Estratto dal “Portolano Italiano”
  compreso nell’edizione italiana del libro Lo zen e l’arte dell’internet
  di Brendan Kehoe (Il Sole 24 Ore, 1996 – seconda edizione 1998)


Netiquette


 
Questo argomento è trattato più ampiamente
nel libro L’umanità dell’internet
e in particolare nei capitoli
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Non solo nei gruppi Usenet ma in tutte le aree di incontro e scambio telematico, e anche nella corrispondenza privata, ci sono comportamenti che è meglio seguire. Non esistono regole fisse, imposte da qualcuno, se non quelle che ciascun sistema può stabilire al suo interno; ma ci sono “usi e costumi” abituali nella rete, e dettati dall’esperienza, che è meglio rispettare, per non dare fastidio agli altri e per evitare spiacevoli conseguenze (come le flame).

Queste usanze sono definite scherzosamente Netiquette, l’etichetta della Net (rete).

Vedi le Netiquette Guidelines del Network Working Group
Fra le edizioni italiane, è simpatica la “seria e semiseria” di Aspide

Ecco alcuni dei concetti fondamentali:

  • Ascoltare prima di parlare

Cercare di capire le abitudini di ogni gruppo o area di discussione, il “filo” degli argomenti in corso, prima di intervenire. Ci vogliono parecchi giorni, anche settimane, per capire: meglio aspettare un po’ più a lungo che entrare a sproposito.

  • Non usare un eccesso di quoting

Limitare la citazione del messaggio cui si risponde al minimo indispensabile. Ci sono persone che riportano per intero un lungo messaggio per aggiungere solo una riga che dice “sono d’accordo” o “non sono d’accordo”. Questa è pessima netiquette.

  • Essere brevi

Le persone che frequentano abitualmente la rete ricevono una grande quantità di messaggi, liste, newsgroup eccetera, e non amano un ingombro eccessivo. Inoltre è faticoso leggere sullo schermo testi molto lunghi. In generale un testo che occupa più di due schermate sul monitor è da considerare “troppo lungo”. Spesso si può dire molto in poche righe.

  • Non fare citazioni lunghe

Quando si consiglia la lettura di un testo, è meglio non citarlo per esteso, ma indicare dove lo si può trovare oppure proporre “chi vuole me lo dica e glie lo mando come messaggio personale” (in questo caso sarà accettabile, anzi gradito, un messaggio “multiplo” mandato alle persone che lo chiederanno).

  • Scusarsi (ma non troppo)

Se si commette un errore, meglio non insistere, ma semplicemente chiedere scusa, soprattutto se è un errore “ingombrante” (come un messaggio troppo lungo, o inserito nel posto sbagliato). Però non vale la pena di scusarsi per una piccola svista, come un errore di ortografia. Errori di questo genere sono accettati quasi sempre senza problemi. È anche opportuno evitare di essere “pedanti”, di correggere gli altri per dettagli secondari.

  • Non fare “risse”

Meglio evitare le flame e meglio non portare mai in un’area pubblica un dibattito privato, specialmente se polemico. Se proprio si considera necessaria una “rissa”, meglio tenerla in uno scambio di messaggi personali.

  • Capire prima di reagire

Può capitarci di leggere qualcosa che ci dà fastidio: ma prima di reagire è meglio pensarci bene. Siamo sicuri che è un’aggressione? È una vera polemica o è uno scherzo? È intenzionale o è un banale errore? Abbiamo capito bene le abitudini, le usanze, il linguaggio del “luogo”? Ci conviene rispondere subito o aspettare un poco per vedere se interviene qualcun altro? La migliore risposta può essere il silenzio, o un messaggio privato? Molte flame si scatenano per un malinteso; e una volta che la “fiamma” della polemica è accesa diventa difficile spegnerla. Meglio pensarci prima.

  • Non fare spamming

Prima di diffondere lo stesso testo in diversi “siti”, o mandarlo a diverse persone, meglio pensarci due volte. Siamo proprio sicuri che interessa a tutti? Una delle cose meno apprezzate nella rete è trovarsi la mailbox ingombra di messaggi “non richiesti”.

  • Non annoiare

Ogni tanto uno scherzo o un argomento “futile” può essere piacevole, soprattutto se è detto in modo divertente. Ma non è il caso di esagerare, specialmente in “luoghi pubblici”, con il racconto di fatti personali o con ciò che a noi sembra divertente ma agli altri magari no. Se una cosa interessa solo a noi o a due o tre amici, meglio scambiarcela in messaggi privati che annoiare tutti gli altri. Accade, purtroppo, spesso che due o tre persone, che si “dilettano” fra loro con argomenti poco interessanti, svuotino uno spazio di dialogo, perché gli altri, annoiati, presto o tardi se ne vanno.

  • Non essere “grafomani”
Non ripetersi, non dilungarsi, non scrivere troppo spesso. È una tentazione diffusa quella di ripetere lo stesso concetto, o mandare “raffiche” di messaggi. Prima di “inondare” una mailbox o un’area di discussione, meglio sempre chiedersi: “ma davvero gli altri troveranno interessante quello che dico”?
  • Badare al “tono”

Molti malintesi nella comunicazione in rete derivano dalla mancanza della presenza “fisica”, delle espressioni e del tono di voce con cui diamo un senso e una tonalità alle nostre parole; e anche della possibilità di correggerci subito se un’altra persona non ci capisce. Per questo sono state inventate le “faccine” :-) e per questo, come abbiamo visto, è sempre meglio scrivere offline. È utile rileggere ciò che si è scritto, prima di spedirlo, e chiedersi: si capisce bene in che tono mi esprimo, se dico sul serio o scherzo, se sono in polemica o sto semplicemente ragionando? Chi non mi conosce, capirà le mie intenzioni?

  • Non usare il “tutto maiuscolo”

Scrivere una parola, o (peggio) una frase IN LETTERE MAIUSCOLE è considerato l’equivalente di “urlare”: quindi una villania. Se si vuole mettere in evidenza una parola è meglio farla precedere e seguire da una sottolineatura _ o un asterisco * come per esempio _evidenza_ o *evidenza*. L’uso del “tutto maiuscolo” è da evitare nei titoli come nei testi.

  • Scegliere bene il titolo

Specialmente nei gruppi di discussione o liste che sono lette da molte persone, la scelta dei titoli è importante: il titolo dovrebbe riflettere il più chiaramente possibile il contenuto del messaggio. Spesso nella grande mole di corrispondenza si fanno ricerche “per titolo” (che possono essere fatte “manualmente“, cioè scorrendo tutti i titoli, o “automaticamente”, cioè usando una “chiave di ricerca”). Una cattiva abitudine, purtroppo molto diffusa, è quella di seguire distrattamente il meccanismo automatico, offerto dagli OLR, di usare come titolo quello del messaggio cui si risponde, preceduto da “Re:”. Se questo di solito funziona per la prima risposta, quando il dibattito si allunga perde progressivamente senso: è facile che al quarto o quinto messaggio intitolato “Re: cavoli” si stia parlando di merenda.

  • Non “chiedere aiuto” inutilmente

Di solito le richieste di consiglio e aiuto tecnico vengono accolte con simpatia. Ma è meglio evitare di fare domande inutili, come chiedere spiegazioni che è facile trovare in un manuale (che sia un manuale “stampato” o il help contenuto in quasi tutti i programmi) o in un “sito” che raccoglie quel tipo di informazioni. Spesso in un’area di discussione tecnica può accadere che sia già stata data una risposta alla domanda che vorremmo fare: meglio leggere all’indietro, o usare una delle “chiavi” di ricerca che molti programmi consentono, per scoprire se la risposta c’è già. Questo fa risparmiare tempo a noi - e soprattutto agli altri. È importante anche capire “dove” fare una domanda. Anziché chiedere nel “primo spazio che capita” è meglio verificare dove ci sono aree dedicate all’argomento che ci interessa (e dove, probabilmente, troviamo la risposta bell’e pronta).

  • Rispettare la privacy

Non è corretto citare “in pubblico” messaggi privati senza il consenso di chi li ha scritti. C’è ovviamente una differenza fra una legittima citazione e una violazione della riservatezza, che non è difficile valutare in base al normale “buon senso” e alle regole abituali della cortesia.

  • Non essere impazienti

Non possiamo aspettarci di ricevere sempre una risposta immediata. Solo in teoria i messaggi in rete viaggiano “alla velocità della luce”. Il percorso non è semplice, spesso è tortuoso. Un messaggio può arrivare in pochi minuti o parecchie ore. Talvolta un “ingorgo” in nodo della rete può causare un ritardo di giorni. Non tutti leggono frequentemente la loro mailbox. Non tutti hanno computer portatili o sistemi di collegamento “fuori sede”. Ognuno ha i suoi impegni, non sempre ha il tempo di risponderci. Inoltre, se il destinatario del nostro messaggio ha molta corrispondenza o è abbonato a molte liste o gruppi di discussione, la sua “cassetta della posta” può essere molto affollata.

A proposito di netiquette, e delle “sindromi” in cui si può cadere nell’uso della e-mail, è illuminante e tuttora di attualità ciò che scriveva Umberto Eco nella sua “Bustina di Minerva” su L’Espresso del 22 marzo 1996.

... parlando faccia a faccia si fa capire con gli occhi se si sta parlando per gioco, e di solito si scrivono lettere a persone che si conoscono bene; la l’e-mail ci pone in contatto con sconosciuti, talora appartenenti a culture di cui non conosciamo il senso dell’umorismo, ed è bene andar cauti.

La distanza e la rapidità pongono altri problemi psicologici. Per esempio: si è portati a essere invadenti, a sollecitare dieci volte la risposta, mentre con una lettera si sarebbe stati tranquilli ad attendere. Tra gli inconvenienti della rapidità, eccone uno che illustrerò con un caso recente, e vero. Un tale (lo chiameremo Pasquale)... viene inviato all’estero per una missione di fiducia, e si tiene in contatto con i colleghi via e-mail (ha appena imparato a usarla). Un amico gli comunica (via e-mail) che gli è stato fatto un torto...

Quando ci arrabbiamo per una presunta ingiustizia, nel momento dell’ira siamo disposti a dire che chi ci ha fatto il torto è un imbecille, che “quelli” non ci hanno mai capito, che ci hanno fatto passare davanti dei leccapiedi, e ci viene voglia di mandare tutti al diavolo. Poi di solito si lascia sbollire l’ira, si chiede un colloquio... si domandano spiegazioni. Se si è lontani si scrive una lettera, la si rilegge prima di spedirla, la si corregge per rendere il tono più efficace.

Invece Pasquale ha ricevuto la notizia e immediatamente (e-mail è così comodo) ha scritto al responsabile del presunto torto trattandolo da mascalzone, facendo insinuazioni sulla sua correttezza professionale, accusandolo di aver concesso favori aziendali in cambio di prestazioni sessuali da dipendenti di ambo i sessi, e quando quello ha risposto irritato (via e-mail) chiedendogli se era matto, Pasquale ha rincarato la dose... E siccome un messaggio e-mail può essere inviato contemporaneamente a più persone, Pasquale ne ha inviato copia al capo dell’azienda...

Ovviamente la vicenda di Pasquale si conclude non solo con una violenta flame, ma con gravi conseguenze per la sua vita professionale. Un buon esempio di quanto possano essere pericolose le violazioni della netiquette, e di quanto sia importante scrivere offline e rileggere prima di spedire. Umberto Eco attribuisce questo tragicomico episodio a una persona che “ha appena imparato a usare l’e-mail” – ma la verità è che errori del genere vengono commessi abbastanza spesso anche da persone che hanno, o credono di avere, molta esperienza nella rete.

Il “tu telematico”

Un problema di netiquette che non esiste in inglese è l’uso del tu.

Sembra che non ci sia, in Italia, una “prassi” del tutto “consolidata”.

La tendenza prevalente è l’uso del tu in tutti i messaggi in rete, cui non sempre segue automaticamente la stessa forma amichevole quando ci si incontra di persona. La maggior parte delle persone tende a trasferire il tu anche nell’incontro “fisico” o telefonico; alcuni invece, specialmente se lo scambio è professionale e non personale, quando passano al colloquio “a voce” usano il lei.

Ci sono, specialmente fra i “nuovi arrivati”, persone che usano il lei anche in rete. Si può immaginare che l’uso del tu sia più frequente fra i giovani, ma non è sempre così. Più che dall’età dipende dalle abitudini personali e dal tipo di relazione.

In sostanza, l’uso prevalente rimane il tu ma ogni persona è libera di scegliere il modo che preferisce; e anche in questo è bene non “imporre” il proprio stile ma tener conto del comportamento delle altre persone.

Il problema delle lettere “accentate”

La rete è stata concepita per comunicare in inglese: una lingua in cui non si usano gli accenti. Il risultato è che i testi su Internet si possono trasmettere solo con la gamma “ristretta” dei caratteri ASCII, che comprende tutte le lettere dell’alfabeto, tutti i numeri e i normali segni di punteggiatura, più alcuni simboli come @ $ % & * eccetera; ma non le lettere con l’accento.

Questo significa che parole come perché o però o così possono arrivare deformate non solo se si scrive a un indirizzo fuori dall’Italia, ma anche nella corrispondenza fra italiani. Anche se il singolo sistema accetta le lettere accentate, queste cambiano se passano sulla rete e arrivano a un altro sistema; così come cambiano se si converte un testo da un editor a un altro, o da un word processor a semplice testo (questo problema non si nota nel caso delle pagine Web, perché il linguaggio HTML permette l’uso di tutti i caratteri ASCII “estesi”, comprese le lettere accentate; ma quando un testo si trasferisce da HTML a un altro codice di scrittura il problema si ripropone).

Ci sono programmi, di sviluppo recente, che permettono di trasmettere le accentate nei messaggi in rete: come MIME Quoted-Printable e Base64. Molti OLR li usano automaticamente.

Ma la soluzione migliore è una, e molto semplice. Per nostra fortuna l’italiano (a differenza altre lingue, come il francese o lo spagnolo) pone gli accenti sempre alla fine della parola. Per evitare problemi nella comunicazione in rete basta prendere l’abitudine di usare l’apostrofo al posto delle lettere accentate: cioè scrivere perche’ o percio o cosi’.

Sigle

Nella corrispondenza in rete (sia personale, sia in aree di discussione) ricorrono abbastanza spesso sigle, tutte derivate dall’inglese, che può essere utile conoscere, perché sono usate abitualmente anche da chi scrive in italiano. Alcune sono espressioni della normale corrispondenza inglese, altre sono proprie della rete.

Nella telematica, come nell’informatica, è molto diffuso l’uso di sigle o di “acronimi”; in modo così esagerato da indurre spesso all’ironia. Per esempio la sigla PCMCIA (che in realtà significa Personal Computer Memory Card International Association) è scherzosamente interpretata come People Can’t Memorize Computer Industry Acronyms: “la gente non riesce a ricordare le sigle usate nel mondo dei computer”.

Alcune delle sigle contengono parole “volgari”, che talvolta, con una certa pruderie, gli americani abbreviano o interpretano in modo diverso.

AKA Also Known As – lo pseudonimo o “nomignolo” di una persona (o il nome “vero” di qualcuno di cui si conosce l’alias) o anche semplicemente un modo diverso di dire la stessa cosa.

ASAP As Soon As Possible – “il più presto possibile”

BTW By The Way – “a proposito”, o “fra parentesi”.

FWIW For What It’s Worth – “per quello che vale”.

FYA For Your Amusement – “per divertimento”.

FYI For Your Information – “per informazione”.

IMHO In My Humble Opinion – “secondo me” (letteralmente “secondo la mia umile opinione“, ma spesso “umile” è inteso in senso ironico). Ci sono varianti, di uso meno frequente, come IMO (In My Opinion), IMCO (In My Considered Opinion) e anche IMNSHO (In My Not So Humble Opinion).

IOW In Other Words – “in altre parole”.

OTOH On The Other Hand – “d’altra parte”.

PITA Pain In The Ass – persona noiosa, rompiscatole (per pruderie alcuni, nell’interpretare questa sigla, scrivono A**)

POV Point of View – “punto di vista”.

ROTFL Rolling On The Floor Laughing – “mi rotolo per terra dalle risate” (di solito usato non come insulto, ma come apprezzamento di un’osservazione umoristica).

RSN Real Soon Now – letteralmente “fra poco tempo׆; ma abitualmente usato in senso ironico, per intendere “chissà quando” o “probabilmente mai”.

RTFM Read The Fucking Manual – “leggi il fottuto manuale”. Viene detto di solito a chi chiede troppe spiegazioni tecniche invece di cercare di cavarsela da solo. Può significare anche Read The Fucking Message cioè “non hai capito bene e stai rispondendo a sproposito” o “leggi meglio ciò che è già stato scritto”. Per “eufemismo” la sigla viene interpretata anche come Read TheFine Manual o Read The Fantastic Manual.

SNAFU Situation Normal, All Fucked Up – forma gergale abbastanza diffusa in America, che pare sia nata nella marina militare. È un modo scherzoso per definire una situazione confusa, problematica o pasticciata.

TIA Thanks In Advance – “grazie in anticipo”

TIC Tongue In Cheek – “sto scherzando”

Ci sono molte altre variazioni di sigle, di uso meno frequente, fra cui le più “pittoresche” sono probabilmente quelle usate nei gruppi “singles” di Usenet, che vanno da un semplice LJBF (Let’s Just Be Friends – cerchiamo di essere soltanto amici) o LAFS (Love At First Sight – amore a prima vista) o NIFOC (Nude In Front Of The Computer nudo, o nuda, davanti al computer) fino a WFYITBWNBLJO (Waiting For You In The Bathtub Wearing Nothing But Lime Jell-O – “ti aspetto nella vasca da bagno senza altro addosso che una gelatina al limone”).

Alcune sigle nuove, che stanno emergendo nel mondo dei teenager americani, sono citate nel bel libro di Don Tapscott, Growing Up Digital. Per esempio JC (Just Curious – solo per saperlo); BMF (Biting My Fingerlails – mi mordo le unghie); BRB (Be Right Back – torno subito); BBL (Be Back Later – torno più tardi); LOL (Laughing Out Loud) o LMAO (Laughing My Ass Off) per esprimere una forte risata; una variante del tradizionale ROTFL è ROTFLMAO (Rolling On the Floor Laughing My Ass Off ). Un’altra abitudine diffusa è l’uso di parole fra asterischi (invece delle “faccine”) per esprimere un’emozione, come *wink* (strizzata d’occhio) o *smile* (sorriso) o *hug* (abbracciare) o *blush* (arrossire).

Gergo

Ci sono alcune parole inglesi che ricorrono spesso anche nei testi italiani. Fra le più comuni:

Flame

Attacco violento, lite (specialmente se si svolge in pubblico, cioè in una lista, o forum, o newsgroup dove leggono anche altre persone oltre ai litiganti). Queste “risse” sono considerate una violazione della netiquette. Spesso la flame consiste in un attacco collettivo contro qualcuno che si comporta in modo diverso da quello abituale in quel gruppo, e considerato scorretto.

Newbie

Una persona “nuova” della rete, che non sa ancora come comportarsi.

Off topic

Fuori tema. Si dice quando in una conferenza o gruppo di discussione qualcuno parla di cose diverse, che sarebbero più appropriate in un’altra sede. Qualcuno scherzando in italiano dice “fuori topo”: lo scherzo non è così sciocco come può sembrare, perché topos in greco è “luogo”.

Quote, o quoting

Le “citazioni” che si usano nella risposta a un messaggio. Come vedremo, un uso eccessivo di quote, o overquoting, è un comportamento fastidioso

e contrario alla netiquette.

 

Spam o spamming

Ripetizione dello stesso messaggio o diffusione dello stesso testo in troppe sedi diverse . Anche questa è una violazione della netiquette, fastidiosa in ogni caso ma considerata particolarmente irritante quando si tratta di proposte commerciali.

Sysop o Sysadmin

(System Operator o System Administrator). Il gestore di un nodo telematico. Di solito si parla di Sysop nel caso di piccoli BBS e di Sysadmin nel caso di servizi di maggiori dimensioni.

Webmaster

La persona responsabile di un sito web.

“Faccine”:-)

Anche in Italia è diffuso l’uso dei cosiddetti smileys, o emoticons, che in italiano sono noti come “faccine”. La forma più comune è il sorriso :-) ma è spesso usato anche il suo contrario :-( per esprimere un’emozione negativa.

Molti usano forme “abbreviate” di “faccine”, come :) o :( e anche altri segni, come :-| che indica perplessità e ;-) che indica una strizzata d’occhio.

La variazione delle “faccine” può essere infinita; nella “Bibbia del Modem” di Giorgio Banaudi ne sono elencate più di 100, ma ciascuno può elaborarne altre secondo la sua fantasia.

Nello stesso libro si possono trovare molti esempi di “disegni ASCII”, cioè immagini create usando lettere, numeri e altri simboli.

Fra i più comuni ci sono la freccia...

------->

... e la rosa...

@>--’--,--

... ma ci sono tante altre immagini, come l’omino che si affaccia...

‘’’
(o o)
----ooO-(_)-Ooo----

... o l’infinita serie di disegni sviluppati sul tema della “mucca”...

            (__)
            (oo)
  /---------\/
 /|        ||
* ||-------||
  ||       ||
  ^^       ^^

... il mitico cane che da quindici anni è il simbolo della rete FidoNet...

                   /  \
                  /|oo \
                 (_|  /_)
                  __@/_ \   _
                 |     | \  \\
                 | (*) |  \  ))
   ______        |__u__| / \//
  / FIDO \        _//|| _\  /
 (________)      (_/(_|(___/   (tm)

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... o altre elaborazioni anche molto più complesse.

Certo forme d’arte molto modeste rispetto alla ricchezza di “grafica” che offre oggi la World Wide Web: ma una prova di come la fantasia possa esprimersi dovunque, e l’abbia fatto nella rete, anche con mezzi tecnici molto limitati.

 

Forse questa piccola, simpatica arte sarà dimenticata, man mano che le tecniche (e la qualità dei collegamenti) renderanno sempre più facile la trasmissione in rete di disegni e fotografie; ma non è male ricordare che esistono tanti modi per trasmettere nella rete usando il “puro testo”, che è estremamente meno ingombrante, e perciò più facilmente trasferibile.

 



DOCUMENTAZIONE

La Netiquette
Articolo apparso su Il mercante in rete n.7 (agosto 1997)

Stiamo dimenticando la Netiquette?
Tratto da I garbugli della rete n.17 (novembre 1997)

L’umanità dell’internet
Il libro citato all’inizio (aprile 2001)

Il morbo di powerpoint
Un articolo in Offline (marzo 2004)

La netiquette e altre cose utili
Un’altra sintesi dell’argomento (novembre 2005)

 

   
 


Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it
   
 

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