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Di Domenico Natale
1. Generalità
L'informatica, dopo circa 50 anni dal suo nascere, sta divenendo effettivamente, in coerenza con il suo significato originario, un ausilio di "informazione automatica" a vari livelli: accademici, professionali e sociali.
La pervasività del computer sta raggiungendo nei paesi più avanzati tutti i settori della vita sociale comprese le famiglie, i servizi, i gestori del tempo libero ed inizia a far capolino anche nei paesi non industrializzati.
Proprio all'interno delle famiglie si assiste ad un maggior uso dell'automazione grazie all'applicazione del software alle necessità quotidiane chiamata "domotica" (idealizzata con il più intuitivo mondo dei "robot"). Con essa ci sarà una maggiore assistenza in varie faccende domestiche e un aumento della sicurezza. Già si parla in taluni ambienti accademici di "urbotica": l'applicazione dell'informatica ai problemi del quartiere e della città. Mi è anche caro pensare al fatto che l'informatica va ben oltre la casa e il quartiere, arrivando al mondo (il termine World Wide Web è significativo in tal senso): l'informatica al servizio del mondo per automatizzare i suoi aspetti più complessi e ad alta numerosità come il traffico aereo, la demografia, le migrazioni, l'alimentazione, la salute, l'istruzione, l'ecologia, la meteorologia, la sicurezza, ecc. E questa potenzialità non deve spaventare o creare barriere, è solo un braccio in più, un supporto possibile allo sviluppo, se si mantengono comunque alti gli aspetti umani e dei valori.
Ma come approfondire gli aspetti dell'informatica che più interessano i disabili? Come può l'informatica favorire la partecipazione dei disabili alla vita sociale? E come poterci sensibilizzare sull'argomento?
L'informatica, come ogni mezzo di comunicazione, può consentire un'eguale opportunità, l'elevamento della qualità della vita per tutti e, a maggior ragione, ciò è vero per le persone con qualche disabilità, frenate talvolta nella propria autonomia e nelle proprie attività e indipendenza. Il fine dei nuovi mezzi tecnologici a disposizione non sarà di standardizzare le differenze, ma di valorizzare ciò che ciascuno può dare.
La disabilità, sia essa visiva, motoria, linguistica, uditiva o psichica, limita i movimenti e la spazialità fisica, pur non limitando fortunatamente in molti casi l'attività intellettuale e la velocità del pensiero.
Il computer, e Internet in particolare, riduce per tutti le distanze fisiche ed addirittura è in grado di spostare le informazioni invece che le persone, le cose stesse verso le persone e non viceversa. Da un punto di vista metaforico Internet è l'antitesi di Marco Polo, obbligato a percorre migliaia di chilometri per acquistare merci e acquisire conoscenze. Essa infatti sposta le cose e le informazioni e non l'acquirente o utente, nei vari settori dell'e-business, e-banking, e-government, e-learning.
Ma ciò non deve dar l'impressione di una informatica che ci renda più statici. Al contrario la stessa informatica offre infatti anche nuove facilitazioni agli spostamenti fisici come la diffusione tramite Internet degli orari dei trasporti, di eventuali ritardi o difficoltà del traffico, dei servizi ai cittadini, degli indirizzi utili per assistenza, ecc. Internet, adeguatamente flessibile, può rappresentare un luogo di incontro solo apparentemente virtuale, ma una possibilità di realtà diffusa, anche se ancora non del tutto utilizzata, in cui aumentare le attività cooperative.
Viene da sé che ad essere particolarmente beneficiari e attori di tali recenti possibilità informatiche possano essere anche, e soprattutto, i disabili, i quali però hanno bisogno di una maggiore disponibilità di strumenti che agevolino l'accessibilità alle informazioni. Per loro l'accesso all'informatica necessita infatti della rimozione di eventuali "barriere elettroniche".
Similmente a quanto accade nella rimozione delle "barriere architettoniche", fatta per agevolare gli spostamenti e la mobilità fisica dei disabili, attraverso la riduzione delle "barriere elettroniche", cioè curando l'accessibilità, si può agevolare la comunicazione, la conoscenza e la mobilità intellettuale degli stessi, arricchendone potenzialmente anche le possibilità fisiche e di incontro. L'eliminazione simultanea di queste barriere "architettoniche ed elettroniche" può favorire la crescita sociale e può condurre ad una maggiore "civiltà" e migliore "efficienza" dell'intero sistema, con un nuovo potenziale di energia, vivacità, comunicazione.
È passato il tempo in cui i ciechi ad esempio potevano solo svolgere attività lavorative nei "centralini telefonici" o marginali, non solo perché è in maturazione una evoluzione che trasforma i disabili da risorsa "obbligatoriamente" da impiegare, entro certe percentuali, a risorsa utile, ma anche perché la trasformazione tecnologica ha fatto evolvere i vecchi centralini in "help desk" e "call center" con una polivalenza di funzioni e di servizi che assomigliano a vere e proprie "aziende on line". La creazione di nuovi servizi web telefonici, di siti di assistenza specifica, potrà fornire assistenza in vari campi.
Attraverso l'uso del computer è possibile "inventare" nuovi lavori, e tele-lavori, in grado di soddisfare da un lato la necessità di certi tipi di attività in cui il normo-dodato può ritrovare aspetti limitanti, mentre all'opposto il disabile può ritrovare aspetti incentivanti.
Telelavoro vuol dire portare fuori dall'ufficio tradizionale il lavoro. Questo può essere realizzato o da casa o con altri telelavoratori in un posto attrezzato, o addirittura per strada. Il telelavoro nel contesto di cui stiamo parlando è connesso con la possibilità di usufruire di strumenti multimediali per agevolare gli svantaggi dei disabili e fornire soluzioni alternative per il controllo dei compiti svolti. Da un punto di vista sociale è opinione diffusa che vada mantenuto un senso di "appartenenza", nell'attività svolta, per ogni operatore che dovesse svolgere una attività di telelavoro in luogo remoto: newsgroup, riunioni periodiche, aggiornamenti, formazione.
Sappiamo tutti che la connessione tra capacità, motivazioni e skill personali ha svariate combinazioni rispetto alle offerte di mercato, regola che vale anche per il mondo dell'handicap ed a maggior ragione nel campo del telelavoro.
2. Statistiche
Quanto è esteso in Italia il fenomeno della disabilità? Il fenomeno, come ben precisato nei siti specialistici, non è di facile quantificazione e la stessa definizione di disabilità non è universale. Si preferisce, per semplicità, riportare dei numeri di massima: secondo l'ISTAT il numero dei disabili ammonta a oltre 2,5 milioni di persone (anche se quelle non autonome possono arrivare attorno ai 4 milioni), pari al 5% della popolazione dai sei anni in su e che vive in famiglia. Si contano tra questi circa 1 milione di invalidi motori e oltre 1 milione di disabili sensoriali: 600 mila sordi - fino a 900 mila includendo problemi di udito - 350 mila ciechi, 100 sordomuti. Inoltre si stimano 300 mila persone con insufficienza mentale. Di questi circa il 60% è in età compresa tra i 7 e 74 anni. In altre parole si può stimare che ben 1,5 milioni di persone disabili ha un età che si presta a poter utilizzare il computer per vari scopi: dal gioco allo studio, dal lavoro all'occupazione del tempo libero. In effetti considerando che la percentuale delle famiglie con computer, sempre secondo l'ISTAT, è pari al 25%, si può ipotizzare che circa 300-400 mila utenti di Internet, ai nostri giorni, siano disabili. Ad un numero leggermente superiore si perviene applicando la percentuale di disabili sulla popolazione al totale dei 10 milioni di utenti Internet stimati in Italia, pervenendo a circa 500 mila utenti. Tali numeri appaiono molto consistenti se si includono anche le fasce di persone più anziane che con l'andare degli anni incontrano problemi sensoriali in generale e motori.
È lecito supporre in conclusione che il numero dei disabili in rete sia già tra i 300 mila e i 500 mila e che il numero, in condizioni di estensioni delle facilitazioni di vario genere (tecniche ed economiche), possa decisamente aumentare. Ma affinché il numero di utenti Internet disabili possa incrementarsi è necessario sensibilizzare l'opinione pubblica e il mondo delle imprese.
3. Cosa fare
Nel 2001 si sono già viste apparire sulla scena numerose iniziative in tal senso nel mondo della Pubblica Ammistrazione e dei siti pubblici, con l'emanazione di raccomandazioni e direttive.
Nel mondo delle imprese occorre estendere il concetto di utenza normodotata a quello di utenza complessiva. In particolare nel mondo informatico occorre prevedere processi di produzione che mettano l'utente, e non il progettista, al centro di un progetto, perché non sempre il progettista, anche il più esperto, riesce a liberarsi delle sue conoscenze pregresse e implicite e a mettersi nei panni dell'utente che affronta per la prima volta un processo qualsiasi. I processi devono prevedere fin dalla progettazione l'accessibilità e verificarla in pratica con utenti finali.
Al fine di dar voce al punto di vista utente potranno nascere anche nuove figure professionali come quella dello sperimentatore ufficiale di software o utente professionista disabile; si pensa per analogia alla figura del collaudatore nel campo della fabbricazione di automobili o alle attività di test nel campo avionico. Oppure una nuova professione è quella del "surfer", colui che conosce tutte le facilitazioni per navigare in Internet e fornisce continuamente recensioni e aggiornamenti sulle informazioni in rete.
Inoltre una maggiore diffusione di mezzi multimediali (oggi l'uso di web-cam o prodotti specifici risulta utile) potrà contribuire ad un maggior impiego dei diversi linguaggi disponibili per ogni disabilità specifica, facendo coesistere negli strumenti di comunicazione, il più possibile, il trinomio voce-immagine-testo. L'immagine per consentire l'uso della lingua dei segni o della bocca, il testo per consentire la comunicazione ai sordi, la voce (screen reader) per consentire ai ciechi di ascoltare messaggi scritti, ecc. È attuale in tal senso una affermazione di Wittgenstein: " I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo". L'uso di una molteplicità di linguaggi, anche in parallelo, può contribuire ad aumentare le diverse possibilità di comunicazione e quindi di interazione.
Un tale approccio, molto centrato sull'utente, porterà inevitabilmente, ad una maggiore accessibilità, una semplificazione dei servizi e potrebbe avere ricadute su molti aspetti anche della vita del mondo amministrativo.
Occorre in tal senso un capovolgimento culturale. Certo il problema dell'accessibilità non va visto da un punto di vista di concedere delle pure possibilità: si possono realizzare accessi architettonici, ma dare l'impressione di non essere invitanti e lasciare la sensazione di essere trattati in secondo piano, ad esempio con ingressi secondari o senza l'utilizzo di segnalazioni acustiche o luminose. Si possono realizzare accessi informatici, ma non facilitare la navigazione, come se si mettesse l'accesso alla fine di un labirinto.
Un allargamento dell'uso dell'informatica e di Internet ai disabili, sia come utenti che come lavoratori, può contribuire a rafforzare il valore del recupero sociale e a far iniziare un nuovo ingresso dei disabili nella vita sociale.
La possibilità di impatto nel mondo accademico e culturale attraverso la formazione a distanza non è una ipotesi remota, anzi già si nota un incremento dell'uso dell'e-learning in tale campo. Il vantaggio dell'e-learning è infatti anche dovuto alla disponibilità, in ogni luogo dove è possibile disporre di un computer in rete, di informazioni per l'apprendimento senza necessariamente recarsi in una scuola. La disponibilità di Tutor a distanza e una maggiore semplicità cooperativa delle realizzazione diviene ancora più rilevante. E il Tutor, in certi casi, non potrebbe essere anche lui un disabile?
L'e-learning (quasi quasi preferirei parlare di e-teaching per meglio sottolineare anche la fase attiva dell'insegnamento) non è solo portare un corso in un computer, ma è un insieme di risorse interattive, programmi e strumenti che abbattono le barriere limitanti oltre a ridurre i costi e le distanze. Nel campo dei disabili in particolare - ma la flessibilizzazione della tecnologia è apprezzabile per tutti - è opportuno garantire la compatibilità con stili individuali e abilità, consentendo, ad esempio, dei siti web con personalizzazioni utente. Per gli adulti è necessario mantenere alta la motivazione, in genere inferiore a quella dei giovani, a causa della loro esperienza e maggiore necessità di un adeguato contesto ambientale.
Occorre ancora incentivare, l'accademia e l'industria, verso nuovi piani di formazione e di ricerca, favorendo nuovi approcci ergonomici che facciano sentire il disabile al proprio posto, confortevolmente e in modo recettivo. Occorre infatti riferirsi a cosa avviene quando si impara in un classico e tradizionale banco di scuola: le cose più semplici come la lettura, la scrittura, l'ascolto, la vista, sono possibili con il minore sforzo ed in modo agevole, in una situazione ergonomica e a misura che venga accettata anche dal disabile.
Le attività di ricerca campionaria possono evidenziare relazioni tra i comportamenti dei disabili e delle persone senza disabilità di fronte ad interfacce diverse e avendo a disposizione diverse tecnologie assistive, in modo da orientare la produzione e migliorare la qualità complessiva. Inoltre nel campo dei dispositivi hardware di ausilio è auspicabile una diminuzione dei prezzi ed una maggiore disponibilità delle soluzioni per ogni tipo di disabilità. Probabilmente un contributo economico alternativo potrebbe derivare da macchine di maggiore semplicità (e quindi in maggiore diffusione) per tutti, disabili e normodotati.
Infine si pone in risalto il beneficio di Internet come possibilità a basso prezzo di diffusioni di conoscenze italiane e internazionali sulla soluzione del problema dell'accessibilità. Occorre iniziare a valutare, e questo vale per molte discipline, una nuova metodologia di lavoro che includa la navigazione in Internet per studiare un argomento. Si scopre, navigando, che è possibile con qualche giornata di lavoro arrivare a conoscenze e riferimenti che difficilmente si incontrano in un libro. Si esce così dagli ambiti nazionali e si ha la possibilità di andare verso culture dove l'accessibilità è molto seguita.