Un albero secolare al Quadraro

Il quartiere Quadraro nasce nei primi anni del secolo ma già in epoca romana l'area era interessata da importanti insediamenti umani.   Quando, nel 1930 circa, venne realizzata la ferrovia ed il ponte presso Porta Furba, per un breve tratto la Via Tuscolana fu spostata sul terrapieno che caratterizza questo punto della via, l'antico tracciato della via Tuscolana divenne l'attuale Via dei Lentuli, su questa via troviamo infatti un antico casale di grandi proporzioni e di notevole pregio e, vicino, un piccolo casale che su una antica carta veniva indicato come "Osteria del Cacciatore", all'incrocio con via dei Juvenci troviamo poi un antichissimo albero oggi imprigionato fra lamiere e baracche ma che un tempo doveva offrire ombra e ristoro ai pellegrini che si muovevano fra la città ed i Castelli Romani.

 

Una quercia secolare al Quadraro

A cura di Giovanni Buccomino (Naturalista, botanico)

All'angolo tra via dei Lentuli e via dei Juvenci (Municipio VI), all'interno di una proprietà privata, si può facilmente intravedere un grande albero di Farnia (Quercus robur L.). Il diametro, stimato di oltre 1 metro, fa ipotizzare un'età di 400 anni.

La permanenza di questa testimonianza naturale ci consente, nonostante le trasformazioni urbanistiche avvenute nell'area ed in considerazione della peculiare ecologia della Farnia, di ri-localizzare in prossimità dell'albero il tracciato di una antica "marrana", la cui sorgente era in prossimità dell'attuale largo Spartaco con le acque che scorrevano verso la Marranella fino a sfociare nel fiume Aniene. (Il tracciato degli Acquedotti segue il confine tra il bacino idrografico del Tevere e quello dell'Aniene).

Si può così ipotizzare la presenza di altri alberi di Farnia lungo il fosso, in contiguità con boscaglie di Cerro (Quercus cerris). Sono questi gli ambienti più freschi tipici dei fondovalle della Campagna Romana; residui di tali cenosi permangono ancora nella Valle della Caffarella in prossimità del Ninfeo di Egeria.

Quercus robur L. subsp. robur (= Q. pedunculata Ehrh.)

Farnia, Quercia

Divisione: Angiospermae

Classe: Dicotyledones

Ordine: Fagales

Famiglia: Fagaceae

Descrizione generale

È la più grande delle nostre querce, può raggiungere i 40 m di altezza. La chioma è ampia, espansa più o meno globosa con apice arrotondato a cupola. La crescita è veloce: a 50 anni una Farnia su terreno adatto può arrivare a 20 m di altezza e a 2 di diametro; per i primi 100 anni l'accrescimento in diametro è di 4 cm all'anno, poi per i successivi 150 è di 2,5 cm e in seguito diminuisce. I più vecchi esemplari, svettati, di 12-13 m di circonferenza, possono avere 800 anni; alberi non svettati di 10 m di circonferenza possono avere meno di 400 anni.

Caratteri morfologici

Il fusto è diritto, robusto, ramificato nella parte medio-alta; la corteccia è grigiastra ed intensamente solcata e incisa longitudinalmente a formare costolature o strisce in rilievo.

Le foglie sono caduche, ad inserzione alterna, di tipo obovato con apice più espanso e lamina più stretta presso l'inserzione sul ramo che avviene in modo quasi sessile (picciolo molto breve), con due caratteristici lobi asimmetrici detti "orecchiette"; la pagina superiore di colore verde, più pallido e glabra quella inferiore. In autunno la pagina inferiore è spesso coperta di galle prodotte da alcuni insetti (Imenotteri).

Strutture riproduttive

Fiori maschili e femminili separati sulla stessa pianta (monoica); quelli maschili riuniti in infiorescenze ad amento lunghe 2-4 cm, di colore verde-giallastro, lasse, pendule tali da diffondere il polline ai primi venti di maggio. Sui nuovi getti i fiori femminili isolati o in gruppi portati da un tipico peduncolo lungo fino a 5 cm.

I frutti sono acheni (ghiande), lunghi 2-4 cm, con cupola munita di brattee rilevate ed arrotondate, coprenti il frutto per 1/4. I frutti possono essere solitari o riuniti in gruppi di 2-4 portati da un tipico peduncolo lungo da 3 a 6 cm.

Ecologia

La Farnia è una quercia europea, originaria dei paesi dell'Europa centro-settentrionale. In Italia è assente in Calabria, Liguria, Sardegna. Nel Lazio è molto comune, o comunissima, nella maggior parte del territorio.

È una quercia di pianura alluvionale con terreni profondi e mediamente umidi, preferisce esposizioni aperte e ben illuminate (eliofila) ed ampi spazi compresi tra 0 e 800 m s.l.m.

Curiosità

Un tempo formava, in tutta la Pianura Padana come in altre parti in Europa, boschi estesi con ricco sottobosco, la ghianda era utilizzata per l'alimentazione di alcuni animali (specialmente suini).

Il legno, di colore bruno-chiaro, duro, leggero, noto come "rovere di Slavonia", è il prodotto più pregiato della Farnia, utilizzato per mobili di pregio, botti, per produrre carbone di qualità e come combustibile. La corteccia contiene, in media, il 15% di tannini ed è usata per la concia delle pelli.

Poco utilizzata in ambito urbano, non sono da trascurare i danni causati dall'inquinamento atmosferico con tipiche alterazioni cromatiche del lembo fogliare inizialmente giallo-rossastre e marginali, poi necrotiche ed estese.

Alla pianta si attribuiscono proprietà astringenti e cicatrizzanti. In alcune zone la Farnia, insieme ad altre querce, può formare micorrize con funghi eduli, soprattutto tartufi.

Il nome della specie deriva dal latino robor e significa "robusto". Sembra che il nome del genere derivi dal celtico e significhi "bell'albero"; la pianta era sacra ai Druidi e persino i soldati di Cesare, in Gallia, come ci racconta Tacito, avevano timore di reciderne un solo ramo.

Secondo la cura con i fiori di Bach questa pianta è utile per le persone che si accaniscono eccessivamente nel lavoro o nell'adempimento del proprio dovere curando testardaggine, esaurimento fisico logoramento dell'energia, dolori alla schiena ed alle spalle.

Rametto di Quercus robur subsp. robur (Herbario Buccomino, 17 maggio 2002)

Quest'albero oggi rischia l'abbattimento o comunque la morte in quanto sull'area dove si trova è previsto, dal Piano Particolareggiato, un parcheggio.

L'Associazione vuole intraprendere iniziative per scongiurare la perdita di un esemplare ormai raro all'interno della città. Chiunque è interessato può inviarci una e-mail con il proprio parere.

In questa foto vediamo, al centro, la quercia dall'alto. L'immagine è estratta da una foto aerea del 1999 gentilmente inviataci dal Naturalista botanico Giovanni Buccomino. In quelle seguenti vediamo la grande quercia in due momenti dell'anno.

 

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UN ALBERO SECOLARE PRODUCE OGNI ORA 1.750 Kg DI OSSIGENO, CONSUMA 2.350 Kg DI ANIDRIDE CARBONICA ED EFFETTUA IN 10 ORE UNO SCAMBIO GASSOSO DI 80 MILIONI DI LITRI D'ARIA.

UN'ATTIVITA' COMPLESSA E MOLTO EFFICENTE CHE RENDE SERVIZI ALL'UOMO PARI AD UN VALORE DI 250 MILIONI DI LIRE ANNUALI.

 

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