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La domanda
 

Sono una donna di 51 anni e soffro di bulimia da circa 8 anni. In tutte le pubblicazioni che ho letto si parla solo di "ragazze" ed anche molto giovani. Non penso di essere la famosa mosca bianca e sono certa che ci sono altre donne della mia fascia d'eta' che soffrono di questo problema. Potreste suggerirmi un centro vicino a Reggio Emilia a cui rivolgermi per combattere questo problema che mi ossessiona e mi produce danni fisici? Grazie in anticipo. Cecilia.

La risposta
 
cara cecilia,
per trovare centri di autoaiuto nella sua zona, devo fare una ricerca piu' approfondita perchè non mi risulta in questo momento che ci siano.
Nel frattempo mi permetta di darle una mano cercando di aiutarla come ...uno specchio per ri-vedersi attraverso le cose che mi dice, si potrà forse orientare meglio sulle scelte da farsi.
Riprendo solo alcune frasi chiave della sua mail e su queste provo a lavorare. 
 
".....ho sofferto profondamente la solitudine....mio nonno era il mio compagno di gioco...."
 
mi descrive la sua famiglia come se non ci fosse proprio stata, al di là di suo nonno... Anche se ha ricevuto sicuramente amore
mi fa percepire un vuoto intorno a lei ... dato da un ambiente bloccato, insicuro, debole, silenzioso, senza stimoli...
 
".......il cibo era un grande amico contro la noia....
ero io che spingevo mio nonno a mangiare...."
 
questo vuoto sembra sopportabile perchè proiettato sulla figura del nonno,....così poteva illudersi di nutrire le sue parti piccole e bisognose con cibi dolci ... come è il cibo-latte buonissimo della mamma
la noia sembra sinonimo di "assenza di relazione", la vedo come in uno spazio vuoto  troppo grande ,.... la sento senza "contenitore"
il suo bisogno di cibo affettivo è stato come colmato dal cibo vero che si dava da sola: l'dea di cibo buono e madre si sovrappongono senza uno spazio mentale, un "tramite" che abbia permesso di evidenziare lo stato di mancanza
 
".......mi piace di piu' mangiare che fare sesso
la pelle è il mio organo genitale preferito......."
 
se è mancata di contenitore, la pelle ne è il simbolo....essere accarezzata vuol dire per lei sentire i suoi confini , essere contenuta, vista, in una parola, esistere...: questo è il piacere ineguagliabile che lei cerca e smorza altri tipi di piaceri da vivere e ancora da scoprire...anche se ha 51 anni...
 
".......sono a corrente alternata..."
 
è come dire ... "ce la faccio... e non ce la faccio...", "...vado avanti ...e torno indietro"
infatti è trattenuta dall'andare avanti perchè dimentica un pezzo di sè e questo, per fortuna, si fa  sentire, vuole attenzione, riparazione...
In questo momento di vuoto lavorativo e di lontananza alloggia quella depressione da cui ha sempre cercato di fuggire, ma che nello stesso tempo deve vivere per  scoprire che si puo' re-integrare, ri-incontrarsi nutrendosi nel modo giusto, di affetti ...
non si scoraggi... lei è una donna capace, forte, colta e con le categorie mentali per ....smettere di mangiare, cosi' come ha smesso di fumare...
deve riconoscere pero' di avere bisogno di qualcuno che si occupi di lei e trovarlo veramente
 
".....4 anni fa mi sono trasferita.....soffro molto di nostalgia e solitudine......"
 
dopo una vita iperattiva sotto tutti i punti di vista, da cui puo' (e deve) anche trarre la certezza di sapercela fare
è....tornata indietro... a riprendere quella parte  di lei lasciata nel passato e non cresciuta... che oggi le chiede riconoscimento, attenzione, contenimento e aiuto....
 
"......sono diventata buddista e....ho deciso basta
subito dopo aver deciso mi è venuto un grandissimo dolore, come un lutto......."
 
...ma non puo' "ordinarsi" di stare bene e fare a meno dei suoi bisogni, come un tempo....
decidere... è una parola che viene dal latino (decaedere) e significa "tagliare", cioè, separarare...che a volte richiama il  perdere definitivamente, ...il "morire": è vero, che deve lasciare qualcosa legato al passato, ma è anche vero che non puo' lasciare la parte di sè rimasta bloccata là... forse perchè non completamente soddisfatta e quindi autorizzata a crescere da una mamma interna poco sicura e non legittimante
quella parte va convinta (cum-vincere = vincere insieme...) a venire con lei, cioè a crescere....
 
"......anche se quello di cui mi voglio liberare è un padrone esigente, totalizzante, offensivo....ho pianto con gran sofferenza
ho una dipendenza molto forte e mi sento molto debole nel combatterla ........"
 
questa volta la deve soddisfare e portare con sè nella sua nuova vita... ...non puo' liberarsene,  senza gestire affettivamente quella parte di sè che ha bisogno di lei, con amore
penso che il suo, sia un bisogno di ri-entrare, di assicurare la sua parte bambina ad un contenitore forte e rassicurante che desideri farla crescere, quindi la liberi...
la sua storia sembra di una donna che ha potuto fare cio' che ha voluto, ma si coglie una certa frenesia a... riempirsi di impegni e responsabilità... come per sfuggire ad un angoscia depressiva che è sempre stata latente ...
si dice "chi si ferma è perduto!..." io lo interpreto come un'occasione per ri-pensare, anche doloroso, ma sicuramente liberatorio e rassicurante...
quella piccola cecilia che piange disperatamente per la sua dipendenza sembra proprio quella che deve prendersi spazio, urlare il suo bisogno e la paura di lasciare...: è la cecilia da aiutare!
 
"......sogno di volare e mi da' un gran piacere.........ma soffro di vertigini e di claustrofobia...."
 
lei forse sogna di superare le sue difficoltà, vissute spesso come insormontabili (come lo potrebbero essere per una piccola bambina...)  ed è felice quando le puo' sorvolare, allontanare da sè, lasciare a terra...
nello stesso tempo sa che la realtà che teme non la puo' superare attraverso meccanismi di difesa onnipotente...
e per contro si ritrova di fronte alla sua impotenza ...: chiusa dentro al rapporto con una madre insoddisfaciente con cui non ha compiuto il necessario percorso capace di lasciarla libera (la sua claustrofobia...) e la paura di staccarsi, di cadere nel vuoto,... di nascere ed essere sola (le sue vertigini...)
conviene invece trovare il suo potere (cioè "cosa POSSO fare") e va aiutata ad  attivarsi senza paura ...per guardarsi dentro e colmarsi attraverso un rapporto di fiducia che le permetta di mentalizzare il suo bisogno di affetto e rassicurazione, dirottandola dal cibo ... Un cibo padrone, perchè ...non c'è pensiero fra lei e il mangiare, ma solo un' esperienza sensoriale, non elaborata... 
 
La lascio riflettere con calma, puo' darsi che si ritrovi nella mia lettura o forse no... ma sono certa che saprà prendere cio' che le serve e che io le sto offrendo con il massimo rispetto e la speranza di esserle d'aiuto.
la saluto affettuosamente e attendo, se vuole, il seguito a questa mia.

La replica
 
Gentile dottoressa ho appena letto la sua email e le rispondo "a caldo". Intanto la ringrazio di cuore per l'impegno che mi dedica: apprezzo le persone che si impegnano e che usano serieta' nel loro approccio. Inoltre mi ha "sommersa" di ipotesi interessanti e intriganti che mi daranno molto da riflettere. Nel frattempo mi sono attivata per trovare aiuto. A Reggio Emilia, presso il XXXXXXXXX c'e' un XXXXX dedicato alla cura delle disarmonie alimentari (ho avuto un'amnesia sulla parola giusta e alla fine, poiche' non mi e' venuta, ho usato disarmonie). Ho gia' avuto un incontro con uno psicologo, ho compilato dei questionari ed il 30 p.v. avro' il secondo incontro. Un'equipe si riunira' e, a fronte del risultato del primo colloquio e dei dati del questionario decidera' se attueranno una terapia individuale o una terapia di gruppo. Mi attraggano entrambe, anzi le vorrei proprio seguire tutte e due. Dal feeling che si e' creato con lei mi piacerebbe essere una sua paziente ma credo sia impossibile per via della distanza e una terapia via internet mi sembra improponibile. Ora la saluto perche' mio figlio reclama il pc. Mi riprometto pero', se non le dispiace, di aggiornarla su quanto avverra' a Reggio Emilia e di commentare le sue suggestioni. La ringrazio con gratitudine. Cecilia.