ti trovi in: Home Page - Biblioteca - Documentazione - I disabili nella società dell'informazione - Attività in Italia nel campo dell'accessibilità -
Di Alfredo Violante
1. Attività istituzionali dell'INAIL
L'Inail (Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro e le Malattie Professionali) nella sua storia ultracentenaria è risultato periodicamente destinatario di provvedimenti normativi che ne hanno progressivamente ampliato le competenze, con la sola "eccellente" eccezione della legge di Riforma Sanitaria (L. 833/78). Questa, infatti, nell'apprezzabile intento di ancorare la tutela della salute non più alla appartenenza professionale, ma, più modernamente, ai diritti della cittadinanza, sottrasse all'Istituto le strutture sanitarie possedute per assegnarle al Servizio Sanitario Nazionale, provocando con ciò, inevitabilmente, l'affievolimento - se non la perdita - dello specifico e apprezzato know-how che l'INAIL aveva acquisito nel tempo.
Le alterne vicende della Riforma, le disillusioni circa la sua capacità di dare risposte sempre qualificate e tempestive ai bisogni di salute, la capacità dell'INAIL di svolgere con buona e crescente efficacia i residui compiti affidati, hanno finito con il favorire in tempi più recenti il progressivo riaffidamento all'Istituto di competenze sanitarie anche se con riferimento quasi esclusivo ai lavoratori assicurati vittime di infortuni sul lavoro o affetti da tecnopatie.
Prima, significativa applicazione di questa inversione di tendenza è stato il Decreto Legislativo 626/94 (che ha assegnato all'INAIL compiti di assistenza, informazione e consulenza in tema di prevenzione antinfortunistica), mentre, con riferimento specifico alla disabilità, in tempi più recenti alcune leggi finanziarie hanno attribuito all'Istituto la facoltà di svolgere direttamente attività di riabilitazione indirizzata prioritariamente a favore dei lavoratori assicurati e, ancora più recentemente, il Decreto Legislativo 38/2000 ha confermato e rafforzato la tendenza estendendo le competenze dell'Istituto al reinserimento lavorativo dei disabili per causa di lavoro.
A questo quadro normativo hanno fatto da sostegno e da importante corollario altri atti normativi, provenienti dallo stesso Istituto o anche da altre Pubbliche Amministrazioni, che hanno dato concretezza applicativa ai compiti teoricamente affidati.
Estraneo a questa evoluzione normativa normativo è rimasto il Centro Protesi di Vigorso di Budrio che, in virtù del Decreto Legislativo 782/84 e con il più completo nome di "Centro per la sperimentazione ed applicazione di protesi e presidi ortopedici" ha continuato a prestare la sua attività altamente professionale ed ampiamente apprezzata a favore dei portatori delle infermità più gravi, quali amputazioni e lesioni midollari.
1.1 Disabilità e accesso
L'evoluzione del quadro legislativo è stata vissuta all'interno dell'INAIL come una formidabile opportunità per contribuire efficacemente al miglioramento del welfare del Paese, per operare in rete con un forte spirito sinergico con le altre Istituzioni e gli altri Enti competenti in materia, per mettere a disposizione la specifica competenza e la non comune sensibilità ritrovate proprio grazie alla sua centenaria storia.
In conseguenza, non sembri eccessivo sostenere che si va gradualmente perfezionando ed affermando un "protocollo INAIL" di approccio ai temi della disabilità e dell'accesso, protocollo evidentemente non inedito, ma in grado di prevedere e di sistematizzare modalità di comportamento uniformi sull'intero territorio nazionale, di elevata qualità ed ispirate a logiche collaborative.
Premessa imprescindibile del protocollo è la convinzione che la relazione con una persona disabile non può essere sezionata secondo astratte competenze e specializzazioni professionali, che va considerata e trattata costantemente come una persona costretta a confrontarsi quotidianamente con barriere ed ostacoli di varia natura utilizzando abilità organizzate e sviluppate secondo priorità ed interrelazioni basate sull'esperienza personale e spesso diverse da quelle abituali. E ciò richiede un confronto a tutto campo senza atteggiamenti precostituiti o certezze assolute.
Altrettanto radicato, infine, è il convincimento che le barriere non sono solo quelle architettoniche ma, anzi, che quelle architettoniche sono le barriere che residuano quando tutte le altre (psicologiche, logistiche, di conoscenza ...) sono superate.
D'altro canto è lo stesso concetto di disabilità che ha bisogno di essere attualizzato. In società nelle quali la abilità fisica era fondamentale per lo svolgimento delle normali attività di vita quotidiana, il possesso solo parziale di essa era, evidentemente, un ostacolo palese e fortemente limitante. A mano a mano che le competenze necessarie ed utili per vivere sono andate sempre più perdendo la caratteristica della fisicità per assumere invece aspetti di conoscenza intellettiva e di capacità di interrelazione; parallelamente al crescere dell'età media e della "speranza di vita" della popolazione; proporzionalmente allo svilupparsi di un modello di vita che è sempre più convulso e straniante; correlativamente al crescere della distanza tra Nord e Sud del mondo, il concetto di disabilità è andato ontologicamente cambiando.
Oggi, per esempio, nel suo compito di genitore, a parità di altre condizioni, è più "disabile" chi è costretto a lunghe assenze dal proprio domicilio rispetto a chi vi è presente con costanza anche se, per ipotesi, con mobilità ridotta; oggi la persona anziana, che pure è unanimemente considerata disabile, diventa sempre più un centro di interesse, sia per il valore specifico che le deriva dalla sua esperienza di vita (non sempre, per fortuna, pacificamente misconosciuta), sia perché è una persona che mantiene interessi, bisogni, aspettative e possiede - vale la pena di precisarlo - una capacità di spesa che può consentirle di dare risposta ai suoi bisogni; oggi, infine, la collocazione geografica è fattore importante di disabilità: una bimba nigeriana o ghanese, ad esempio, è sicuramente "disabile" rispetto ad una sua coetanea italiana, canadese o francese.
Essendo mutata l'essenza della disabilità, parallelamente, occorre analizzare il concetto di abilità "residue". Cosa sono le abilità "residue" e rispetto a cosa si individuano? Esiste davvero, cioè, quel mitico 100% delle abilità, di tutte le abilità possedute, rispetto al quale calcoliamo il "residuo"? La risposta, francamente, ci sembra negativa.
Ciascuno di noi, di fronte al progredire inarrestabile dell'età, adotta gradualmente nel tempo accorgimenti e "ausili" che gli consentono di svolgere le attività della vita quotidiana in maniera quasi inalterata, o con i minori cambiamenti possibili, eppure non per questo si sente disabile; nella vita di ciascun padre c'è un momento nel quale scopre che suo figlio è diventato più forte di lui: ne è felice e non pensa, certo, di essere diventato disabile; oggi, i ciechi mantengono la tradizionale, acutissima capacità di ascolto e memorizzazione, ma molto spesso ignorano il linguaggio braille a differenza di qualche decennio fa: dovremmo definirli disabili per questo, quando essi riescono ugualmente a fruire dei vantaggi della conoscenza del mondo che li circonda grazie agli sviluppi della tecnologia? Allora, non è la quantità delle abilità "residue" possedute a rendere "abile" o "inabile" una persona, ma piuttosto, rovesciando l'approccio, è la natura e la qualità degli ausili tecnologici concretamente disponibili nel contesto di riferimento a rendere l'ambiente di vita di ciascuno accessibile e cioè a permettergli di condurre proficuamente e soddisfacentemente la propria vita.
Quindi, quando si affrontano i temi della accessibilità e della disabilità è indispensabile che la persona disabile vada considerata nella sua globalità, nel suo insieme articolato di interessi, di bisogni, di aspettative e nelle concrete possibilità di farvi fronte alle condizioni sociali, psicologiche, logistiche, familiari date.
Certo, l'INAIL si occupa pressoché esclusivamente di infortunati sul lavoro e di tecnopatici, ma le considerazioni sinora accennate, che sono quelle alle quali si ispira l'attività degli operatori dell'Istituto che operano con la disabilità, ci appaiono fondamentali qualunque sia la origine della patologia.
1.2 Tutela globale e integrata
Acquisire e, soprattutto, metabolizzare questo approccio richiede anzitutto la costante capacità di accettare e praticare una svolta culturale importante rispetto alle conoscenze acquisite e consolidate, in particolare per alcune categorie professionali. Si pensi, ad esempio, ai medici INAIL, in gran parte specializzati in medicina legale, le cui competenze più approfondite ed apprezzate si sono tradizionalmente manifestate in materia di valutazione medico-legale della disabilità diagnosticata, ai fini della sua percentualizzazione e del conseguente risarcimento. Ebbene, oggi tutto ciò non è più sufficiente: oggi si richiede che a questa valutazione si affianchi la capacità di analizzare approfonditamente le abilità possedute dalla persona al fine di partecipare, nell'ambito delle specifiche competenze professionali, alla ideazione ed alla realizzazione del percorso riabilitativo individuale.
L'approccio citato richiede anche, secondariamente, la capacità di gestire una sorta di "rivoluzione copernicana" nell'organizzazione del lavoro. Infatti, la valutazione integrale di una persona ai fini della definizione del percorso che lo porterà, gradualmente ma sicuramente, verso il miglior reinserimento possibile alle condizioni date, presuppone un intreccio di competenze che si articolano e si realizzano sinergicamente, con la ferma consapevolezza che nessuna di esse è predominante ma che ciascuna è portatrice di un sapere che trova nel sapere del collega il suo presupposto e nell'insieme armonico dei saperi il valore aggiunto.
Stiamo parlando, come è evidente, dell'équipe multidisciplinare, la cui attivazione in forma diffusa sul territorio nazionale ed il cui organico e sistematico utilizzo è ormai una certezza consolidata in INAIL. Questo presuppone, come si è appena detto, un'ulteriore crescita culturale e professionale nella propria specifica disciplina e una metodologia di lavoro nuova ed ampiamente condivisa; in virtù di questa l'intreccio di competenze non avviene più secondo la tradizionale logica "sequenziale", ma secondo un più innovativo assetto "contestuale" che prevede la presenza contemporanea ed armonica di tutte le professionalità coinvolte nelle fasi di analisi del caso e di proposizione del progetto riabilitativo individuale. E ciò per permettere l'esame intrecciato del progetto da parte di ciascuna componente ed impedire sottovalutazioni o prevalenze di questo o quell'aspetto con evidenti, pesanti ricadute negative sulla qualità del risultato finale.
Varie sono le professionalità che intervengono nell'équipe per l'attuazione della "tutela globale ed integrata" che è la mission dell'Istituto: dagli assistenti sociali ai medici, dagli architetti ed ingegneri ai funzionari amministrativi. Questa articolata composizione trova la propria ragion d'essere nella complessità degli strumenti per l'accessibilità che l'INAIL mette a disposizione delle persone disabili.
2. L'informatica come ausilio
È dell'anno 2000 la prima disposizione normativa interna all'INAIL (Circ. 54 del 18 luglio 2000) nella quale è possibile cogliere in maniera incontrovertibile i primi elementi di cambiamento. La disposizione citata segnala, infatti, l'avvenuto superamento dell'assioma secondo il quale l'ausilio è esclusivamente e meramente un dispositivo che integra o sostituisce una funzionalità compromessa o perduta e il perseguimento, invece, della concezione secondo la quale, all'interno della "presa in carico" della persona disabile attuata dall'équipe multidisciplinare, l'ausilio è lo strumento tecnologico (o l'insieme coordinato di strumenti tecnologici e servizi alla persona) che assicura o facilita il percorso di reinserimento sociale, familiare e lavorativo dell'interessato.
Emblematica di questo nuovo approccio è la fornitura di personal computer alle persone disabili assistite dall'INAIL, divenuta ormai abituale in presenza delle condizioni opportune. Il computer, infatti, come è evidente, non sostituisce una funzionalità preesistente, persa o lesionata, ma costituisce, purtuttavia, una indispensabile risorsa per favorire la fuoriuscita della persona disabile dall'isolamento e la sua apertura al mondo. A patto, naturalmente, che sappia usare il computer!
E qui interviene la seconda fase del progetto, realizzata proprio nella logica di integrazione tra prodotti e servizi della quale si è detto in precedenza. Infatti è stato realizzato dall'INAIL ed è attivo da qualche mese, dopo essere stato opportunamente testato, un percorso formativo a distanza fortemente personalizzabile secondo le specifiche esigenze di ciascun utente, che insegna i concetti teorici di base del computer, la gestione dei documenti, la navigazione in internet. Il tutto, naturalmente, in forma gratuita e con la assistenza continua di un tutor che, a distanza, interagisce con l'allievo, gli somministra esercizi idonei al suo livello di conoscenza, effettua le correzioni, scambia con lui messaggi e-mail o conversazioni telefoniche.
Ad oggi (novembre 2001), già molte decine di lavoratori assicurati hanno ricevuto il proprio computer arricchito dagli ausili tecnologici che ne consentono il pieno utilizzo pur in presenza di menomazioni fisiche e hanno partecipato al percorso formativo prima descritto. E alcuni di essi hanno conseguito l'ECDL (la cosiddetta "patente europea") limitatamente ai moduli sviluppati. Ma già a partire dai primi dell'anno 2002, sarà possibile l'apprendimento, con metodologia analoga, degli altri quattro moduli necessari per l'acquisizione integrale dell'ECDL (elaborazione dei testi, impostazione dei fogli elettronici, utilizzo delle banche dati, gestione delle presentazioni). E questa conoscenza può essere intesa come finalizzata sia all'inserimento sociale sia al reinserimento lavorativo, non solo per il valore insito nella "patente europea", ma anche perché, sempre più spesso, le aziende richiedono personale con conoscenze informatiche solide ma non particolarmente specialistiche, tali, cioè, da apprendere velocemente e gestire efficacemente programmi informatici personalizzati, propri di quella specifica azienda.
2.1 Il reinserimento lavorativo e il ruolo del tutor
Anche sul tema del reinserimento lavorativo, cioè sull'accesso al lavoro nel rispetto delle previsioni di legge, l'INAIL sta svolgendo l'impegnativo ruolo assegnatogli, al momento in via sperimentale per un triennio, dall'art. 24 del D.Lgs. 38/2000.
Atti regolamentari interni hanno individuato le modalità secondo le quali l'Istituto deve intervenire, partendo dall'assunto fondamentale che l'INAIL non è certo chiamato a ricollocare materialmente i disabili da lavoro, ma può favorire il reinserimento lavorativo efficacemente ed in una logica di rete con i servizi competenti, attraverso una pluralità di strumenti finalizzati al reinserimento sia come lavoratore subordinato, che come lavoratore autonomo o imprenditore. Comune a tutti gli strumenti è lo svolgimento di percorsi riqualificativi (non solo in senso professionale, ma anche motivazionale e psicologico) necessari, attraverso corsi di riqualificazione professionale che non solo abbiano tutte le caratteristiche idonee ad assicurare l'acquisizione di competenze immediatamente spendibili sul mercato del lavoro, ma, anche, che si svolgano secondo modalità organizzative e logistiche che consentano la completa e proficua partecipazione di allievi disabili.
Peraltro è chiaro che con il reingresso in fabbrica o in azienda non vengono risolti, come per incanto, tutti i problemi della persona disabile. Anzi, la persona invalida ritorna in una situazione ambientale ed organizzativa molto vicina a quella che gli ha procurato la lesione e la conseguente disabilità. Risulta quindi indispensabile prevedere la figura di un "tutor" che, a cura dell'INAIL, possa affiancare il disabile in azienda per il periodo necessario a garantire un sereno rapporto tra le specifiche esigenze della persona disabile e l'organizzazione del lavoro e la logistica aziendale.
La figura del tutor, prevista per facilitare l'inserimento del portatore di handicap in un ambiente lavorativo, costituisce anche - specularmente - una grande risorsa per il datore di lavoro che può ritenersi ragionevolmente sgravato da alcune difficoltà di tipo interrelazionale e, superata questa difficoltà, acquisire un approccio più disponibile alla possibilità di assumere una persona disabile, facendo con ciò non più un gesto di "solidarietà coatta" (come imposto dalla legge 482/68), ma, al contrario, un vero e proprio investimento di natura assolutamente tradizionale nel settore delle risorse umane, come previsto dalla legge 68/99.
2.2 Il progetto "SuperAbile"
Le barriere, lo si è già detto, non sono solo quelle architettoniche; anzi,quando queste presentano una concreta capacità ostativa al reinserimento, vuol dire che altri ostacoli di pari rilevanza sono già stati felicemente superati.
E proprio allo scopo di favorire il superamento delle barriere architettoniche e delle altre - che sono costituite dalla scarsa conoscenza dei propri diritti, dalla perdita di autostima, dalla ignoranza delle possibilità di utilizzo proficuo ed interessante del tempo libero, dalla non conoscenza del livello raggiunto dagli ausili tecnologici, e così via - è nato il progetto SuperAbile.
Il nome contiene la filosofia del progetto perché vuole rappresentare "plasticamente" la possibilità che gli ostacoli siano superati, come anche sottolineare la Super-Abilità che caratterizza spesso chi ha perso parte delle abilità tradizionali; enfatizzare la Abilità come valore piuttosto che la disabilità come vessillo da ostentare o scudo dietro il quale rifugiarsi; infine, perché no, richiamare in forma un po' ironica i vari Superman che ci vengono costantemente proposti come modelli di vita da parte dei più svariati media e opinions leaders.
E così SuperAbile è partito con l'obiettivo di mettere a disposizione delle persone disabili e di tutti quelli che hanno rapporti con i temi della disabilità un pacchetto di servizi, informazioni e consulenza che, attraverso tecnologie diversificate ma sempre ampiamente accessibili, favorisse in maniera concreta le possibilità di reinserimento delle persone disabili accrescendo, come effetto secondario ma non certo per importanza, anche per questa via la cultura del Paese su queste tematiche contribuendo a rendere più accessibile (e quindi più amichevole) la società in cui viviamo.
Il progetto si è avvalso dei risultati di un'interessante indagine avviata dall'INAIL in collaborazione con ASPHI per conoscere quali fossero le principali esigenze non soddisfatte delle persone disabili e quali forme di risposta sarebbe stato possibile trovare. Lo studio, al quale hanno preso parte esperti di varia esperienza professionale ha prodotto interessanti esiti che hanno costituito la base sulla quale sono stati ideati e realizzati sia gli strumenti tecnologici utilizzati che i contenuti sviluppati. Un gruppo di lavoro, al quale hanno partecipato qualificate professionalità dell'Istituto e consulenti di chiara e riconosciuta competenza, ha dunque individuato le aree tematiche sulle quali articolare il progetto. Nella forma definitiva sono diventate "Normativa", "Ausili", "Mobilità individuale", "Attività sportiva, turismo e tempo libero", "Barriere architettoniche", "Lavoro".
Come si è detto in precedenza, il progetto prevedeva l'utilizzo di tecnologie diversificate, quali il telefono e Internet e, conseguentemente, la messa a disposizione di un call center e di un portale. Tecnologie però fortemente integrate fra di loro, anche perché il progetto, già dalla sua ideazione, è stato previsto con una doppia modalità di accesso per cogliere le specificità e le opportunità proprie dei due mezzi che non si sovrappongono ma, al contrario, con una adeguata programmazione, possono integrarsi perfettamente.
2.2.1 Il Call center
Il Call center nasce con lo scopo di dare riposte "one-to-one" ai problemi della disabilità con particolare attenzione ai disabili da lavoro, ma con grande disponibilità e competenza nei confronti di chiunque. Su ciascuna delle aree tematiche individuate operatori specializzati, adeguatamente formati, forniscono in tempo reale (nel 70% dei casi) ed entro le 48 ore (nel restante 30%) risposte e soluzioni ai quesiti ed ai bisogni che vengono manifestati.
Il call center SuperAbile-INAIL, che risponde al numero verde 800810810 per 10 ore gionaliere, fornisce inoltre documentazione, modulistica ed ogni ulteriore supporto idoneo alla soluzione delle problematiche proposte. L'iniziativa è del tutto inedita a livello nazionale e non solo, perché per la prima volta fornisce una risposta competente, precisa e tempestiva su tutti gli aspetti di ciascuna questione, senza costringere l'interessato ad inerpicarsi (anche solo virtualmente!) per le impervie vie delle competenze delle varie Pubbliche amministrazioni e dei numerosi Enti privati, alla ricerca dell'ufficio o della persona competente a fornire la risposta che, incardinata con quella già avuta e premessa a quella che si sta per acquisire presso un soggetto diverso, fornisca soluzione completa e soddisfacente al problema.
Nel call center è presente, inoltre, uno specifico settore di informazione aggiornato quotidianamente e articolato in titoli (che in forma sintetica danno un rapidissimo panorama delle principali notizie in tema di disabilità), approfondimenti e rubriche settimanali. Al momento in cui scriviamo (novembre 2001) sono in fase conclusiva contatti con le Associazioni storiche della disabilità per mettere al loro servizio appositi spazi nei quali inserire periodicamente le notizie più interessanti. L'INAIL così, attraverso Super Abile, si candida a diventare un facilitatore delle comunicazioni tra Associazioni ed iscritti, esaltando la logica della rete.
Del resto la collaborazione con le Associazioni ha caratterizzato tutto il progetto se è vero, come è vero, che nella ultima fase di sperimentazione prima della "messa on line" del call center, 105.000 iscritti alle principali associazioni italiane della disabilità sono stati invitati a testare per alcuni mesi il servizio e a dare il loro giudizio. Un tirocinio severo ma efficace visto che, al novembre del 2001 a distanza di soli 9 mesi dalla sua inaugurazione, il call center ha registrato oltre 45000 contatti e ha riscosso significativi consensi ed apprezzamenti, tanto da spingere anche importanti istituzioni ad avviare formali rapporti con l'INAIL per una personalizazzione del progetto con relativi scambi di banche dati, di collaborazioni, di progettualità. Forse un peso significativo per il buon successo dell'iniziativa lo ha avuto anche la circostanza che circa il 50% degli operatori è in grado di sviluppare quel "peer counseling" che può rappresentare una delle chiavi per il successo di iniziative che prevedono una forte interrelazione nel campo della disabilità.
Notiziario, rubriche ed approfondimenti hanno riscosso un grande successo perché hanno "calamitato" circa 23000 dei 45000 contatti avuti. È la conferma che c'è una forte esigenza di essere informati da fonti accreditate e fidate, che sono ancora insufficienti le iniziative fin qui sviluppate e che anche su questo versante si presenta una di quelle barriere "non materiali" di cui si è già detto prima. E dunque anche in questo settore c'è bisogno di fare qualcosa.
2.2.2 Il portale
La rete Internet abbonda di siti e portali dedicati al mondo della disabilità. Nelle "autostrade informatiche" però, è molto facile perdersi, come testimoniano gli studi che dimostrano che i "navigatori" non sono portati a "gironzolare" molto, ma si concentrano su un numero relativamente ristretto di siti. La sconfinatezza di Internet, cioè, spinge l'utente a cercare le sicurezze di quei siti che danno informazioni affidabili e complete.
Il portale SuperAbile.it nasce proprio da questa considerazione, e dalla volontà di fornire, ancora una volta, uno strumento inedito e di grande valore. Inedito, perché coniuga l'approfondimento dei contenuti tecnici delle aree tematiche con l'informazione giornalistica e la divulgazione dei temi più interessanti. Di grande valore, perché annovera collaborazioni importanti e qualificate a livello di piattaforma tecnologica, di agenzia di informazioni e di competenze giornalistiche e specialistiche e perché può servirsi dell'esperienza maturata con il call center.
Il portale, dunque, al momento in fase di in avanzata realizzazione, è sviluppato per aree tematiche di primario interesse (barriere architettoniche e accessibilità, leggi e normative, viaggi, tempo libero e sport), è dotato di una community curiosa e vivace, con forum legati agli argomenti di attualità, con chat e con servizi interattivi.
Il portale è progettato con una attenzione particolare all'accessibilità per tutti, attraverso semplici sistemi di profilazione dei navigatori a cominciare dai non vedenti, presenta una apprezzabile leggerezza grafica senza perdere in gradevolezza, propone comandi intuitivi facilmente memorizzabili.
"SuperAbile.it" quindi, vuole essere una piazza virtuale senza barriere, accessibile e gradevole, sempre piena di gente di ogni età e di diversa cultura ed interessi dove conoscersi, interagire liberamente anche se non si è specialisti del settore o non si è personalmente coinvolti da un problema di handicap.
2.3 Il Progetto "Lavoratori disabili"
Per un Istituto che si pone degli obiettivi così elevati ed impegnativi e colloca al centro della propria missione la riabilitazione intesa come percorso per il raggiungimento della massima autonomia e autogratificazione possibile, sarebbe stato gravemente scorretto non occuparsi anche dei lavoratori dipendenti affetti da disabilità.
Proprio per evitare questo errore è stato ideato il progetto "lavoratori disabili" che, questa volta senza molta fantasia, designa chiaramente il target dell'iniziativa.
Il percorso logico ed organizzativo per individuarne i contenuti è stato quello di sempre: analisi del fenomeno in termini qualitativi e quantitativi, individuazione delle strutture interne competenti e loro coordinamento, analisi dei bisogni e individuazione delle possibili risposte, grande apertura a forme di interazione e collaborazione con chi, fuori dell'INAIL, sta già lavorando o è disponibile a lavorare su questa tematica.
Anche in questo caso si è constatato che, in una situazione pure complessivamente soddisfacente (i disabili sono in quantità superiore al minimo di legge, non si registrano situazioni discriminatorie ai loro danni, non esistono limiti formali alla possibilità di avanzamento professionale, sono presenti anche dirigenti affetti da disabilità gravi), alcuni fondamentali diritti, in qualche caso, non sono tutelati. Basti pensare alla difficoltà che incontrano i ciechi per conoscere con un minimo di riservatezza la propria busta paga o le normative, esterne e interne, che regolano il rapporto di lavoro (dai contratti collettivi agli accordi aziendali, agli ordini di servizio).
Proprio a partire da questa analisi, ancora una volta in stretta sinergia con altri partner eccellenti che stanno lavorando sull'argomento con l'obiettivo di ideare e realizzare un progetto di grande ampiezza ed articolazione, i primissimi interventi progettati ed in via di attuazione riguardano la messa a disposizione dei non vedenti o degli ipovedenti, in forma riservata ed ampiamente accessibile, di tutte le informazioni inerenti al rapporto di lavoro in essere, nonché l'adeguamento di tutti gli strumenti tecnologici o informatici utilizzati o utilizzabili nel normale svolgimento della vita lavorativa.
Sarà certo un piccolo dettaglio; ma per un Ente con oltre 10000 dipendenti ed una presenza articolata sul territorio in oltre 200 strutture zonali, provinciali e regionali non può non rappresentare un ulteriore segnale di cambiamento.
3. Conclusione
Anche in quest'ultimo caso si dimostra l'assunto iniziale: causa di esclusione o di marginalizzazione non è la disabilità in sé, ma la impossibilità di ricorrere alle tecnologie assistitive che permetterebbero il superamento dell'handicap e, dunque, favorirebbero l'accesso. È importante e gratificante per chi è impegnato su questo fronte constatare che, forse, piano piano, la sensibilità sta crescendo, che le persone chiamate a discutere attorno al tavolo non sono proprio sempre le stesse, che gli Enti e le Istituzioni coinvolti non sono proprio sempre quelli, che è possibile fare ed ottenere di più con l'impegno costante e tenace.
Forse, come succede in natura, bisogna che passi il giusto tempo tra la semina ed il raccolto e che le nuove piante, sin dal loro spuntare, siano accudite e assistite con competenza, passione e amore.