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Pasqua 2005 - anno 14 numero 1
![]() caro amico, benvenuto nel 14° anno di vita del nostro piccolo-grande notiziario. Tanta strada abbiamo, insieme, percorso in tutti questi anni di pubblicazioni. Dalle prime edizioni, in bianco e nero, al quelle “di lusso”, su carta patinata e a colori. Oggi, a dire la verita’, gia’ da qualche tempo, la nostra “barrozza” sembra essere entrata in un periodo di austerity, di lontana memoria. Stampata, pardon, fotocopiata, in bianco e nero, cui solo la carta colorata, cerca di dare un po’ di vivacita’. Un passo indietro, rispetto al passato? Risparmi forzati e forzosi, sintomo di una “crisi” della Associazione? Certo, non possiamo negare che il fattore economico sia determinante nella scelta di continuare ad uscire alle stampe solamente “fotocopiati”, ma, d’altra parte e’ stata compiuta una scelta, dolorosa, ma necessaria. Puntare, da un lato, al mantenimento della periodicita’ quadrimestrale, che garantisce il minimo di continuita’ e di collegamento con i Soci e simpatizzanti,e dall’altro realizzare anche una differenziata offerta “editoriale”. Oltre al quadrimestrale, si realizza, infatti, annualmente, una produzione di estrema qualita’, sia di contenuti, che anche di livello editoriale e tipografico: “I Quaderni di Ruscio”; ed infine una raccolta di estremo interesse “storico” di articoli di quotidiani locali e nazionali: “Cronache moderne di Monteleone, Ruscio e dintorni”. Quindi possiamo, certamente, affermare che di crisi della Pro Ruscio, proprio non si puo’ parlare; anzi, il contrario. Abbiamo cercato, tornando a parlare del nostro notiziario “La Barrozza”, di ovviare alla mancanza, o quasi, di immagini e fotografie, purtroppo scelta obbligata in quanto la fotocopiatura, pur se accurata, non permette una accettabile qualita’ grafica, riportando tutti i testi degli articoli, corredati da fotografie non pubblicate sulla versione cartacea, su internet, nel nostro sito www.proruscio.it. Confidiamo, infatti, che, con tale operazione, porteremo il nostro messaggio a disposizione del grande pubblico della Rete, realizzando un importante archivio storico della realta’ attuale e passata di Ruscio. ![]() Nello scorso mese di dicembre, la Associazione Pro Ruscio e’ stata accettata quale socio del Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Perugia (Cesvol). Il Centro si propone, quale obiettivo, di promuovere, valorizzare e qualificare il volontariato, in tutte le sue forme realizzato. Avremmo potuto, senza per altro essere obbligati ad associarci al Cesvol, usufruire dei numerosi servizi che il Centro offre, con estrema professionalita’ e competenza (dall’assistenza fiscale, alla consulenza grafica e di immagine), come operano moltissime associazioni di volontariato. Abbiamo, pero’, richiesto di divenirne soci, per entrare nel grande mondo della realta’ dell’associazionismo senza scopo di lucro, per conoscere e confrontarci con altre realta’ simili alla nostra, che condividono i nostri medesimi obiettivi. Un onore, quindi, per la Pro Ruscio, divenire socia di tale struttura della Provincia di Perugia, oltre che, riteniamo noi, un riconoscimento della nostra pluriennale attivita’. Come promesso nel numero di Natale, troverete nelle altre pagine, una breve cronaca dell’estate passata; inoltre due articoli ci faranno da giusta prefazione al V Quaderno di Ruscio, lavoro che uscira’ alle stampe per la prossima estate, che trattera’ dell’antico mestiere del carbonaio, e un bellissimo articolo del caro socio Bruno Pasqualucci, che ringrazio per aver accolto l’invito della Redazione a collaborare.
Il presidente
Estate, estate, estate
E lo sport ha fatto da padrone il giorno in cui abbiamo ricordato la trentunesima edizione delle Rusciadi. La sfilata, la commemorazione di chi le inventò e che oggi non è più tra noi, gli inni, le gare, i bambini premiati con le ghirlande di alloro come ai più grandi atleti che in contemporanea si sfidavano nello stadio Olimpico di Atene. Un momento che tutti ci invidiano, che tanti hanno imitato e che pochi hanno saputo realizzare e mantenere vivo come tradizione.
La musica ci ha accompagnato in molte serate, con complessi, disco e piano bar. Si potrebbe fare molto di più soprattutto per i nostri ragazzi che, ad onor del vero, si sono dimostrati efficientissimi e disponibilissimi a dare una mano, apprezzando quello che per loro è stato organizzato. Sono giovani ma è il caso di dire..... buon sangue non mente. Non dimentichiamo le serate passate sotto le stelle, la cena sociale, le bruschettate e quant’altro è stato fatto per farci stare insieme. Piccole cose nei fatti ma grandissime nella sostanza perchè fatte con tanto amore, passione e dedizione. Torna all'indice www.proruscio.it
Monteleone di Spoleto: viaggio simbolico alla ricerca del Graal
Già questi primi riferimenti simbolici ci inducono a considerare Monteleone di Spoleto come città sacra, probabile custode di un Mistero legato a Cristo, confermato anche dalla presenza a Monteleone di Spoleto di ordini Crocigeri (portatori di croce- crociati) come quelli di San Giovanni e di San Giacomo. L’Ordine dei Monaci Guerrieri di Monteleone: l’Ospedale della Stella A Monteleone, vicino alla porta di San Giacomo, vi era il convento dei cruciferi ospitalieri i quali, oltre a controllare la preziosa fonte sorgiva del Coppo, gestivano l’Ospedale della Stella, un distaccamento dell’ospedale della Stella di Spoleto. Molti Autori riportano che l’ordine di San Giacomo sia stato il diretto erede dei Templari, i quali avevano tra gli altri compiti quello di proteggere le fonti sorgive, è quindi ipotizzabile che l’ospedale di San Giacomo di Monteleone possa essere stato, nel XII secolo, una magione Templare. Su questa ipotesi domina il mistero legato ad un’inscrizione posta sull’architrave di un portale, databile intorno XVII sec., che riporta il motto dell’Ordine dei Cavalieri Templari : NON NOBIS DNE SED NOMINI TUO (DA GLORIAM), ovvero: Non per la mia gloria ma per la Tua Signore Anche se l’architrave presenta una datazione successiva, non è da escludere che nella fase di ricostruzione, successiva al catastrofico terremoto del 1703, qualcuno (forse una confraternita) abbia voluto riportare in modo simbolico l’antico motto a testimoniare la tradizione templare di questa città. Il simbolo della STELLA ed il femminino sacro Di non poca suggestione è lo stesso nome assegnato all’edifico dell’ordine di San Giacomo: ‘‘Ospedale della Stella’‘. Molti ospedali gestiti nel Medioevo da monaci crocigeri avevano questo appellativo, con un forte riferimento a Maria Maddalena e di conseguenza al culto del femminino sacro e al Santo Graal. Lo stesso simbolo templare della stella ad otto punte rappresenta, un forte richiamo al femminino sacro. Il Graal infatti è l’immagine simbolica della grande madre, della stirpe divina, della dea perduta. Una stella ad otto punte è il simbolo dell’Ordine del Tempio, essa vuole rappresentare l’equilibrio del cosmo; richiama anche l’immagine della ROSA DEI VENTI e I RAGGI DI UNA RUOTA. Tale simbolo rappresenta la mediazione tra la terra (quadrato) ed il Cielo (cerchio), è il simbolo della trasfigurazione e annuncia la via dei Giusti e la Resurrezione. La stella, la rosa (rosa candida della Divina Commedia: ‘‘…informa di Candida Rosa mi si mostrava la Milizia Santa che nel suo sangue Cristo fece sposa…) e la ruota, sono immagini simboliche della Vergine e emblema del segreto Templare (Militia Cristi), essi rappresentano il polo di riferimento (Stella Polare) e fonte di luce immobile, per superare le sofferenze terrene e giungere alla salvezza spirituale e materiale. Suggestive immagini simboliche ci conducono a pensare all’Ospedale della Stella di Monteleone come luogo della salvezza, porto sicuro dove lenire le sofferenze dei pellegrini, ma anche come tempio del mistero templare del Graal. Ruota e stelle sono riprodotti in alcuni stemmi e in alcuni portali dei palazzi di Monteleone di Spoleto, mentre nell’architrave di una portale di una cappella privata annessa ad un palazzo nobiliare è ancora visibile una croce templare. La Sala Capitolare del Convento di San Francesco I riferimenti al femminino sacro, al Graal, al Sigillo di Salomone, ci obbligano a soffermarci sull’affresco di Santa Caterina Alessandrina posto nella sala Capitolare del convento di San Francesco. A parte il fascino dell’intera struttura, mirabilmente affrescata con immagini sacre, colpiscono alcuni riferimenti simbolici: le stelle a sei punte della volta a botte, ma soprattutto la veste di Santa Caterina, arricchita con immagini della stella di Davide o Sigillo di Salomone alternate con quelle di un quadrato inscritto in due cerchi incrociati. L’immagine di Santa Caterina del convento di San Francesco esula in parte dall’iconografia classica della Santa che viene di norma rappresentata con la corona, simbolo della sua regalità, con la ruota dentata e la spada, strumenti del suo martirio, con la palma, simbolo della vittoria sul male, e talvolta anche con un libro che ricorda la sua cultura. Il nostro affresco, ad eccezione della ruota presente sul lato destro della Santa, è privo di altri riferimenti iconografici, mentre presenta la forte peculiarità simbolica dei disegni raffigurati nella sua veste che ci riconducono alla leggenda del Graal ed al segreto celato nel Tempio di Salomone. In particolare il quadrato inscritto nei due cerchi rievoca proprio il simbolismo della rosa e della ruota e quindi del numero otto: l’unione tra terra (quadrato) ed il cielo (cerchio) ovvero la resurrezione e trasfigurazione, ma anche il segreto templare del femminino sacro. Particolare fascino hanno anche i colori impiegati nell’affresco: il nero, il rosso ed il bianco con un forte riferimento, oltre che ai colori templari (mantello nero o bianco e croce rossa), al simbolismo alchemico, ovvero alle fasi che caratterizzano la realizzazione della ‘‘Grande Opera’‘. Il Bastione di San Giovanni I Cavalieri di San Giovanni o di Rodi gestivano numerosi ospedali e anch’essi come i templari erano monaci guerrieri impegnati sulle strade della Terrasanta alla difesa e assistenza dei pellegrini. La presenza dei giovanniti a Monteleone si desume dalla denominazione di un bastione posto all’ingresso della città, ma soprattutto per alcuni segni lasciati nella pietra. Il bastione detto di San Giovanni era infatti un baluardo difensivo presidiato probabilmente dagli omonimi monaci-guerrieri, infatti nella facciata dell’attigua chiesa sono ancora presenti di alcuni stemmi araldici riconducibili a questo Ordine. Potrebbe anche essere che il Bastione di San Giovanni sia passato in mano giovannita all’inizio del XIV sec., come eredità derivata dalla soppressione dei templari.. Gli stemmi della chiesa di San Giovanni Nelle costruzioni giovannite si ritrovano spesso stemmi marmorei a rilievo che raffigurano i blasoni dei Gran Maestri e l’Arma dell’Ordine, tipici esempi si possono ancora ammirare nell’isola di Rodi. Anche nella facciata della chiesa di San Giovanni di Monteleone sono ancora presenti alcuni blasoni che richiamano fortemente quelli di Rodi. Proprio la presenza di questi stemmi fa ipotizzare che il presidio giovannita di Monteleone di Spoleto fosse di una certa rilevanza, non escludendo l’istituzione di una commenda o castellania.
Suggestive ipotesi La lettura del linguaggio simbolico induce a considerare la città di Monteleone di Spoleto come luogo sacro, tempio inviolabile di antichi misteri trasmessi di generazione in generazione nel segreto di rituali esoterici. Sicuramente la città ha visto la presenza nel Medioevo di Ordini Monastico-militari e crociferi, fra i quali i Giovanniti e forse anche i Templari, non escludendo quella di successive organizzazioni iniziatiche dirette eredi del segreto templare (Patio Segreta, Jacobiti, confraternite, accademie rosacrociane …). E’ pertanto facile ipotizzare che il commercio delle reliquie provenienti dalla Terrasanta, particolarmente diffuso al tempo delle crociate, abbia condotto nella città di Monteleone di Spoleto qualche raro reperto (magari legato proprio a Santa Caterina Alessandrina), nascosto poi nelle segreto dei conventi crociferi. Queste non possono che essere suggestive ipotesi legate all’interpretazione dell’affascinante linguaggio indiretto dei simboli, agli storici veri va invece il difficile compito di certificare la verità degli eventi qui narrati. Bibliografia: Massimo Agostini - Rita Zengarini, La Dimora dei Saggi, ed. Laterza Bari Massimo Agostini - Rita Zengarini, San Martino di Saltara intorno alla cripta, ed. GRAFO5 FANO www.dimoradeisaggi.it www.luoghidelmistero.it SCARICA IL TESTO COMPLETO Il senso di una partecipazione
Questa domanda se la sarà posta anche qualche socio quando scorrendo l’elenco degli iscritti in occasione di elezioni o per altri motivi, avrà incrociato il mio nominativo che non rientrava nella cerchia dei cognomi del paese. Eppure la mia frequentazione alle manifestazioni della Pro-loco risale a quasi quarant’anni fa, e a vent’anni circa la mia iscrizione a socio.
Cronaca del carnevale 2005
Il programma è iniziato con un ricco pranzo conclusosi con la solita torta “PRO-RUSCIO 2005”, servito da uno stuolo di cortesi camerieri in divisa guidati dal nostro socio Andrea.
Sono quindi cominciate le danze vivacizzate dal nostro 1° ballerino Marcello e signora, al suono dell’Orchestra e della fisarmonica del maestro Nando Fedeli (ben tornato fra noi!) e con la distribuzione di ricchi cotyllons.
E’ seguita quindi l’estrazione della lotteria, sempre sul modello della “sorte” paesana e, mentre venivano servite le tradizionali frappe, accompagnate con ottimo spumante, si è proceduto alla consegna di una pergamena alla cara Nena Cicchetti, dove si è voluto mettere in risalto la sua continua e preziosa attività a favore della nostra Chiesa Madonna Addolorata.
Infine un ringraziamento particolare al nostro fotografo Ugo che con i suoi “flash” ha ripreso le coppie danzanti. .
La marcialonga notturna di Castelluccio
Il cielo si è mantenuto pulito e sereno, la pista è stata battuta, i fornelli a gas con i recipienti per preparare un vin brulè e del tè caldo sono stati posizionati nelle due tappe intermedie, le torce antivento sono state installate e presto sarebbero state accese per indicare la pista da seguire nella notte: tutto procedeva bene. Durante un ultimo controllo della pista, appena questa si inoltra nella macchia di Canatra, ho fatto un piacevolissimo incontro con una magnifica volpe. Ci siamo fermiamo tutti e due a guardarci, ho fatto in tempo a prendere dalla tasca la mia piccola digitale ed a scattare delle foto.
Alle ore 16.30 i partecipanti, riuniti al punto di partenza, si sono incaminati verso Canatra, dando il via alla XXVII traversata in notturna di Castelluccio.
Uno spettacolo magnifico vedere tutta quella gente, vestita con colori vivaci, allungarsi su un tappeto di neve candita che era da fondo a questo magnifico acquerello di colori. Dopo un ora di camminata i partecipanti, giungevano al 1° Pit Stop dove li attendeva un buon bicchiere di vino bollito o una tazza di tè caldo: strette di mani e foto ricordo. Si è fatto buio fitto sono comparse in cielo delle grandi nuvole la luna non c’era e dopo pochi metri i concorrenti scomparivano nel buio. Si vedevano in lontananza i lumicini delle lampadine da minatore che molti partecipanti portano in testa sopra il berretto, lumicini che in lontananza sembravano delle piccole stelle che brillavano nel cielo buio. Alle ore 21,00 risalendo per il costone della vecchia mulattiera che passa sotto al cimitero i concorrenti terminavano la camminata a Castelluccio. Stanchi ma soddisfatti per aver passato una giornata a contatto con la natura sulla neve e all’aria fresca e pura di Castelluccio, risalivano sulle loro vetture per tornare in Albergo o alle loro case. Torna all'indice Rassegna sulle fontane di Ruscio
Di recente è stata restaurata a cura del Consorzio dei possidenti di Monteleone (della cosa si ringrazia il Consiglio del Consorzio e soprattutto il suo Presidente Raffele Stecchiotti). Attualmente accanto alla fonte è stata installata una cannula alimentata dall’acquedotto comunale al fine di consentirne l’uso da parte dei viandanti che possono godere della frescura del posto anche grazie alla rustica tavolata fatta costruire dalla Pro Ruscio. Sul lato destro della fontana è stata ripristinata sempre a cura della Pro Ruscio una cancellata a protezione dell’immagine della Madonna che è inserita in una nicchia del muro di sostegno, mentre alla sinistra, e’ stata murata una targa in ceramica. Ruscio in pillole
Cenni storici dei vini dell’Umbria
Ruscio d’inverno di Anna Dolci Ruscio l’inverno si potrebbe immaginare come un paese addormentato con una lenta quotidanietà: la legna, la neve, la scuola, la terra riposata che veglia il seminato e le giornate talmente corte che il sole scompare dietro il monte Aspra addirittura intorno alle 16.
Ma il paese non è addormentato. Ci sono i grandi appuntamenti invernali: il Focone della Venuta, le Feste Natalizie, S. Antonio Abate, Carnevale e poi inizia Quaresima.
La prima festa d’inverno è dunque il Focone della Venuta. Un fuoco grande, grande, che si prepara in mezzo al paese. Un fuoco allegro, scoppiettante con tanta brace, con tanta gente, perciò anche con tante salsicce, braciole, farro, e un vivo ricordo delle lontane origini di questo anniversario. Questo ricorre la notte tra il 9 e il 10 dicembre, festa della Madonna di Loreto. In questa cittadina delle Marche, c’è il santuario dedicato alla Madonna e vi si venera anche la S. Casa di Nazareth, dove è vissuto Gesù con la sua famigliola fino a 30 anni. La tradizione tramandata dal 1294, anno di arrivo di questa “Casa” a Loreto (incredibile sono circa 700 anni che si celebra questa festa) dice che in questa notte gli angeli in volo trasportarono la santa casetta da Nazareth a Loreto e tutti i paesi sorvolati da questo santo equipaggio, accesero dei grandi fuochi per facilitare la rotta. “Focone” acceso per la “Venuta” della S. Casa.
Una enorme catasta di legna, situata in mezzo all’aia, brucia con delle fiamme altissime, più alte che si può, proprio per essere viste meglio dal cielo, dai quattro angeli preposti a questo scopo. Tutti, intorno a questo fuoco, raccolti per un evento gioioso. Questo è il racconto che ci è stato tramandato ed è veramente toccante che nella sua dolce semplicità sia giunto fino a noi. Se poi nello svolgimento dell’evento storico ci sia stato anche l’intervento umano, noi ora consideriamo quello che la credenza popolare ci ha trasmesso.
Per questo, dopo tanti secoli, la festa conserva una sua originalità, per aver la tradizione attribuito al Signore un evento tanto suggestivo quanto poetico. Torna all'indice La “sarce” di Roberto Arrigoni Chi frequenta il “campetto” lo sa: la grande “sarce” (salce) dietro la porta del campo di calcio, lato-corno, ne ha prese di pallonate. Ha resistito ai tiri di cannonieri della portata di Marco “Piccaru”, di Sergio “Lu barone”, di Pietro “il gigante”, di Massimo “er capone”, di Guerino Perelli, tutti campioni locali che spesso hanno “potato” la sarce a suon di goals mancati.
La vecchia sarce ha svolto anche un lavoro oscuro: ha protetto il campetto dalle piene del Corno, trattenuto con le sue radici, come una mano amica, la terra che la forza dell’acqua voleva strapparle. Probabilmente, di età secolare, è stata sicuramente silenziosa testimone della nascita del campetto e di tutti gli sforzi dei volontari della Proloco che nel corso degli anni hanno trasformato quel triangolo di terra in uno dei patrimoni della comunità di Ruscio. Ora per motivi di età e per necessità di sistemazione dell’area giochi (frequentatissima) è stata mandata in pensione. Queste poche righe di sentimentalismo “alla rusciara” non vogliono attribuire necessariamente ai vegetali un’anima, così come avviene in noto romanzo di successo (“L’albero” di Guido Mina di Sospiro), ma, semplicemente, rinforzare ancora di più quella coscienza ecologica che la nostra comunità ha dimostrato di avere (vedi giornata ecologica, parco del Corno e altre iniziative) e di voler coltivare ancora. Torna all'indice Le memorie di un Nonagenario di Mario Lotti In previsione della prossima uscita alle stampe del V Quaderno di Ruscio, dedicato al mestiere di carbonaio, riportiamo due articoli che trattano, quasi in forma di diario personale, della storia di questa antica arte, di come sia stata esportata da Ruscio alla vicina Roma, di chi sia stato il precursore dei carbonai rusciani nella Capitale e del ruolo, spesso sottovalutato, delle donne di Ruscio. Si perché sono nato il 18 luglio 1914 nella casa di mio nonno Antonio Cicchetti, meglio conosciuto come “Garibaldi” nella frazione di Ruscio di Monteleone di Spoleto, dove mamma, già residente a Roma, era tornata per partorire il suo primo figlio tra i suoi. Dopo ventidue giorni, però, tornava a casa a Roma ed io cominciai a respirare l’aria dei Quiriti. Mio Padre, Pietro Paolo, detto Pietro come da definizione anagrafica e notarile, era già negoziante di carbone e legna in quel di Viale della Regina n. 233. Papà era venuto a roma alla tenera età di dieci anni fuggendo la fame del natio Trivio; attraverso l’aiuto dello zio Isidoro Peroni, fratello della madre, era andato subito a garzone (oggi si direbbe “fu assunto”) da un genovese, Luigi Sbarbaro, con negozio in via delle tre Cannelle, vicino Piazza Venezia. A quel tempo il commercio al minuto del carbone vegetale per uso domestico era ancora in mano dei genovesi che, calati a Roma a seguito dei piemontesi nel 1870, trovarono fortuna in una città in pieno sviluppo e dove il progresso sostituiva il focolare a legna col più moderno fornello a carbone e nei nuovi palazzoni che sorgevano in periferia (fuori le mura) nascevano tutti con i fornelli a carbone ed in ogni palazzo nuovo c’erano uno o due negozi di carbone.
Zio Isidoro (Zioidoro) è stato uno dei primi, se non il primo assoluto, dei Peroni venuti a Roma sicuramente dopo la metà dell’800 ed aveva lavorato come facchino libero, ma dopo il fallimento della Banca Romana e la conseguente crisi e mancanza di lavoro tornò a Ruscio, ma per pochi mesi, tornò a Roma ed aprì un negozio di carbone e legna a Piazza Sallustio, nel nuovo quartiere Ludovisi (stavano sparendo le vigne di Via Veneto) ed andò ad abitare a Via Calabria, vicino piazza Fiume e quindi vicino a noi. Anche Paolo Peroni (i Peroni di Prati) è sicuramente uno dei primi Rusciari che contrastarono il monopolio dei Genovesi nel commercio al minuto del carbone vegetale. Papà dalla sua venuta a Roma avrà poi sempre lavorato col Genovese Gigino Sbarbaro, che gli dava la possibilità di arrotondare la paga con lavoretti, come piccoli trasporti col carrettino di bottega, fino a quando, dopo il servizio militare, si dava al commercio, comprando la licenza commerciale del negozio di Viale della Regina 233 (di un genovese). Ancora negli anni 1924/30 esistevano negozi gestiti dai genovesi, ne ho conosciuti tre nel quartiere San Lorenzo. Poi il Genovese Sbarbari costruì un villino in Via San Marino, con bottega di carbone affittata ad uno del Trivio e, già vecchio, veniva spesso a passare qualche pomeriggio da noi in piazza Annibaliano, e col suo martellante linguaggio che sentiva del dialetto genovese mi diceva: “vedi, questo villino che si è fatto tuo padre, se l’è fatto con i soldi che mi ha rubato” al che io gli rispondevo sempre: ”che gran fenomeno mio padre se riusciva a scucire i soldi da un genovese! Proverbio: lu poco basta, lu troppo se spreca. Quando uno dice: il Destino! Sono nato con rapporto stretto col carbone vegetale, l’ho portato avanti fino alla maturità, circa 45 anni, poi l’avevo perduto, questo rapporto; ora in tarda età, anzi tardissima, fra le tante medicine per sopravvivere, una di pillole nere. Sulla scatoletta c’è scritto “Carbone Vegetale”, così, forse, morirò col carbone vegetale in corpo. Torna all'indice Un bellissimo regalo di Natale (segue dal numero precedente) Beh, il tempismo del nostro Sindaco e’ stato magistrale. Da perfetto Babbo Natale, la sera della vigilia di Natale, ha esaudito la nostra richiesta, rinnovata nello scorso numero de “La Barrozza”! Finalmente, Canale 5, Rete 4 e Italia 1, possono essere ricevuti, con ottimo segnale, da tutto Ruscio; il ripetitore del monte La Trogna, funziona a dovere.
Davvero una esigenza fondamentale per chi a Ruscio risiede tutto l’anno. A suo tempo la Pro Ruscio aveva ovviato a tale mancanza di segnale televisivo, realizzando un artigianale ripetitore posto al Campetto, tuttora in funzione. Pertanto, dopo un primo periodo di rodaggio del nuovo traliccio, provvederemo a disattivare il nostro impianto, anche in vista del restyling della struttura sportiva. Da parte della Redazione de “La Barrozza”, al Sindaco e al Consiglio Comunale: Grazie!! Torna all'indice Elogio delle donne di Ruscio di Velia Belli I nostri bravi redattori della Barrozza insieme ad altri zelanti volenterosi stanno raccogliendo documenti, fotocopie, notizie sull’attività e la vita dei carbonai di Ruscio nei primi anni del secolo scorso e la loro trasformazione da contadini a rivenditori di carbone. Tutto il materiale raccolto ed ordinato verrà inserito in un quaderno, come è già stato fatto in precedenza con altre trattazioni interessanti e che noi tutti, compresi i giovani, abbiamo molto apprezzato. Questi quaderni rappresentano la memoria, cioe’ il passato che non può essere dimenticato, se vogliamo vivere bene il presente e progettare il futuro. A queste ricerche, io vorrei aggiungere i miei ricordi e le mie riflessioni sul lavoro importante svolto dalle Donne di Ruscio che accompagnarono i loro uomini nella Capitale sostenendoli e aiutandoli nel loro pesante lavoro. L’emigrazione da Ruscio a Roma non si può lontanamente paragonare a quella americana, ma fu anch’essa difficile e dolorosa per chi, lasciando la propria terra (a quei tempi matrigna), sapeva di dover affrontare una vita grama fatta di quotidiani sacrifici il cui unico obiettivo (dopo un sofferto apprendistato come garzone) era quello di aprire una propria attività. Molti ci riuscirono, migliorando nel tempo il proprio tenore di vita, raggiungendo anche benessere e agiatezza, grazie sempre al sacrificio costante delle loro mogli e madri; quasi tutti riuscirono ad avere una vita semplice, dignitosa, permettendo ai loro figli di studiare, cosa che a loro non era stato permesso. Quasi nessuno ritornò ai campi.
Pur non essendo figlia di carbonaio (lo erano quasi tutti i nostri parenti) la mia famiglia è sempre vissuta a contatto con loro, dividendo gioie e dolori con tutti. Questo ci hanno insegnato i nostri genitori: la solidarietà, il rispetto e l’aiuto reciproco, che sono e saranno sempre alla base del buon vivere civile. Ho sempre pensato alle sofferenze delle donne di Ruscio che, abituate all’aria aperta, trovarono, giovani spose, a cambiare radicalmente la propria vita, cercando d’inserirsi nell’ambiente non sempre accogliente di una grande città come Roma. Si adattarono ad abitare in angusti appartementi, a contatto con altri inquilini, trascorrevano le loro giornate nelle cantine e nei locali (spesso senza finestre) collaborando a pieno ritmo con i loro uomini e assorbendo purtroppo anch’esse la micidiale polvere di carbone, causa scatenante di enfisema polmonare. Indossarono per tutta una vita il grembiule nero, che mortificava la propria femminilità e la bellezza delle loro gioventù; non si lamentarono mai, fiere di poter aiutare, anche con la sola presenza i propri mariti. L’unico cruccio di queste donne era quello di non poter seguire nella gioventù i loro figli, ma a colmare questa lacuna c’erano le nonne e le zie, che alla chiusura delle scuole, partivano alla volta di Ruscio con tutti i nipoti, trattenendoli fino al termine delle vacanze. I carbonai non conoscevano ferie anche perchè a quei tempi il carbone era prodotto di primaria necessità, quasi come il pane e l’attività doveva rimanere aperta. Il loro unico svago era quello di riunirsi, con altri paesani, qualche domenica, per fare un resoconto del lavoro svolto, concedendosi ogni tanto una partita a carte nella più vicina osteria. A questi incontri era presente anche mio padre, che dicono fosse molto bravo a briscola e quindi ricercato come compagno. Per le donne, la domenica era forse la giornata più faticosa con le faccende arretrate da sbrigare e le montagne dei panni da lavare nelle gelide fontane, situate quasi sempre nei sottoscala dei palazzi. Ma al termine della mattinata tutte indossavano il loro abito migliore e non mancavano quasi mai alla messa domenicale, secondo le buone abitudini trasmesse loro dai genitori. Ricordo i pomeriggi domenicali trascorsi a casa delle zie carbonaie, le quali insieme a mia madre parlavano fino a sera concedendosi talvolta il lusso di una tazzina di caffè. Gli argomenti delle loro conversazioni? Tanti e vari, ma esse andavano sempre a ricordare gli episodi legati alla loro fanciullezza; parlavano della loro famiglia patriarcale riunita, nelle serate invernali, intorno al grande camino, unico arredo importante delle loro case. Ricordavano i primi balli nell’Aia (accompagnate dai cugini) al suono di un organetto, che ripeteva sempre lo stesso motivo. A me piaceva ascoltarle e notavo sui loro volti, precocemente invecchiati, quella semplice serenità e dignità, che le accompagnavano sempre. Ricordo, come un flash, una data che riuniva tutti i carbonai di Ruscio (dislocati nei vari quartieri) con le loro famiglie: 29 giugno festa di San Pietro e Paolo. Ogni anno l’incontro avveniva nella grande piazza della Basilica di San Pietro, anche noi bambini aspettavamo con impazienza quel giorno, come se dovessimo partecipare ad una gita fuori porta. Bastava poco per essere felici!!! Notizie dal Municipio
Telefono Municipio 0743/70421 Operazione Recupero Biga Continua la battaglia legale che al momento ha visto "solo" uno scambio di corrispondenza tra l'avv. Tito Mazzetta e il Metropolitan. La Presidente della Regione dell'Umbria Maria Rita Lorenzetti in una recente visita alla cittadinanza (19 febbraio) ha assicurato il suo sostegno all'iniziativa. Il Ministero degli affari Esteri, al quale era stato chiesto sostegno, ha trasmesso un parere della Commissione interministeriale per il recupero delle opere d'arte che sostanzialmente "sposa" le tesi del Metropolitan che non vuole restituire bonariamente la Biga di "Monteleone di Spoleto". Per seguire più approfonditamente la vicenda è possibile visitare il sito internet (www.archeoambiente.net) dell'Associazione Archeoambiente dove è presente un'apposita sezione dedicata all'argomento con possibilità di visionare copia del relativo carteggio. UmbriaGreenFestival 18-26 giugno 2005 In tutta la zona della Valnerina si svolgeranno in quella data degli sports all'aria aperta denominati "ambientali" quali: "rafting", "trekking", "parapendio" "free climbing" ... e anche la zona di Monteleone di Spoleto sarà interessata dall'evento con organizzazione - a cura dell'Archeoambiente - di percorsi naturalistici, storici e paesaggistici che avranno come temi di riferimento l'antica via del ferro, la copia della biga e il luogo del suo ritrovamento (Colle del Capitano). A breve verranno distribuiti locandine e depliant che illustreranno tutti dettagli della manifestazione. Raccolta materiali ferrosi E' recentemente cessato il servizio di raccolta in un cassonetto dei rifiuti a carattere ferroso. Tutta la cittadinanza che avrà in futuro esigenza di liberarsi di tali materiali è invitata a fare riferimento all'isola ecologica recentemente attivata a Cascia dove sarà possibile depositare anche altro materiale di riciclo (rifiuti ingombranti, computer, cartone, pile e batterie usate, ....) Vendite immobiliari L'amministrazione Comunale intende cedere al miglior acquirente con il metodo dell'asta pubblica alcuni immobili del proprio patrimonio. Verrà prossimamente pubblicato un bando con indicazione di tali immobili, il loro prezzo stimato di vendita e le modalità con le quali gli interessati potranno partecipare alla gara. Servizio Civile Nazionale il segretario
Ammettiamo una sconfitta! La nostra domanda di partecipazione al Servizio Civile per l’anno 2005, purtroppo, non e’ stata accettata. Le motivazioni di tale esclusione non ci hanno pienamente soddisfatti, e di questo ne abbiamo fatto oggetto di una formale lamentela verso l’Unpli regionale. Crediamo, comunque, nella validita’ di tale progetto e, pertanto, presenteremo domanda per il 2006. La Redazione Vittorio Ottaviani Osvaldo Perelli Renato Peroni Armando Perilli PierPaolo Vannozzi Francesco Peroni Giuseppe Taliano Rita Marchetti | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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