Cari amici, ricorderete che nel
2004 avevo fatto un 'elogio del compromesso' segnalando un articolo di Riccardo
Chiaberge apparso sul Sole 24 Ore.
(Cliccate qui
per leggere il testo di quel mio intervento: Scendere o salire a compromessi)
Il 30 luglio 2006 è apparso sullo stesso
giornale, Il Sole 24 Ore, un articolo del noto e apprezzato filosofo Armando
Massarenti dal titolo 'Compromessi belli e buoni (e cattivi). Massarenti ha
di recente curato con Donghi e Corbellini, il volume Biblioetica (Einaudi,
Torino), in cui compare l'intervento, suo e di Salvatore Veca, 'Dialogo sulla
giustizia' che vi consiglio di leggere. Ecco il testo dell'articolo di
Massarenti che pubblichiamo con l'autorizzazione dell'Autore.
Fulvio
Scaparro
Direttore
Scientifico dell'Associazione GeA
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Compromessi belli e buoni (e cattivi)
Una parola ricorre costantemente nelle notizie di
questi giorni:"compromesso". Che si tratti di conflitto mediorientale,
di ricerca sulle cellule staminali, di amnistia e indulto o di calciopoli,
troverete sempre qualche riferimento a questo concetto. Se ne parla talvolta in
termini positivi e, più spesso, in termini spregiativi.
Uno "squallido" compromesso, una
"truffa" bella e buona, così lo scienziato inglese Stephen Hawking ha
definito la decisione di permettere a livello europeo, la ricerca sulle
staminali embrionali ma solo sulle linee cellulari già esistenti.
"Gettiamo via molti embrioni per la riproduzione in vitro e nessuno si
oppone - ha sostenuto - , Non è meglio usare alcuni di questi embrioni per
salvare vite umane?". L'"Avvenire", invece, a partire da premesse
opposte, lo ha definitio un "compromesso ipocrita" e per
"L'Osservatore Romano" si tratta del "macabro prodotto di un
malinteso senso del progresso". Poiché per il Vaticano gli embrioni sono
persone, di fatto così si rende lecita una forma di omicidio.
Soluzioni di questo genere sembrerebbero non
accontentare nessuno, confermando la tendenza a considerare i compromessi come
qualcosa di negativo. Ognuno vorrebbe vedere trionfare il proprio punto di
vista, e più è in buona fede più tenderà a considerare ipocriti i tentativi
di mediazione. Benché sia assai meno attraente del perseguimento dei propri
valori o ideali, il compromesso è però l'essenza stessa della democrazia, del
liberalismo, e del pluralismo che le sottintende, come ci hanno insegnato
filosofi come Isaiah Berlin o Hilary Putnam: "Il conflitto tra valori e
concezioni del bene certamente continuerà. Se questo conflitto non sarà
accompagnato da uno sforzo di comprensione dei valori e delle concezioni del
bene che non sono le nostre e dalla volontà di trovare compromessi, le nostre
peggiori paure sono destinate ad avverarsi". Ben detto. Almeno nel caso
delle staminali, che davvero mettono in gioco due visioni contrastanti del bene.
Lo stesso vale per il conflitto arabi-israeliani? E per calciopoli? E che dire
della posizione intransigente di Di Pietro per escludere dall'indulto i reati
finanziari e di corruzione? In un sito di aforismi si attribuisce proprio a Di
Pietro la definizione per cui "la politica è l'arte del compromesso".
E un'idea che facciamo fatica a digerire, e Di Pietro mostra di non fare
eccezione. Dobbiamo abituarci ai compromessi, ma anche a riflettere su quali
siano buoni o cattivi, pessimi o così così, possibili o impossibili. Un'arte
lunga, un esercizio infinito. Come la democrazia."
Armando Massarenti
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