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European Bicycle Tour 2000



 
 
 


 
X tappa:  Celje – Cakovec (140 km.) 

    Come spesso accade le strade nei pressi delle città sono piuttosto trafficate e brutte; cerco quindi di allontanarmi rapidamente in direzione del confine con la Croazia sulla strada (10-8) parallela al fiume Voglajna. Dopo i primi km. il paesaggio migliora gradatamente diventando verde e collinare; presto i continui strappi di salita seguiti da discese m’incordano i muscoli tanto che, quando arrivo a Rogatec presso il confine (40 km.), sono già piuttosto provato. Sul confine un doganiere mi domanda ironico se in Italia non c’era nessun altro “stupido” ciclista che venisse con me: naturalmente, NO COMMENT! In terra croata il paesaggio muta sensibilmente; le strade sono peggiori, la gente è più legata alla terra e si nota che, in generale, c’è molta meno ricchezza rispetto alla Slovenia. Dopo il confine i saliscendi sono più frequenti, più ripidi e resi ancora più difficoltosi da un caldo micidiale... mi conforta l’idea che quelle di oggi dovrebbero essere le ultime salite del viaggio. Percorsi 27 km. giungo a Lepoglava che sorpasso continuando lungo il fiume Bednja in direzione di Varazdin (30 km.); la strada va ora verso il piano e nonostante la stanchezza decido di continuare per altri 14 km. sino a Cakovec. Ormai è tardo pomeriggio e, dopo aver fatto provviste alimentari, cerco un posto per la notte. Decido di fermarmi in una radura con dei boschetti e una torretta di avvistamento per cacciatori; lego la bici a 10m. più in basso e ceno al suono della radio contemplando il tramonto dall’alto. Quando ormai è già notte ricevo la visita di alcuni cacciatori che con il fucile puntato e ben in mostra mi fanno alcune domande, sino a quando, fatte due chiacchere, ci tranquillizziamo tutti quanti…. La luna è alta e luminosissima, il posto incantevole, spero che la notte trascorra serena senza altre visite (zanzare incluse!). 
 

 
XI tappa: 
Cakovec – Keszthely (120 km.)  

    La notte sulla torretta d’avvistamento passa tranquilla e mi sveglio all’alba deciso di gustarmi i primi colori del mattino tra la nebbia mentre faccio colazione nel piumone caldo: una volpe salta nell’erba bagnata a 10 m. più in basso, inconsapevole della mia presenza e fortunata che non sono un cacciatore. Mi preparo e parto, ma mi fermo presto a godermi il  risveglio domenicale della graziosa cittadina Cakovec col suo castello. Riprendo quindi la strada e, dopo 24 km. facili, arrivo in vista del confine con l’Ungheria che oltrepasso senza problemi. Continuo sulla strada nr.7 e, mentre pedalo mesto e affaticato, cerco di ricordare chi mi avesse illuso raccontandomi l’Ungheria come un’unica grande pianura: i 26 km. verso Nagykanizsa si susseguono, infatti, su un lungo nastro d’asfalto rovente, dritto e con continui interminabili saliscendi. Va segnalato, inoltre, che in Ungheria molte strade sarebbero interdette alle biciclette, ma più che mai in questo caso il condizionale è d’obbligo perché, non essendoci vie secondarie o ciclabili, non esiste altra possibilità di scelta. All'ora di pranzo la città mi accoglie esausto... ma, dopo essermi rifocillato e riposato all’ombra, riacquisto in parte le energie e riparto alla volta del famoso Lago Balaton. Dopo 19 km., nei pressi di Salakomàr, abbandono la brutta strada nr.7 e mi diriggo verso la bella riserva naturale palustre di Kis-Balaton: la strada migliora gradatamente, il traffico scompare e l’animo gioisce mentre lo sguardo spazia tra la palude e i campi coltivati. Percorro facilmente gli ultimi 34 km. e, finalmente, mi posso tuffare nel maggiore lago d’Europa nonché famosissima località balneare estiva... il trovare l’acqua inquinata e torbida di melma termale è stata una delusione tremenda che ho potuto arginare solo verso sera con una generosa porzione del tipico gulash ungherese!