I Garbugli della Rete - 2
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Ci sono parole, usate spesso sui giornali, che mi danno fastidio perché sono trucchi. Se un decimo delle cose che chiamano mozzafiato mi facesse perdere un millisecondo di respiro, sarei morto cento volte di asfissia. Unaltra parolina acchiappagonzi è ben. Se scrivessi che con un semplice paranco sollevo ben trecento chili, un lettore affrettato penserebbe che sono il gemello di Maciste. Il trucco di ben è una finzione logica: il paragone col nulla. Se dico ben, se ne deduce che devessere tanto; così come se dico solo si immagina che sia poco. In relazione a cosa, non si sa... Un trucco analogo è stato usato per costruire un articolo di copertina su lEspresso del 10 maggio. Scusate il ritardo (questa è una rivista mensile) ma non è lunico esempio e il fenomeno non si esaurisce in un mese o due. Lo scopo è cercare una scusa per farsi leggere, trovare il modo di incuriosire... che cosa meglio del sesso, che offre anche loccasione per mettere lennesima ragazza seminuda in copertina? Dice larticolo che cè moltissimo sesso in rete, tanto è vero che ci sono almeno 600 siti web dedicati allerotismo (un altro trucchetto, meno ovvio di ben, ma con lo stesso effetto). Credo che si sbaglino. Solo 600? Su 300.000 sono veramente pochi. Se fosse quella la quota di voce del sesso in rete, avremmo a che fare con una delle comunità meno erotiche di tutta la storia dellumanità. Dicono anche che i siti erotici sono chiusi: devi iscriverti e pagare per poter vedere le figure. Non so chi lo faccia, se non vive in Arabia Saudita, visto che è più semplice comprarle dal giornalaio; ma soprattutto non capisco di che cosa si preoccupano censori e puritani. Quanti bambini hanno un conto in banca che nessuno controlla? Quello che succede davvero, se qualcuno va a cercare sesso in rete, fu raccontato con molto spirito da Umberto Eco in una delle sue bustine di Minerva (guarda un po, sullo stesso settimanale) dove spiegava che forse si trova qualche cosa di piccante, ma è più facile imbattersi in puritani che ti aspettano al varco per sgridarti. Qualcuno a questo punto si starà chiedendo che cosa centrano
Gutenberg e Manuzio, ma adesso ci arriviamo. Umberto Eco ha spiegato, in unaltra bustina, che un certo abuso di icone e di immagini non solo ci tratta da analfabeti, ma invece di renderci la vita più facile finisce col complicarcela. Sarei felice se qualcuno mettesse su un cd-rom una bella enciclopedia, anzi magari più di una insieme. Avrei con meno spesa, ma soprattutto meno ingombro, una possibilità di esplorazione veloce su diverse voci, senza dover ogni volta rischiare unernia per tirar giù qualche enorme tomo da uno scaffale. Invece... ci rifilano enciclopedie con enormi masse di grafica, spesso inutile, e poco contenuto. Sarà anche divertente, se vado a cercare la voce Zambia, ascoltare linno nazionale, vedere la bandiera, un paio di paesaggi e qualche esempio di arte locale. Ma non se questo riduce di migliaia di parole il testo, e così linformazione che cercavo non cè. Quando avremo cd-rom da 10 gigabyte ci sarà posto per tutte e due le cose. Ma con le dimensioni di oggi preferirei più contenuto e meno sghiribizzi. Eccoci così a Gutenberg e Manuzio. Lera di Gutenberg è finita; quella di Manuzio no. Johann Gutenberg era un tecnico: inventò il modo di riprodurre caratteri mobili, fondendoli in piombo. La sua tecnica è stata usata fino a pochi anni fa. Con i sistemi di fotoincisione di oggi, è caduta in disuso. Aldo Manuzio era un umanista, un uomo di cultura. Inventò leditoria. Fu il primo a scoprire le cose nuove che si potevano fare stampando libri. Fu il primo a produrre edizioni critiche di testi classici. Inventò anche il primo carattere da stampa, laldino, di cui sono figli o pronipoti i caratteri che usiamo oggi. La sua invenzione è ancora di grande attualità. Non è morta, e neppure moribonda, la carta stampata. E anche la comunicazione elettronica si basa soprattutto sulla parola scritta. Può essere piacevole (talvolta utile) accompagnare un testo con suoni e immagini; ci sono, da sempre, libri illustrati. Ma la rete non è la televisione. Lo strumento fondamentale è la scrittura. Può darsi che chi va per la prima volta sulla web trovi divertente dare una sbirciata a un po di immagini, erotiche o non. Ma (data anche la lentezza con cui le immagini si formano sui nostri monitor) si stuferà presto. Non starà a lungo in rete se non troverà qualcosa che ha voglia di leggere o scrivere. Note: LEspresso ha ripetuto la stessa sciocca esercitazione
sul sesso in rete, con affermazioni strabilianti quanto
assurde e irreali, in un articolo di Sandra Cecchi pubblicato nel numero
del 26 ottobre 1997. Anche questa volta il bizzarro servizio ha
avuto lonore della copertina. Sul tema libri e rete vedi anche
il garbuglio di settembre 1997. |
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Post scriptum
Per quanto riguarda Gutenberg e Manuzio vedi La stampa in Cenni di storia dei sistemi di comunicazione.
luglio 2004Per quanto riguarda il sesso dopo otto anni continuano a imperversare le stesse fandonie. Oggi i siti web sono decine di milioni e ovviamente sono numerosi quelli dedicati a temi sessuali. Ma non è credibile che siano più delluno o due per cento del totale, mentre molti continuano a diffondere lopinione che siano una presenza dominante. (Vedi Bufale, piagnistei e demonizzazioni).
È vero, invece, che le proposte di genere sessuale sono una fonte di esteso e fastidioso spamming spesso accompagnato da attività truffaldine (vedi Spam e scam).