GTI homepageIndiceAutore

Introduzione

Il mito della sala teatrale "all'italiana". Il viaggio. Bellezza e cornice. Articolazione del lavoro.

Lo spettatore italiano conosce bene i suoi grandi teatri, con i palchetti, il palcoscenico in declivio da un lato e il palco reale dall'altro. Tutto gli è familiare, in questa struttura che sembra stimolare la sua curiosità ad una esplorazione priva di rischio. L'unico è quello di rimanere infinita. La disposizione architettonica più diffusa del mondo, la sala "all'italiana" è anche la più sfuggente. Chi dice che la sua caratteristica distintiva sia la separazione fra sala e scena. Chi il "classismo" della disposizione gerarchica dei posti. Chi la simmetria e la prospettività dell'impianto. Nessuno dei suoi elementi costitutivi è indispensabile. Si può dare un teatro "all'italiana" senza palchetti, uno senza declivio, un altro senza palco reale o senza sipario. Che cosa è essenziale, in un teatro "all'italiana"? Quanto più si tenta di avvicinare il significato positivo di questa locuzione, più esso si fa sfuggente, contraddittorio, propone paradossi e si appiattisce in tautologie. Non si può abbozzare un tentativo di risposta senza fare degli esempi concreti, perché le sale esistenti sono tutte diverse fra loro... L' "essenziale" continua a svolazzare, come una gazza ladra, posandosi ora in questo ora in quel punto del vano vuoto e gigantesco.

Forse proprio in questa tendenza ad una superiore ma sfuggente unità il concetto di "teatro all'italiana" manifesta un suo senso più intimo. S'incontra qui il problema che ha spinto certi moderni studiosi di architettura a coniare la parola "tipologia": da utilizzare quando molti edifici reali sembrano fare riferimento a un modello astratto che però nella realtà non si trova. Per questo un libro che si propone di lasciare ai suoi lettori un'ombra di questa idea di architettura prende volentieri la forma di una relazione di viaggio; e molta parte dei frammenti di cui esso è composto proviene da altre relazioni di viaggiatori. Del resto, tutti quelli che hanno avuto anche poco a che fare con il teatro sanno che esso invita a viaggiare. E chi ama viaggiare, prima o poi, viene in Italia, dove questo piacere è come il gusto di un piatto raffinato, che cambia mentre si prova. In Italia si trovano i teatri più "belli".

Ma la bellezza di una cornice è tanto maggiore quanto più su di essa risalta quella del contenuto. Il bello, in un teatro, si presenta in modo naturalmente diverso che nelle altre arti, dove il giudizio di valore avviene su oggetti identificabili con precisione, come le opere di scultura, di pittura o di letteratura. La vera bellezza che il teatro presenta è il suo quadro sempre mutevole. La sua architettura è stata assimilata da Orazio Costa alla forma plastica di una fontana, dove non c'è spettacolo senza movimento dell'acqua. Avvicinandosi al palcoscenico, o meglio al corpo dell'attore, oggetto dell'attenzione degli spettatori, l'architettura stessa, che è stata definita "musica congelata", perde le qualità che la distinguono, la solidità e la durevolezza, e si fa "liquida", mutevole e tremula nei materiali e nelle forme: si fa cioè scenografia. Come la straordinaria sapienza artigianale dei suoi tecnici, ogni elemento del teatro prende la sua giusta forma attorno ad un oggetto indefinibile: le intuizioni degli artisti. La bellezza architettonica di un teatro è molto di più (o di meno) di una decorazione "bella" secondo un criterio estetico fissato altrove. E' invece il luogo dove ogni possibile criterio estetico è chiamato a vincere prove concrete. Condannando la curiosità dell' "essenziale" all'insoddisfazione, il teatro induce nei suoi frequentatori il desiderio che per esso è condizione di vita: quello di ritornarci. Più che forme architettoniche precise, la locuzione "teatro all'italiana" sembra indicare, alla fine, una serie di procedimenti, di modi di presentarsi, di metodi.

I luoghi di questo "viaggio programmato" sono i grandi teatri italiani, cui la qualifica di "Ente lirico" assegna il compito istituzionale di rappresentare il meglio dell'Italia musicale. Nel nostro paese parlare di architettura teatrale è naturalmente parlare di opera in musica, il genere di spettacolo che che ha motivato il più rilevante degli impegni nei confronti del teatro, la costruzione dei suoi edifici. La loro attuale importanza è il risultato di vicende non solo artistiche, ma anche architettoniche e urbanistiche, diverse e reciprocamente illuminanti, che offrono la possibilità di ancorare i problemi generali alla concretezza delle occasioni; dal primo e più antico dei grandi teatri italiani, il S. Carlo di Napoli, per finire alla realizzazione, ancora in corso, del teatro di Cagliari. Il discorso cerca di attenersi a quanto risulta attualmente perspicuo ed esperibile, offrendo ai lettori frammenti di passato utili alla identificazione di significati ancora vivi. E' a questo punto opportuno esprimere qui gratitudine al nostro editore, che ha condiviso questo progetto, e al nostro lettore, che ha già di fronte a noi il notevole merito di essere arrivato fin qui.

Se vorrà continuare, troverà il discorso diviso in tre parti. Sono descritti per primi i teatri che nascono nel XVIII secolo e nei primi decenni del seguente. Seppure profondamente ristrutturati in seguito, essi costituiscono la più importante testimonianza della evoluzione che trasforma le molteplici forme del teatro barocco in una problematica unità tipologica. Seguono i teatri concepiti nella seconda metà del XIX secolo, che segnano il trapasso dal primo romanticismo alle esperienze eclettiche dello stato unitario, con l'aprirsi delle sedi teatrali ad un pubblico sempre più vasto, allargato ad ogni classe e ceto sociale. La terza parte riguarda i teatri contemporanei, costruiti nel secolo dell'affermazione travolgente dei mezzi della riproduzione tecnica.

In questo itinerario nobili, militari, architetti, intellettuali, impresari, affaristi di vario genere troveranno l'occasione di farsi spazio.


da Francesco Sforza, Grandi Teatri Italiani, Editalia, Roma, 1993
tutti i diritti riservati in Italia e all'estero-all rights reserved