I danni mostruosi
della burocrazia

(e le vane promesse di “semplificazione”)

Giancarlo Livraghi – luglio 2012

 
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Continua l’inondazione di “notizie” confuse e devianti sulla “crisi economica”. Rimane frammentario e inadeguato lo spostamento dell’attenzione verso la evidente, quanto trascurata, necessità di passare dai “sacrifici” allo sviluppo.

In tutto il bailamme sono scarsi, deboli e superficiali i riferimenti a una grave piaga che affligge da troppo tempo l’economia e la società – non solo, ma particolarmente, in Italia. L’inefficienza e perversità della burocrazia.

Naturalmente non è il caso di ripetere qui ciò che ho scritto in La stupidità della burocrazia capitolo 12 di Il potere della stupidità. Ma, se il problema era preoccupante in una situazione apparentemente “normale”, diventa disastroso in un quadro drammatico che richiede con urgenza un forte cambiamento, orientato a migliore efficienza, produttività, impegno costruttivo e solidarietà sociale.

Benché sia ovvio, mi sembra necessario premettere che è insensato “scaricare la colpa” solo sulle persone incaricate di “applicare le regole”.

Possiamo constatare, in ogni genere di situazioni, come ci sia un’ampia gamma di comportamenti diversi. A un estremo c’è l’arrogante stupidità di chi si trincera nell’obbligo e sembra divertirsi davanti all’imbarazzo dei cittadini confusi da regole incomprensibili. È purtroppo raro, ma esiste, l’estremo opposto – persone consapevoli e gentili che fanno tutto il possibile per aiutare a risolvere i problemi. Con un’infinità di “sfumature intermedie” che rendono ogni incontro (troppo spesso scontro) con la burocrazia un’avventura imprevedibile e preoccupante.

Sarebbe, ovviamente, utile “rieducare” gli apparati e gli addetti, premiare i più efficienti e cortesi, scoraggiare gli scorbutici, i pasticcioni e i disattenti. Ma è un’impresa complessa, richiede metodi ben pensati, sperimentati, verificati. Insomma ci vuole tempo. Mentre nel marasma di oggi occorrono soluzioni urgenti – che si possono ottenere cambiando le regole.

Sono state fatte, molte volte, vaghe promesse di “semplificazione”. In Italia esiste, dal 2008, un “ministero della pubblica amministrazione e semplificazione”. Di che cosa si sia occupato, per quattro anni, non si sa. Il fatto è che le complicazioni continuano a peggiorare. Un nuovo ministro è in carica da otto mesi. Vedremo finalmente qualche miglioramento? Sarebbe desiderabile. Ma finora non ci sono sintomi di risultati concreti.

Un tema largamente dibattuto, con molta più agitazione che chiarezza, è l’appesantimento dell’imposta sugli immobili. Che ha cambiato nome da “ICI” a “IMU” – e, da quest’anno, ritorna a gravare anche sulla “prima casa”.

Se ne è dissertato per mesi in modo farraginoso, disordinato e confuso. La gestione burocratica è stata pessima, costringendo i contribuenti a faticose ricerche per poter determinare l’importo e compilare moduli incomprensibili. È impressionante la pazienza che i cittadini hanno dimostrato nel compiere uno sgradito dovere. (Esclusi, ovviamente, gli evasori organizzati, che hanno avuto abbondanza di tempo e di metodi per “occultare” le loro proprietà).

Quando si sono “tirate le somme” della prima rata, non c’è stato neppure un sussurro di ringraziamento (né alcun cenno di scuse per la balordaggine delle procedure) neppure dove è pubblicamente dichiarato che i risultati sono “superiori alle previsioni”. Gli esiti sono confusi. Il governo e i comuni avevano sbagliato i conti? O (data la notoriamente disastrosa situazione dei repertori catastali) non sapevano chi e che cosa stavano tassando? O forse temevano evasioni? O “scioperi fiscali” che qualcuno proclamava, ma non ci sono stati?

Comunque sia, ancora una volta si dimostra che c’è molta più serietà fra i cittadini (quelli che si comportano correttamente e pagano le tasse) di quanta se ne trovi negli sgangherati apparati burocratici. Che dovrebbero avere la responsabilità di amministrare bene il denaro pubblico e di essere al servizio delle persone, delle imprese e delle strutture sociali – invece di opprimere tutti con insopportabili inefficienze e arroganti assurdità procedurali.

Ora ci sentiamo dire che alcuni moduli di pagamento dell’IMU “non sono compilati correttamente” e perciò il fisco “non sa dove mettere i soldi”.

Vista la perversa imbecillità delle procedure, è uno straordinario miracolo che i versamenti “con errori formali” non siano la maggioranza. Ora possiamo sperare che quelle menate procedurali si risolvano, con un po’ di buon senso, senza sottoporre i cittadini onesti a ulteriori torture burocratiche?

Soprattutto si tratta di capire che un profondo risanamento (e una vera, energica semplificazione) degli apparati burocratici deve essere una priorità fondamentale come stimolo alla ripresa economica e sviluppo della società civile.

Sono convinto che potrebbe bastare la chiara percezione di un vero impegno, finalmente concreto e credibile, per avere un effetto incoraggiante. Non solo per ridurre i dubbi degli investitori stranieri, ma anche e soprattutto per far rinascere in tutta Italia la voglia di fare, di agire, di costruire.

È importante anche ricordare che c’è un intimo, immondo legame fra inefficienza burocratica e corruzione. Per rompere il perverso circolo vizioso occorre incidere energicamente, e contemporaneamente, su tutte e due.

Se non saremo capaci di impegnarci con forza – e vincere – su questi due fronti, sarà molto più lento, esasperante e difficile uscire dalle spire velenose della “crisi” e ritrovare i fertili, promettenti valori della nostra vera identità.

Ovviamente non è facile. Ma occorre capire che è necessario.



Su questo argomento vedi anche
Le faccine cretine e la stupidità burocratica – luglio 2009
e Le contraddizioni della “meritocrazia” – aprile 2011


 

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