timone Il Mercante in Rete
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Marketing e comunicazione nell'internet


Numero 53 – 7 dicembre 2000

 

 


loghino.gif (1071 byte) 1. Editoriale: I misfatti dell’e-mail aziendale


Che meraviglia. In azienda c’è la posta elettronica, tutto funziona meglio, tutti risparmiano tempo, c’è più comunicazione e collaborazione. È vero? Spesso no. L’introduzione meccanica, mal gestita, approssimativa di un nuovo strumento crea più problemi di quanti ne risolve.

Si tratta sempre meno spesso di resistenze, di ostilità, di fatica nell’adattarsi a nuovi sistemi. Se il problema fosse quello, basterebbe aspettare che le abitudini si diffondano, che i più reticenti imparino dai più convinti. Un po’ per volta, il sistema perde ogni caratteristica di novità o stranezza e diventa una parte abituale del comportamento. Ma in molti casi lo sviluppo non è così fluido, e nascono problemi che sarebbe stato facile evitare se si fosse impostato un po’ meglio fin dall’inizio il modo di usare la posta elettronica.

Quindici anni fa, in una grande impresa multinazionale era già diffuso l’uso della comunicazione elettronica. Tutte le segretarie, tutti i dirigenti, quadri e funzionari avevano un personal computer – e tutti erano collegati in rete. Decisero di adottare l’agenda elettronica condivisa. Ognuno poteva intervenire sull’agenda di tutti gli altri, fissando o cancellando automaticamente appuntamenti, riunioni eccetera. Fu un disastro. Tutti si aggiravano con foglietti stampati, su cui correggevano a matita gli impegni che continuamente qualcun altro cambiava. Dopo qualche mese di crescente disordine e confusione il sistema fu abbandonato.

Se allora questi problemi erano rari, oggi sono diffusissimi. Le complicazioni sono così tante e diverse che posso citarne solo alcune. Per esempio:

  • Si diffonde l’abitudine di mandare messaggi “in copia” a un numero spropositato di persone. Tutti sono inondati di comunicazioni che non li riguardano, compreso “ho perso l’orologio, per caso l’avete trovato?” o “è finito il sapone nella toilette del terzo piano”.
  • Il “vertice” dell’impresa riceve “quasi tutto”. Se prima aveva una segretaria che filtrava le informazioni, ora si sente in dovere di leggere personalmente qualsiasi comunicazione. Non solo è inondato di una quantità ingestibile di posta, ma non resiste alla tentazione di intervenire su tutto. Saltano le deleghe, si confondono i ruoli, l’impresa si centralizza in modo esasperato; molte decisioni vengono prese in fretta e senza un adeguato approfondimento.
  • La stessa domanda, richiesta o proposta va a cinque o sei persone (e funzioni) diverse. Ognuno agisce o reagisce per conto suo. I messaggi si accavallano, le decisioni si incrociano e anche il più semplice dei problemi si complica in modo inestricabile.
  • Se una persona ha un dissenso con un’altra, invece di risolverlo in un colloquio personale scrive un messaggio nella rete interna e lo manda in copia a un’infinità di gente. Nascono polemiche, si crea un diffuso disagio. La più piccola e banale flame diventa un incendio incontrollabile.
  • Qualcuno scrive qualcosa, per “coprirsi le spalle” ne manda copia a mezzo mondo. Tutti sono inondati di messaggi e quasi nessuno ha il tempo di leggere, specialmente se si tratta di un documento lungo e complesso. Quando, più tardi, si scopre che non c’era consenso... l’intasatore ha la difesa pronta: “Ma come, te l’avevo mandato, se non mi hai risposto vuol dire che eri d’accordo”.
  • In alcuni uffici i computer sono perennemente accesi e collegati alla rete. Quando arriva un messaggio, un segnale avverte “c’è posta per te”. Un impulso difficilmente governabile induce a interrompere ciò che si sta facendo per leggere il messaggio in arrivo, che spesso non è urgente, né rilevante. La perdita di concentrazione e di tempo può diventare snervante. Si ricade così nella sindrome del telefono che suona e ci “obbliga” a rispondere (mentre il grande vantaggio della posta elettronica è di essere “asincrona”, cioè di lasciarci scegliere il momento in cui vogliamo leggere o scrivere).

L’elenco potrebbe continuare. Ognuno può constatare, nell’organizzazione in cui lavora, sintomi diversi dello stesso malanno. Ma spero che questi esempi bastino per capire dov’è il problema. Si tratta, in parte, di tecnologie mal concepite o applicate senza adeguata verifica. Ma soprattutto di errori nel comportamento umano. Perché il sistema funzioni occorre molta più attenzione nello spiegare alle persone come è meglio usarlo; e un impegno continuo per identificare i problemi e risolverli prima che assumano dimensioni preoccupanti.

 

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loghino.gif (1071 byte) 2. I virus di natale


Ho parlato varie volte, nei numeri precedenti di questa rubrica, di virus immaginari, di esagerazioni e di scherzi. Ma i virus esistono davvero; e potremmo vederne una certa diffusione in occasione degli auguri di natale e di buon anno. Non so se quest’anno ci sarà di nuovo un intasamento della rete dovuto alla proliferazione di “biglietti” e “cartoline” natalizie o di fine anno. Che spesso sono una speculazione: qualcuno offre un “servizio biglietti di auguri” e così facendo aumenta il numero di “visitatori” sul suo sito (o le sue entrate per il traffico generato, se è un fornitore di connettività o comunque guadagna sull’interconnessione) e spesso “contrabbanda” messaggi commerciali di segnalazione dei suoi servizi – o di chi lo paga per farlo. Ma possono esserci anche altri problemi. Oltre a un affollamento di “allegati” inutilmente ingombranti, difficoltà varie di compatibilità, decifrabilità ed efficienza dei software utilizzati. Inoltre, la spedizione di allegati con apparenti intenzioni “benevole” è uno strumento particolarmente adatto per la diffusione di virus. Ce n’è già uno “natalizio”, diffuso anche in Italia. È in spagnolo e si chiama feliz navidad. In alcuni casi, l’allegato agli auguri contiene solo un’immagine come questa.


feliz navidad


“Purtroppo sei caduto nella tentazione e hai perso il tuo computer”. Per fortuna, non è vero. In questo caso è solo una burla: compare il messaggio minaccioso, ma il virus non c’è. Più spesso, invece, c’è davvero il virus navidad. Che non provoca la “perdita del computer” ma può fare danni piuttosto fastidiosi. E se il “replicante” si intrufola in una rete aziendale che non abbia predisposto difese adeguate...

Naturalmente i migliori antivirus hanno già le soluzioni per identificare e “disinfettare” questo worm (e anche analoghe trappole di stagione, come per esempio bebla, un virus recente che ha vari travestimenti di cui uno si chiama merry christmas). Ma è meglio stare attenti, perché potrebbero nascerne altri. Quindi... più che mai nel caravanserraglio natalizio, che anche senza virus è già abbastanza fastidioso, conviene stare in guardia prima di aprire “allegati” di qualsiasi specie. Se avessimo il buon gusto di scambiarci gli auguri online in semplice testo eviteremmo un’infinità di problemi.



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loghino.gif (1071 
byte) 3. I “delusi” della rete


Uno studio del professor Steve Woodgar dell’università di Oxford, pubblicato nel dicembre 2000, “rivela” che 28 milioni di persone negli Stati Uniti, e due milioni in Gran Bretagna, hanno provato a usare l’internet e poi l’hanno abbandonata. Nonostante l’autorevolezza della fonte, è legittimo avere qualche dubbio sull’esattezza di quei numeri, come su ogni statistica. Ma la “notizia” è tutt’altro che nuova – o sorprendente.

C’è sempre stato un “tasso di abbandono” abbastanza rilevante, ed era inevitabile che aumentasse. L’incessante fracasso che circonda la rete, pieno di esagerazioni e di false promesse, crea aspettative che rimangono insoddisfatte. Molti nuovi arrivati si trovano “pilotati” verso contenuti che non corrispondono ai loro interessi. Usare la rete in modo soddisfacente richiede più tempo, più attenzione e più pazienza di quanta ne possa avere chi si affaccia solo perché “è di moda” o “se ne parla tanto”. Molti siti web, strombazzati come la settima meraviglia del mondo, sono deludenti.

È giusto, ragionevole e “fisiologico” che molti diano un’occhiata e poi se ne vadano. Ritorneranno? Probabilmente. Quando qualcuno offrirà in rete qualcosa che sia interessante per loro. È stancante ripeterlo, ma (con alcune lodevoli eccezioni) la qualità delle offerte online si cui più si parla è scadente. Su miliardi di pagine disponibili, c’è sicuramente qualcosa online che può interessare anche a chi finora è deluso della rete. Ma è incredibilmente poco diffusa l’informazione che più serve ai “nuovi arrivati”. Non aspettatevi di trovare tutto subito. Cominciate con le cose che più vi interessano; un po’ per volta troverete la vostra strada. E non lasciatevi incantare dagli specchietti per le allodole. Spesso (come in ogni altra cosa della vita) le offerte più rumorose e luccicanti non sono quelle di maggior valore.

Invece sono inondati di false promesse, di inesistenti facilità, di un “tutto e subito” impossibile. Quando i più chiassosi promotori della rete smetteranno di dire bugie, avremo forse un afflusso meno veloce di nuovi “utenti” distratti, ma anche meno casi di delusione e abbandono.



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loghino.gif (1071 
byte) 4. Il “millennio” addormentato


Non vale la pena si spendere molte parole sulla buffa storia del “millennio”, se non per il fatto che se ne può trarre un’ennesima lezione sul pessimo funzionamento dei sistemi informativi “di massa”. Un anno fa ci fu un’incredibile ondata di chiacchiere e di speculazioni sul finto millennio. La “bufala” raggiunse tali dimensioni da creare un senso di stanchezza... così profondo che alle soglie del “vero millennio” quasi nessuno ne parla. L’argomento, in sé, è irrilevante. Ma dovremmo trarne una lezione per il futuro. Sono spesso le cose meno importanti (e meno significative) che “salgono all’onore delle cronache”, mentre cose più “vere” rimangono nell’ombra.

E inoltre... chi si ricorda più del millennium bug? Un problema che esisteva dagli anni sessanta, di cui nessuno si era occupato quando sarebbe stato facile risolverlo, e che fu improvvisamente dipinto come una tragedia incombente, molto al di là delle sue reali proporzioni. Ricordo che una persona, tutt’altro che sciocca o tecnicamente impreparata, mi telefonò nel pomeriggio del 31 dicembre 1999: «per piacere, puoi controllare se è successo qualcosa in Nuova Zelanda?» Lo rassicurai: dove il nuovo anno era già cominciato non si erano bloccati i computer, non erano saltati i servizi pubblici, non stava succedendo la fine del mondo. E ora... possiamo stare tranquilli? Non del tutto. Non ci sono catastrofi in vista, ma alcuni “piccoli” problemi dovuti ai sistemi che definiscono un secolo con due cifre non sono del tutto risolti. Pare che qualcuno possa manifestarsi quando meno ce lo aspettiamo; magari fra dieci anni, o forse trenta...



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loghino.gif (1071 byte) 5. La vecchiaia della “nuova economia”
(Gerry McGovern)


La cosiddetta “nuova ecomomia” dà segni di vecchiaia. Ne avevo parlato sei mesi fa (Il mutevole ritratto di Dorian Gray) e di nuovo, a proposito della speculazione in borsa, in ottobre (I “baroni ladroni” – la storia è vecchia). Ora ritorno, con piacere, a un autore che ho già citato molte volte: Gerry Mc Govern. Nel suo articolo The new economy grows old, pubblicato su Nua il 4 dicembre 2000, dice:

Che fine hanno fatto la giovinezza, l’energia, l’esuberanza? Dov’è sparita la voglia di cambiare il mondo? Dov’è andata a finire la convinzione che la rivoluzione fosse irrefrenabile? Che questa volta le cose sono diverse? Che è davvero finito il vecchio e comincia il nuovo?
La nuova economia è afflitta da malanni di crescita. La rivoluzione delle “dotcom” è andata a sbattere contro l’inesorabile iceberg della realtà – e le
stock option sono come le seggiole sul ponte del Titanic.
Per un po’ di tempo, il mondo sembrava diventato come lo scenario di un film. Tutto sembrava possibile e la prudenza era stata buttata in pasto ai leoni. Sembrava facile credere che potessimo scriverci da soli il “lieto fine” delle nostre storie.
Non è la fine. Semmai è la fine del principio. Il cambiamento dal vecchio al nuovo è vero e profondo. Dobbiamo ancora saper sognare, immaginare l’effetto che l’internet avrà sul nostro futuro. Ha già portato cambiamenti profondi. Ma sono nulla in confronto a quelli che porterà nei prossimi 25 anni.
Venticinque anni sono lunghi? Dipende da come li osserviamo. Se li misuriamo in “tempo internet” sembrano lunghi davvero. Ma rispetto alla storia dell’umanità (anche senza pensare all’età delle galassie) è un periodo molto breve.
Il concetto di “tempo internet” – l’idea che tre mesi nell’economia internet siano l’equivalente di un anno – ormai dev’essere molto screditata. La “corsa contro il tempo” che ne è nata ha prodotto molte decisioni sbagliate, progetti fragili e imprese senza sostanza. La velocità delle tecnologie sarà sempre limitata dal più attento funzionamento della mente umana. C’è un limite alla velocità con cui possiamo muoverci senza perdere il controllo. Non fa male rallentare un po’.
“Cambiare è bene” era il mantra della
wired generation. Il “nuovo” avrebbe spazzato via tutti i vecchi modi di fare, pensare ed essere. Nella nuova economia avremo tutti pensato in modo diverso, lavorato in modo diverso. Tutto sarebbe stato meglio. Lavorare sarebbe diventato un divertimento.
Ma quando le tue
stock option finiscono nella spazzatura il tuo buonumore può finire sott’acqua. Il divertimento va ridefinito. Non è divertente lavorare molte lunghe ore per un modesto compenso. La flessibilità comincia ad apparire come mancanza di struttura e di sostegno. I lavoratori di Amazon parlano meno di aver cura del cliente, si preoccupano più di aver cura di se stessi e stanno cercando di formare un sindacato.
Da un recente studio di LBS e Korn/Ferry sui laureati che sono andati a lavorare per le “dotcom” risulta che molti di loro dubitano della scelta fatta. Secondo questa ricerca gli intervistati lamentano che «Le ore di lavoro sono più lunghe, i viaggi più onerosi, il tempo a casa più limitato. La nuova economia rispecchia la vecchia, ma senza un’infrastruttura di sostegno».
E allora... la festa è finita? Si, può darsi. Certo è finita l’età dell’innocenza. Tutti noi che lavoriamo nell’internet abbiamo rimesso indietro gli orologi. Ora un anno è un anno, un mese è un mese. La realtà è ritornata di moda.
Non lasciamoci travolgere dalle cadute del mercato azionario. L’internet c’è e continuerà a esserci. Ora sappiamo che ci vorranno anni per realizzare le nostre idee. Siamo in grado di farlo? Stiamo giocando nel campo del futuro. Se ci arrendiamo ora, non abbiamo mai meritato i risultati che verranno.

Come il solito, Gerry McGovern si esprime con brillante chiarezza. Non ho alcun commento da aggiungere – se non parecchie cose che ho già scritto su questo argomento. Per esempio:

Festina lente (maggio 1999)

La coltivazione dell’internet (ottobre 1999)

La strana danza delle vacche grasse (dicembre 1999)

La gatta frettolosa fa i gattini ricchi? (gennaio 2000)

Un pascolo per androidi di seconda scelta? (febbraio 2000)

Che cosa non è la nuova economia (maggio 2000)

La festa è finita. Andiamo a lavorare? (giugno 2000)

Cime tempestose (ottobre 2000)

L’era web è tramontata? (ottobre 2000)

Elogio della lentezza (novembre 2000)

 

 

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Lista dei link

Com’è abituale in questa rubrica, ecco una lista dei link
per comodità di chi stampa il testo prima di leggerlo.


Un’altra “bufala” a proposito di virus http://gandalf.it/mercante/merca47.htm#heading04

Il virus dell’informazione http://gandalf.it/mercante/merca47.htm#heading04

La trota d’aprile http://gandalf.it/mercante/merca18.htm#heading03

Analisi del worm navidad http://avp.it/analyses/navidad.htm

Non sempre i numeri hanno un significato http://gandalf.it/offline/off30.htm

Il finto millennio http://gandalf.it/mercante/merca42.htm#heading01

Il tarlo del millennio http://gandalf.it/mercante/merca13.htm#heading07

Il mutevole ritratto di Dorian Gray http://gandalf.it/mercante/merca46.htm#heading01

I “baroni ladroni” – la storia è vecchia http://gandalf.it/mercante/merca51.htm#heading01

The new economy grows old http://www.nua.com/nkb/index.cgi?f=VA&art_type=NT&art_id=567

Festina Lente http://gandalf.it/offline/off14.htm

La coltivazione dell’internet http://gandalf.it/offline/off19.htm

La strana danza delle vacche grasse http://gandalf.it/offline/off22.htm

La gatta frettolosa fa i gattini ricchi? http://gandalf.it/offline/off22.htm

Un pascolo per androidi di seconda scelta? http://gandalf.it/offline/off23.htm

Che cosa non è la nuova economia http://gandalf.it/nodi/nodo01.htm

La festa è finita. Andiamo a lavorare? http://gandalf.it/nodi/nodo02.htm

Cime tempestose http://gandalf.it/mercante/merca47.htm#heading01

L’era web è tramontata? http://gandalf.it/mercante/merca51.htm#heading02

Elogio della lentezza http://gandalf.it/mercante/merca52.htm#heading01