|
|
La prima edizione latina della Strix, accompagnata da altri 3 brevi scritti di Pico, fu pubblicata tempestivamente nel maggio del 1523 per iniziativa del domenicano bolognese Leandro Alberti che in breve tempo portò a termine anche la traduzione volgare del dialogo, stampata l'anno successivo dallo stesso tipografo bolognese Girolamo Benedetti. L 'intenzione del solerte frate domenicano era quella di diffondere rapidamente il contenuto antistregonico del libretto tra il "rozzo volgo" e quindi, per sua esplicita dichiarazione, tralasciò un eloquio colto e forbito per preferire un linguaggio più immediato e comprensibile. Precede il dialogo una lunga lettera dedicatoria dell'Alberti alla moglie di Pico, madonna Giovanna Caraffa. Alle origini di questa trattatello, scritto informa dialogica, vi è l'intenzione del conte Gianfrancesco di ratificare le numerose condanne al rogo eseguite tra il 1522 e il 1523 nel suo principato tra le reazioni vivaci e minacciose dei sudditi. Convintosi dei reali poteri delle streghe dopo aver partecipato ai loro interrogatori ed esaminato gli atti dei processi, Pico scrive di getto il dialogo tra marzo ed aprile del 1523; quattro sono i personaggi che vi intervengono: Fronimo (il saggio, colui che crede) dietro cui si cela lo stesso Pico, Apistio (l'incredulo) che a conclusione del dialogo sarà convinto dagli interlocutori ad ammettere la realtà della stregoneria e muterà il proprio nome in Pistico (il crederite), Dicasto (il giudice) che impersona l'inquisitore di Reggio Gerolamo Armellini, ed infine la Strix, pronta a descrivere, in cambio dell'immunità promessale, tutte le lusinghe del demonio ed i piaceri sperimentati nel misterioso gioco della donna. Questo dialogo di Pico, tempestivamente volgarizzato, è il primo testo italiano sulla teoria della stregoneria, di notevole interesse per la connessione che l' Autore individua tra l'antica e la nuova superstizione; riflettendo sul rapporto tra il lontano gioco di Diana e di Erodiade ed il contemporaneo gioco della donna, Fronimo spiega al suo interlocutore come quest'ultimo "parte sia di quello antico e parte ripieno di nuove superstizioni, come se tu dicessi antico d' essenza, e nuovo d'accidenti". |
_____________________________________________Per
domande o commenti scriveteci a: librarium@hugi.it
|