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CAPITOLO IV - PRINCIPI COSTRUTTIVI DEI CIRCUITI MAGNETICI Relazioni fondamentali Relazioni fondamentali.
Chiamiamo circuito magnetico quello spazio in cui le linee di forza del vettore B si avvolgono per la maggior parte della loro lunghezza entro materiali magnetici. Consideriamo
allora un circuito magnetico come quello della fig. 18, consistente in un
magnete permanente e una coppia di espansioni polari in ferro dolce che delimitano
il traferro. Siano Lm la
lunghezza e Sm la sezione (che supponiamo costante) del magnete, e analogamente
Lt e St la lunghezza e la sezione del traferro. Per un primo
calcolo trascuriamo i flussi dispersi, cioè assumiamo che le linee di flusso si
richiudano su se stesse passando tutte per l'area St del traferro. Ciò permette
di scrivere che il flusso nel traferro è uguale a quello nel magnete, Ft=Fm. Poiché F = BS quando il flusso è
uguale su tutta la sezione abbiamo: Ft = Bt St = Bm Sm = Fm [3] Supponiamo altresì
di non avere cadute di tensione magnetica se non nel traferro, allora,
scriviamo che è nulla, la somma delle tensioni magnetiche agenti sul circuito
(l'analogo elettrico è SVi = 0) nella seguente forma:
Ht Lt + Hm Lm = 0 [4]
Dalla [4] si deduce
innanzitutto che Ht è di segno contrario ad Hm, cioè la forza magnetica
agente sul traferro è opposta a quella all'interno del magnete: un traferro
agisce quindi come forza smagnetizzante.
La [3] e la [4]
sono corrispondenti ai principi di Kirkhhoff per il circuito elettrico
della fig. 19, che è stato realizzato in base alle corrispondenze date
nella generalità partendo dal circuito della fig. 18, cioè:
iRt = iRm
[3 a]
la corrente che entra in un
nodo è uguale a quella che esce (1° principio).
Il secondo principio conduce a scrivere: E = iRt Rt
+ iRm Rm che, considerando che iRt =
iRm, e tenendo conto della legge di Ohm, può essere scritta:
VAB – VBA
= 0.
[4 a]
Ma le supposizioni fatte all'inizio di questo paragrafo non sono reali, e non si possono trascurare (si pensi ad un circuito elettrico che abbia delle saldature "fredde" o sia immerso in un liquido debolmente conduttore di corrente). Poiché il calcolo preciso è praticamente impossibile, introduciamo i fattori F e f, che vengono determinati in base all'esperienza confrontando per i circuiti magnetici, che vengono raggruppati secondo classi con caratteristiche omogenee, il flusso che dovrebbero generare con quello che in realtà danno e riscriviamo le [3] e le [4] (trascurando il segno meno di H):
FBtSt = BmSm [5] fHtLt = HmLm [6] Tenendo conto che
Bt = m0Ht poiché siamo nell'aria, riscriviamo le
[5] e [6] nella seguente forma:
Sm = F m0 Ht St
/Bm
[5a] Lm = f HtLt/Hm [6a]
dalle quali si ottiene: Vm= SmLm
= fFm0Ht2Vt/BmHm. [7]
Per un dato materiale
magnetico e per un dato volume del magnete stesso, a parità di Ht,
St e Lt esistono due coppie di valori Bm
e Hm e quindi di Sm e Lm) che soddisfanno
esattamente alla [7]. Se però Bm e Hm coincidono
con Bd e Hd rappresentativi del punto a BHmax, il volume del magnete necessario
a creare un dato Ht sarà il minimo possibile.
Le equazioni [5] e [6] combinate danno:
Bm = (FStLm/fSmLt)m0Hm
che è rappresentata dalla linea
OP1 nella fig. 20, la cui pendenza è generalmente indicata
dalla cotangente dell'angolo a che essa forma con l'asse B:
cot a = Bm/Hm = m0FStLm/fSmLt
la retta OP1 si
chiama retta di lavoro, il punto P1 è il punto di lavoro del
magnete.
In sede di progetto
si cerca di fissare il punto P1 coincidente col punto di BHmax,
per impiegare la quantità minima di materiale magnetico; se però durante
il funzionamento il magnete è sottoposto a campi smagnetizzanti esterni,
oppure viene variato il traferro (per esempio nello smontaggio del magnete
dal complesso in cui è montato, o le condizioni d'impiego della calamita
sono dinamiche come nei motori elettrici a corrente continua) il punto
di lavoro P1, può spostarsi in P2 e al ripristino
delle condizioni iniziali il punto di lavoro diviene P3, che
sta sulla linea di ritorno che inizia da P3, più bassa , con
a volte una notevole perdita di flusso. F assume generalmente
valori tra 2 e 5, mentre f varia tra 1,1 e 2 secondo la struttura del
circuito. Come già accennato precedentemente un circuito magnetico con traferro può essere smagnetizzato se viene sottoposto a un ciclo di temperatura: infatti una variazione a di temperatura (positiva o negativa a seconda del tipo di materiale magnetico) determina un restringimento o un abbassamento della curva di isteresi. Poiché la retta di lavoro è individuata unicamente dalle dimensioni geometriche del circuito magnetico, si sposterà solamente la posizione relativa del punto di lavoro sulla curva di smagnetizzazione; e se questo viene a trovarsi sotto il ginocchio si ha smagnetizzazione. E' quindi ovvio
che nella maggior parte dei casi la calamita deve essere magnetizzata
dopo il suo montaggio nel complesso. Quando è richiesta
una grande stabilità occorre progettare il circuito magnetico per funzionare
nel punto P3; dopo la magnetizzazione il punto di lavoro sarà
P1; si sottopone allora il complesso al ciclo P1
® P2 ® P3 (applicando
una forza smagnetizzante DH, o sottoponendolo a un ciclo opportuno di temperatura.
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