Rosa dei venti

I Garbugli della Rete - 22
aprile 1998

J’accuse

Ecco chi violenta bambini e adolescenti

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Siamo al centenario del famoso J’accuse di Émile Zola sullo storico “affare Dreyfus”. In questa ricorrenza vorrei fare una precisa e severa accusa, non di “pedofilia” ma di perversa pedofobia. Qualcuno sta sistematicamente perseguitando le nuove generazioni (e non solo loro).

Non farò nomi; non perché temo le ritorsioni di conduttori televisivi, giornalisti, scrittori, direttori di giornali e telegiornali, magistrati, “forze dell’ordine”, politici e altri svariati “poteri”. Ma perché i colpevoli sono così tanti che l’elenco dei nomi e dei misfatti non starebbe in una pagina; ed è probabile che ne spunti qualcuno nuovo.

Non accuso tutti gli appartenenti a queste categorie. In ognuna ci sono persone responsabili, che dicono e fanno cose giuste (o almeno non fanno cose perverse). Ma sappiamo quanti sono colpevoli di una costante disinformazione, oltre che di intollerabili repressioni e persecuzioni.

Voglio accusare pubblicamente questi malfattori di gravi abusi e delitti. Non in un’aula di giustizia, ma davanti al tribunale dell’opinione pubblica e in particolare di tutte le persone che usano la rete – e anche di quelle (tante, spero) che cominceranno a usarla nei prossimi mesi e anni.

Se incontrassi per strada una bambina piangente in cerca di aiuto, dovrei stare attento a come fare per soccorrerla. Perché, specialmente se qualcuno scoprisse che sono un frequentatore della rete, rischierei di essere linciato al grido di “dagli al pedofilo”. Sembra di vivere in quell’appestata Milano che il Manzoni descriveva nei Promessi Sposi.

Gli abusi contro i “minori” sono un male profondo e antico. È bene portarlo alla luce, rivelarne l’orrore, cercare soluzioni. Ma chi grida “dagli all’untore” non ha il diritto di fingersi difensore dei bambini e degli adolescenti. Diciamolo chiaro: è uno dei criminali persecutori. E lo sarebbe anche se (cosa di cui spesso dubito) fosse in buona fede.

Sarebbe comico, se non fosse tragico, vedere famosi conduttori televisivi ignorare i molti messaggi ricevuti (in rete e per fax) e continuare imperterriti a dire che l’internet è un covo di pedofili, pirati, intrusori, sabotatori. E vedere le stesse idiozie ripetute ad nauseam sui giornali. Sarebbe una presa in giro, se non fosse un intenzionale abuso, sentire un magistrato dire che ha bisogno di “maggiori controlli”, o un agente di polizia dipingersi come eroe perché si è avventurato nella selva della rete, in mezzo a un’orda di pornografi e pedofili... quando sappiamo che in rete, da sempre, ci sono più poliziotti che malfattori; e che se qualcuno vuol fare il birichino non gli conviene mettersi sull’internet, perché è un modo per farsi acchiappare. Di storie curiose, ne potrei raccontare tante... conoscete il caso di quella ragazzina che si è messa a fare l’esca, cioè la “finta ingenua”? Non ha incontrato “pedofili”, ma ha incastrato un sacco di poliziotti.

Sarebbe patetico, se non fosse grave, vedere magistrati e “forze dell’ordine” (non tutti, per fortuna) continuare a sequestrare computer quando tutti sanno che basta fare una copia del disco rigido. Col bel risultato che non solo sono danneggiati i presunti colpevoli, spesso poi assolti, ma anche tante persone che nulla hanno a che fare con l’indagine. Perché si capisca la gravità della cosa, dobbiamo aspettare che qualcuno renda inagibile l’archivio di un medico e “ci scappi il morto”?

C’è un bell’articolo del Prof. Gabriele Calvi che si occupa di un aspetto molto importante: il ruolo delle famiglie, della scuola e delle istituzioni, che non danno ai giovani quella cultura telematica di cui avranno bisogno. Ma non è tutto. C’è anche la perenne disinformazione, che sparge paura e diffidenza nelle famiglie. Ci sono gli ignobili e sciocchi tentativi di introdurre “filtri” che dovrebbero proteggere i “minori” e invece servono solo a togliere responsabilità a famiglie ed educatori – e intanto aprono la strada a un sistema di controlli che ha un solo, orribile nome: censura. Con l’ipocrita complicità di certi provider che appoggiano queste iniziative, perché li mettono al riparo dalle critiche e aumentano i loro poteri di controllo... siamo tornati alla Santa Inquisizione o a Fahrenheit 451?

No, cari lettori e care lettrici, non sto scherzando. Bisogna in qualche modo inceppare la macchina ipocrita e folle della disinformazione, della paura, della censura. Se non vogliamo che i nostri bambini e adolescenti (salvo i pochi privilegiati che crescono in famiglie più consapevoli) siano tagliati fuori dalla cultura del mondo – e, quando cresceranno, abbiano gravi difficoltà a trovare lavoro.




Poco dopo la pubblicazione di questo articolo, ho ricevuto parecchi messaggi, tutti di approvazione. Uno di questi mi sembra divertente e anche “educativo”. Lo pubblico con il gentile consenso dell’autore.

Forse neanche lei stesso si rende completamente conto di quanto ha ragione. Io sono un laureando in biologia molecolare di ventisette anni e la vorrei mettere al corrente di un episodio che mi è capitato. C’era un idraulico in casa mia, che alla vista del computer, passando davanti alla mia stanza si ferma e guardandomi con fare ammiccante i chiede “non sarai uno di quelli che cercano i ragazzini nudi?...”

Tre salti in uno praticamente:

1) Ha il computer, perciò naviga nell’internet

2) Naviga nell’internet perciò è un po’ maiale

3) Se è un po’ maiale potrebbe esserlo molto di più

E quel tono accondiscendente poi... mi creda: normalmente sono piuttosto garbato, ma quella volta venni decisamente meno.

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Questo aneddoto fa parte di una piccola collezione d’altri simili eventi personali di centinaia d’altri raccontatimi da amici, colleghi o letti in rete.

Marco Pontecorvi marco@maidireweb.com


Fossero solo gli idraulici ...

 
   
Giancarlo Livraghi
gian@gandalf.it
  aprile 1998
 



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