Che siano passati dieci anni, piuttosto che nove o undici,
da questo o quellevento non è particolarmente
importante. Ma le ricorrenze, per quanto
convenzionali, sono unoccasione per dare unocchiata
al percorso che ci ha portati al punto in cui siamo. Nella
storia dellinternet il 1994 è lanno di alcuni
notevoli cambiamenti. (Sullevoluzione storica della rete
vedi la cronologia
in appendice a Lumanità dellinternet).
Solo chi era in rete prima di allora ricorda il mondo dei
BBS la principale, se non lunica,
risorsa a disposizione di chi non aveva il privilegio, a quei tempi raro,
di poter usare linternet (che era accessibile solo in alcune
università e istituzioni pubbliche).
A questo proposito cè un altro
anniversario che si riferisce a ventanni fa.
Cerano
bulletin board system in America dal 1972, ma i collegamenti
internazionali cominciarono nel 1984 e nello stesso periodo
nacquero i primi bbs in Italia. Nel 1994 ce nerano duemila
nel nostro paese: un numero, per lepoca, tuttaltro
che piccolo.
Ma da allora, con la crescente diffusione dellinternet,
cominciò linevitabile declino non dei bbs come
comunità online, che continuano a crescere e moltiplicarsi,
ma come tecnologia e metodo di collegamento.
Molti, in Italia come in gran parte del mondo, dieci anni fa
ignoravano lesistenza dellinternet o ne avevano
solo vagamente sentito parlare. Anche alcuni anni più tardi
cera qualcuno, abituato alle reti di BBS
o ai sistemi interni delle multinazionali, che diceva: «Curioso... che
cosè quella roba lì con la chioccioletta?».
Alla fine del 1994 cominciarono a diffondersi le offerte
di accesso allinternet. Ne seguuì una proliferazione
di provider, che divennero centinaia, anche se non
coprivano ancora tutto il territorio in Italia
come in altri paesi.
I modem a 4800 bps sembravano più che sufficienti
(e lo erano, perché con un po di attenzione a evitare
sovraccarichi si andava più svelti di quanto accada oggi
con connessioni molto più veloci).
La rete era vispa, giovane e snella libera da quei
malanni di bulimia di cui poi ha sofferto e di cui fatica a guarire.
Cera in alcuni una viva speranza, in altri una strana
paura. In buona parte è ancora così. Riprenderò
questo argomento alla fine. Ma intanto ritorniamo al 1994.
Si cominciava a parlare diffusamente di world wide web
che esisteva dal 1990, ma solo nel 1994 cominciò
ad avere una larga diffusione. La sovrapposizione dei due sviluppi
è il motivo per cui molti pensano che internet e web siano
la stessa cosa. Con conseguenze bizzarre e talvolta perverse.
Alla fine del 1994 cerano quasi sei milioni di host
internet nel mondo, un milione in Europa, 30.000 in Italia.
Erano dimensioni straordinarie rispetto a quello che si poteva
immaginare dieci anni prima. Ma piccole in confronto allo
sviluppo che cè stato nei dieci anni seguenti.
Nel 1994 cominciavano a circolare ipotesi
fantasmagoriche su unimmaginaria crescita
esponenziale. Di quelle bizzarrie si è
perso il ricordo. Ma sono da dimenticare anche le delusioni
che seguirono, perché la rete, con un progresso
più solido e realistico, continua vigorosamente a crescere.
(Sullo sviluppo dellinternet in Italia, in Europa e nel mondo
vedi la sezione dati).
Non solo nel 1994, ma anche dieci anni prima, erano
evidenti quei fenomeni di manipolazione finanziaria che
continuarono a crescere fino al 2000 quando la bolla
raggiunse, come la rana della favola, la sua massima espansione
per poi, comera inevitabile, sgonfiarsi.
Unopinione ancora oggi diffusa, quanto infondata,
è che quel fenomeno fosse nato dalle esagerate
aspettative di unimmaginaria nuova economia.
Cè stata, è vero, una serie di speculazioni
azzardate nellarea della cosiddetta alta
tecnologia. Ma questa è una conseguenza, non la
causa, del clima speculativo che aveva preso il sopravvento
non solo in borsa, ma anche nella gestione delle imprese.
Come dimostrano le catastrofi in tuttaltri settori di
attività. Anche in questo caso, come per altri grossi
problemi, è importante capire meglio le cause, per
poter più efficacemente trovare le soluzioni. (Vedi
Lequivoco
della bolla).
Nel 1994 nacque Netscape. Di cui al giorno doggi si
scrivono le necrologie. Questo tema merita un approfondimento
a parte (vedi La triste fine di
Netscape e Il dilemma
dei browser). Ma è malinconica la diffusa
rassegnazione allidea che esista un solo browser e
che non ci siano alternative né
stimoli a far meglio.
Naturalmente non è vero, perché anche se
AOL, nella sua profonda
crisi,
ha rinunciato a sostenere Netscape, ci sono, per chi le vuole,
soluzioni diverse. Ma è preoccupante che si consideri
accettabile un monopolio inconciliabile con la natura intrinseca
dellinternet come di ogni libera e aperta
comunicazione umana.
Nel 1994 la Microsoft, che stava consolidando il suo
monopolio del software, non si era accorta dellinternet.
Non solo non ha mai avuto (come, chissà perché,
qualcuno immagina) alcun ruolo nella nascita e nello sviluppo
della rete, ma quando divenne chiaro che linternet stava
diventando importante si trovò completamente
spiazzata. Tentò, negli anni seguenti, di correre ai
ripari creando, fra laltro, un proprio network,
che ha trovato un suo spazio, ma molto inferiore alle ambizioni di
chi è abituato a posizioni dominanti.
Riuscì, qualche anno più tardi, ad assumere
il controllo di alcuni strumenti (incorporando browser e
gestione e-mail nel suo sistema operativo). Nonostante quei
vantaggi, non è riuscita a impadronirsi dellinternet.
Ma non è il caso di illudersi. Continuerà a
tentare di farlo, come parecchi altri che vedono con fastidio
spazi di comunicazione capaci di sfuggire al controllo dei
sistemi centralizzati e omogeneizzati.
Nel 1994, in un sottoscala a Seattle, Jeff Bezos e alcuni
amici stavano armeggiando intorno a quella che lanno
dopo sarebbe diventata Amazon. Data mille volte per morta, la
libreria più nota nel mondo continua a crescere e a
prosperare. E sarà difficile sconfiggerla se
resterà fedele ai criteri di servizio su cui si
è basata alle origini.
Ma non deve dimenticare ciò che diceva, alcuni
anni fa, il suo fondatore. «Le imprese che credono di
poter contare sulla fedeltà di marca sono matte. I
clienti ci sono fedeli se non approfittiamo della loro
fiducia. Non ci si può riposare sugli allori. I
clienti ci sono fedeli fino allistante in cui qualcun altro
offre un servizio migliore». (Vedi
unintervista
a Jeff Bezos pubblicata nel 2000).
Unimpresa che opera in un mercato reale e competitivo
non può contare su rendite di posizione. Se Amazon,
appesantita dalla dimensione, perdesse qualità di
servizio potrebbe trovarsi in difficoltà come
è accaduto ad altri che sembravano inattaccabili.
Intanto, in generale, le cose si evolvono anche nelluso
commerciale della rete. Fra le leggende di questi dieci anni
cè il tante volte annunciato, e mai avvenuto,
improvviso decollo delle-commerce. Ma lontano
dalle false profezie e dalle luci ingannevoli della ribalta
cè una crescita reale e continua. Meno mirabolante di
quella che si immaginava e perciò più solida
e concreta. (Vedi Alti
e bassi del commercio elettronico).
Nel 1994 uscì il primo quotidiano online in Italia
lUnione Sarda. A solo un anno di distanza dal primo nel
mondo, che fu il San Jose Mercury News nel 1993. (Seguirono
poi Il Manifesto nel 1995, La Repubblica e Il Sole 24 Ore
nel 1996, La Stampa e il Corriere della Sera nel 1998).
Cominciò nel 1994 anche una sfortunata
avventura delleditore dellUnione Sarda, che
si lanciò in unambiziosa iniziativa chiamata
vol (Video On Line). Come altre operazioni di
quel genere, fu largamente acclamata al suo inizio, dimenticata
nel suo tramonto.
Fu una vicenda sintomatica delle false
speranze che portarono, in quel periodo, a molti tentativi di
impadronirsi dellinternet per ricavarne guadagni che
sembravano facili, ma si sono rivelati impossibili.
Nel 1994 in Italia ci fu un evento oggi dimenticato, ma
che allora ebbe uneco internazionale come la più
massiccia operazione di sequestri di servizi telematici nella
storia mondiale. Vedi 1994,
2004... 1984 la storia continua).
Non si è ripetuta, nei dieci anni seguenti, una strage
come quella ma sono continuate, e ancora oggi continuano,
varie forme di persecuzione contro la libertà di informazione
e di dialogo in rete. (Vedi i parecchi
articoli in questo sito sulle molteplici crociate
contro linternet).
Insomma il 1994 non fu un anno come tanti
altri nellevoluzione dellinternet. Segnò una
fase di cambiamento. Il principio della fine di unepoca che
è inevitabile, per chi cera, ricordare con nostalgia.
Non solo perché ci sentivamo un po speciali, sulle
orme dei (pochi) pionieri che ci avevano preceduto. Ma anche
perché avevamo la sensazione (o lillusione?) di avere
aperto le porte di un nuovo mondo, di possibilità
prima impensabili di scambio, di conoscenza, di comunicazione.
Non cè stata quella grande innovazione culturale
che qualcuno immaginava (e che è concretamente
possibile, ma dipende da evoluzioni umane, non dalle
tecnologie). Ma linternet cè e rimane,
per chi la sa usare, uno strumento ricco di risorse che non abbiamo
finito di scoprire.
Cè anche chi, oggi come allora, ha unimbarazzata
e confusa paura della rete e continua a tentare di
reprimerla o demonizzarla. La libertà di
informazione e di opinione, in questa come in altre sue
manifestazioni, è ancora oggi insidiata, anche da chi
finge di proteggerla o incoraggiarla. La partita è
aperta ed è improbabile che si concluda in pochi anni
o decenni. È difficile prevedere se, e come, le cose
saranno cambiate nel 2014.