[Sezione per addetti ai lavori]
«Noi dimentichiamo il corpo,
ma il corpo non ci dimentica.
Maledetta memoria degli organi»
(Emile M. Cioran, Medicina: la borsa e la vita, Milano:
Mondadori)
Per comprendere adeguatamente la specificità delle memorie
traumatiche è opportuno avere in mente alcuni concetti di
base della psicologia generale, e connetterli alle conoscenze
neurologiche relative ai traumi. La psicologia generale distingue
sommariamente fra i seguenti tipi di memoria:
memoria semantica: la conoscenza in generale, che
possediamo come esito di processi di astrazione e generalizzazione
a partire da episodi specifici; composta di schemi, modelli, paradigmi,
proposizioni, programmi, script. Inizia a svilupparsi durante il
secondo anno di vita mentre la memoria episodica non si sviluppa
fino ai tre anni circa di età.
Memoria episodica:le nostre memorie personali composte
di fatti, distinte dalla conoscenza generale; secondo alcuni autori,
la distinzione rispetto alla memoria semantica è essenzialmente
di convenienza concettuale, in quanto non rappresenta un vero sistema
separato dalla memoria semantica; da un punto di vista clinico, invece,
questa distinzione è molto euristica. La memoria autobiografica è un
tipo di memoria episodica.
Memoria di lavoro: diversa da tutte le altre in
quanto non si tratta di un magazzino di informazioni, ma piuttosto
di un processo corticale di integrazione di informazioni generate
da altre parti del cervello. Questa distinzione, tuttavia, è relativamente
opinabile. Si differenzia dagli altri sistemi, essendo interamente
processuale e dipendente dagli altri sistemi di memoria. Probabilmente
ha luogo nella corteccia prefrontale (Schacter, Tulving, 1994), ma
sembra coinvolgere anche l'ipotalamo.
Memoria procedurale: il tipo di memoria più ampiamente
rappresentata; si occupa, esemplificando, di ogni cosa che è più facile
fare e mostrare piuttosto che dire: abitudini ed abilità acquisite
(per es. guidare una macchina o una bicicletta, scrivere a macchina,
uno sport, etc.); azioni riflesse, risposte da condizionamento classico;
modalità di reazione a situazioni di minacciata incolumità (fisica
e psicologica); modalità di gestione ed espressione delle
emozioni; configurazioni di comportamento interattivo. Si sviluppa
prima della memoria episodica. Neurologicamente sembra che i sistemi
che mediano questo tipo di memoria siano molteplici (LeDoux, 1996).
Ha la grande qualità di potere essere attivata rapidamente,
in modo altamente efficace, algoritmico, riducendo l'arbitrarietà della
valutazione cognitiva. Rispetto alla memoria semantica presenta però minore
flessibilità, correggibilità, accessibilità,
analisi sequenziale, riferibilità verbale.
Una parte sostanziale ed autorevole della letteratura sui disturbi
post-traumatici supporta abbondantemente l'ipotesi che la fonte della
sofferenza riguardi essenzialmente la memoria procedurale ovvero,
usando un'altra terminologia, è
la memoria implicita ad essere fonte di sofferenza nei disturbi post-traumatici,
mentre la memoria esplicita può addirittura essere anche assente;
negli adulti, sofferenti di disturbi post-traumatici quindi, la memoria
implicita è ben conservata, laddove quella esplicita può essere
deficitaria. A fronte di questa constatazione si impone drasticamente
la constatazione che interventi psicoterapeutici orientati primariamente
alla memoria semantica ed episodica hanno poche possibilità
di ottenere risultati apprezzabili con i disturbi post-traumatici,
specialmente se provvisti di marcate caratteristiche dissociative;
i pazienti capiscono tutto quello che c'è da capire sulla
loro patologia, in termini cognitivi, psicodinamici, umanistico-esistenziali
e così via, ma il disturbo rimane invariato. Al contrario, strumenti più diretti
alla rielaborazione della memoria procedurale si dimostrano particolarmente
efficaci.
Tale concezione viene anche suffragata dalle conoscenze neurologiche
e biochimiche sul Disturbo Post-traumatico da
Stress: i dati in nostro possesso (sintetizzati nel paragrafo neurologia
e biochimica) indicano infatti come ciò che viene saldamente
memorizzato in modo indelebile in coincidenza delle esperienze traumatiche
sia mediato dall'amidgdala, depositaria della memoria emozionale
implicita (soprattutto la paura), ovvero l'aspetto procedurale
dell'emozione. La mielinizzazione dell'amigdala, inoltre, avviene
prima dell'ippocampo, rendendo possibile la memorizzazione in età infantile
di esperienze di paura che sono impossibili da riferire in parole.
Tale memorizzazione delle emozioni sarebbe inoltre indipendente dalla
memorizzazione episodica e semantica delle emozioni, legata alla
funzionalità dell'ippocampo
(LeDoux, 1996). La valutazione di uno stimolo esterno o interno ad
un trauma, inoltre, sarebbe valutato prima dall'amigdala rispetto
all'ipotalamo (ed in modo rapido ma grossolano), e ciò comporta
che la persona è portata a rispondere in modo supercondizionato prima
che possano intervenire modalità di controllo più raffinate
come quelle corticali, e addirittura prima che possa essere portata
a termine l'attività percettiva. è addirittura possibile
produrre un condizionamento alla paura senza che la corteccia cerebrale
sia coinvolta nel processo. Le connessioni fra sistemi emotivi e
cognitivi, inoltre, sono sbilanciata a favore delle prime, in quanto
sono molte maggiori le connessioni fra l'amigdala e la corteccia
rispetto al contrario (LeDoux, 1996). Tutti questi elementi portano
a considerare che una psicoterapia rivolta
essenzialmente alle memorie emozionali episodiche ed alla loro astrazione
semantica è destinata al fallimento in quanto l'aspetto procedurale
delle emozioni è supercodizionato a livello
di strutture emozionali virtualmente indipendenti dal controllo corticale.
La memoria episodica degli eventi traumatici, poi, può risultare
alterata da variabili biochimiche, che possono anche esitare in alterazioni
del substrato neurologico. Questo riguarderebbe però soprattutto
la memoria episodica attraverso la possibile compromissione della
memorizzazione effettuata dall'ippocampo a causa di stress eccezionali
o protratti. L'ippocampo, poi, sembrerebbe essere coinvolto nel raccoglimento
di informazioni provenienti da più siti cerebrali e dalla
capacità di contestuallizzare spazialmente e temporalmente
il ricordo al quale si accede (Bremner, 1999). Non risulta, invece,
che lo stress possa danneggiare la memorizzazione effettuata dall'amigdala,
potendo invece esserne potenziata. Ciò renderebbe parzialmente
conto della complessa fenomenlogia traumatica, specialmente quando
si presentifica attraverso amnesie più o meno parziali, frammenti
di ricordi sotto forma di emozioni, sensazioni frammentate, presenza
settoriale di residui sensoriali. |