Il potere della stupidità
Finalmente dopo trentacinque
anni
Le leggi di Cipolla in inglese
Giancarlo Livraghi novembre 2011
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(migliore come testo stampabile)
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in English
Trentacinque anni dopo la stampa privata riservata a pochi amici, alla fine di ottobre 2011 è stata pubblicata la prima edizione in commercio del testo originale inglese delle Basic Laws of Human Stupidity di Carlo M. Cipolla.
Questa è anche la prima edizione delle Leggi fondamentali della stupidità umana come libro separato. Come è noto, la traduzione italiana è stata pubblicata, insieme a un altro saggio di Carlo Cipolla, nel libro Allegro ma non troppo (1988). E così poi le edizioni in spagnolo e portoghese (2001) e negli anni seguenti in francese, tedesco, galiziano, catalano, greco, turco, ungherese, ceco, rumeno, giapponese e coreano.
Come ho sempre scritto in tutte le edizioni del mio libro, le leggi di Cipolla sono uno dei tre migliori testi che conosco sullargomento. Gli altri due sono A Short Introduction to the History of Human Stupidity di Walter B. Pitkin (1932) e Understanding Stupidity di James F. Welles (1986).
Due altri libri importanti non sono sulla stupidità, ma su un argomento strettamente connesso, perché le cose non funzionano. Parkinsons Law di Cyril Northcote Parkinson (1957) e The Peter Principle di Laurence Peter (1969) come ho spiegato nei capitoli 5 e 6 di Il potere della stupidità.
Il fatto strano è che Carlo Cipolla aveva scritto The Basic Laws of Human Stupidity in inglese, allinizio degli anni 70, ma non era pubblicamente disponibile. Un opuscoletto in fotocopia per pochi amici, nel 1976 una edizione privata di cento copie numerate, di un immaginario editore chiamato Mad Millers come regalo personale a pochi privilegiati.
È difficile trovare copie di quella rara edizione,
ma probabilmente aveva un aspetto simile a questo.
Negli anni seguenti non ci furono altre edizioni in inglese, se non la pubblicazione (non autorizzata) in The Whole Earth Review nel 1987, con la goffa aggiunta di confusivi disegni buffi di James Donnelly.
Quellarticolo fu reso disponibile online nel 2002. Si trova ancora talvolta in qualche sito, nonostante le aggressive proteste delleditore italiano che ne impone la cancellazione per violazione dei diritti dautore.
Continuo a non capire perché siano passati così tanti anni prima della pubblica disponibilità del testo originale. Ma non è troppo tardi, perché le brillanti osservazioni di Carlo Cipolla sono rilevanti oggi come lo erano trentacinque anni fa.
Alcune parti del mio libro sono esplicitamente ispirate (benché con qualche differenza di prospettiva) ai ragionamenti di Cipolla. Come ho spiegato in Il potere sella stupidità, in particolare nei capitoli 7 e 8.
Ma la mia impostazione è diversa dalla sua per due aspetti fondamentali.
Come quasi tutti quando si tratta di stupidità, anche Carlo Cipolla condivide il diffuso concetto che gli stupidi siano «un gruppo di persone nel genere umano». Un gruppo di dimensioni preoccupanti, come spiegato nella Prima Legge di Cipolla. «Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione». Secondo Walter Pitkin, sono quattro persone su cinque. Cioè oggi fra cinque e sei miliardi e in aumento.
Carlo Cipolla afferma che «alcuni sono stupidi e altri non lo sono» e «la differenza è determinata non da forze o fattori culturali, ma dalle mene biogenetiche della natura». Chi è stupido lo è per caratteristiche genetiche perciò è incurabile. È unipotesi sconfortante. Ma, daltro lato, può diventare falsamente consolatoria. Siamo indotti a pensare che lautore e i suoi lettori siano immuni dalla disgrazia genetica. E lo stupido è sempre qualcun altro.
Così, alla finale resa dei conti, «se è impossibile salvarci dalla stupidità, almeno ci possiamo vendicare deridendola». Naturalmente una buona dose di umorismo è sempre utile ma sul potere della stupidità cè poco da ridere.
La mia opinione (condivisa da un altro autore, James Welles) è che siamo tutti, in qualche misura, stupidi e renderci conto della nostra stupidità è il primo e fondamentale passo nel cominciare a capire quella di tutti gli altri e così imparare come si possano prevenire, o almeno ridurre, gli spaventosi effetti del potere della stupidità.
Mi trovo daccordo con Jim Welles anche nella basilare constatazione che la stupidità umana (come lintelligenza) è un «processo di apprendimento» prevalentemente culturale, non genetico. Come «disfunzione cognitiva» la stupidità può essere capita e perciò, almeno in parte, controllata.
Alcune osservazioni estese su questo argomento si trovano in
Cè una definizione della stupidità? e Stupidità: istinto o cultura?Comunque, nonostante le rilevanti differenze, The Basic Laws of Human Stupidity rimane uno dei migliori saggi che siano mai stati scritti su questo difficile argomento. Un libro gradevolmente piccolo con una notevole concentrazione di illuminanti approfondimenti su «una delle più potenti e oscure forze che impediscono la crescita del benessere e della felicità umana».
Sono contento che sia finalmente disponibile a molti più lettori nel mondo.
Alcune annotazioni
È raro che un editore italiano pubblichi
un libro in inglese.
È una curiosa coincidenza
che sia accaduto per due libri sulla stupidità.
Nel
2011 The Basic Laws of Human Stupidity.
Nel 2009 The Power of
Stupidity
Ci sono interessanti osservazioni di Carlo Cipolla
in
Stupidità, ironia e comicità
Commenti un po più dettagliati sulle vicende
di
The Basic Laws of Human Stupidity dal 1976 al 2011
si trovano in
È imbarazzante scrivere sulla stupidità?