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PubbliAccesso

 

Centro Nazionale per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione

 


 

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Presentazioni

Viviamo in una società post-industriale basata non più sulla produzione ma sull'informazione, dal momento che questa è oggi in grado di creare i maggiori valori economici. Si aggiunga che essa opera in tempi assai rapidi, visto che viaggia sempre più velocemente, e che, mentre i tradizionali manufatti sono fruibili da un numero limitato di persone, le idee e le informazioni sono fruibili da tutti. Una trasformazione così radicale, con i suoi pesanti impatti sulle economie, sulle società, sulle abitudini, insomma sul nostro quotidiano vivere, è stata consentita dall'avvento delle nuove tecnologie ICT (Information and Communication Technology).

Le nuove tecnologie, ed in particolare l'informatica, consentono strumenti e soluzioni di notevole efficacia: se correttamente usate sono validi strumenti di conoscenza e di produttività. Le loro potenzialità sono però tali da richiedere una particolare attenzione da parte degli addetti ai lavori nei confronti di coloro che, per un qualsiasi motivo, non possono servirsene adeguatamente.

Non usufruire delle stesse opportunità, soprattutto quando si tratta di informazione e di conoscenza, crea infatti forme di emarginazione che rappresentano uno dei sintomi di democrazia imperfetta. Occorre dunque che anche le categorie più deboli possano utilizzare a pieno sia i servizi offerti dalle reti informatiche al cittadino, sia gli strumenti ormai presenti presso ogni posto di lavoro. È un diritto che una società civile deve poter garantire. Rinunciarvi significa non solo limitare significativamente i propri valori di riferimento ma, soprattutto, esercitare una discriminazione, e quindi una violenza, negando a quote di cittadini servizi ed opportunità che, tra l'altro, sono sostenuti dall’intera collettività. Chi ha responsabilità di Governo non può non porsi un chiaro obiettivo: la società basata sulle tecnologie dell'informazione deve essere per tutti, deve essere accessibile.

Si rende così necessaria una cultura dell'accessibilità, intesa come capacità dei sistemi informatici di erogare servizi, informazioni e prestazioni fruibili anche verso le categorie più deboli quali, in particolare, i disabili e gli anziani.

La rimozione delle barriere informatiche richiede certamente una fase di conoscenza e di condivisione del problema ma non è riducibile alla sola maturità dei singoli o delle comunità; l'esperienza insegna che l'accessibilità alle tecnologie non può essere garantita senza un intervento attivo. Alla Pubblica Amministrazione spetta un ruolo primario nell'individuare e promuovere soluzioni che migliorino la qualità della vita privata e professionale delle categorie svantaggiate.

Con l'obiettivo di dar vita ad una società senza esclusi, il Ministro per l'Innovazione e le Tecnologie ha seguito con particolare attenzione le problematiche dell'accessibilità, ritenendolo elemento qualificante del proprio programma. Le rilevazioni acquisite, i contributi dei gruppi di studio, le esperienze maturate, i pareri degli esperti sono confluiti in un Libro Bianco, pubblicato all'inizio di questo anno, che è al tempo stesso un punto di arrivo, in quanto fotografia di una realtà, e punto di partenza, in quanto proposta di piano di lavoro.

In un anno particolare, che l'Unione Europea ha voluto definire "del disabile" con l'intento di promuovere le attenzioni e le iniziative dei vari Governi, abbiamo avuto il piacere di constatare, anche in occasione dell'ultimo incontro internazionale di Cernobbio, che l'Italia può vantare sul tema una posizione di eccellenza. Le norme che già regolamentano l'accessibilità e la proposta di legge attualmente in discussione alle Camere sono tra i primissimi esempi di legislazione nazionale.

In parallelo il Ministro ha promosso l'istituzione di una "Commissione Interministeriale permanente per l'impiego delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione a favore delle categorie deboli o svantaggiate" che è stata varata dal Consiglio dei Ministri nel luglio 2003.

Nei confronti dei sette Ministri competenti (Innovazione e Tecnologie, Pari Opportunità, Lavoro e Politiche Sociali, Comunicazioni, Politiche Comunitarie, Salute, Istruzione, Università e Ricerca) questa Commissione ha molti compiti ma tutti finalizzati ad un preciso obiettivo: quello di garantire ad ogni cittadino l'uso degli strumenti informatici in quanto opportunità di inserimento sociale e professionale. Poiché è importante non solo "fare" ma anche "informare", nel contesto di una più vasta campagna di sensibilizzazione, è stata programmata anche una collana di Quaderni che raccolgono norme tecniche o legislative nonché esperienze e realizzazioni attinenti la suddetta problematica.

Questa prima pubblicazione vuol essere una sintetica guida dedicata alle principali normative emanate a livello europeo sul tema della non discriminazione e dell'integrazione sociale con riferimento alle nuove tecnologie. Pur non pretendendo di essere esaustiva, si propone di offrire una panoramica delle raccomandazioni e degli indirizzi consolidati a livello sopranazionale, in parte già recepiti nelle legislazioni dei singoli Paesi.

Il Presidente della Commissione interministeriale permanente
Prof. Ing. Pierluigi Ridolfi


 

 

Il principio delle pari opportunità per tutte le persone rappresenta un valore posto a fondamento delle politiche dell'Unione europea. Infatti l'articolo 6 del Trattato sull'Unione europea sancisce un'Unione fondata sui principi di libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani quali principi comuni a tutti gli Stati membri e la Carta dei diritti fondamentali dell'UE bandisce, all'articolo 21, qualsiasi discriminazione fondata sulla disabilità e all'articolo 26 riconosce il diritto delle persone con disabilità a trarre beneficio da misure pensate per garantire la loro indipendenza, integrazione sociale e occupazionale cioè la loro partecipazione alla vita della Comunità.
L'articolo 13 del Trattato che istituisce la Comunità europea attribuisce al Consiglio le necessarie competenze per prendere provvedimenti per "combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali".

Su queste basi, l'ordinamento comunitario, con una significativa accelerazione nell'ultimo quinquennio, ha costituito un corpo di disposizioni capaci di disegnare con chiarezza l'indirizzo delle politiche comunitarie con riferimento alle persone con disabilità.
Il vertice di Lisbona della primavera del 2000 ha evidenziato il collegamento fondamentale tra la forza economica dell'Europa e il suo singolare modello sociale e ha indicato come uno dei principi guida della politica europea per il prossimo decennio la necessità di rafforzare il ruolo della politica sociale quale fattore produttivo.
Le politiche sociali europee hanno, da sempre, svolto un ruolo centrale nella costruzione della forza economica dell'Europa attraverso lo sviluppo di un modello sociale che ha dato prova di flessibilità e dinamicità nell'affrontare i rapidi cambiamenti che hanno contraddistinto l'economia e la società europea. Le persone con disabilità rappresentano circa il 10% della popolazione e questo significa che nell'Unione europea ci sono circa 37 milioni di persone con disabilità e, in una Europa a 25, diventano circa 50 milioni. Se si aggiungono le famiglie che ruotano attorno a questi cittadini si identifica un gruppo significativo di cittadini europei al quale l'Unione deve saper assicurare un significativo miglioramento della qualità della vita.

La politica a favore delle persone con disabilità è soprattutto di competenza nazionale. Tuttavia le iniziative comunitarie, alcune delle quali con carattere vincolante per gli Stati membri e altre di natura più politica, influenzano sempre di più le politiche nazionali che devono tener conto, anche, della crescente competenza delle Regioni e degli enti locali.

Il 3 dicembre 2001 il Consiglio dell'Unione ha approvato la decisione di proclamare il 2003 l'anno europeo delle persone con disabilità.
Tra gli obiettivi principali indicati nella decisione figurano la sensibilizzazione, della società nel suo complesso, ai diritti delle persone con disabilità in linea con i relativi riferimenti presenti nella Carta dei diritti fondamentali dell'UE.
Per costruire un'Europa senza ostacoli per le persone con disabilità e garantirne una adeguata inclusione sociale è necessario che gli Stati membri mettano in atto iniziative per promuovere la loro occupazione e integrazione sociale, assicurare pari opportunità nel settore dell'istruzione e della formazione, migliorare l'accesso alla società dei saperi ed infine sfruttare le possibilità offerte dalla società dell'informazione.

L'istituzione, da parte di Ministri competenti, della "Commissione interministeriale permanente per l'impiego delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione a favore delle categorie deboli o svantaggiate" rappresenta un impegno del Governo italiano a dare risposte adeguate ad una politica sociale che investe non solo livelli di sensibilità nazionale ma anche crescenti responsabilità comunitarie.

Il rappresentante del Ministro per le Politiche Comunitarie
In seno alla Commissione interministeriale permanente
Dott.ssa Armanda Bianchi Conti



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