I nodi della rete |
La triste fine di Netscape
Sono passati dieci anni dalla nascita di Netscape. Non è vero che sia del tutto morto, ma continua a diminuire il numero di persone che lo usano e da anni, ormai, non ne è più sostenuto lo sviluppo. Se qualcuno ne fa un necrologio, o anche solo accenna alla sua storia, la risposta più diffusa è un distratto «che mimporta, tanto cè Explorer». Ma il fatto non è così banale.
In realtà cè un Netscape che continua a svilupparsi e che ha un preciso ruolo. Si chiama Mozilla ed è un diretto discendente delloriginario Netscape. È il browser più diffuso nei sistemi opensource. Ma prima di guardare la situazione di oggi è meglio ricostruire un po di storia.
Cè chi pensa che linternet sia nata con Netscape. Naturalmente non è così. Lìnternet esisteva da ventanni. e il sistema web dal 1990. (Vedi la cronologia in appendice a Lumanità dellinternet). La diffusione di connessioni world wide web cominciò con il primo browser, Mosaic, nel 1993. Ma si allargò di più a partire dal 1994, con la nascita di Netscape.
Lesordio di Netscape fu trionfale e per anni fu acclamato come uno dei più grandi successi nella storia dei nuovi sistemi di comunicazione. La sua nascita coincise con il momento in cui si cominciavano a rendere largamente disponibili le connessioni allinternet e, contemporaneamente, si diffondeva su scala sempre più ampia il sistema web. Agli occhi di molti, che non conoscevano la rete prima del 1994, sembra che allinizio di tutto ci fossero già i siti web e che non sia mai esistita uninternet senza Netscape.
Presto Netscape divenne qualcosa di più di un browser. Offriva anche altre risorse di comunicazione, compresa una gestione e-mail che funzionava bene. Il suo predominio sembrava inattaccabile. Ma entrarono in gioco le manovre speculative.
Cerano grosse organizzazioni che si chiamavano Compuserve e America OnLine. Non erano BBS, ma imprese commerciali, che offrivano connessioni e servizi in rete indipendentemente dallinternet.
Compuserve esisteva dal 1979 e AOL dal 1985. Nel 1994 tutte e due si erano trasformate in provider, ma anche con una diffusa disponibilita di accessi allinternet avevano mantenuto gran parte della loro clientela (milioni di persone negli Stati Uniti) che era abituata al loro servizio e non aveva voglia di cambiare. (Declinò invece Prodigy, che in epoche precedenti aveva avuto una notevole affermazione).
Né AOL né Compuserve, nonostante i loro forti tentativi di allargarsi su scala internazionale, riuscirono ad affermarsi in modo duraturo fuori dal loro mercato dorigine. Ma negli Stati Uniti avevano, e mantenevano, una presenza importante.
Nel 1997 AOL comprò Compuserve e nel 1998 si impadronì anche di Netscape (ma non della versione opensource, cioè Mozilla, che è rimasta indipendente). Sembrava unalleanza naturale il più affermato servizio commerciale online negli Stati Uniti e il più noto browser su scala mondiale. Ma le cose andarono in tuttaltro modo. (Vedi Il dilemma dei browser).
In realtà il quadro è più complesso con vari aspetti torbidi e oscuri. Per esempio Compuserve nel 1997 fu comprata da WorldCom, che cedette una parte delle sue attività ad America OnLine. Varie manovre di quel genere furono oggetto di scandali e indagini giudiziarie, fino a quando nel 2002-2003 WordCom precipitò in una situazione fallimentare, con processi per frode e falsificazione di bilanci.
Invece di concentrarsi sullo sviluppo di Netscape e sulle sinergie che avrebbero potuto migliorare la qualità dei suoi servizi, AOL saltò sullonda delle speculazioni finanziarie e nel 2000 andò a fondersi con un enorme gruppo di attività di comunicazione che, a sua volta, era il risultato della fusione di diverse grandi imprese nel settore editoriale e dello spettacolo (Time Warner, fra laltro, era ed è proprietaria di CNN).
Sembrò allora che Davide avesse ingoiato Golia. Cioè che una relativamente piccola impresa internet avesse comprato un gigante delle comunicazioni. E infatti subito dopo la fusione sembrava che dovesse essere AOL a guidare il gruppo verso ipotetici successi di convergenza e di sinergia. Ma quei progetti si rivelarono costosamente irrealizzabili. Con risultati così catastrofici da mettere a rischio la sopravvivenza dellintero gruppo.
Lascio agli esperti in manipolazioni finanziarie il compito di spiegare come i conti potessero essere falsificati a tal punto da sopravvalutare AOL oltre i limiti delle più azzardate ipotesi. Ma sappiamo che quello era il periodo di massima espansione della bolla speculativa (vedi Lequivoco della bolla). La sconcertante, quanto vistosa, vicenda di AOL-Time-Warner contribuì ad accelerarne lo sgonfiamento.
La situazione degenerò rapidamente e AOL continuò a perdere terreno allinterno di Time Warner, fino a quando il 18 settembre 2003 la sua sigla scomparve dal nome del gruppo (vedi La scomparsa di Aol).
In tutto quel parapiglia Netscape rimase abbandonato al suo declinante destino. Questo è uno dei tanti casi, noti a chi ha un po studiato la storia dellinformatica, in cui gli errori e le stupidità dei concorrenti hanno giovato alla Microsoft.
La software housedi Redmond era del tutto impreparata allo sviluppo dellinternet. Non aveva mai preso sul serio il potenziale della rete e si trovò spiazzata quando (proprio allepoca in cui nasceva Netscape) divenne evidente che linternet stava assumendo un ruolo importante. Ma chi avrebbe avuto la possibilità di contrastarla (come AOL, Netscape e altri) si rivelò incapace di consolidare i vantaggi di cui disponeva.
Così la Microsoft (dopo aver tentato, con risultati inferiori alle sue speranze, di imporre un proprio network) ricorse al trucco più ovvio: incorporare un browser e un software di posta nel suo sistema operativo. Che questa fosse una violazione delle più elementari regole di libertà di mercato è palese. Ma, come sappiamo, le molteplici azioni legali contro la Microsoft non hanno ottenuto alcun risultato pratico.
Le alternative, per chi le vuole, ci sono. Esistono sistemi di gestione dalla posta migliori di Outlook (e meno penetrabili da virus e altri malanni). Ed esistono browser di interessante qualità, come Opera (e altri meno noti) oltre al già citato Mozilla, che ha anche il vantaggio di essere opensource.
Ma la distrazione e la pigrizia hanno preso il sopravvento. La percezione diffusa è che esista un solo sistema di posta, quello che si trova preinstallato. E, analogamente, che esista un solo browser (molti non sanno neppure come si chiami, né che cosa sia un browser pensano che sia quello lunico modo di accedere a siti web).
Fin che funziona, si pensa, non cè problema. Perché dovrei fare la fatica di andare a cercare qualcosaltro? Quasi tutto il sistema informativo (non solo i mass media, ma anche gran parte degli apparati didattici e dei settori tecnici) è squallidamente appiattito nella rassegnazione.
Non voglio annoiare i lettori con una ripetizione dei molti motivi per cui un monopolio non è mai una buona idea. E lasservimento di tutti i sistemi a un unico fornitore non solo provoca costi esagerati e inaccettabili disfunzioni, ma elimina ogni stimolo a unefficace concorrenza. Ma pochi si rendono conto di quanto sia inefficiente, e pericoloso, un sistema internamente permeabile in un modo che conviene a chi lo produce (perché così costringe tutti a usare i suo software) ed è un danno per tutti gli altri.
Ci sarebbero grandi vantaggi se ognuno fosse incoraggiato a scegliere il software che più gli conviene e i sistemi fossero aperti così che tutte le soluzioni potessero essere liberamente scelte. Ovviamente linternet, per sua natura, è libera, aperta e trasparente. Ma non lo sono i software più diffusamente usati per accedere alla rete.
Oggi si rischia di essere considerati donchisciotteschi se ci si lamenta del fatto che, per esempio, ci siano siti web concepiti in modo da funzionare solo con la più recente versione di Explorer per non parlare di plug in o di altre diavolerie che si è costretti a caricare sul proprio computer, con il perenne rischio di guasti, complicazioni o intrusioni indesiderabili.
Quando si è prigionieri di un sistema chiuso, sovraccarico di funzioni indecifrabili e nascoste, le possibilità di manipolazione sono infinite. La nostra libertà di informarci e di comunicare dipende anche da una libera scelta delle risorse tecniche.
Lazienda monopolista del software non andrebbe in fallimento se fosse costretta a competere in un libero mercato. Ma dovrebbe cambiare mentalità e prestare più attenzione alle reali esigenze di chi usa i suoi prodotti.
In altri campi ci sono servizi oggi dominanti che non hanno posizioni inattaccabili. Per esempio Google si è guadagnata un predominio quasi assoluto nel mondo dei motori di ricerca, ma così come ha sbaragliato, anni fa, i suoi avidi e corrotti concorrenti potrebbe essere velocemente attaccabile se perdesse qualità o se qualcuno proponesse una soluzione migliore.
(Nel 2003 si diceva che la Microsoft volesse comprare Google. Lipotesi è plausibile. Ma, a quanto pare, Google ha scelto di non vendere. (Vedi La legge di Google).
Era circolata anche la voce che la Microsoft potesse comprare AmericaOnLine (compreso Netscape). Ma in questo caso il dubbio è in senso contrario: sarebbe comprensibile che Time-Warner se ne volese disfare, ma non si capisce chi possa essere interessato a comprarla.
Ci sono stati parecchi tentativi di mescolare browser, motori di ricerca e altri servizi nel tentativo di pilotare il comportamento delle persone in rete (ai tempi del suo massimo successo anche Netscape aveva tentato qualche trucco di quel genere). Per fortuna nessuno, finora, ci è riuscito in modo dominante. Ma la tentazione è grossa e il rischio rimane.
Se oggi Netscape fosse ancora il browser dominante forse potremmo non sofrrirne troppo, perché probabilmente ci sarebbero spazi disponibili per concorrenti capaci di far meglio. Ma se a sostituirlo cè un software imposto, o passivamente accettato come se fosse lunica risorsa disponibile, abbiamo seri motivi di preoccupazione.
È inutile piangere sul suicidio di Netscape. Potrebbe, se volesse, rinascere dalle sue ceneri ma sembra che nessuno stia tentando seriamente di farlo. Tuttavia la sua storia è, in qualche modo, esemplare. Ognuno può trarne le deduzioni che preferisce (compreso il fatto, evidente anche in tante altre situazioni, che quando la speculazione finanziaria prende il sopravvento il danno è grave per tutti).
Ma ce nè una da non dimenticare. Non dovremmo mai permettere ad alcuno di avere un monopolio di qualsiasi cosa in particolare in un terreno così delicato e fondamentale come la libertà di opinione, di informazione e di dialogo. Essere troppo distratti, rassegnati o accomodanti è molto pericoloso.
Post scriptum
luglio 2004
Non è questa la sede per
approfondimenti tecnici.
Ma la statira può dire
più di molte dissertazioni.
Come nel caso di una
vignetta pubblicata
il 4 luglio 2004 dallo stesso autore
citato
in altre occasioni
Illiad (J. D. Frazer).
Post scriptum
febbraio 2005
Per un aggiornamento su questo tema
vedi
Firefox non è
la Fenice, ma...