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Di Celestino Grassi
1. Le origini
ASPHI (Associazione per lo Sviluppo Progetti Informatici per gli Handicappati) è una Onlus, nata per promuovere l'integrazione delle persone disabili nella scuola, nel lavoro e nella società, attraverso l'uso dell'Information and Communication Technology.
A differenza di molte altre associazioni, i soci di ASPHI non sono persone fisiche, bensì Enti e Aziende: una cinquantina di strutture, quasi tutte di primaria importanza nazionale. Queste ne sostengono le attività attraverso contributi finanziari o l'assegnazione di personale da esse stesse retribuito. Chi sviluppa operativamente i progetti di ASPHI sono invece i collaboratori: circa sessanta persone, in gran parte volontari che forniscono il proprio supporto a titolo gratuito e che sono distribuiti in diverse parti d'Italia: a Bologna, dove si trova la sede principale; presso le sedi distaccate di Milano, Roma e Torino e nelle zone di Padova, Napoli e Palermo, nelle quali esistono altri punti di riferimento ASPHI.
I collaboratori di ASPHI agiscono in linea con i principi guida dell'Associazione, che si potrebbero riassumere in: competenza, affidabilità, correttezza. Competenza nel senso di utilizzo di risorse umane qualificate e idonee all'esecuzione e al controllo delle attività: pur agendo senza fini di lucro, l'approccio di ASPHI è sempre professionale piuttosto che volontaristico e questo la rende una realtà unica e particolare in Italia, soprattutto nel settore della disabilità. Affidabilità si intende nei confronti sia dei contributori sia dei destinatari delle attività, ai quali si garantisce il raggiungimento dei risultati nei tempi e nei costi previsti. Correttezza significa mantenimento di rapporti trasparenti e verificabili con utenti, fornitori e all'interno dell'Associazione.
2. Un cammino lungo vent'anni
ASPHI esiste da oltre vent'anni. Nel 1979 si svolgeva infatti a Bologna il primo corso di informatica per non vedenti, grazie all'intuizione e all'impegno personale di Giovanni Zanichelli, allora responsabile del Data Centre Services della IBM di Bologna. Il corso fu dunque organizzato dalla IBM Italia, presso l'Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza di Bologna. La scommessa - audace, per quegli anni - era quella di mettere un cieco in grado di lavorare come tutti davanti al monitor di un computer. I risultati apparvero subito lusinghieri e confermarono la validità dell'iniziativa. La costituzione di ASPHI come Associazione risale ad un anno dopo, quando le aziende organizzatrici del corso, insieme ad altre che avevano dato lavoro ai primi diplomati non vedenti, ritennero opportuno riunirsi con la finalità di formare giovani disabili, in particolare non vedenti, nelle professioni del settore informatico e di agevolare il loro inserimento in un'attività lavorativa adeguata al loro livello intellettuale e culturale.
Inizialmente, le attività dell'Associazione erano dunque mirate essenzialmente alla formazione professionale e al lavoro. Questo perché è evidente che per una persona - disabile o normodotata che sia - svolgere un lavoro in linea con le proprie capacità è un'importante componente dell'integrazione sociale. ASPHI si poneva cioè l'obiettivo di individuare, per il disabile, gli strumenti hardware e software idonei a consentirne l'accesso a professioni in ambito informatico, che appariva già da allora come un campo ideale: ricco di futuro e soprattutto potenzialmente accessibile a una persona con deficit sensoriali, fosse pure non vedente, non udente o disabile motorio. Dopo pochi anni, infatti, ASPHI estese la propria attività anche a persone con disabilità di tipo diverso da quella visiva. In particolare l'incontro, avvenuto nel 1982, con la Fondazione Don Gnocchi di Milano e di Roma, aprì la strada a una serie di corsi rivolti a disabili motori. Anche in questo caso all'impegno dei promotori fece riscontro quello dei partecipanti ed i risultati si rivelarono più che positivi.
In parallelo, nel corso degli anni, le attività oltre ad estendersi al servizio di disabilità di tipo diverso, si ampliarono anche in differenti settori di intervento, andando a toccare i vari aspetti della vita della persona. Al lavoro, inteso come formazione iniziale, inserimento in azienda e aggiornamento professionale, ed esteso oggi anche alla modalità del telelavoro, si affiancano le attività nell'area dell' integrazione scolastica, con progetti rivolti agli alunni e corsi di formazione per i docenti di scuole di ogni ordine e grado; completano il quadro progetti concernenti l'autonomia personale e le problematiche dell'informazione e della comunicazione. Molteplici sono infatti gli ambiti nei quali l'ICT può dare un contributo all'integrazione delle persone disabili.
3. ASPHI oggi
La società attuale, con le sue esigenze in continua evoluzione e trasformazione, pone la necessità di operare in modi diversi, attraverso ricerca, formazione, consulenza ed altro. Più in dettaglio, ASPHI si occupa di ricerca ed innovazione con particolare attenzione a nuovi progetti ed esigenze, formazione in campo professionale e verso docenti, educatori e riabilitatori, progettazione di software didattico e riabilitativo, screening di massa per individuare precocemente e dunque affrontare con più efficacia problematiche quali l'insufficienza uditiva o la dislessia, consulenza per l'inserimento lavorativo e per l'educazione di bambini e adulti disabili, sensibilizzazione e diffusione del sapere attraverso contatti, partecipazione a gruppi di studio e convegni, pubblicazioni ed articoli di stampa.
ASPHI opera per progetti, in collaborazione con qualificate strutture pubbliche e private (Associazioni, Enti Pubblici, Università, Centri di Ricerca, Imprese) tra le più importanti per competenza e per ruolo; i progetti ideati, promossi o condotti direttamente da ASPHI, sia in Italia sia all'estero, sono oggi oltre settanta: 23 nell'ambito lavorativo, 19 nel settore scuola, 15 di riabilitazione e vita indipendente e altrettanti volti all'informazione e sensibilizzazione.
Nell'ambito dell' avviamento al lavoro, ASPHI fin dall'inizio si è mossa con un duplice obiettivo: da un lato formare le persone disabili a professioni informatiche, fornendo loro tutti gli strumenti necessari; dall'altro aiutarle e sostenerle, terminati i corsi, nella fase di ricerca di un impiego. Oltre l'80% degli allievi dei corsi ASPHI, alla data circa 900, è stato regolarmente assunto. Se le finalità di ASPHI sono rimaste invariate negli anni, sono però stati adattati strumenti e modalità ai mutati scenari del mondo del lavoro nonché alle innovazioni legislative ed alle evoluzioni tecnologiche: ad esempio, sono state vagliate ed utilizzate le possibilità di lavoro interinale e le opportunità offerte, tramite Internet, dalla teleformazione e dal telelavoro. In ambito lavorativo, è il caso di segnalare anche l'attività di ASPHI nell'ambito del programma ECDL (European Computer Driving Licence), la patente europea che attesta una conoscenza informatica di base, ormai richiesta in molti ambiti professionali pubblici e privati, per la quale ASPHI è riconosciuta da AICA (Associazione Italiana di Calcolo Automatico) come Ente di riferimento nazionale per le persone disabili, sia nell'erogazione di corsi, sia nella realizzazione dei test per l'ottenimento della certificazione.
Nella scuola, ASPHI opera affrontando il problema dell'integrazione degli alunni disabili nel suo complesso: dai software specifici per gli allievi con difficoltà di apprendimento, alla attività di formazione dei docenti, per un sempre più autonomo ed efficace utilizzo degli strumenti a loro disposizione, anche attraverso i corsi di alta qualificazione tenuti in tutta Italia. Parallelamente, dalla consapevolezza che non esistono soluzioni "uguali per tutti", ma che occorre, per ogni persona, studiare uno specifico progetto per la riduzione dell'handicap, nasce STEP, il centro ASPHI di Supporto Tecnologico per l'Educazione della Persona, il cui compito è fornire consulenza e formazione personalizzate circa l'uso delle tecnologie in ambiente educativo.
Un altro settore di intervento di ASPHI è quello della riabilitazione, intesa come compensazione di un deficit attraverso l'utilizzo delle moderne tecnologie informatiche e telematiche: l'approccio è quello di partire dal deficit per individuare i contributi della scienza ed i prodotti della tecnica più adatti al suo superamento, ben consapevoli, peraltro, che la tecnologia, pur potendo aiutare a risolvere o ridurre molti problemi dei disabili, è solo uno fra gli strumenti disponibili per favorire la loro integrazione. Molti sono i possibili utilizzi della tecnologia anche nel senso di prevenzione: un esempio fra tutti è quello dello screening audiologico, studiato per individuare precocemente disturbi dell'udito in bambini in età pre-scolare e realizzato attraverso un opportuno software che si presenta loro come una sorta di videogioco. Al riguardo è bene sottolineare che un tempestivo intervento può evitare danni irreversibili e che in passato i risultati erano spesso sconfortanti non solo per una minor sensibilità al problema ma anche per l'impossibilità di poter contare sulle attuali tecnologie.
Molte anche le attività svolte da ASPHI, negli anni, al di fuori dei confini nazionali, sia partecipando a Programmi e Iniziative comunitarie, sia "trasferendo" i propri corsi professionali in altri paesi, come è recentemente accaduto verso la Russia e la Grecia. Queste esperienze, oltre a costituire un importante scambio di informazioni ed opportunità, hanno dimostrato che, pur con gli adattamenti necessari paese per paese, le moderne tecnologie informatiche e telematiche offrono possibilità "esportabili" e ripetibili.
4. Il boom della telematica
Siamo stati tutti testimoni di come l'impiego delle reti e dei servizi telematici, ispirato e sospinto dalle innovazioni nel settore ICT, abbia innescato una vera e propria rivoluzione. Non tanto in ambito tecnologico quanto in ambito sociale e culturale. I parametri che misurano la diffusione di questo nuovo mezzo di comunicazione sono stati pari, anzi superiori, a quelli con cui si sono a suo tempo diffuse la radio e la televisione. Il termine Internet, ormai universalmente associato a questo fenomeno, fonde una pluralità di mondi: da quello dei diversi produttori di hardware e di software, a quello dei vari gestori di servizi di telecomunicazione, coinvolgendo utenti di aree geografiche, economiche e sociali tra le più disparate. Attraverso questa nuova modalità di comunicazione ed interazione si sono rafforzati o creati ex novo numerosi gruppi legati da interessi di affari o di cultura o di semplice curiosità.
In realtà la telematica è cominciata oltre un quarto di secolo fa ma l'attenzione del pubblico alla dimensione globale e all'impatto sociale e culturale del binomio telecomunicazioni-informatica e la possibilità di interventi significativi sono maturate tuttavia solo negli ultimi anni e grazie al successo di Internet.
5. Internet e il mondo della disabilità
Dalla sua posizione di ponte fra la tecnologia e la disabilità ASPHI ha avuto molto presto la percezione di quali fossero le nuove potenzialità concretizzabili attraverso Internet. Nei primi anni '90 ASPHI iniziò a dotarsi delle nuove tecnologie (posta elettronica, file transfer ...) e dal '94 si presentò in Internet con un proprio sito, per il quale ravvisò immediatamente l'importanza di tener conto delle esigenze dei disabili in fatto di accessibilità e si uniformò alle regole messe a punto in quel periodo dal Trace Center della Università del Wisconsin. Si cominciò a prendere coscienza del problema dell'accessibilità. È giusto ricordare che la pagina iniziale del sito ASPHI si fregia sin da allora del logo di sito accessibile così come definito dal progetto Trace.
Con lo scopo di verificare e quantificare fino a che punto la rete Internet venisse usata da parte dei vari gruppi che, nel contesto italiano ed europeo, si occupavano di disabilità, nel luglio del 1995 venne condotta da ASPHI una prima indagine. Nell'occasione fu definito come ulteriore obiettivo quello di accertare, sempre a livello europeo, se e quali azioni potessero essere intraprese per migliorare, attraverso i servizi offerti da Internet, la comunicazione e gli scambi fra coloro che seguivano i problemi dei disabili e fra gli stessi disabili.
I risultati di questa prima inchiesta servirono per supportare una proposta di progetto presentata al IV Framework Programme (TIDE) della Unione Europea. Il tema fu poi ripreso, per svolgere opera di sensibilizzazione, in un convegno dal titolo Le autostrade dell'informazione: opportunità per i disabili? che aprì HANDImatica '97, manifestazione di riferimento in Italia sull'uso dell'informatica a favore dell'Handicap. Prima del convegno si ritenne opportuno ripetere l'indagine già fatta, per tener conto degli eventuali sviluppi intervenuti rispetto alla precedente.
Il confronto tra le due indagini rivelava che, confrontando l'insieme di coloro che, al momento dell'indagine, stavano usando Internet e di quelli che si apprestavano a usarla, si era passati dal 27,3 al 75,3% nel giro di 17 mesi. Questo confermava senza dubbio il successo di popolarità di Internet anche nel mondo di quanti si occupavano di disabilità. Era poi da notare che il 54% dei centri che disponevano di un indirizzo e-mail, aveva anche pagine su siti Web. Nel 56% dei centri intervistati vi erano disabili che usavano i servizi di Internet. Quanto poi alla richiesta di valutazione del servizio offerto da Internet tramite un voto compreso tra 5 (indispensabile) e 1 (poco utile), il 94% degli interpellati aveva risposto con un punteggio la cui media era 3,6.
Come opinione su quanto si dovesse ancora fare in Internet dal punto di vista della qualità e quantità di servizi per i disabili, era stato chiesto di rispondere con un giudizio tra 5 (moltissimo) e 1 (poco): il 90% dei partecipanti aveva risposto alla domanda, dando una valutazione media pari a 3,9. La stessa media si era ottenuta considerando solo le valutazioni espresse da centri nei quali vi fossero persone disabili che operavano come utenti diretti di Internet.
6. Le opportunità
I risultati di queste indagini del '96, oltre a confermare un' opportunità per il lancio di servizi telematici a favore dei disabili, rivelava l'esistenza di precise esigenze. Anche se la presenza in Internet di Centri che si occupano di disabilità e il numero di utenti disabili sono andati sicuramente aumentando dal '96 ad ora, le aspettative da loro espresse all'epoca restano le stesse e sono tuttora valide. Ai disabili occorrono sicuramente nuovi servizi telematici che rappresentino una reale opportunità. Insieme a queste possono tuttavia presentarsi pure dei rischi. La popolarità di Internet è infatti cavalcata anche da chi intende approfittare degli aspetti di consumismo che questo tipo di successo comporta. Da un lato si può esagerare nel vendere una tecnologia che è fine solo a se stessa, dall'altro si gonfiano falsi problemi presentandoli come se fossero veri problemi. Ovunque, ma in particolare nel mondo dell'handicap, c'è bisogno di risposte giuste per esigenze vere. Di richieste i disabili ne hanno tante e tutte serie. Se la risposta è giusta, anche se imperfetta, il disabile diviene un utente volonteroso e collaborativo, quando non entusiasta. Se così non è, il rigetto è rapido e sicuro, ed il recupero difficile. Soprattutto è necessario che, nel provvedere nuovi servizi ai disabili, siano rispettate le loro esigenze di accessibilità.
7. L' accessibilità nel mondo dell'informazione
La rapidissima diffusione, nelle case e negli uffici, del Personal Computer e delle applicazioni Internet in particolare, l'offerta sempre più articolata da parte di strutture pubbliche e private di servizi in rete ai cittadini, hanno evidenziato l'importanza che per le categorie disabili riveste il tema dell'accessibilità. Le moderne tecnologie sono così diffuse e pervasive da aver creato una nuova problematica destinata, col prolungamento della vita media, ad un impatto crescente sulla società futura. Gli esperti parlano di net-society, i più avveduti si preoccupano della cosiddetta info-exclusion: per i disabili - ma sarebbe più corretto definirli "diversamente abili" - alle barriere architettoniche si sono aggiunte le barriere informatiche.
Sia che si tratti di cittadini utenti, sia che si tratti di lavoratori dipendenti od autonomi, è ormai chiaro che bisogna garantire dei livelli minimi di accessibilità ai Sistemi ICT. Questo che, prima di essere un obiettivo ed un valore, è un'esigenza della società civile, è un problema già indirizzato dagli Organismi internazionali, a livello Nazioni Unite ed a livello Unione Europea. Anche l'Italia, seppur con qualche ritardo, sta adeguando la propria legislazione ai principi raccomandati.
8. Le iniziative ASPHI sulla accessibilità
Oltre ad avere aderito fin dall'inizio alle prime raccomandazioni del progetto Trace, ASPHI si è fatta promotrice sia dell'uso di Internet a favore dei disabili, sia del rispetto delle raccomandazioni per la accessibilità. In particolare ha partecipato e partecipa a diversi progetti aventi per oggetto la realizzazione di servizi e siti accessibili, collaborando con qualificati e autorevoli partner: fra questi il Comune di Bologna, la Regione Emilia-Romagna, l'INAIL.
ASPHI offre attività di assistenza e consulenza a chi desideri rendere il proprio sito Web accessibile secondo le raccomandazioni WAI (Web Accessibility Initiative) del Consorzio W3C (World Wide Web Consortium) che ha ereditato lo spirito e la missione del progetto Trace. Il W3C si è confermato al tempo stesso protagonista e palcoscenico di tutto rispetto in quanto questo autorevole Consorzio raccoglie in tutto il mondo oltre 500 fra le organizzazioni più qualificate, sia pubbliche sia private, nel settore dell'informatica e della ricerca.
In tale contesto l'ASPHI, che segue con attenzione l'evolversi della situazione, ha svolto e svolge un ruolo attivo sensibilizzando quanti istituzionalmente preposti alla problematica e supportando, con il proprio patrimonio di esperienze, la definizione di un'adeguata normativa.
9. Cosa fare in futuro a favore dell'accessibilità
Il merito principale dell'iniziativa WAI è stato quello di raccomandare un atteggiamento, di suscitare una sensibilità, di incoraggiare uno "spirito". Quando in una iniziativa si deve tradurre l'aspetto qualitativo, ovvero le finalità del fare, in uno quantitativo, ovvero le modalità del fare, si possono compiere facilmente anche degli errori e, tra questi, quello che le "raccomandazioni" divengano un "regolamento": l'obbligo di ottemperare a una norma può portare a privilegiare la forma rispetto alla sostanza ed il rapporto fra i ruoli passa da una libera, convinta adesione di chi si sente membro di un gruppo che ha un obiettivo comune a un rapporto burocratico fra chi "possiede" il regolamento e chi "deve" rispettarlo.
Questo rischio deve spingerci a privilegiare l'atteggiamento di far conoscere, di diffondere una sensibilità, di trasmettere un'attenzione, di condividere un obiettivo piuttosto che quello di rendere più complesse e di "migliorare" le raccomandazioni. Fatta salva questa priorità quello che appare opportuno è, riprendendo quanto accennato più sopra, evitare la burocratizzazione acritica delle norme previste in regolamento.
Va poi privilegiata in ogni modo una divulgazione più semplice e lineare delle raccomandazioni WAI. La natura tecnica della materia regolata e l'esigenza di quantificare al meglio le raccomandazioni portano facilmente all'adozione di un linguaggio specializzato per un ambiente di iniziati, tendenza che quanto più prevale tanto più allontana coloro che vorrebbero o potrebbero aderire. I documenti del WAI sono autorevoli ma anche molto tecnici, spesso parlano solo di HTML o di altri dialetti del Web senza preoccuparsi di fornire una spiegazione o una motivazione che sia un po' più comprensibile all'uomo della strada.
Va dunque incoraggiato lo sviluppo delle attuali raccomandazioni indicando strumenti e tecniche per costruire pagine più chiare e meglio navigabili non solo a favore di chi ha limitazioni cognitive o culturali, ma di tutti coloro che non sono o non vogliono essere specialisti. Non ha senso fornire ad uso di un non vedente un testo equivalente a una immagine se questo testo ha un indice di leggibilità inadeguato al livello medio dei visitatori o fa uso di un lessico ricercato.
Al fine di comprendere e rispettare in futuro il maggior numero di disabilità differenti, si pone il problema, al crescere delle corrispondenti tipologie ed esigenze, se pensare a ingressi diversificati secondo il tipo di disabilità. Questo in alternativa ad un'unica versione del sito attualmente preferita nelle raccomandazioni WAI e giustificata dal vantaggio di correre meno rischi nell'aggiornamento e di privilegiare l'ipotesi di risorse limitate da parte dei gestori dei siti, il che è mediamente vero nella maggioranza dei casi. È innegabile però che rispettare in questo modo le variegate esigenze di tutti i tipi di disabilità diventa sempre più difficile. Una soluzione potrà essere ricercata più che nell'ingresso "diversificato" dei siti, puntando all'allestimento di una sorta di ingresso "personalizzato", dove l'utente non deve farsi carico delle scelte di navigazione. Una volta per tutte registra un suo profilo, dopo di che è il browser che sistema le cose per lui. Ciò richiede che sia i browser sia i linguaggi per la costruzione di pagine divengano sempre più evoluti includendo le esigenze delle persone disabili. In questo modo si ridurrebbero gli oneri del gestore del sito ed i relativi problemi di aggiornamento.
10. Un cammino che continua
Un'importante attività svolta da ASPHI è quella di informazione e comunicazione, non solo in merito alle iniziative dell'Associazione, ma anche per la diffusione di informazioni di utilità per le persone disabili e, più in generale, per la formazione di una corretta cultura della disabilità. Un esempio di questo è HANDImatica, la mostra-convegno nazionale dell'industria ICT per l'integrazione della persona disabile, iniziativa unica nel suo genere in Italia, giunta ormai alla sua quarta edizione (HANDImatica 2002, dal 28 al 30 novembre a Bologna). L'evento consente l'incontro tra domanda, intesa come aspettative e richieste delle persone disabili e di quanti sono loro vicini, ed offerta, intesa come applicazioni ottenibili grazie alle moderne tecnologie ICT; offre l'occasione per convegni di alto livello, con esperti italiani e stranieri; prevede momenti dimostrativi e workshop su esperienze concrete; invita le istituzioni a pronunciarsi e fare il punto sulla questione dell'handicap.
Attraverso questa iniziativa, e numerose altre, ASPHI ha fornito, nell'arco del 2000, informazioni a quasi 80.000 persone, mentre oltre 11.000 sono coloro che hanno usufruito, direttamente o indirettamente, dei servizi ASPHI.
Per tutto ciò, ASPHI rappresenta
oggi un riferimento a livello nazionale nell'ambito delle nuove tecnologie
per il superamento dell'handicap, come Centro
di Competenza per le applicazioni ICT finalizzate
all' integrazione delle persone disabili. L'approccio imprenditoriale,
indipendente e di intervento concreto qualificano ASPHI come
una "impresa sociale" che, nel corso degli anni, in molteplici
modi ha sostenuto precisi valori, primo fra tutti quello che la persona
disabile è un cittadino a pieno titolo con diritto di vivere e
operare nella società di tutti.