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Ascoltiamo spesso dichiarazioni di principio da parte di organismi, anche prestigiosi, nelle quali si rimarca l'importanza dell'accesso all'information and communication technology da parte dei disabili e si sollecita l'impegno degli stati a sviluppare strategie per rendere loro accessibili servizi, informazione e documentazione. Da ultimo, nel 1999, il Consiglio europeo ha affermato, nel documento "e-Europe" - An information society for all", che entro la fine del 2001 "gli stati membri dovranno impegnarsi a rendere accessibili ai disabili la struttura ed il contenuto di tutti i siti web pubblici". E, per la verità, non sono mancati annunci di impegni da parte dei governi ai quali, tuttavia, raramente hanno fatto seguito azioni concrete. In effetti, per raggiungere un obiettivo occorrono una forte condivisione da parte del committente e del responsabile dell'attuazione delle iniziative e un sistema premiante collegato ai risultati ottenuti. Oggi le prospettive non sono rassicuranti.
Nell'ottobre 1999 il Governo aveva presentato in Parlamento una proposta di legge intitolata "Misure contro le discriminazioni e per la promozione di pari opportunità" la quale mirava a dare attuazione al principio di uguaglianza in termini generali. Essa non è stata finora rinnovata, nonostante diversi firmatari di allora siano stati di nuovo eletti.
D'altra parte, la cultura del risultato è ancora praticamente estranea alla amministrazione pubblica del nostro paese. I cittadini non sono chiamati, o lo sono raramente, a dare la propria valutazione. Ancora meno lo sono i soggetti disabili, nonostante la tenacia delle loro organizzazioni rappresentative. La dialettica, quasi in ogni campo dell'operato pubblico, si esaurisce sostanzialmente fra politici e amministratori, si concentra su piani in qualche misura diversi da quello dei servizi da erogare e rimane spesso sterile di effetti per i soggetti finali.
L'accessibilità è però un tema che non può essere trascurato ancora a lungo, per i profili di civiltà e di efficienza ad esso sottesi. In questo contesto, l'AIPA rivendica con orgoglio il merito di aver sollecitato tempestivamente la sensibilità, l'attenzione, l'interesse dei responsabili dei sistemi informativi delle amministrazioni centrali dello Stato, degli enti pubblici non economici e latamente dell'intera amministrazione pubblica. Ha costituito il gruppo di lavoro su "Accessibilità e tecnologie informatiche nella pubblica amministrazione" il cui documento conclusivo è stato pubblicato sul sito web dell'Autorità per raccogliere suggerimenti e critiche; è stata quindi redatta la versione definitiva. A partire dal testo del documento e dai contributi più significativi pervenuti, ha emanato la circolare n. 32 del 6 settembre 2001 su "Criteri e strumenti per migliorare l'accessibilità dei siti web e delle applicazioni informatiche a persone disabili", indirizzata a tutte le amministrazioni e pubblicata sulla gazzetta ufficiale n. 240 del 14 settembre 2001. Ha costituito, insieme all'INPS e all'INAIL, una task force, alla quale partecipano anche rappresentanti delle associazioni, per mantenere alto il livello delle iniziative e garantire un servizio di sportello. Sta sensibilizzando le grandi scuole dell'amministrazione civile affinché rendano accessibili i corsi erogati e in generale si facciano carico di questa esigenza. Infine, sta orientando la propria attività formativa sul protocollo informatizzato, in corso di erogazione al personale delle pubbliche amministrazioni centrali e degli enti pubblici non economici, a favore anche di soggetti disabili, per suscitare competenze e promuovere così occasioni di mobilità orizzontale e verticale.
Il problema non è però soltanto di norme, raccomandazioni, assistenza tecnica, formazione specializzata; chiavi di soluzione risiedono nella sensibilizzazione generalizzata al tema e nel coinvolgimento significativo del personale pubblico e in primo luogo dei dirigenti che hanno maggiori responsabilità. La questione "disabilità" deve essere assunta costantemente come una delle variabili. L'AIPA lo fa quando rendiconta l'attività delle amministrazioni, o esprime pareri sui contratti, o fa formazione, o detta norme. Ma tutte le decisioni, i progetti, le iniziative pubbliche dovrebbero essere sottoposti, nei loro percorsi, ad un vaglio di accessibilità. Il canone dell'accessibilità dovrebbe diventare obiettivo rilevante ed essere collegato al sistema premiante. Rapportare una porzione della parte variabile della retribuzione ai risultati ottenuti in questa direzione sarebbe un buon segnale e consentirebbe di mobilitare intenzioni e risorse.
L'AIPA continuerà ad impegnarsi sul tema. C'è ancora molto da capire sugli aspetti tecnologici dell'accessibilità, nonostante si sia fatto parecchio; ancora più sul versante organizzativo, aspetto trascurato in generale dalle amministrazioni pubbliche; infine, sul piano dell'efficienza economica: la mancata valorizzazione delle particolari risorse umane rappresentate dai disabili costituisce uno spreco per il paese, in molti casi di talenti reali.
Viviamo una realtà governata dalla variabilità e la disabilità ne è un aspetto; apprestiamo ogni giorno soluzioni per fronteggiarla; la tecnologia ci aiuta molto, gli strumenti diventano via via più fini e orientano verso traguardi di inclusione sempre più avanzati. Non possiamo certo pensare di poter cancellare in tempi brevi le condizioni di marginalità, ma dobbiamo impegnarci tutti a spostare ancora più avanti la linea dei nostri intenti e delle nostre realizzazioni.
Roma, gennaio 2002.
Alberto Zuliani.