di " pugno ", " forza " ci conduce così al significato più complesso di " Via del Ken " . E' essenziale capire e ricordare che di fronte ad una difficoltà è più importante la volontà che la conoscenza delle cose.
Non temere di sbagliare, avere la forza di continuare ed essere coraggiosi: ecco cosa si apre la via del futuro.

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Francesco Paolo Faraone