L’umanità dell’internet
(le vie della rete sono infinite)

omini

di Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it



Capitolo 56
Non siamo in America:
ostacoli e vantaggi


Che ci piaccia o no, viviamo in un ambiente dominato dagli Stati Uniti d’America. Non solo nella politica e nell’economia, ma anche nella cultura, siamo “alla periferia dell’impero”. Non tutta la popolazione del pianeta si trova nelle nostre condizioni; ma l’Italia fa parte di quel mondo “occidentale” (o “industrializzato”) il cui centro è in America. Se questo è vero in generale, lo è ancora di più nell’internet; è al di là dell’Atlantico la sua origine – e ancora oggi lo sono due terzi di tutta l’attività in rete (non solo in California, ma un po’ dappertutto negli Stati Uniti).

Questo significa che ci dobbiamo rassegnare a essere una “colonia americana”? Non è inevitabile. La rete, per sua natura, è policentrica, molteplice, disordinata e indisciplinata. Nessuno può dominarla “tutta”; né su scala mondiale, né in Italia. Tutti (o quasi) ne possono governare una parte, grande o piccola, secondo le loro capacità e il loro impegno.

È inevitabile che nell’atteggiamento degli americani ci sia una buona dose di arroganza – spesso involontaria. Sono la cultura dominante e sanno di esserlo. Pensano all’internet come “cosa loro” e in buona parte lo è. Ma se siamo “asserviti” non è per loro prepotenza; è per nostra passiva e provinciale ignoranza. La cosa più sbagliata che possiamo fare è scimmiottare ciò che si fa in America. Perché a fare le cose in quel modo sono più bravi loro. Perché hanno risorse (soprattutto economiche) molto superiori alle nostre. Perché sbagliano, ed è sciocco imitare i loro errori. Soprattutto perché le loro soluzioni spesso sono inadatte al resto del mondo.

Siamo abituati a pensare che siamo “in svantaggio” rispetto agli Stati Uniti. Per molti aspetti lo siamo. Gli americani sono più potenti, più ricchi e più “importanti” di noi. Hanno risorse tecniche molto superiori alle nostre e anche risorse culturali e umane (in parte perché alcuni dei “cervelli” migliori vanno in America a cercare fortuna – o semplicemente risorse di studio e di ricerca di cui, purtroppo, non dispongono in Italia).

Ma questo non significa che noi della “periferia” siamo sempre in svantaggio. In rete contano soprattutto le capacità individuali. Ognuno può avere un ruolo secondo ciò che è in grado di sapere, di dire o di fare. Ci sono situazioni e territori in cui la dimensione conta molto, e quindi le realtà più grandi (imprese, organizzazioni o interi paesi) inevitabilmente prevalgono; ma tante altre in cui invece è avvantaggiato ciò che è più piccolo, più agile, più flessibile. È usata spesso, a proposito della rete, la metafora dei dinosauri e degli scoiattoli.

Vedi su questo argomento:
Foreste, dinosauri, scoiattoli e Fenici
Aladino, Ulisse e Polifemo
I tirannosauri, le pecore e il signor Brambilla
Quale internet?

Quando la terra era dominata dai grandi rettili c’erano piccole creature che si muovevano fra le foglie degli alberi, in ambienti in cui non prevaleva la forza delle specie dominanti. Da quegli “scoiattoli” discendono i mammiferi, che poi hanno preso il sopravvento.

Non tutto, e non sempre, è più facile per chi sta al centro del sistema. Chi è in “periferia” può avere una prospettiva migliore, capire meglio i problemi, le situazioni, le possibilità così come si presentano nel resto del mondo. E comunque con la rete è più facile superare i confini territoriali e (se si ha un atteggiamento aperto e una intensa voglia di capire) anche le barriere culturali. (Vedi il capitolo 53).

Proprio mentre questo libro stava per andare in stampa, mi è accaduta una cosa curiosa. La sera del 23 gennaio 2001 ho ricevuto improvvisamente una telefonata da Buenos Aires. Una giornalista argentina mi chiedeva un’opinione su una notizia che era appena uscita negli Stati Uniti.

Perché per telefono? Perché i giornali (specialmente i quotidiani) hanno sempre fretta. Stava per “chiudere il numero” e aveva pochissimo tempo. Voleva essere sicura che leggessi una sua e-mail e le rispondessi subito. Per chi ne avesse la curiosità... l’intervista è uscita il giorno dopo su Clarin. Stranamente quella storia, che aveva avuto un’eco estesa negli Stati Uniti, era sfuggita alla stampa italiana. Così la mattina dopo ho mandato un messaggio a un giornalista amico e gli ho “passato la notizia”...

Perché a me? Le ragioni possono essere tante. Perché, avendo letto le mie cose in rete, le interessava proprio la mia opinione. O perché ha telefonato a mezzo mondo ma a quell’ora ha trovato solo me... Non ha importanza come e perché accadono cose come queste; i motivi e le circostanze possono essere diverse e inaspettate. Ciò che conta è che la rete le rende possibili; e che “la persona giusta al momento giusto” può essere a Milano, a Buenos Aires o a Singapore. La distanza non conta; e quando siamo in grado di gestire le differenze culturali non conta neppure se la persona si trova nel paese più potente del mondo o in un’isoletta che il resto del mondo non sa come trovare sulla carta geografica.

Ma bisogna saper scegliere il territorio. Si è parlato molte volte, in giro per il mondo, di “terreno livellato”. In rete siamo tutti uguali, abbiamo tutti lo stesso “diritto di voce”. Quindi con l’internet è finalmente nato quel level playing field in cui tutti giocano ad armi pari. C’è molto di vero in queste osservazioni; ma le cose non stanno “esattamente” così. Confesso che ai tempi delle prime esplorazioni della rete ero caduto nella trappola di confondere speranze e desideri con un’analisi della realtà. Devo dire con un certo dispiacere che l’esplorazione di ciò che finora è dato sapere non porta alla constatazione che ci sia un “mondo perfetto” che offre a tutti pari opportunità. Ma un’ulteriore meditazione dice che questa non è una tragedia. Una molteplicità di campi “disuguali” può essere altrettanto ricca di occasioni per tutti di un ipotetico, unico “campo livellato”. Anzi... forse la diversità è una risorsa più importante di quanto possa essere un infinito (e noiosissimo) altopiano monotonamente omogeneo.

Le conseguenze sono due. La prima è che molti problemi del mondo in cui viviamo possono essere risolti (e molte importanti innovazioni possono nascere) più da una moltitudine di micro attività e iniziative che dalla sempre più difficile gestione dei macro fenomeni. E questo mette seriamente in discussione i criteri con cui si cerca di gestire la “globalità”...

L’altra, più immediatamente rilevante per chi non ha il compito di governare il mondo ma vuole vivere, dialogare e lavorare in rete, è che quando non ci si incontra “ad armi pari” è possibile scegliere come e dove impegnarsi, dove e come possiamo meglio esprimere le nostre capacità e le nostre risorse. Se il terreno non è livellato, vuol dire che alcune parti del territorio sono inclinate a nostro favore. Può essere necessario, utile e interessante affrontare percorsi “in salita” per allargare le nostre conoscenze, per imparare da chi ne sa più di noi; come trovare le situazioni “in discesa” dove tocca a noi assumere un ruolo più attivo. L’infinita diversità della rete ci offre, anche da questo punto di vista, infinite possibilità di scegliere.






indice
Indice dei capitoli online


gente
Ritorno alla pagina
di presentazione del libro



Homepage Gandalf
home