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Il Quadraro libero e resistente

"La borgata ribelle" di Walter De Cesaris, ricostruzione del rastrellamento nazista nel quartiere romano

SARA MENAFRA

Il manifesto, 17-4-04

"Alla fine della ricerca l'elemento che più mi ha colpito della storia della resistenza del Quadraro e di tutta la zona sud est di Roma sta nel carattere popolare di resistenza diffusa tipico di Roma e che forse pochi conoscono". La conosce bene la storia di cui parla Walter De Cesaris. Il suo libro La borgata ribelle (edizioni Odradek, pp. 176, Euro 13, con una prefazione di Sandro Medici) dedicato al rastrellamento nazista nel quartiere Quadraro di Roma è arrivato nelle librerie proprio in questi giorni. Giusto in tempo per le iniziative che, da ieri e fino a domenica, celebrano il sessentesimo anniversario di questa deportazione di massa, poco nota fuori dalla capitale, ma che qui, nel quartiere dove avvenne, è parte della memoria condivisa. Come molte storie di resistenza popolare anche questa del Quadraro è stata a lungo dimenticata dalle istituzioni.
Il primo riconoscimento arriverà domenica prossima (18 Aprile n.d.A.), con una medaglia d'oro al valore civile. Il rastrellamento del Quadraro fu il secondo per numero di arrestati dopo quello del ghetto ebraico. Era l'alba del 17 aprile del 1944 quando 947 "uomini abili" del quartiere vennero rastrellati. Erano tutti i maschi della zona. Il comunicato emesso dal comando tedesco all'indomani dei fatti spiegava che l'azione era una rappresaglia per punire l'ultima azione del "gobbo del Quarticciolo", alias Giuseppe Albano, giovane e leggendario personaggio della resistenza locale che a diciassette anni riuscì più volte a mettere in crisi il comando nazista. Appena una settimana prima Albano, insieme ad altre tre persone, aveva ucciso tre nazisti. Questa versione dei fatti non è mai stata giudicata sufficiente dagli storici. "La verità è piuttosto - racconta oggi De Cesaris - che il quartiere, chiamato da Kappler 'il nido di vespe', era considerato ormai troppo pericoloso per i tedeschi che occupavano Roma. E per di più l'emergenza militare li obbligava a tentare di condurre ai lavori forzati il maggior numero di persone possibile".
Solo indagando più a fondo nella storia del quartiere e della sua vita quotidiana durante la resistenza si capiscono meglio le ragioni di una azione punitiva così feroce, che segue di soli quindici giorni quella delle Fosse Ardeatine e che alla fine costerà la vita a circa cinquecento persone - quante furono quelle che non sarebbero più tornate, dai campi di lavoro di Fossolo prima e della Germania poi. Dopo un paio di mesi passati nei campi di prigionia di Fossoli, infatti, la maggior parte degli internati fu costretta a firmare un foglio di adesione volontaria a una missione di lavoro in Spagna.
La prima e più significativa ragione del rastrellamento del Quadraro, che il libro ricostruisce nel dettaglio, è che il quadrante di Roma sud est all'epoca della guerra e dell'occupazione nazista era la base più sicura della resistenza romana. La sola ottava zona dei Gap aveva da queste parti almeno trecento uomini in armi, come spiegano alcuni dei documenti citati nel volume. Ma poi c'erano la formazione partigiana "il lavoro", legata al gruppo "Pensiero e azione", a sua volta una costola del Partito d'azione. E infine la formazione partigiana "Banda rossi" a sua volta organica ai gruppi trodskisti di Bandiera rossa. Insomma, chiunque avesse a che fare con la resistenza romana in un modo o nell'altro finiva per passare per la zona del Quadraro, uno dei pochi quartieri di Roma che, tra il gennaio e il febbraio del 1944, riuscì a proclamarsi "borgata degli uomini liberi". Ma allora perché per tanti anni la storia del rastrellamento del Quadraro è rimasta esclusa da ogni riconoscimento ufficiale? Perché nepure il fatto che gli internati a Fossoli fossero stati costretti a firmare una adesione "volontaria" ai lavori forzati in Germania è mai stata riconosciuta? "La ragione, secondo me, sta esattemente nel carattere di resistenza diffusa del quartiere. Tra i rastrellati del 17 aprile non ci sono i leader della resistenza romana, spesso intellettuali prestati alla militanza. Ci sono persone comuni, per lo più manovali, piccoli negozianti. Il comunicato del comando nazista - 'sono stati arrestati tutti i comunisti e gli uomini che collaborano con i comunisti' -, mentre venivano arrestati tutti i maschi del quartiere è una sintesi paradossale di ciò che accadeva da quelle parti", conclude De Cesaris.
Sessanta anni dopo, seppure con colpevole ritardo, la cerimonia di domani porrà fine a questa rimozione.



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