Efficacia dell'EMDR nella psicoterapia del PTSD
Fino a pochi anni fa la ricerca sull'efficacia
della psicoterapia del PTSD era estremamente esigua (Shapiro, 1995).
Negli ultimi anni, invece, questo settore ha collezionato un crescente
numero di pubblicazioni sull'efficacia delle psicoterapie, e l'EMDR è uno
degli approcci terapeutici che vanta il maggior numero di conferme
di efficacia nella psicoterapia del PTSD. Nonostante le vivaci polemiche
ed incomprensioni, questo stato di cose ha consentito all'EMDR nel
1995 di essere considerata "trattamento probabilmente efficace" (valutazione
A/B) nella terapia del PTSD dalla Task Force on Psychological Intervention
dell'American Psychological Association. Questa attribuzione di efficacia è spartita
solo con lo Stress Inoculation Training e con le terapie basate sull'esposizione
(Chambless et al., 1998). Più recentemente, l'EMDR è stata
riconosciuta efficace nel trattamento del PTSD anche dall'International
Society for Traumatic Stress Studies all'interno della pubblicazione
delle sue linee guida per il trattamento del PTSD (Chemtob, Tolin,
van der Kolk, Pitman, 2000).
Al di là di ogni ragionevole dubbio, l'EMDR risulta essere
una psicoterapia efficace per il PTSD, come dimostrano innanzitutto
recenti reviews sull'efficacia dell'EMDR e studi meta-analitici sull'efficacia
di differenti approcci terapeutici al PTSD, sia farmacologici che
psicoterapeutici (Cahill, Carrigan, Frueh, 1999; Maxfield, 2000;
Shepherd, Stein, Milne, 2000; Van Etten, Taylor, 1998), sebbene il
meccanismo esatto del suo funzionamento sia al momento oscuro ed
oggetto di speculazione (vedi oltre; per una rassegna sulle teorie
al riguardo, Shapiro, 1995). A tale conclusione si arriva anche se
vengono adottati rigidi criteri di selezione nella valutazione della
metodologia delle ricerche (Shepherd, et al., 2000). Infatti, sono
attualmente disponibili alcune ricerche ben strutturate sull'efficacia
dell'EMDR nel PTSD, che sembrano non essere vanificate da sostanziali
critiche metodologiche (i.e.: Marcus, Marquis, Sakai, 1997; Rothbaum,
1997; Scheck et al., 1998; Wilson, Becker, Tinker, 1995, 1997), con
follows-up fino a 15 mesi (Wilson et al., 1997); con ciò tali
studi si differenziano da una parte non irrilevante di letteratura
sull'EMDR, anedottica o sprovvista di adeguata o verificabile evidenza
sperimentale (Shepherd et al., 2000), diventata bersaglio (a volte
correttamente) di alcuni critici. Fra le ricerche più accreditate
alcune sono caratterizzate dalla presenza di valutatori indipendenti
dell'efficacia dell'intervento con l'EMDR o con altri interventi
o dell'inclusione in una lista d'attesa (Carlson, Chemtob, Rusnak,
Hedlund, Muraoka, 1998; Rogers et al., 1999; Rothbaum, 1997; Scheck
et al., 1998; Vaughan et al., 1994). Le ricerche, globalmente considerate,
hanno dimostrato l'efficacia dell'EMDR in una grande varietà di
situazioni traumatiche connesse al PTSD: guerre recenti o lontane
nel tempo, incidenti e ustioni, violenze sessuali attuali o pregresse,
calamità naturali, lutti, azioni terroristiche.
Sintetizzo succintamente alcuni dati provenienti da alcune fra le
pubblicazioni di maggior rilievo e che non verranno ripresi nel prosieguo.
Rothbaum (1997). Un campione di 21 donne vittime di stupro è stato
trattato con quattro sedute di EMDR da 90 minuti a cadenza settimanale.
L'assessment pre- e post-trattamento (a tre mesi) è stato
effettuato da un valutatore indipendente all'oscuro sul tipo di intervento
effettuato. Strumenti psicodiagnostici utilizzati: PTSD Symptom Scale
(PSS; Foa, Riggs, Dancu, Rothbaum, 1993), Impact of Event Scale (IES;
Horowitz, Wilner, Alvarez, 1979), Rape Aftermath Symptom Test (RAST;
Kilpatrick, 1988), State-Trait Anxiety Inventory (STAI; Spielberger,
Goruch, Lushene, 1970), Back Depression Inventory (BDI; Beck, Ward,
Mendelsohn, Mock, Erbaugh, 1961), Dissociative Experience Scale (DES;
Bernstein, Putnam, 1986) più altri reattivi psicodiagnostici
meno noti. Il 90% dei soggetti non ha più soddisfatto i criteri
per la diagnosi di PTSD, contro il 12% dei soggetti di controllo,
cioè una lista di attesa. Un valutatore esterno ha valutato
l'elevato grado di adeguamento al protocollo EMDR.
Wilson et al. (1995, 1997). Un campione di 80 soggetti vittime di
traumi (di cui 37 con diagnosi di PTSD) sono stati trattati con tre
sedute da 90 minuti di EMDR, con attribuzione randomizzata ad un
terapeuta, con assessment pre- e post-trattamento effettuato da un
valutatore indipendente. Strumenti psicodiagnostici utilizzati: IES,
STAI, Symptom Check List (SCL 90-R; Derogatis, 1992), misurazioni
soggettive di intensità del disagio e della ristrutturazione
cognitiva (SUDS: Subjective Units of Disturbance Scale e VOC: Validity
of Cognition Scale) e Post-Traumatic Stress Disorder Interview (PTSD-I;
Watson, Juba, Manifold, Kucala, Anderson, 1991). L'EMDR è risultata
globalmente efficace rispetto ai soggetti in attesa di trattamento
nei controlli effettuati a 30 e 90 giorni. A 15 mesi di distanza è stata
registrata una riduzione dell'84% delle diagnosi di PTSD.
Marcus et al. (1997). Un campione di 67 soggetti con diagnosi di
PTSD è stato trattato con assegnazione randomizzata con tre
sedute da 90 minuti di EMDR. Un valutatore indipendente ha valutato
la condizione pre- e post-trattamento attraverso: SCL-90, BDI, STAI,
SUD, IES, Modified PTSD-Scale (Falsetti, Resnick, Resnick, Kilpatrik,
1993). Il 100% dei soggetti vittime di un solo trauma e l'80% dei
soggetti pluritraumatizzati non hanno più soddisfatto i criteri
per la diagnosi di PTSD, risultati molto superiori rispetto al controllo,
ovvero al trattamento standard del Kaiser Permanente Hospital, composto
da terapia individuale (o cognitiva, o comportamentale o psicodinamica)
più terapia farmacologica, più terapia di gruppo (riferirsi
alla pubblicazione per maggiori precisazioni).
Scheck et al. (1998). 60 donne di età compresa fra i 16 ed
i 25 anni, vittime di stupro, sono state assegnate in modo randomizzato
a due sedute di EMDR o di "ascolto attivo" (Gordon, 1974).
La valutazione pre- e post-trattamento è stata effettuata
in modo indipendente attraverso i seguenti strumenti: BDI, STAI,
Penn Inventory for Posttraumatic Stress Disorder (Hammarberg, 1992),
IES, The Posttraumatic Stress Disorder Interview (PTSD-I; Watson
et al., 1991), Tennessee Self-Concept Scale (Roid, Fitts, 1991).
L'EMDR si è dimostrata più efficace dell'ascolto attivo
su tutti i parametri. Nonostante la brevità dell'intervento,
i valori registrati dai soggetti trattati con EMDR sono risultati,
per tutti gli strumenti utilizzati, non significativamente diversi
da quelli della popolazione generale o da quelli dei gruppi normativi
trattati con successo.
L'EMDR ed altre psicoterapie nella psicoterapia
del
Disturbo Post-traumatico da Stress
Lo studio meta-analitico di Van Etten e Taylor (1998) indica che
l'EMDR ha una efficacia uguale a quella dello Stress Inoculation
Training, ma porta i pazienti a non soddisfare più la diagnosi
di PTSD in un tempo minore (4.6 contro 14.8 sedute). L'EMDR sembra
essere ugualmente efficace delle terapie comportamentali basate sull'esposizione
(Boudewyns et al., 1993) e del training di abituazione immaginativa
accoppiato al rilassamento muscolare (Vaughan et al. 1994), più efficace
del biofeedback (Foa, Meadows, 1997; Carlson et al, 1998) e dello
ascolto attivo nella tradizione di Carl Rogers (Scheck et al., 1998),
meno efficace della variante cognitivo-comportamentale rappresentata
dal Trauma Treatment Protocol (Devilly, Spence, 1999). L'EMDR è risultata
meno efficace degli SSRIs nel trattamento della depressione associata
al PTSD (Van Etten, Taylor, 1998), ed inoltre la sua efficacia in
questo ambito varia notevolmente all'interno degli studi (Maxfield,
2000) e non è ancora adeguatamente compresa (Cahill et al.,
1999). Rispetto alla terapia comportamentale basata sull'esposizione,
l'EMDR si è dimostrata superiore nel ridurre i sintomi intrusivi
(Van Etten, Taylor, 1998; Rogers et al., 1999) e più confortevole
per i pazienti (Rogers et al., 1999). Nello studio di Van Etten,
Taylor (1998), attraverso la confrontazione fra 61 studi sulla psicoterapia
e la farmacoterapia del PTSD, emerge che l'EMDR, insieme alla terapia
comportamentale (esposizione in vivo, immaginativa e mista), sembra
essere l'intervento più efficace se paragonato ad un ampio
spettro di altre forme di intervento: supporto psicologico, ascolto
attivo, psicoterapia psicodinamica, ipnotica e training di rilassamento
(Van Etten, Taylor, 1998); le pubblicazioni utilizzate per la comparazione
con gli ultimi tre di questi approcci sono comunque estremamente
ridotte, e quindi i risultati non possono assolutamente considerarsi
definitivi. Nonostante l'apparenza di una sostanziale equivalenza
rispetto ai risultati delle terapie comportamentali o cognitivo-comportamentali,
l'EMDR sembra ottenere i medesimi risultati in tempi sensibilmente
inferiori (i.e.: Foa, Rothbaum, Riggs, Murdock, 1991; per una rassegna
di comparazioni: Shapiro, 1995, 1999, 2000). In ogni caso, l'evidenziazione
di definitive ed univoche differenze in quest'ultimo ambito è attualmente
impossibile poichè l'EMDR è stata confrontata con differenti
modelli di intervento comportamentale o cognitivo-comportamentale
a causa dell'assenza di omogeneità fra questi approcci terapeutici
(Shapiro, 2000). L'EMDR, invece, dal 1995 in poi ha adottato un unico
protocollo di intervento per il PTSD (anche se Rosen, 1999, nega
tale evidenza) e quindi, laddove tale protocollo sia stato applicato
correttamente e da terapeuti adeguatamente formati, gli studi degli
ultimi cinque anni rappresentano un corpus di letteratura omogeneo.
Inoltre, la quasi totalità delle affermazione sulla differente
efficacia fra EMDR e tecniche cognitivo-comportamentali si basa su
comparazioni effettuate paragonando molteplici ricerche dove si applica
uno o l'altro metodo (Cahill et al., 1999). |