Alcuni basi teoriche e cliniche dell'EMDR
L'impiego dell'EMDR ha portato la sua creatrice
(F. Shapiro) ad adottare come modello esplicativo dei
cambiamenti ottenuti quello della elaborazione accelerata
dell'informazione. Impiegando l'EMDR in psicoterapia,
ed in particolare nel trattamento del PTSD, si ha frequentemente
l'impressione che la metodica riattivi un meccanismo innato ed ecologico,
presente in ogni persona, di elaborazione delle informazioni a contenuto
emotivamente pregnante. Il caso ipotetico migliore, quello al quale la
"filosofia" dell'intervento si ispira, è
rappresentato dalla situazione in cui il terapeuta rappresenta
solamente un facilitatore di un processo che il paziente
gestisce in modo completamente autonomo, senza interferenze
di sorta. Si presume, cioè, che il paziente possieda
potenzialmente tutte le risorse necessarie per rielaborare
emotivamente e cognitivamente un evento traumatico. In realtà,
in molte situazioni cliniche, questo è semplicemente
un modello di ispirazione al quale bisogna tendere asintoticamente.
Un intervento terapeutico più direttivo e ben più
supportato teoreticamente è infatti indispensabile
laddove la rielaborazione del target di intervento non proceda
autonomamente ed efficacemente (i.e.: Giannantonio, 2003;
Manfield, 1998, Parnell, 1999). A tale scopo, sono state
create molteplici tecniche d'intervento che vengono racchiuse
sotto l'unico termine di "cognitive interwave",
ovvero
"intervento cognitivo integrativo". Lo scopo di
queste strategie è molteplice: rendere i ricordi emotivamente
meno disturbanti e quindi rielaborabili; introdurre informazioni
mancanti che producano una differente comprensione degli
eventi sui quali si lavora; aiutare la persona a fruire di
risorse delle quali dispone ma che risultano di accesso difficoltoso
o al momento impossibile; accelerare il processo terapeutico;
agevolare cambiamenti terapeutici che stentano a generalizzarsi
(Lipke, 2000; Shapiro, 1995, 1999).
La ricerca ha dimostrato come alcuni tipi di stimolazione prodotti
dal terapeuta attivino il processo della elaborazione accelerata
delle informazioni. In particolare, i movimenti oculari orizzontali
generati seguendo il movimento delle dita del terapeuta, sono stati
il primo tipo di stimolazione individuata, casualmente, per questo
scopo. è per questo motivo che l'EMDR deve il suo nome ai
movimenti oculari. In realtà, il prosieguo della ricerca e
della pratica clinica sta dimostrando come siano efficaci anche altri
tipi di stimolazione alternata, ovvero rivolta contemporaneamente
al target di intervento e ad uno stimolo esterno ritmico bilaterale
proposto dal terapeuta: altri tipi di movimento oculare, tamburellamenti
sul dorso o sul palmo delle mani, rumori proposti alternatamente
ad entrambe le orecchie, l'osservazione di una luce che scorre su
una barra luminosa (per una rassegna sulla ricerca sulla stimolazione
alternata, Lipke, 2000). L'individuazione di questi dispositivi elicitatori
di un'accelerazione nell'elaborazione delle informazioni è certamente
la caratteristica distintiva maggiore dell'EMDR, quella che ha attirato
l'interesse ma anche lo scetticismo di molti clinici. L'utilità di
stimolazioni duali è una scoperta di notevole rilevanza clinica
per almeno due motivi: 1) si sono dimostrate notevolmente efficaci
e 2) sono provviste di notevole flessibilità. Il terapeuta,
infatti, può modificarle molto liberamente adattandole all'andamento
del processo terapeutico, sostituendole con altri tipi di stimolazione
se ciò è utile a risolvere difficoltà nel processo
rielaborativo. Durante la continua calibrazione del processo terapeutico,
inoltre, al terapeuta è consentito verificare direttamente
o indirettamente l'efficacia del dispositivo impiegato. L'osservazione
della comunicazione metaverbale del paziente, unitamente ai riscontri
verbali che egli fornisce, sono le fonte sulle quali la stimolazione
duale viene continuamente calibrata. |