Rosa dei venti

I Garbugli della Rete - 15
settembre 1997

Croce e delizia: i libri digitali

 
 
 
 

Devo confessare che in fatto di libri non sono obiettivo. Mi piace averli intorno. Anche quando non li leggo, mi tengono compagnia. Ma spero che non solo a un inguaribile “bibliofilo” interessi ciò che succede ai libri in elettronica.

In una delle sue rare apparizioni televisive, Umberto Eco presentava Il Settecento su cd-rom. Un’allieva gli chiese perché l’opera non contenesse più scene in movimento, come un film in cui Robespierre raccontasse il suo ruolo nella rivoluzione. Con molto spirito e apertura, Eco rispose che si può fare tutto, anche spiegare Hegel con un fumetto di Paperino; ma non è bene mescolare troppo i generi.

Quella ragazza sembrava intelligente e preparata. Ma rifletteva un’opinione diffusa: che se si produce un’opera su cd-rom la cosa più importante sia infarcirla di immagini, suoni e animazioni.

So di essere “controcorrente”, ma secondo me è un errore. Mi è piaciuto vedere, in un cd-rom su Leonardo, le sue macchine in movimento: cosa che non avrei mai potuto vedere in un libro. Ma quando mi sono accorto che non potevo rivedere quel cd-rom senza sorbirmi ogni volta una sequenza iniziale, con un testo parlato e scritto che già conoscevo... l’ho messo via e non l’ho mai più usato.

Se leggo un romanzo o un saggio, trovo più pratico e piacevole averlo “su carta”. Per un testo di consultazione, invece, è evidente il vantaggio di una struttura ipertestuale. Ma se si badasse un po’ più all’utilità e un po’ meno agli “effetti”, non si sacrificherebbe l’approfondimento a immagini, suoni o animazioni non necessarie.

Un editore può dire «Tutte storie, è quella la roba che si vende». Ma è proprio vero? Se un giorno si confrontassero due enciclopedie, una più scenografica, l’altra più ricca di contenuti, siamo sicuri che non vincerebbe la seconda?

Con gli enormi dischi di domani, forse si potrà fare l’uno e l’altro. Ma l’esperienza dimostra che se si aumenta la capienza qualcuno inventa “effetti” ingombranti per riempirla. Non credo che si arriverà a una forma “matura” di editoria elettronica se non si darà il predominio ai contenuti e al servizio ai lettori invece che agli effetti “decorativi”.

Ci potremmo anche chiedere se il veicolo migliore, per i libri di consultazione, sia il cd-rom o la rete. Credo che questo dipenda dalla frequenza con cui un argomento richiede di essere aggiornato.

Su un tema a aggiornamento “lento”, rimane probabilmente più semplice offrire un abbonamento e mandare un nuovo cd-rom una volta all’anno (ma non, come alcuni fanno, pretendere che si compri daccapo tutta l’enciclopedia pagandone interamente il prezzo). Invece, su temi specialistici dove l’aggiornamento può essere mensile o settimanale... non è più funzionale dare la base su un supporto fisso e gli aggiornamenti in rete?

Alcuni lo stanno facendo. Ma per ora sono pochi. E se pensiamo che c’è chi non vende il cd se non a chi compra, a un prezzo ovviamente alto, anche l’enciclopedia “cartacea” ...

Ma se parliamo di libri in elettronica non possiamo ignorare un altro aspetto: il lavoro (secondo me importantissimo) che stanno facendo varie organizzazioni, come il progetto Gutenberg negli Stati Uniti e il progetto Manuzio in Italia: la “digitalizzazione” di opere classiche.

Qualcuno potrebbe chiedermi: ma se preferisci leggere i libri “in carta”, a che cosa serve il libro digitale?

Serve a molte cose. Per esempio ad avere subito il testo quando non si è nel posto dove c’è un certo libro. E poi alla consultazione. Se sto cercando un verso della Divina Commedia o dell’Orlando Furioso, e non ricordo in che canto è; o un passo di un filosofo, e non so a che pagina del libro...

Credo che alcuni “puristi” all’antica possano arricciare il naso. Troppo comodo... vai in cerca di citazioni per evitare di leggere e capire l’opera. Secondo me sbagliano. Di qualsiasi risorsa si può fare un uso cretino, ma questo non vuol dire che sia cretina la risorsa. Se uno studente pigro facesse un’esercitazione spizzicando sul computer un libro che non ha letto né capito, un buon professore non se ne accorgerebbe?

Insomma spero di non perdere mai la piacevole compagnia dei libri sugli scaffali; ma mi piacerebbe averne molti anche su dischetti o nel hard disk del computer. E sarei felice di liberarmi delle ingombranti vecchie enciclopedie e opere di consultazione se potessi avere tutti quei contenuti, comodi e aggiornati, in elettronica.

Chi mi conosce sa che sto ripetendo un ritornello... le tecniche sono buone, se sono applicate bene e pensando a chi le dovrà usare. Peccato che quel “se” sia grande come una montagna... e che si debba soffrire perché qualcuno ha pensato all’ingegneria del software, o a un po’ di “effetti speciali”, invece di pensare a noi.


 

   
 
Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it
  luglio 1997
 



Post scriptum – luglio 2004
 
Sono passati sette anni.  Uso ancora le vecchie enciclopedie
e ne ho anche comprata una nuova – di carta (24 volumi).
Ho buttato via montagne di cd-rom che mi avevano regalato
(o che avevo commesso l’errore di comprare).

Le rutilanti ambizioni dell’editoria elettronica sono tramontate.
Le pubblicazioni su “supporti fissi” non sono del tutto defunte,
ma limitate a “nicchie” ristrette.  I motivi sono principalmente tre.
La scarza qualità e funzionalità di molte opere pubblicate su cd-rom.
La praticità, finora insostituibile, della carta stampata.
E la “concorrenza” della rete, che per molti usi è più efficiente.


indice
indice dei garbugli

Home Page Gandalf
home