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Tecniche di schedatura assortite

Dalle fatiche bibliografiche di cui si è appena discorso non si ottengono solamente ulteriori riferimenti, in una specie di caccia al tesoro senza fine. Ancor più importante, dalla lettura dei testi si ottengono i materiali su cui si costruirà la tesi, la quale - come tutte le costruzioni - necessita di fondamenta solide. Tutto quello che segue parte da una semplice constatazione: l'aver letto una sola volta un libro difficilmente dà più di una pallida idea del suo contenuto ed altrettanto difficilmente una pallida idea può esser definita un fondamento solido. Siccome è già piuttosto arduo convincere un laureando a leggere in prima battuta, bisogna escogitare qualche tecnica che permetta di trarre il massimo da quell'unica incursione nel mondo della carta stampata :o)

A questo scopo, è il caso di affrontare il testo non a mani nude, bensì dotandosi di un qualche strumento adatto ad evidenziarne i passaggi che, a orecchio o per ragioni di contenuto, sembrano più rilevanti per l'argomento che si sta studiando. Servono alla bisogna penne, matite o portamine, evidenziatori di ogni genere e colore che aggiungano quel tocco di allegria in più ad un lavoro altrimenti visto come ingrato. Con questi si interromperà la monotonia della pagina, ritagliandone virtualmente parti che, in un futuro non troppo lontano, si trasformeranno in citazioni e spunti per argomentazioni varie. Affinché questo primo sforzo si possa dire compiuto, però, manca ancora qualcosa, altrimenti non si sarebbe aggiunto nulla al metodo usuale di studio: quel che manca è un titolo al brano prescelto, che permetta di ricordare a colpo d'occhio il perché lo si è selezionato e funzioni da appiglio a sue ulteriori manipolazioni. La figura 1 fornisce un esempio di questa procedura.


Figura 1 - Prima fase di lavorazione di un testo


Testo evidenziato - G. Simmel, Schopenhauer e Nietzsche, Torino, Paravia, 1923, p.11


Fatto questo, esaurita quindi la prima fase, ci si trova davanti a molteplici possibilità: si può lasciare da parte il libro, confidando nella propria prodigiosa memoria per recuperare una delle citazioni che contiene al momento opportuno... Personalmente sconsiglio questa opzione, pur essendo continuamente tentato di ricorrervi, per ovvi motivi di fretta, pigrizia, sopravvalutazione delle mie facoltà etc. Altrimenti si può lavorare fisicamente secondo la modalità "Taglia e Incolla": dato tuttavia che le fotocopie sono ormai fuorilegge e seviziare libri che costano non poco non è una buona idea, anche questo approccio non è raccomandabile. Più utile potrebbe rivelarsi una sua variante sofisticata, che consiste nel copiare a macchina o al computer le varie citazioni, naturalmente complete di titolo!, in un file, ritagliandole in seguito ed ottenendo così quei famosi Zettel, foglietti, con cui lavorava Wittgenstein.

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Questa tecnica può essere utilmente specificata. Per pignoleria, e perché ho iniziato la mia carriera così, inizierò dal modo meno attuale, che richiede una macchina da scrivere e delle schede da catalogazione acquistabili presso un qualsiasi Buffetti o simili. Disponendo di questi due ingredienti, si procederà a trascrivere una citazione per scheda, completa di titolo ed estremi bibliografici di riferimento. Per una trattazione esaustiva di questo ultimo argomento, rimando all'apposita voce di questo barebones vademecum. Per un esempio pratico, invece, consiglio di dare un'occhiata alla figura 2.


Figura 2 - Una scheda dattiloscritta


Scheda tradizionale


Immagino che i più irrequieti si stiano cominciando a chiedere a che pro una simile rottura di scatole... Oltre a sottolineare che nessuno aveva mai detto che sarebbe stato un lavoro facile :o) invito a considerare un paio di circostanze: la seconda lettura cui la trascrizione costringe imprime meglio i concetti in mente; il ridurre un intero libro ad un gruppo di schede è indiscutibilmente economico e permette di raggruppare, in un secondo tempo, le schede stesse per argomento e non per autore e provenienza, aiutando così la redazione di ogni singolo paragrafo o capitolo dell'elaborato finale. Già, perché per chi non l'avesse ancora capito, la tesi scaturisce in massima parte da questa attenta raccolta di materiali, visto che nessun professore è tanto folle da pretendere considerazioni originali su un qualsivoglia tema da uno studente che lo affronta per la prima volta. Se queste dovessero venir fuori - e che lo crediate o no me lo auguro vivamente! - dovranno comunque esser corroborate ed argomentate col ricorso puntuale agli studi ed alle osservazioni di coloro che dell'argomento si occupano da anni. Si chiama cumulazione del sapere!

Dopo questo breve inciso, passiamo a considerare la variante tecnologica della tecnica in esame. Se state navigando queste pagine, immagino siate dotati, episodicamente o in pianta stabile, di un computer, sul quale con un po' di fortuna gira anche un database. Faccio presente che questa variante è piuttosto impegnativa e la descrivo solo per completezza di informazione: laddove desidero che i miei laureandi realizzino la schedatura più o meno classica dei testi consultati, non mi sogno neanche di richiedere l'approntamento di un database che richiede conoscenze informatiche e mezzi che non tutti hanno a disposizione. Detto questo, non nascondo però che la sua realizzazione fornisce uno strumento estremamente potente di ricerca, che può tornar comodo anche in contesti lavorativi ulteriori non necessariamente connessi all'Accademia.

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Nell'ipotesi che qualcuno sia interessato all'argomento, mi limiterò a qualche consiglio di massima. Oltre a creare tabelle che correlino autori, libri e citazioni e permettano così anche la ricerca di termini specifici nel testo dei vari brani, sarebbe il caso di assegnare ad ogni scheda una o più parole chiave, che ne facilitino il recupero e l'incrocio con altre schede simili per argomento. Il DB con cui lavoro attualmente è stato realizzato con Microsoft Access ed è abbastanza funzionale, pur scontando i difetti costitutivi del software che, come ogni creatura di Bill Gates, è appena più che sufficiente :o( Chi lavori in ambienti più sofisticati, come Unix o Linux, non ha probabilmente bisogno che gli insegni nulla! Per gli altri, tanto per avere un'idea, rimando alla figura 3.


Figura 3 - Una scheda di database


Scheda database


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