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Di Paolo Graziani
1. Un cenno storico
L'Istituto, fondato dal Prof. Nello Carrara nel 1946, fu costituito ufficialmente dal CNR nel 1947 come Centro di Studio per la Fisica delle Microonde. Ha assunto la denominazione di Istituto di Ricerca sulle Onde Elettromagnetiche (IROE) nel 1968 e dal 1994 ha aggiunto il nome del suo fondatore.
La prima sede del "Centro Microonde" era situata presso l'Università di Firenze in Viale Morgagni e fu trasferita nel 1958 nell'attuale edificio in via Panciatichi, costruito grazie all'impegno del CNR ed al sostanziale contributo della Magneti Marelli SpA.
L'IROE è uno dei maggiori istituti del CNR, con un organico di oltre 100 persone, e svolge attività di ricerca in un vasto settore della fisica pura (stato solido, cosmologia, ottica) e applicata (propagazione delle onde elettromagnetiche, comunicazioni, ottica integrata, fibre ottiche, telerilevamento). Adesso, in seguito alla ristrutturazione in atto nell'ente, si sta fondendo con l'Istituto di Elettronica Quantistica, e questa nuova aggregazione assumerà il nome di Istituto di Fisica Applicata (IFA) mantenendo tuttavia la continuità delle attività di ricerca svolte dai due istituti componenti.
Una istituzione di ricerca di questo tipo potrebbe apparire estranea all'argomento trattato da questo libro, ma invece un nesso preciso esiste, se si considera che uno dei reparti dell'IROE è dedicato alla "Elaborazione di segnali e immagini", nel quale è nata, oltre venti anni fa, una linea di ricerca sull'impiego di quella che oggi si chiama la "tecnologia dell'informazione" in favore della riabilitazione e dell'integrazione sociale delle persone disabili e che, coincidenza non casuale, all'interno di questo reparto opera un ricercatore cieco.
La motivazione che ha spinto ad intraprendere un'attività che cercasse di trovare un impatto sociale significativo di certe competenze è stata l'intuizione che la tecnologia dell'informazione, allora confinata nei centri di elaborazione dati e patrimonio degli specialisti, potesse offrire opportunità di lavoro prima e di conquista di nuovi spazi di autonomia personale più tardi proprio a quelle persone che avevano le maggiori difficoltà di approccio con il formato tradizionale dell'informazione, cioè la carta stampata. I risultati hanno dimostrato a posteriori la validità di questa intuizione dato che, per chi non vede o non può usare le mani, il formato elettronico può risultare molto più adattabile alle esigenze di trattamento alternativo, purché siano sviluppate le adatte tecnologie e modalità di interazione.
2. Un approccio a tutto campo
Non potendo riportare un'elencazione esaustiva delle attività svolte in un così lungo periodo, ci limiteremo a citare alcune tappe, ritenute significative per dimostrare la peculiarità, per non dire l'anomalia, di una linea di ricerca rivolta a conciliare le necessità canoniche di chi opera in un ambiente para-accademico con l'altrettanto importante necessità di mantenere una sorta di presa diretta con i problemi reali delle persone a cui la linea stessa dichiaratamente si richiama. Questo modo di interpretare il ruolo del ricercatore, anche se talvolta risulta poco gratificante all'interno dell'ambiente, è ricco di soddisfazioni nel mondo esterno. Non a caso, oggi l'IROE è conosciutissimo fra le persone disabili.
Fra i primi passi da ricordare c'è il supporto tecnico dato, verso la metà degli anni '70 insieme ad un altro istituto del CNR, il CNUCE di Pisa, ad una iniziativa pilota di formazione professionale dell'ECAP-CGIL che cercava di aprire in Italia un nuovo sbocco occupazionale per i ciechi, come programmatori di elaboratori elettronici, con il sostegno anche della Unione Italiana Ciechi. Per inciso, questa iniziativa pionieristica, anche se non ha prodotto effetti immediati, ha avuto diverse ricadute nel tempo: alcuni corsisti sono poi diventati dirigenti UIC con competenze specifiche in informatica e altri due hanno potuto dimostrare di essere in grado di svolgere quel lavoro ad un dirigente IBM (Giovanni Zanichelli), sensibile a queste problematiche, il quale ha poi concepito l'idea della costituzione di una associazione, l'ASPHI, la cui storia è descritta in questo libro nel capitolo curato da C. Grassi. Questo è un esempio di come anche un contributo di limitato impegno scientifico (in questo caso), abbia potuto incidere in una realtà che aveva bisogno di una spinta da parte di chi possedeva certe competenze, non facilmente reperibili all'epoca.
Un altro esempio assai più importante da citare è lo sviluppo del primo sintetizzatore di voce in lingua italiana, concepito come ausilio per l'accesso al computer da parte dei ciechi. Le prime realizzazioni, nei primi anni '80, erano rivolte ad applicazioni professionali, sempre di supporto al lavoro dei ciechi come programmatori, mentre successivamente questa tecnologia avrebbe trovato una applicazione di massa con l'avvento del personal computer.
Questo sviluppo, finanziato da un Progetto Finalizzato del CNR (Tecnologie Bio-Mediche e Sanitarie), ha comportato un'intensa ed estesa attività di ricerca sui modelli dell'apparato vocale umano, su gli algoritmi di analisi e sintesi del segnale vocale, sulle architetture hardware e software per l'implementazione di un dispositivo di uso pratico e sull'interazione uomo-macchina con questo mezzo, su computer multi-utente. Ma anche in questo caso va sottolineato che il gruppo dell'IROE non si è limitato a svolgere il proprio compito di ricerca propriamente detta ma ha dovuto e voluto spingersi ben oltre: dopo una sperimentazione del primo prototipo in un ambiente di lavoro reale (Honeywell ISI), si è proceduto alla progettazione e ingegnerizzazione di un dispositivo di seconda generazione (Difon - http://www.iroe.fi.cnr.it/smid/prodotti.htm#parla), fino alla realizzazione del circuito stampato. Solo così è stato possibile reperire una ditta disposta ad affrontare la produzione dell'apparecchio, su licenza CNR, data la scarsa garanzia che presentava all'epoca il mercato circa l'assorbimento del prodotto in misura sufficiente da giustificare anche un minimo investimento.
Sempre nell'intento di portare avanti il compito assunto di stimolare e guidare l'accesso dei ciechi all'informazione e al conseguimento di una nuova forma di autonomia personale, dopo aver realizzato il dispositivo tecnologico di presentazione alternativa utilizzabile in vari ambienti, l'IROE ha continuato lo studio del problema dell'interazione uomo-macchina per mezzo della sintesi vocale anche con un personal computer, sviluppando, a partire dal 1987 e con un'iniziale collaborazione con l'ASPHI, un lettore di schermo (Parla) per il sistema operativo MS DOS che ha consentito l'uso autonomo dei normali programmi applicativi, come quelli di video scrittura, di riconoscimento di caratteri (OCR), database, ecc.
Oggi possiamo dire che il binomio Parla-Difon ha fatto epoca. Il programma Parla (http://www.iroe.fi.cnr.it/smid/prodotti.htm#parla) è stato sviluppato e aggiornato con continuità, per estenderne l'uso con gli altri sintetizzatori di voce in lingua italiana che via via sono apparsi sul mercato e per far fronte ai sempre nuovi problemi che sorgevano con lo sviluppo degli applicativi DOS. Fra l'altro, ne è stata fatta una versione in spagnolo che ha avuto una certa diffusione in Spagna e in America latina.
L'aggiornamento di Parla è continuato anche dopo l'avvento di Windows, per garantire la continuità di impiego degli applicativi DOS nell'ambiente "Prompt di MS DOS" delle varie versioni di Windows, cosa questa molto apprezzata da tutti quegli utilizzatori non vedenti (ormai alcune migliaia) che preferiscono scegliere, a seconda della convenienza, se usare applicativi Windows o DOS.
Ancora una volta va sottolineato che questa sorta di fedeltà ad un impegno assunto, svincolato dalla pianificazione di uno specifico progetto, è l'aspetto che più viene apprezzato dagli utilizzatori, troppe volte delusi da promesse fatte da progetti di ricerca interessanti a priori, ma alle quali non sono seguiti fatti concreti.
Anche il settore della produzione di libri per ciechi, in alfabeto Braille, ha per protagonista l'IROE. Il pacchetto software Italbra (http://www.iroe.fi.cnr.it/smid/prodotti.htm#italbra) è oggi utilizzato dalla quasi totalità dei centri di produzione Braille italiani e dai possessori di stampanti Braille. Anche questo programma viene costantemente aggiornato e rappresenta quindi una garanzia per gli utilizzatori.
Fra le attività minori, vale la pena citare una realizzazione che permette ad un musicista cieco di comporre e stampare autonomamente spartiti musicali in normale notazione grafica su pentagramma. Si tratta di un adattamento software che permette di usare un pacchetto software commerciale (Score), controllandone il funzionamento per mezzo di una codifica alfa-numerica. Questo metodo è oggi correntemente usato da diversi insegnanti non vedenti di Educazione Musicale per produrre gli esempi di spartiti per i loro allievi vedenti, nella normale attività didattica.
Anche se l'attività dell'IROE sull'utilizzo della tecnologia dell'informazione in favore dell'integrazione delle persone disabili è iniziata con una attenzione particolare ai problemi della cecità, si è successivamente estesa ad altri tipi di disabilità, come quelle motorie e mentali, con studi sulle problematiche specifiche di comunicazione interpersonale, locale e remota, e lo sviluppo di prototipi di dispositivi di ausilio. Fra questi possiamo citare un emulatore di mouse multistandard (PC DOS, Macintosh, workstation SUN), che ha originato una produzione industriale.
Sono stati anche realizzati comunicatori simbolici per disabili fisici e psicofisici: in particolare un comunicatore (prodotto e commercializzato su licenza CNR) che utilizza il linguaggio di Bliss per la comunicazione locale e a distanza, sia attraverso linee telefoniche che reti digitali e un comunicatore multimediale per disabili motori gravi, basato sull'emissione di messaggi vocali predefiniti per la comunicazione di bisogni essenziali. Tale comunicatore comprende anche un ambiente per il trattamento facilitato di elementi multimediali (immagini, voce, suoni) e per la personalizzazione dell'interfaccia utente.
Un'altra importante iniziativa dell'IROE e successivamente dell'Area della Ricerca CNR di Firenze, è l'organizzazione di un convegno nazionale su "Informatica, Didattica e Disabilità", a partire dal 1988. Tale convegno ha assunto una periodicità biennale ed è ormai un evento di riferimento per gli operatori del settore (http://www.area.fi.cnr.it/idd2001/).
3. Attività internazionale
Le competenze dell'IROE nel campo di ricerca sulla riabilitazione delle persone disabili hanno avuto nel tempo notevoli riconoscimenti anche a livello internazionale. L'istituto è stato coinvolto o ha avuto un ruolo promotore in numerosi progetti europei, molti dei quali sono stati coordinati dall'attuale direttore Pier Luigi Emiliani.
La prima esperienza è stata una Azione Concertata su "Tecnology and Blindness" (1986-1991), con la quale, a seguito dell'organizzazione di numerosi workshop tematici, si è creata una sorta di rete di eccellenza europea di esperti del settore dalla quale sono poi scaturite molte proposte di progetti accolte nei vari programmi europei, come TIDE (Technology Initiatives for Disabled and Elderly) e RACE (Research on Advanced Communication in Europe).
In questi progetti sono stati affrontati vari problemi, come l'accesso alle interfacce grafiche da parte dei ciechi (TIDE-GUIB I e II), lo sviluppo di sussidi didattici multi-mediali adattabili a diversi utenti, disabili e non (TIDE-ACCESS) nonché di accesso ai sistemi di comunicazione a larga banda da parte delle persone con necessità speciali (RACE-IPSNI I e II).
L'esperienza maturata in questi progetti, al di là dei risultati specifici programmati, ha fatto crescere la consapevolezza dei limiti della ricerca dell'accessibilità dei sistemi informatici mediante lo sviluppo di adattamenti hardware e software eseguiti a posteriori sulle interfacce utente. Si è perciò gradualmente passati al concepimento di un diverso approccio basato sulla "progettazione universale" (Design for All). Questo si basa sulla convinzione che molti problemi delle persone disabili potrebbero essere ridotti se i prodotti informatici e le loro interfacce fossero progettati tenendo in considerazione a priori le necessità, le preferenze e le richieste di tutti gli utenti (comprese le persone disabili), invece che le abilità di un artificiale utente medio (come attualmente succede). Con un aumento marginale dei costi di progetto e del costo di produzione potrebbero essere resi disponibili prodotti accessibili alla maggior parte dei potenziali utenti. Tale metodologia, utilizzata con successo nel settore delle barriere architettoniche, richiede lo sviluppo di un'apposita tecnologia per la sua generalizzazione all'informatica.
Il concetto di partenza è una completa separazione fra la sorgente di informazione, sia essa un documento o banca dati da consultare o un programma con cui interagire, e l'interfaccia utente per gestire il colloquio uomo-macchina, organizzata in modo da andare incontro all'utilizzatore. Questo presuppone che l'informazione sia presentata secondo modalità adatte alle persone interessate e che siano rese disponibili interfacce usabili dai diversi gruppi di potenziali utenti (solo uditive, solo visive, con uso di tastiere virtuali o di linguaggi simbolici, senza l'uso del mouse ecc.). Poiché non è conveniente obbligare tutti i potenziali utenti ad usare tali metodologie alternative d'interazione, che per molti sarebbero limitative, una possibilità è quella di sviluppare applicazioni che utilizzano i concetti di adattabilità ed adattività per dare flessibilità, sia alla sorgente di informazione sia all'interfaccia utente, nel quadro però di una struttura comune generalizzata. Ciò implica che il sistema informatico acquisisca informazioni sulle abilità degli utenti connessi e, già in partenza, adatti la presentazione dell'informazione e l'interfaccia utente alle loro capacità (adattabilità) ed aggiunga altri adattamenti in tempo reale in funzione del modo in cui il sistema viene utilizzato (adattività).
Questi principi erano già stati parzialmente dimostrati nel citato progetto TIDE-ACCESS e sono stati ulteriormente sperimentati nei più recenti progetti ACTS-AVANTI (http://www.iroe.fi.cnr.it/avanti/start.htm) e IST-PALIO, nei quali si applicano questi concetti di flessibilità sia dal lato sorgente (banche dati di informazioni turistiche) sia dal lato utente, con adattamento a varie tipologie di terminale, caratterizzate da diverse tecnologie e abilità dell'utilizzatore.
Ovviamente, da tali esperienze di ricerca non ci si possono attendere ricadute generalizzate in tempi brevi, dato che tendono a cambiare un modo di concepire i prodotti informatici. Questo risulta particolarmente difficile nel caso di sistemi operativi e loro applicativi, i cui criteri di progetto sono condizionati dalle scelte di mercato delle società che dominano il settore, ma del resto, è ben noto che più una ricerca è di tipo avanzato e più lontano è il suo punto di ricaduta pratica. Per diffondere questa cultura e supportare questo settore di ricerca, l'IROE ha aderito all'istituzione di un gruppo di lavoro internazionale (ISF - International Scientific Forum on "Toward an Information Society for All"). Il gruppo di lavoro ha studiato nei dettagli i problemi relativi a prodotti informatici accessibili pubblicando dei rapporti tecnici (http://www.ics.forth.gr/proj/at-hci/files/white_paper_1999.pdf) in cui vengono individuati gli argomenti di ricerca da sviluppare per rendere questo approccio realmente usabile. Tali rapporti sono stati presentati ad eminenti autorità governative e alle comunità scientifiche in Europa e in USA.
4. Accessibilità del Web
Negli ultimi anni, un problema che ha assunto importanza rilevante è quello delle nuove barriere costituite dalla multi-medialità e dalla strutturazione ipertestuale introdotte nel formato elettronico dei documenti, con particolare riferimento al mondo Web. Il limite sopra accennato del cosiddetto "approccio a posteriori" si è rivelato in tutta la sua gravità anche in questo settore. Non basta che il programma di navigazione sia reso accessibile per garantire l'accessibilità della sorgente di informazione. Occorre che anche questa ultima sia progettata e realizzata con criteri di accessibilità, secondo il citato principio di progettazione universale.
Va sottolineata la gravità del problema poiché, come detto in precedenza, l'informazione in formato elettronico è di particolare interesse per gli utenti disabili, per cui le eventuali barriere di accesso che ne precludono l'utilizzo possono privarli completamente di qualcosa di prezioso e che invece per altri può essere solo opzionale. Un esempio significativo è rappresentato dai quotidiani in rete che, a causa di una complicata strutturazione, inserti pubblicitari ed altro, sono spesso di difficile o impossibile accesso per i lettori ciechi, cioè proprio per quei lettori che ne avrebbero più bisogno, data l'impossibilità di leggere i normali giornali.
Per inciso, l'IROE si è occupato di questo problema specifico, nell'ambito di un progetto nazionale (Telemedicina) finanziato dal Ministero per l'Università e la Ricerca. Con la preziosa collaborazione della società editrice La Stampa di Torino, ha realizzato un sito Web (http://www.uiciechi.it/giornale.asp), raggiungibile dal sito della Unione Italiana Ciechi, sul quale i lettori possono consultare una versione accessibile del quotidiano torinese. Il sistema è completamente automatico e prevede anche una distribuzione del quotidiano via posta elettronica.
L'IROE ha seguito con interesse le attività di ricerca nel settore dell'accessibilità del Web, con particolare riferimento a quelle del Trace Center dell'Università del Wisconsin e del progetto WAI (Web Accessibility Initiative) del Consorzio W3C, cercando di diffonderne i risultati. Nel marzo '99, è stato pubblicato un manuale (http://etabeta.iroe.fi.cnr.it/accesso/accesso.htm) rivolto a chi scrive pagine Web, dove si illustravano le Linee Guida che il progetto WAI stava emettendo e si spiegava la problematica dell'accesso al Web da parte degli utenti disabili. Si tratta di una guida all'interpretazione pratica degli orientamenti WAI stessi, e di una raccolta die esempi commentati di pagine Web accessibili. Questo lavoro è stato apprezzato da molti operatori che, scoprendo questi problemi e volendo farsene carico, trovavano serie difficoltà a seguire direttamente la fonte originale WAI.
Ci si è però ben presto resi conto che anche questa opera di divulgazione era insufficiente per incidere in una realtà che ormai coinvolgeva un numero enorme di persone, difficili da raggiungere e influenzare. Occorreva intanto concentrare gli sforzi su un settore più circoscritto, dove l'accessibilità fosse presentabile come una necessità ineludibile e non come una opzione, vale a dire il settore dei siti pubblici. Senza però un coinvolgimento del mondo politico risultava difficile anche questo tipo di operazione.
L'occasione si è presentata con la costituzione, nel 1999, da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Forum per la Società dell'Informazione, una iniziativa che tendeva a formulare un piano di intervento per colmare il ritardo italiano nella introduzione della tecnologia dell'informazione nel governo e nella società. L'IROE ha partecipato a varie conferenze, organizzate dal FSI, dove ha avuto modo di richiamare l'attenzione sull'accessibilità dei siti pubblici come un aspetto sostanziale di democrazia, per evitare la esclusione di fasce significative di cittadini. Il segnale è stato raccolto e all'argomento è stato dato il giusto rilievo, con la pubblicazione sul sito del governo del citato manuale, con l'affidamento all'IROE della redazione di un numero speciale della Newsletter (http://www.palazzochigi.it/fsi/ita/archivi/new/newsletter19indice.htm) del FSI (n.19, marzo 2000) e con il coinvolgimento nelle iniziative della Presidenza del Consiglio dei Ministri sull'accessibilità, divenuta, a seguito di questa opera di sensibilizzazione, un punto qualificante del nascente piano di intervento.
Come diffusamente descritto in altri capitoli di questo libro, l'argomento è stato ripreso successivamente anche in altre sedi (AIPA e Dipartimento della Funzione Pubblica), a seguito di iniziative congiunte con altre organizzazioni e persone. Anche in questi gruppi di lavoro l'IROE ha avuto modo di dare un sostanziale contributo alla discussione e alle azioni intraprese.
5. Conclusioni
Il panorama sommario qui tratteggiato delle attività dell'IROE in favore delle persone disabili, con le motivazioni e i risultati, intende far conoscere una realtà per molti in ombra e far capire che un istituto di ricerca del CNR non è solo un luogo dove si studiano problemi teorici. Esistono anche spinte motivazionali e linee di indagine che hanno un impatto immediato e concreto con la società.
Non è superfluo far notare tale risvolto in questo momento, per certi aspetti, critico per l'avvenire della ricerca pubblica in Italia.