Terapia fotodinamica
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L'apparecchio laser per la PDT è dotato di una sorgente luminosa a LED (sulla destra) che emette una luce rossa monocromatica a 690 nanometri.
La pompa di infusione è programmata per iniettare il farmaco nel tempo esatto di 10 minuti.

La Terapia Fotodinamica (PDT è la sigla inglese) prevede la combinazione tra un particolare laser ed un mezzo di contrasto iniettato per via endovenosa, con l'obiettivo di distruggere selettivamente le pareti dei neovasi responsabili della degenerazione maculare essudativa.

Introdotta nella pratica clinica verso la fine degli anni '90, essa è stata praticamente soppiantata, negli ultimi anni, dalla terapia intravitreale con anti-VEGF; recentemente è stata tuttavia riproposta in protocolli che prevedono l'associazione con anti-VEGF e con cortisonici intravitreali.

Come funziona?

Un farmaco fotosensibile (verteporfina) viene iniettato, allo stato inattivo, in una vena del braccio ed entra così in circolo. Esso è in grado di legarsi selettivamente con le pareti dei neovasi, cioè di quei capillari anomali localizzati sotto la retina e responsabili della malattia. L'attivazione del farmaco mediante una luce monocromatica (690 nm, per l'esattezza), inviata attraverso la pupilla, danneggia le cellule endoteliali dei neovasi stessi senza alterare la retina sovrastante.

Di qui la selettività dell'effetto, che risparmia i tessuti sani e distrugge quelli malati.

In pratica

Il protocollo di trattamento è standardizzato ed estremamente rigido. L'infusione automatizzata del farmaco dura esattamente 10 minuti; successivamente, si procede all'esposizione allo spot laser monocromatico per 80 secondi. Il diametro dello spot è tale da trattare l'intera lesione con un margine di 300-500 micron.

Il paziente è libero di raggiungere immediatamente il proprio domicilio; tuttavia, la persistenza del farmaco in circolo può indurre fenomeni di fotosensibilizzazione alla luce solare dalla quale è opportuno ripararsi per le 24-48 ore successive.

Trattamenti ripetuti

E' opportuno ricordare che la terapia fotodinamica, come gli anti-VEGF, non interviene sulle cause della degenerazione maculare essudativa.

Pertanto, persistendo lo stimolo neovascolare, si avrà inevitabilmente una recidiva della malattia, il che implica nella maggior parte dei casi la necessità di ripetere il trattamento un numero imprecisato di volte.

La ripetizione della PDT comporta un'aumentata incidenza di effetti collaterali, con possibile danno anche a carico della retina e dell'epitelio pigmentato. Anche in questo senso,m l'introduzione degli anti-VEGF (complessivamente meglio tollerati) ha rappresentato una svolta nella cura di questa malattia.

 

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Pagina aggiornata il: 30 ottobre 2011

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