HA LA BELLEZZA DI UNA ROSA, MA NON IL PROFUMO.
NELLA TAZZA, LE FOGLIE ... DEL TE'
"Non si osi credere di uscirne impunito. Sai che il profumo dei fiori mi fa star male." Questa è una citazione dal romanzo "La dame aux Camelia" di Alexander Dumas (figlio). L'eroina, Marguerite, detta anche "la signora delle camelie", apostrofa il suo pretendente che involontariamente la disturba regalandole un bouquet di fiori molto profumati. Marguerite porta sempre con sè un bouquet di camelie poco profumate che non la fanno tossire.
Camelia prende il nome da George Kamel, un gesuita missionario che importò la pianta in Europa di ritorno dai suoi viaggi in Cina, Giappone e India, nel 1740; ed è nota, simbolicamente, anche come la rosa del Giappone. Delle innumerevole varietà coltivate in Giappone, solo alcune hanno un profumo distinto (peraltro, delicato e sottile), che può essere rilevato solo annusando il fiore molto da vicino. Si è infatti appurato che l'origine del profumo risiede alla base dei filamenti dello stame, dell'ovario e del pistillo. Appassionati floricoltori, oggi, sono impegnati a produrre una generazione di camelie profumate (cultivar) allo scopo di esaltare la bellezza spettacolare della pianta. La popolarità di questo fiore è intimamente legata alla letteratura dell'800, in particolare al romanzo di Alexander Dumas, "La signora delle camelie", dove si racconta come un'elegante donna mondana avesse l'abitudine di portare una camelia sul vestito per indicare ai suoi amanti la disponibilità ad amare: se il fiore era bianco, ciò significava che era disponibile, se era rosso, significava che era indisposta. La storia narrata nel libro è basata sul presupposto che le camelie non abbiano profumo. Da allora, si diffuse la moda di portare una camelia per ornare scollature ed orli degli abiti o i cappelli e la stessa Chanel introdusse questa abitudine nei suoi prestigiosi tailler. La pianta rimane in auge fino agli anni intorno al 1930, in seguito, con l'andare del tempo e il mutare dei costumi, l'interesse per questo fiore va scemando e per almeno altri 40 anni l'unico utilizzo che ne viene fatto è quello legato alla produzione di una delle bevande più bevute nel mondo, il tè. Questo si ottiene, infatti, dalle foglie di alcune varietà di Camellia sinensis. L'uso di bere tè è molto antico in Cina e nasce nell'800 a.c. Ci sono molte leggende sull'origine del tè, che tendono ad esaltarne le virtù. Una leggenda, racconta che il Buddha aveva fatto voto di rimanere sveglio per sette anni di seguito, ma dopo cinque anni, venendo colto da un improvvisa sonnolenza, si strappò le ciglia e le gettò a terra. Da ogni ciglia nacque una pianta e il Buddha riuscì a mantenere il suo voto grazie all'infuso ottenuto con le sue foglie. La raccolta delle foglie per la produzione del tè avviene quando la pianta ha raggiunto il terzo anno di vita, il ciclo produttivo prosegue poi sino a 50 anni. Vengono raccolti solo i teneri germogli terminali. Tutte le forme di tè derivano dalle foglie della stessa pianta, ma è diverso il procedimento per ottenerle. In particolare per produrre il tè nero (comunemente usato), le foglie sono scaldate all'aria per un giorno, arrotolate e fatte fermentare in luoghi umidi, con una perdita in gran parte dei principi attivi contenuti nelle foglie (circa il 70%). La preparazione del tè verde si ottiene invece facendo rapidamente seccare le foglie senza fermentazione. Questo processo fa si che alcuni componenti attivi non vengano alterati (catechine). E' questa la ragione per cui al tè verde vengono riconosciute molteplici proprietà: regolazione dei grassi nel sangue (colesterolo e trigliceridi), dissipazione di energia ( minor tendenza ad aumentare di peso) , antimutagene (protegge dalle alterazioni al patrimonio genetico), antitumorigeniche, anti-crescita tumorale, anti-metastatiche, anti-angiogeniche (contrasta la formazione di nuovi vasi capillari in sede tumorale).(((Come risulta da recenti studi condotti presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Padova))). Oggi il tè continua ad essere la bevanda più apprezzata dai cinesi. Da quelle parti il tè si beve senza zucchero, né latte o limone, a qualsiasi ora del giorno e in qualunque luogo: sull'autobus, nei negozi, all'ufficio postale o passeggiando in un parco. Si dice che il tè possiede anche la proprietà di curare i reumatismi; nella Cina meridionale, dove l'umidità è ancora molto forte, sopravvivono ancora molte "case da tè". Nell'antichità la camelia aveva un ruolo molto importante nella vita quotidiana. L'olio di semi di camelia, estratto dai frutti carnosi, difficilmente si essicca e ha una straordinaria capacità di trattenere l'idratazione, perciò era largamente usato sia nei prodotti per i capelli che per il trattamento per la pelle, per proteggere dall'aridità e dalle screpolature. E ancora oggi viene utilizzato nella cucina cinese e ritenuto tradizionalmente superiore all'olio extra-vergine di oliva. La camelia è simbolo di perseveranza in amore e di grazia, di bellezza. Ciò è dovuto al portamento dei petali che, imperturbabilmente fissi e consistenti, ricordano le persone solide, di spessore che vanno dritte per la loro strada. Storicamente, pare che il primo esemplare arrivato in Italia risalga al 1760, ancora in vita, nel parco della Reggia di Caserta. Una pianta può vivere fino a 500 anni. La camelia è un arbusto sempreverde, coltivabile in terra o in vaso. Ha fusto durissimo e compatto e foglie graziose e lucenti. La camelia cresce bene in climi temperati, in posizioni riparate dal gelo e dai venti del nord. Occorre porre attenzione, però anche al pieno sole, poiché le foglie possono ammalarsi, macchiandosi di giallo-bruno. In tal caso, per la pianta non ci sono cure. E' acidofila e quindi non ama i terreni calcarei, né l'acqua calcarea. La pianta va annaffiata con giudizio: ripetutamente e abbondantemente solo nei mesi di gran caldo, specialmente se in vaso, per poi ridurre gradatamente. In caso contrario, le foglie ingialliscono e iniziano a cadere. Gli arbusti di camelia si prestano ad assumere le forme più diverse, dall'albero alla spalliera. La potatura annuale non è necessaria. Si pota solo per dare una forma alla pianta, per il resto basta che in primavera, all'inizio della vegetazione, siano accorciati i rami disordinati e quelli vecchi che potrebbero farla deperire. La riproduzione può avvenire per seme, ma generalmente si moltiplica per talea e margotta.
Altra tecnica utilizzata è l'innesto.