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UN PAESE DENTRO LA CITTA’

tratto da: Emanuela Giordano, Quartieri sotto la Luna, Comune di Roma - F.ne Bideri, Roma 1998

Non me ne andrei da quì per nessuna ragione al mondo. Sono sincera. Perché? Perché il Quadraro mi piace! Ci sono nata, ci sono cresciuta, mi ci sono sposata e ci sono nati i miei figli. Non ho nessun rimpianto. Se esco di notte, anche da sola, mi sento sicura. Se mi dimentico il portafoglio e devo fare la spesa, tutti mi fanno credito. "Certo!", mi dirai, "ti conoscono da una vita!". È vero, loro mi conoscono e io conosco loro, ma non è così che si dovrebbe vivere?
E non è detto che bisogna metterci vent’anni per conoscersi, a volte è anche una questione di disponibilità. Il Quadraro non è un quartiere che ti rifiuta, è come una spece di paese, con le casette basse, la staccionata, un po’ come quelle di Topolino. È un paese dentro la città. Ed io ci vivo bene. 

IL TESTO DELLA BROCHURE DI PRESENTAZIONE DELLA ASSOCIAZIONE

Questa presentazione inizia con una domanda, una domanda alla quale siete invitati a rispondere, ma non a noi, dovrete rispondere a Voi stessi, e tenere a mente la risposta per giudicare i fatti raccontati poi.
La domanda è questa:
Immaginate di possedere una cosa rara, diciamo un frutteto, i cui prodotti sono particolarmente buoni ed ormai introvabili, ed immaginate che oggi questo frutteto non produca più poiché non è stato adeguatamente curato, irrigato e concimato; quale è la cosa migliore da fare?
Ricominciare, dopo tanti anni di abbandono, a potare i suoi rami, irrigare i lunghi filari, concimare la terra, lavorare per vederlo rifiorire e produrre? oppure abbattere tutto ed iniziare un programma di colture intensive?

Ora che avete con Voi la Vostra risposta, andiamo avanti.<>

UN PO’ DI STORIA

Nato da una lottizzazione sanata dal P.R.G. del 1931, il Quadraro cresce nei primi decenni del secolo con palazzine di due piani stile liberty su lotti di circa 1.000 metri quadrati. Nel secondo dopoguerra il grande fenomeno dell’immigrazione povera coinvolge l’area, solo parzialmente edificata, producendo il frazionamento e l’edificazione spontanea sui lotti rimasti liberi e su alcuni di quelli già edificati; si tratta di abitazioni ad un piano con orto e giardino e solo in qualche caso a due o tre piani.
Negli anni ’70 alcune palazzine a 5-6 piani sorgono nelle zone più vicine alla Tuscolana, mentre prosegue il processo di abbandono delle abitazioni più piccole e fatiscenti da parte degli abitanti.
Il vincolo dell’inedificabilità assoluta, insito nel progetto del Sistema Direzionale Orientale (S.D.O.) ha quindi sostanzialmente congelato l’edilizia del Quadraro favorendo l’abbandono dei lotti minori e scoraggiando interventi di riqualificazione edilizia.

IL VECCHIO QUADRARO OGGI

Frutto di questa stratificazione, l’attuale mix edilizio del Quadraro vede la prevalenza delle villette inizio secolo e delle case basse (prevalenza assoluta nella metà a nord di via Columella), che realizzano un paesaggio caratteristico ed originale; quello del borgo urbano degli anni ’50-’60.
Le costruzioni ad 1, 2 piani, raramente a 3, si susseguono a bordo strada senza un regolare ordine geometrico, affiancate o intervallate da passaggi e piccoli giardini privati, mentre nelle zone interne porzioni di verde intervallano abitazioni ed altre costruzioni, oggi in alcuni casi abbandonate ed in stato di degrado. Le dimensioni del costruito, gli spazi ed i volumi che questo produce mostrano i segni dello sviluppo spontaneo, ‘in proprio’ ed a misura d’uomo, ricordando per questo le forme dei paesi di campagna e l’origine dei borghi medievali.
Queste forme ed il suo tradizionale tessuto sociale appaiono poi oggi come la testimonianza di un momento importante della nostra storia; il Quadraro infatti, come il Pigneto, era zona di frequentazione di P. P. Pasolini quando il grande fenomeno degli insediamenti marginali aveva in quest’area la sua massima estensione.
Oggi, interventi di riqualificazione conservativa realizzati da quanti hanno voluto rischiare investendo sulle proprie abitazioni, mostrano la qualità edilizia ed urbana che è possibile ottenere con l’intervento diretto dei proprietari a partire dall’esistente.

IL PIANO

L’indice di edificabilità consentito dal Piano Particolareggiato mantiene sostanzialmente le attuali cubature per i Comparti di Conservazione e quelli di Completamento (il 79,4% della superficie totale dei comparti) con possibilità, nei secondi (il 37,32%), come nei restanti di Ristrutturazione e di Trasformazione (rispettivamente il 16,2% ed il 10,8%), di costruire palazzine fino ad un’altezza di 13,60 metri, corrispondenti a 4 piani fuori terra con un "avanzo" di 2 metri.
Per quasi il 60% della superficie dei comparti il Piano consente quindi, con progetto unitario di comprensorio, la demolizione dell’esistente e l’edificazione di nuove palazzine dotate di posto auto. La qualità della posizione del Quadraro (data dalla vicinanza dei due grandi parchi archeologici di Centocelle e dell’Appia Antica, dalla Metropolitana e dall’area commerciale della Tuscolana fra Porta Furba e Cinecittà) prospetta infatti una potenziale domanda, e quindi un’edificazione, di livello medio-alto.
Nei Comparti di Ristrutturazione ed in quelli di Trasformazione (il 20,6% della superficie utile), l’indice di edificabilità viene triplicato, con l’obbligo di inserire nella progettazione unitaria le cubaure destinate a servizi ed attività commerciali.
L’incremento di popolazione previsto è del 30% e richiede opportune cubature per servizi, esercizi commerciali e verde pubblico. L’incremento previsto di 1.800 unità, quasi integralmente a carico del Vecchio Quadraro (a sud di Via degli Angeli), comporterebbe poi, automaticamente, la presenza di circa 750 autovetture in più circolanti sulla rete viaria di zona, estesa per appena 3,5 Km e quasi integralmente a senso unico a causa dell’ampiezza minima delle sue carreggiate (le vie più larghe arrivano a 12 m da fabbricato a fabbricato marciapiedi compresi).

CRITICA AL PIANO

Date tali premesse, riteniamo le normative del Piano Particolareggiato relative agli aspetti della riqualificazione edilizia, rischiose ed insufficienti:

Rischiose in quanto consentono a consorzi o imprese edili di costruire palazzine con altezze superiori a quelle massime raggiunte oggi dai più alti edifici presenti nella metà nord del quartiere, stravolgendo il tipico paesaggio locale.
I previsti quattro piani fuori terra possono poi diventare, sulla spinta del valore della posizione, in fase di cantiere, facilmente 5 utilizzando i due metri che "avanzano" nel calcolo delle altezze massime associati ad un parziale interramento del piano terreno.
La qualità medio-alta ipotizzabile per le nuove palazzine non sembra poi favorire la permanenza dei suoi tradizionali abitanti che si collocano generalmente in fascia di reddito medio-basso.

Rischiose in quanto l’incremento di popolazione e di autoveicoli che ne deriva appare sovradimensionato rispetto alla possibilità di ricezione della rete viaria ed alle caratteristiche di tranquillità e vivibilità che il Quadraro ha conservato.

Rischiose in quanto gli indici di edificabilità per servizi, commercio e verde che derivano dall’incremento previsto conducono alle indicazioni di esproprio per edifici residenziali ristrutturati ed abitati, ed alla condanna delle abitazioni esistenti nei comparti di Trasformazione.

Insufficienti in quanto ignorano il patrimonio edilizio esistente dando possibilità di demolire circa 250 edifici (il 75% dell’esistente!) e non sostengono interventi di riqualificazione che muovano dalle originali caratteristiche urbane ed edilizie dell’area.

Per quanto fin’ora detto chiediamo che:

il Piano venga modificato nella sua normativa edilizia dando pari opportunità alla conservazione ed alla riqualificazione dell’esistente rispetto alla demolizione, ricostruzione e innalzamento di nuovi edifici.
In primo luogo chiediamo che sia consentito comunque l’adeguamento alle normative sull’abitabilità per gli edifici esistenti ed in secondo luogo che vengano organizzati dalla Amministrazione Pubblica mutui a tassi agevolati, sgravi fiscali o altro, a sostegno di ristrutturazioni, ampliamenti ed acquisto di lotti limitrofi da parte dei proprietari delle aree.
Chiediamo che l’altezza massima consentita per le nuove costruzioni sia ridotta della metà; permettendo l’edificazione di due piani più mansarda (metà della cubatura del secondo piano).
Siamo infatti convinti che una progettazione unitaria per sub-comparti che non crei le condizioni per operazioni di tipo speculativo, peraltro ben note al mondo dell’edilizia romana, possa lasciare spazi per interventi di riqualificazione basati sull’esistente e gestiti in prima persona dai proprietari.
Tali interventi appaiono poi destinati a distribuire lavoro al tradizionale tessuto artigianale di zona legato all’edilizia, cosa che difficilmente farebbero le grandi imprese edili.
In conclusione crediamo che riequilibrare le opportunità offerte fra demolizione/ricostruzione e sviluppo conservativo sia la chiave per realizzare una crescita di popolazione ed una riqualificazione edilizia compatibile con i limiti della rete viaria e con il peculiare carattere urbanistico e sociale del Vecchio Quadraro.

 

Brochure diffusa dall'Ottobre del 1998.


AI CITTADINI DEL VECCHIO QUADRARO

Ben contenti che dopo decenni di abbandono e di degrado il Quadraro sia oggi tornato fra gli interessi della Pubblica Amministrazione, non possiamo ignorare che il Piano Particolareggiato non risponde alle aspettative di quanti desiderano tutelare le originali caratteristiche urbane e socio-culturali dell'area.

- Per i Comparti di Ristrutturazione e per quelli Misti le altezze dei nuovi edifici possono raggiungere i 13,50 m (corrispondenti a 4 piani fuori terra facilmente aumentabili a 5 in fase di cantiere), mentre per i comparti di Completamento è concessa l'edificazione con tipologie a palazzina!
La superficie totale dei tre Comparti raggiunge quasi il 70% del totale.

- A parte lo stravolgimento del tipico paesaggio locale, quali garanzie hanno i piccoli proprietari di ottenere in cambio delle loro abitazioni un appartamento nuovo e con posto auto? E' pensabile che ciò avvenga per tutti? Non a caso nessuna clausula di tali transazioni è mai stata messa per iscritto.

- Tale lettura del Piano è confermata poi dai dati sull'incremento di popolazione, previsto per 1.800 unità di cui solo circa 350/400 verranno assorbite dalla nuova edilizia popolare del Contratto di Quartiere oltre Via degli Angeli. Le restanti 1.400, e le relative autovetture, sembrano quindi restare totalmente a carico del Vecchio Quadraro.

- Non concordiamo con tale ipotesi ne' con il previsto inserimento della seconda corsia di Via di Centocelle a fianco di Via Columella e lungo Via Sestio Menas, dove si affacciano le scuole elementare e media, per i rischi che questo comporterebbe e per le difficoltà di smaltimento del traffico verso Piazza dei Tribuni.

- Gli espropri di abitazioni su Via dei Quintili di fronte a Via Diana (le sole particelle 40, 41 e 42 del foglio catastale 940) trovano poi difficile spiegazione se non in funzione della possibile realizzazione di una strada di accesso al comprensorio della Guardia di Finanza ex Sanatorio Ramazzini.
Tale eventualità, produrrebbe un ulteriore aggravio di traffico veicolare, oltretutto di passaggio, sulle strette vie del Vecchio Quadraro.

- A tutela degli inquilini chiediamo infine che venga resa pubblica la normativa che riserva la nuova edilizia del Contratto di Quartiere alle fasce di reddito più basse.

In conclusione crediamo che i rischi insiti in questi aspetti del Piano e l'assenza di tutela per l'edilizia esistente, meritino una civile e democratica riflessione nell'interesse del futuro di uno storico quartiere romano.

 

Volantino diffuso nel quartiere, e non solo, dall'Ottobre del 1998.


ANCHE IL QUADRARO NELLA STORIA DELL'EVOLUZIONE URBANISTICA DI ROMA

articolo dell'Arch. Giancarlo Micheli - esperto valutazione impatto ambientale -

Ci sono dei luoghi nel nostro territorio la cui definizione è andata a mutarsi nel tempo, anche se tali mutamenti non hanno ancora giovato a farli uscire dalla marginalità e dal pericolo sempre incombente della loro estinzione. Facciamo riferimento al territorio del suburbio romano come ancora sopravvive nel Quarticciolo di Trionfale, nelle fornaci di Valle Aurelia, al Borghetto Flaminio, nelle aree marginali dell'Appia Antica e della Caffarella, a Lunghezza, al Borghetto Tiburtino, e fra tante anche nel nostro Quadraro.
Per queste realtà la pianificazione urbanistica non ha definito una concreta prospettiva di salvaguardia ma, in quanto marginali, sono state sempre inglobate in previsioni urbanistiche la cui scala di intervento le travalicava, prevedendo per esse servizi generali, direzionali, ecc., con la conseguenza che la grande disparità tra valore commerciale indotto dalle previsioni di P.R.G. e l'effettivo valore sociale, ambientale, storico, culturale, porta all'inevitabile riduzione delle loro condizioni di sopravvivenza.
Roma e la cultura urbanistica italiana si presentano con molto ritardo a questo confronto e ciò potrebbe essere un fattore positivo se non che i comportamenti dei nostri pianificatori, lungi dall'avvalersi delle esperienze in analoghe situazioni fatte a livello internazionale - e ci riferiamo ai sobborghi di città omologhe: Parigi, Londra, Vienna, Amsterdam - rischiano di ricalcare errori tragici dai quali, a livello internazionale, vengono riflessioni ed autocritiche per evitarne il ripetersi.
Oggi Parigi rimpiange la sua Banlieue distrutta e sostiene tutte quelle iniziative popolari a difesa dell'ottocentesco nastro suburbano della sua ferrovia, con le antiche stazioni, gallerie, case cantonali, orti, ecc. promuovendole a luoghi di svago, di attività culturali ed artistiche.
Anche Londra ha un piano di recupero della cinta suburbana, forse scontato considerando la anglosassone cultura della "città giardino", e così Amsterdam, Vienna, ecc.
Addirittura, Parigi ha distrutto alcuni alveari residenziali pubblici per estirpare le notevoli sacche di malvivenza che fioriscono in quei contesti quando nel contempo invece Roma si avviava ad un analogo processo di inurbamento di cui oggi sono testimonianza: Tor Bellamonaca, Corviale, Laurentino 38, ecc. ecc.
E' possibile mai che la cultura della conservazione ambientale non riesca ad uscire da una sua aristocratica corte che privilegia esclusivamente una cultura aristocratica fondata sui parchi, le ville patrizie, i casini di caccia e dimentica invece i luoghi della cultura materiale e popolare che la cinematografia del neorealismo, fino a Pasolini, hanno indagato e riproposto con dignità e consistenza etica, con un proprio valore storico e sociale. Chissà se l'attuale recrudescenza della delinquenza giovanile, con tutti i suoi risvolti, non sia proprio il portato di questa tendenza all'estinzione delle aree marginali che nella realtà non si estinguono ma si trapassano e si estendono all'intero territorio.
Riteniamo perciò che si apra un dibattito teso, aspro, ma concreto sulle prospettive dello storico quartiere romano.
Rimanere chiusi nelle convenzioni urbanistiche tradizionali può significare soltanto manifestare una completa subordinazione alla rendita fondiaria, oggi in forte ripresa, e disconoscere i valori reali che si sono formati storicamente. In questa ignoranza e palese disprezzo è facile attribuire al Quadraro il valore di marmellata urbanistica; da li a degradarlo a pattumiera il passo è breve. A questo punto avranno vinto ancora le forze più o meno occulte dell'antica speculazione edilizia.
Quando mai accadrà che anche i valori storico sociali del territorio entrino organicamente nella pianificazione edilizia? Eppure si può certamente affermare, parafrasando Henry Miller, che tutta l'umanità che si raccoglie in queste realtà marginali, il patrimonio insediativo fatto di umili soluzioni, di relazioni spaziali, dove l'amore fra congiunti, la relazione di vicinato hanno una qualità così elevata i cui valori non potranno essere compresi nemmeno dalla Borsa di New York.


L'ASSOCIAZIONE "AMICI DEL VECCHIO QUADRARO" INCONTRA LA VI CIRCOSCRIZIONE

Attualmente l'ufficio S.D.O. sta vagliando le opposizioni presentate dai cittadini al Piano Particolareggiato ed elaborando le sue risposte; tra breve trasmetterà tutto alla Commissione Urbanistica del Comune per l'approvazione ed il successivo invio alla Regione.

Il 10 febbraio 1999 l'Associazione Culturale Amici del Vecchio QUADRARO ha incontrato, presso i locali della VI Circoscrizione, alcuni rappresentanti di questa Amministrazione per discutere del Piano.

Dall'incontro è emerso che:

1) Nel Piano non vi è nessuna norma che prescrive, per i nuovi edifici, il rispetto delle tipologie architettoniche e delle altezze esistenti.

2) L'attuazione del Piano potrebbe implicare rischi connessi agli scavi di fondazione necessari per la realizzazione di nuove palazzine in un contesto caratterizzato da ampie grotte e fitta rete di cunicoli di cui quasi tutto si ignora.

3) Il Piano prevede il mantenimento e l'incremento di numero di distributori di benzina (principali fonti di inquinamento da benzene) in contrasto con l'attuale linea di difesa dell'ambiente che ne prevede invece l'allontanamento dalle aree residenziali.

4) Con l'attuazione del Piano permane la prospettiva di un accesso carrabile concesso alla Guardia di Finanza attraverso espropri di abitazioni e capannoni su Via Filippo Re.

5) Occorre considerare che il raddoppio di Via di Centocelle comporta un rischio per la salute e la sicurezza poiché prevede l'inserimento di una corsia di grande scorrimento urbano all'interno del quartiere (Via Columella, Via Sestio Menas), che passa davanti a due strutture scolastiche (elementare e media) e senza adeguato sbocco se non attraverso le piccole vie di interesse locale.

6) Il Piano così com'è attualmente non prende in considerazione la relazione privilegiata che il Quadraro ha nei confronti dell'area della Tuscolana, con la fermatà metro Porta Furba-Quadraro e tutta l'area verde di elevato interesse archeologico del Monte del Grano (tomba romana del II - III secolo d.C.), da sempre parte integrante del quartiere.

L'importanza di quanto emerso da questo incontro testimonia il valore della collaborazione fra Cittadini ed Amministrazione nella definizione delle scelte di gestione del territorio.
Riqualificare valorizzando l'esistente vuol dire favorire il recupero degli edifici abbandonati o degradati, realizzare parcheggi di superficie previsti, e nuovi collegamenti non carrabili fra i grandi Parchi Archeologici ed i quartieri limitrofi; in sintesi: la restituzione al Quadraro del suo ruolo di "centro storico" nel contesto di questa parte della Città.


Volantino diffuso dopo l'incontro della Associazione con la VI Circoscrizione


PER IL VECCHIO QUADRARO: RISTRUTTURAZIONE O RECUPERO?

E' opinione comune di architetti ed urbanisti che il "disegno" delle strutture edilizie e del territorio ne influenzi o addirittura ne determini lo spirito del luogo.
Questo vorrebbe dire che per risolvere i problemi, per plasmare una città, un quartiere, basterebbe disegnarne o ridisegnarne la struttura; è vero che una estetica di qualità dei luoghi dove si vive influenza positivamente lo stato d'animo ed, al contrario, un luogo "brutto" ha influenze negative, ma la specifica di un luogo è per prima determinata dalla cultura e dal modo di vivere dei suoi abitanti, infatti luoghi simili strutturalmente si sono diversamente sviluppati (non meglio o peggio, diversamente) proprio in funzione di chi vi abita.
La nascita spontanea del Quadraro, formalizzata dal Piano Regolatore del 1931, rende ancor più importante per questa zona del suburbio romano il recupero della sua personalità più che la sostituzione delle precedenti con nuove strutture. Perseguire tali obiettivi fa guadagnare molto sul piano culturale, meno e più a lungo termine sul piano economico, comprendiamo quindi come nella struttura politica e sociale attuale, dove l'aspetto economico prevarica qualsiasi altro, è più difficoltoso far accettare alle amministrazioni questi punti di vista.
Avere la presunzione di definire il migliore futuro di un luogo semplicemente tracciando un Piano Particolareggiato senza considerare le peculiarità e la storia di un quartiere nato più di cento anni fa, vuol dire ignorare i suoi abitanti e la personalità del quartiere stesso.
Il recupero del Quadraro deve essere attuato, ed al più presto, perché un quartiere così particolare merita l'interesse e la cura dell'Amministrazione e dei cittadini, cura da muovere subito, per non rischiare che i valori raccolti e mantenuti per tanto tempo svaniscano, dimenticati.
Occorre però agire con attenzione poiché il Piano Particolareggiato che grava sul Quadraro, anche se finalizzato a sbloccare l'inerzia vissuta dal quartiere fin'ora, rischia, non di recuperarlo ma di trasformarlo, in nome di una asettica ristrutturazione, rendendolo simile agli anonimi quartieri che lo circondano.
Spesso quarieri un tempo giudicati dall'immaginario collettivo come covi di malvivenza o luoghi da evitare diventano, senza modifiche strutturali ma, al contrario proprio perché conservano le proprie caratteristiche, ambìti ed a volte addirittura d'èlite; un tempo Trastevere o Testaccio, oggi Garbatella o San Lorenzo.
Proprio a tal proposito riportiamo un pensiero, una testimonianza di Emanuela Giordano, una regista di teatro e di cinema vicina a Roma ed alle realtà dei suoi quartieri, che ringraziamo:

- A tavola intorno a me, è una cena di qualche sera fa, ho ragazzi giapponesi, inglesi, indiani e un tedesco, Peter si chiama, che si è trasferito a Roma da tempo -"Trastevere?"- gli domando a colpo sicuro -"Quadraro!"- mi risponde lui soddisfatto. E comincia a raccontarmelo come se fosse il Greenwich Village o la Belleuville di Daniel Pennac - mimando di gente che si incontra, che si riconosce come in un paese; casette basse, verde che esplode dove capita, gli archi metafisici dell'acquedotto, le fungaie sottoterra nelle cave, neri che spuntano dal nulla, alti e dignitosi, bambini zingari che trasportano acqua, tossici, come dappertutto, ne più ne meno, cani randagi e bolle di silenzio, di pace, il piacere e forse l'illusione di essere un po' meno stressati.
Al Quadraro l'unica cosa antica è Monte del Grano, tutto il resto è vecchio, ma non decrepito. E' un vecchio che rassicura, che tranquillizza, che lascia spazio all'eclettismo, all'individuo, al ricordo. E così può capitare che un giovane intellettuale tedesco capiti al Quadraro, forse per caso, ma ci resti per anni, soddisfatto, intenerito per qualcosa che è difficile spiegare, come se fosse nato lì. -


SUL SEPOLCRO DEL MONTE DEL GRANO

Non c’è che un problema in tutto il mondo; restituire agli uomini un significato spirituale.
Il recupero deve nascere da coscienze in grado di avvertire il paesaggio come "stato d’animo", ed è appunto nel valore del paesaggio che l’uomo si riconcilia con il significato della sua storia.
Giovan Battista Piranesi, architetto ed incisore, nonché amante di Roma, del XVII secolo, definì, nel secondo volume delle sue "Antichità Romane", il monumento del Monte del Grano come "uno dei più superbi sepolcri della romana grandezza" e pubblica una serie di acqueforti dedicate al Mausoleo. Dobbiamo immaginare la visione di questo sepolcro apparso al Piranesi così magnifico ed imponente incastonato nello scenario della Campagna Romana dove correvano, e tutt’ora corrono, gli Acquedotti "come una serie di archi di trionfo" (Goethe).
Il valore dell’opera architettonica è connesso al ritrovamento del prezioso sarcofago funerario detto di Settimio Severo e di sua madre Mamea, situato nella grande aula voltata. Di provenienza Attica, l’opera in marmo monolite è decorata sui quattro lati con scene della vita di Achille.
Ricollocare il sarcofago, magari anche in copia, ora ai Musei Capitolini, nel suo sito originario, sarebbe operazione quanto mai opportuna ed importante nonché ricca di spunti per la riqualificazione dell’intera area. La riconsacrazione laica del luogo ci permette di apprezzare quel passato che, devastazioni a parte, è riuscito ad arrivare fino a noi. La copia del sarcofago dovrebbe essere ricollocata al suo posto, a mo’ di un ricongiungimento legittimo con il luogo. La copia del Marc’Aurelio non si scandalizza certo di essere esposta sulla cima del Campidoglio.
L’esecuzione in copia del sarcofago tramite l’opera di maestri scultori, porterebbe quindi un interesse nuovo par la riscoperta di questi luoghi. E’ motivo dunque di orgoglio per gli abitanti essere custodi di questa preziosa eredità e l’occasione può essere importante. La memoria ed il luogo sono geni che ci contraddistinguono, il DNA delle nostre radici non deve essere modificato in nome del presunto progresso, in virtù di una pianificazione territoriale miope, che distrugge la dimensione umana del vivere e dell’appartenere. Il Monumento appartiene al mondo perché è al mondo che guardava, ed i cittadini romani ed in particolare gli abitanti del Quadraro, sono i naturali depositari.

puma