di Fulvio Scaparro
Nelle mie intenzioni questi
consigli, sebbene diretti in primo luogo ai genitori separati,
sono in buona parte diretti a tutti i genitori.
Premessa: usare con cautela
Più delle parole contano i
fatti, la loro coerenza con ciò che pensiamo e sentiamo.
Non è opportuno seguire questi
suggerimenti 'per dovere' e tanto meno 'per convenienza'. Meglio rifletterci
sopra tenendo presente che sono il frutto dell'esperienza di molti anni riferita
da centinaia di padri e madri e che vanno seguiti solo se trovati convincenti.
In ogni caso è bene ricordare
che ogni vicenda separativa fa anche storia a sé ed è comunque opportuno
mantenere la nostra indipendenza di giudizio e integrare i suggerimenti che
seguono ascoltando le ragioni del cuore e soprattutto cercando di capire e
ricordare quanto un bambino abbia bisogno dell'aiuto di entrambi i genitori.
Molto più spesso di quanto appaia alla superficie del loro comportamento, i
genitori sono in grado di collaborare per il bene dei figli e per la
tranquillità comune.
Le pagine che seguono non formano
un 'libro dei sogni', anche se dei sogni ho un'opinione molto alta. Penso invece
che la separazione sia una di quelle situazioni nelle quali il pessimismo della
ragione può essere temperato dall'ottimismo della volontà.
Non cediamo dunque alla
tentazione di trasformare un conflitto, sia pure doloroso e quasi insostenibile,
in una guerra. Il conflitto, la diversità di opinioni, le differenze tra noi,
sono benefiche e feconde, ma diventano malefiche e sterili se si irrigidiscono
in sorda contrapposizione di muro a muro. Nelle guerre si attribuisce al nemico
tutto il male possibile e immaginabile. Il nemico diviene così un mostro e
questo rende più facile agire per la sua eliminazione.
Ma noi non siamo mostri: siamo
uomini e donne che stanno attraversando un periodo di grave difficoltà per il
fallimento di un progetto che un tempo avevamo condiviso. La delusione, il
rancore, il desiderio di vendetta, la paura per ciò che può capitare a noi e
ai nostri figli, possono 'mostrificarci' e farci agire in modi controproducenti.
Occorre fare di tutto per cercare una soluzione giusta e pacifica perché nulla
di buono può venire dall'odio e dalla paura, catene che, impedendoci ogni
libertà di scelta ci costringono ad agire contro gli interessi nostri e altrui.
Questi suggerimenti non vanno
usati da padre e madre per rinfacciarsi le rispettive inadempienze ai 'doveri'
genitoriali. Soprattutto non si dovrebbe coltivare l'illusione che essi non
riguardino chi li legge ma solo l'altro. Nelle intenzioni questo è uno
strumento di pace per vivere meglio, genitori e figli, durante e dopo la
separazione.
a) Nessuno è perfetto, tanto
meno i genitori
Se dopo aver letto queste pagine,
ci accorgiamo di non aver fatto abbastanza per rendere la vita più agevole ai
nostri figli e a noi stessi, non disperiamo. Impegniamoci fin da oggi, se
necessario facendoci aiutare ma senza sottovalutare le nostre risorse personali,
per non ripetere eventuali errori del passato e non commetterne di nuovi.
Cominciamo col non porci
obiettivi irraggiungibili. Facciamo un passo alla volta e non abbattiamoci di
fronte alle difficoltà e al riemergere di ostacoli che sembravano superati. Le
incomprensioni che si sono create nel corso di anni non scompaiono in breve
tempo e forse non cesseranno mai del tutto.
Prima di giungere alla decisione,
esploriamo tutte le vie pacifiche possibili per salvare la nostra unione.
L'unità coniugale e quella familiare sono entrambi valori per cui vale la pena
lottare nell'interesse di genitori e figli innanzi tutto ma anche della
collettività. Per evitare unioni di facciata è necessario che padre e madre
non restino ancorati all'immagine fissa, anche se gradevole, del periodo in cui
si sono -si spera- reciprocamente scelti. Con il passare del tempo, nelle
persone intervengono innumerevoli e svariati cambiamenti e le relazioni
dovrebbero tenerne conto con adattamenti e aggiustamenti di comune
soddisfazione.
E' importante per noi e per i
nostri figli avere la consapevolezza di aver fatto tutto ciò che era in nostro
potere per mantenere in piedi un'unione soddisfacente. Le situazioni non vanno
però salvaguardate ad ogni costo. Umiliazioni, violenze, ingiustizie e perdita
di ogni interesse per l'uno o per l'altra giustificano lo scioglimento di
un'unione se questa non è frutto di un progetto comune né fonte di sicurezza e
benessere.
Se ogni ragionevole tentativo è
stato fatto, è bene ricordare che la separazione non è una decisione di cui ci
si debba vergognare ma un'eventualità implicita in ogni unione.
Facciamo ciò che è nelle nostre
possibilità per realizzare il desiderio che è presente in ogni essere umano:
vivere in pace con noi stessi e con gli altri. Non c'è bisogno di genitori
perfetti ma 'solo' di genitori sufficientemente buoni.
b) Genitori separati e figli:
altre 'categorie speciali'?
Senza nascondere o sottovalutare
la sofferenza che comporta per bambini e ragazzi la separazione tra i genitori,
va ricordato che la vera differenza non è tra i figli di separati e quelli di
coppie unite, ma tra i figli di coppie gravemente conflittuali e non. E' la
qualità delle relazioni tra i genitori che fa la differenza e ciò spiega
perché questi suggerimenti potrebbero essere in buona parte validi anche per
padri e madri non separati.
I figli di genitori separati non
sono una categoria speciale ma possono diventarlo se l'astio, il rancore e la
sofferenza accecano i genitori al punto di interrompere ogni dialogo e riducono
la comunicazione allo scambio di messaggi ostili (a questo mi riferisco quando
parlo di 'coppie gravemente conflittuali').
Ma anche gli stereotipi e i
pregiudizi sulla separazione ancora diffusi nella nostra cultura, le procedure
legali di separazione bellicose e costose psicologicamente ed economicamente,
possono fare di genitori e figli delle 'categorie speciali'.
E' dunque molto discutibile la
tendenza ad attribuire alla separazione la comparsa nei figli di difficoltà
fisiche e/o psichiche che possono avere invece ben altre cause. Quando sono
attribuibili alla separazione tra genitori, è soprattutto alle modalità di
quella separazione che occorrerebbe riferirsi per comprendere le difficoltà di
bambini e ragazzi.
c) Aiuti esterni
Quando la convivenza comincia a
farsi difficile e non riusciamo a risolvere i nostri problemi da soli,
facciamoci aiutare da persone di comune fiducia o da servizi pubblici e privati
con esperienza nella mediazione familiare.
Se decidiamo di ricorrere ai
legali, chiediamo loro di proteggere in ogni momento gli interessi e la
tranquillità dei figli sui quali non deve ricadere in alcun modo la
responsabilità della nostra separazione. Accertiamoci dunque che i legali, nel
momento in cui difendono i nostri diritti, non perdano di vista quelli dei
figli. Salvo casi eccezionali di indegnità dell'uno o dell'altro genitore,
padre e madre costituiscono una risorsa decisiva se, pur separati, riescono a
dialogare, collaborare e progettare assieme in tutte le questioni importanti.
L'obiettivo della vittoria di un
genitore sull'altro è estraneo ad una buona separazione. Quando sono in gioco
gli affetti e il benessere di bambini e ragazzi - e dei loro genitori -, nessuno
ha da guadagnare dalla distruzione psicologica o economica di un genitore.
Durante e dopo l'itinerario
legale non perdiamoci mai di vista, ricordando che i figli hanno bisogno di noi,
padre e madre, soprattutto in questo periodo.
Così facendo, trasformeremo
un'esperienza potenzialmente distruttiva in un'occasione per dimostrare ai figli
e a noi stessi che si può uscire a testa alta, costruendo e non distruggendo,
anche dalle più gravi difficoltà.
d) No ad accordi ingiusti
In quasi tutte le separazioni uno
dei membri della coppia è più fragile psicologicamente o economicamente,
perché, se mi si perdona la banalità, c'è una bella differenza tra
abbandonare e essere abbandonati (o almeno credere di esserlo) e tra l'essere
autonomi e indipendenti economicamente e non esserlo. E i risultati sono ben
visibili.
Questa fragilità può infatti
condurci a subire accordi iniqui o a reagire con aggressività incontrollata. Il
genitore 'più forte' non approfitti di questa situazione: la mancanza di
rispetto per l'altro genitore non può che condurre prima o poi ad esiti
disastrosi per tutte le parti in causa, in primo luogo per i figli.
La volontà di cercare vie
pacifiche di composizione dei conflitti non deve spingerci ad accettare
condizioni che ci possono seriamente danneggiare dal punto di vista psicologico
o economico. Ritenere di aver accettato una soluzione ingiusta può influenzare
negativamente anche il rapporto con i figli. Facciamoci consigliare da persone
competenti e imparziali. Cerchiamo di far capire all'altro genitore che un
accordo pesantemente squilibrato è solo una finta e precaria soluzione che non
offre alcuna garanzia né ai figli né ai genitori.
La collaborazione per raggiungere
accordi equi eviterà di rinnovare ogni giorno nei figli la sofferenza di
vederci rabbiosamente ostili. Se ci siamo separati lo abbiamo di certo fatto per
porre termine a una situazione insostenibile, ma anche per ritrovare condizioni
di maggiore serenità.
e) L'ultima parola a padre e
madre
Abbiamo visto come sia opportuno,
in caso di necessità, farsi aiutare da persone competenti e imparziali. Occorre
aggiungere che ogni consiglio disinteressato rivolto ad entrambi i genitori è
ben accetto ma che la decisione finale circa la separazione, le sue modalità e
le relazioni future tra padre e madre e tra loro e i figli, deve essere dei
genitori e soltanto dei genitori.
Non facciamoci trascinare in
guerre di clan, siano essi costituiti da parenti, amici o gruppi ideologici.
Liberiamoci di tutti coloro che gettano benzina sul fuoco o che hanno interesse
alla 'vittoria' dell'uno o dell'altro genitore.
Non è nel clamore che riusciremo
a fare emergere il meglio delle nostre risorse di umanità. Evitiamo che siano
gli altri a decidere per noi. Noi conosciamo bene i nostri figli e i loro
bisogni. Se pensiamo di non conoscerli a sufficienza, ricorriamo alla memoria e
riandiamo alla nostra infanzia: troveremo una risposta.
Se ci daremo battaglia, sarà
inevitabile l'intervento di un'autorità che, per quanto giusta e sensibile, non
è che un'ultima spiaggia necessaria nei casi in cui padre e madre abdicano alla
comune responsabilità genitoriale.
f) Nuovi partner: né intrusi
né concorrenti
Se esistono nuovi partner, non
imponiamoli intempestivamente ai nostri figli. La possibilità di una nuova
convivenza è nei nostri diritti ma dal momento in cui abbiamo messo al mondo
dei figli o li abbiamo adottati, i nostri diritti devono tener conto del dovere
e del piacere di proteggerne la crescita.
La nuova convivenza va dunque
realizzata con la massima delicatezza, garantendoci se non l'aiuto almeno la
neutralità dell'altro genitore e lasciando ai figli tutto il tempo necessario
per far fronte alla nuova situazione.
Non abbiamo timore che un nuovo
partner dell'altro genitore possa essere un temibile concorrente in grado di
sostituirci nel cuore dei figli. Continuiamo ad essere dei genitori
sufficientemente buoni e nessuno potrà toglierci il posto privilegiato che
bambini e bambine riservano a padre e madre.
Se i nostri figli hanno
instaurato buoni rapporti anche con il nuovo partner dell'uno o dell'altro
genitore, consideriamo questo un evento felice, senza rivalità o gelosie
immotivate. E', ovviamente, sperabile che i nuovi partner condividano questa
prospettiva pacifica.
Eviteremo in questo modo che i
figli debbano accollarsi anche l'onere di doversi barcamenare tra rivalità,
gelosie e ostilità degli adulti, e consentiremo loro di muoversi con
naturalezza e spontaneità senza sensi di colpa nei confronti dei genitori.
g) Una base sicura
I figli devono sapere con
chiarezza con chi stare, dove stare e quando potranno vedere il genitore non
affidatario. Facciamo in modo che abbiano una 'base' sicura, una giornata ben
organizzata e regolata nella casa del genitore affidatario ma che possano
sentirsi a casa loro anche presso l'altro genitore dove, si spera, troveranno
regole di vita diverse ma non opposte e contraddittorie. Evitiamo comunque che
gli incontri con il genitore non affidatario siano legati a una sorta di rigido
'orario ferroviario', continua testimonianza della diffidenza che caratterizza i
rapporti tra padre e madre.
Il genitore affidatario si
adopererà per non creare ostacoli agli incontri con l'altro genitore, ferma
restando la necessità - che dovrebbe essere avvertita da padre e madre - di
tutelare l'esigenza dei figli di coltivare le loro amicizie, di assolvere agli
impegni scolastici o sportivi e, più in generale, di condurre una vita
regolata.
h) Con la mediazione non si scende
ma si sale a compromessi
Di solito entrambi i genitori
affermano, e in generale non c'è ragione di dubitarne, di volere molto bene ai
figli. Tuttavia, come è stato già segnalato, due genitori 'in guerra' possono
essere facilmente indotti ad agire 'come se' non volessero né il loro stesso
bene né quello dei loro figli.
Per evitare questi effetti
controproducenti, non confondiamo la coppia coniugale con quella genitoriale
perché quando l'unione è cessata dovrebbe restare valido il comune impegno
genitoriale. So bene che è difficile, molto difficile, tenere sempre presente
questa distinzione, ma vale la pena di tentare.
La separazione non è
necessariamente la 'fine-del-mondo' ma è di certo la 'fine-di-un- mondo' e come
tale lascia aperta la possibilità di riformulare il proprio futuro. Per quanto
ci è possibile, riflettiamo sulla possibilità, non sempre remota, di
trasformare la separazione da esperienza di fallimento in esperienza costruttiva
di superamento di una grave difficoltà incontrata nella nostra vita.
I genitori che sono riusciti a
conseguire questo obiettivo, e sono tanti, hanno dato ai figli l'esempio di un
forte impegno nella composizione dei conflitti, di capacità di mediare,
negoziare, sostenere le proprie idee ascoltando quelle dell'altro senza perdere
di vista i propri diritti e doveri.
Cerchiamo dunque, per quanto è
umanamente possibile, di non ricorrere a inutili provocazioni, aggressioni e
scontri diretti o indiretti. Mediare non vuol dire scendere a compromessi ma
salire alla ricerca di un miglioramento della situazione di partenza nel
rispetto di tutti e in particolare di chi non ha parola né potere.
i) Più in particolare...
-
la comunicazione della
nostra intenzione di separarci va fatta, per quanto possibile, insieme, usando
parole semplici, adeguate all'età dei figli, quando ci sentiremo sicuri della
nostra decisione e pronti a parlarne con sufficiente serenità e senza
menzogne.
E' con questa comunicazione che iniziamo a rassicurare nel concreto i figli
che con la separazione non stanno perdendo i genitori. Sta comunque ai fatti,
non alle parole, dar loro la certezza.
Diamo la possibilità ai figli di esprimere la loro sofferenza e aiutiamoli
ancora una volta più con i fatti che con le parole. Dimostriamoci disponibili
a parlare con loro ogni volta che lo richiederanno. Se parlano poco o non
fanno domande o non reagiscono, non illudiamoci che 'chi tace acconsente'.
Prepariamoci dunque a rispondere ai loro eventuali 'perché' in ogni momento e
non sentiamoci sollevati perché i figli non ci hanno posto domande.
Rassicuriamo i figli con i fatti che la nostra decisione di vivere separati
non cambia i nostri sentimenti e il nostro impegno a collaborare alla loro
crescita.
-
Manteniamo sempre, nel
momento della decisione di separarci, nella comunicazione ai figli, nei
confronti del Tribunale, delle nostre famiglie d'origine, degli insegnanti e
di chiunque altro, la nostra comune responsabilità genitoriale. Non
perdiamoci di vista dietro le carte bollate e, come è stato già
raccomandato, non lasciamo che altri prendano decisioni che spettano a noi due
insieme
-
Se siamo ragionevolmente certi
di non stare mentendo, facciamo in modo che i nostri figli sappiano che ogni
sforzo è stato fatto per tenere in piedi la nostra unione. Sottolineiamo
che la separazione è interamente frutto della nostra decisione e che loro non
ne hanno alcuna responsabilità.
-
Non alimentiamo illusioni nei
figli e precisiamo che la decisione è irreversibile. E' probabile che essi
continuino a coltivare la speranza che noi un giorno torneremo assieme ma non
è opportuno esporli a nuove delusioni e frustrazioni. Questa è una delle
ragioni per cui abbiamo suggerito di comunicare ai figli la decisione di
separarsi solo quando esiste la ragionevole sicurezza di ciò che si sta
dicendo.
-
Non usiamo i figli come
giudici o arbitri dei nostri comportamenti sollecitando da loro
un'opinione su chi di noi abbia ragione o torto e, di conseguenza,
costringendoli a schierarsi.
-
Se è vero che i figli non
vanno colpevolizzati, è anche opportuno evitare di colpevolizzarsi nei loro
confronti se tutto il necessario è stato fatto per evitare la separazione
e se questa è avvenuta nel massimo rispetto di ciascuno.
-
Non screditiamo né
denigriamo l'altro genitore agli occhi dei figli anche, e soprattutto, se
assente.
Non impediamo loro di comunicare con l'altro genitore anche segnalando più o
meno apertamente la nostra disapprovazione quando i figli cercano di farlo.
Non svalutiamo sistematicamente le idee e la pratica educativa dell'altro
genitore.
Non cerchiamo l'alleanza o la complicità dei figli contro l'altro genitore
né istighiamoli contro lui o lei atteggiandoci a vittime.
Non fingiamo di accettare le decisioni dell'altro genitore mentre in realtà
le boicottiamo.
Non critichiamo per partito preso né ridicolizziamo i risultati delle
decisioni e delle azioni dell'altro genitore.
Non rinfacciamo ai nostri figli presunti tratti comportamentali negativi che
riteniamo abbiano 'preso' dall'altro genitore.
Bambini e ragazzi non amano sentire denigrare un genitore, tanto più quando a
farlo è l'altro genitore. Apprezzano invece il comportamento franco e leale
degli adulti perché, anche se mostra una differenza di opinioni, è molto
più rassicurante di una critica fatta dietro le spalle.
Non riferiamo ai figli i giudizi negativi che l'altro genitore può aver
espresso su di loro. Se c'è qualcosa da dire ai figli, glielo si dica
direttamente e non per interposta (e non sempre disinteressata) persona.
Se dobbiamo imporre delle restrizioni disciplinari non addebitiamone la
responsabilità all'altro genitore, né spalleggiamo i figli quando vogliono
sottrarsi a richieste ragionevoli dell'altro genitore.
Ogni volta che esistono ragioni valide è meglio che padre e madre si parlino
direttamente senza 'usare' in alcun modo i figli per trasmettersi messaggi
ostili in forma indiretta
-
Non alimentiamo il contrasto
tra noi rinfacciandoci in continuazione le reali o presunte colpe che
sarebbero alla base del deterioramento dei nostri rapporti.
In ogni relazione che finisce, quasi mai ci si può 'chiamare fuori'
attribuendo a lui o a lei la totale responsabilità per un progetto fallito.
Una sia pur minima corresponsabilità dovrà pur esserci e il riconoscerla ci
potrà essere utile per non demonizzare e dunque per non escludere come
genitore l'altro o l'altra.
Teniamo a mente che non è sempre vero che il passato determina meccanicamente
il futuro e che dunque l'altro genitore "non cambierà mai".
-
Non umiliamo i figli
ignorando o non tenendo nella dovuta considerazione le loro ragioni come se la
giovane età impedisse sempre loro di essere nel giusto. E anche se nel giusto
non fossero, abituiamoli alla libertà di pensiero e di parola sia pure nel
rispetto delle dovute forme (che anche noi dovremo usare nei loro confronti).
"Onora il padre e la madre" è un bel comandamento che rimarrà
però inascoltato finché padri e madri non avranno il coraggio di integrare
il decalogo del Vecchio Testamento con un comandamento che è presente nel
Nuovo: "Onora l'infanzia".
-
Come è già stato notato, non
è la differenza di opinioni tra noi che può danneggiare i figli. Le
differenze sono fonte di fertilità, al contrario delle fittizie unanimità o
delle volontà imposte con la violenza o con l'inganno. Bambini e ragazzi
osservano come noi riusciamo a convivere con le nostre diversità e imparano.
Se, evitando compromessi ingiusti, saremo riusciti a non trasformare i
conflitti in guerre, avremo dato ai nostri figli un buon esempio.
Evitiamo dunque manifestazioni di esasperata aggressività, soprattutto in
presenza dei figli. Questo non è un invito all'ipocrisia ma piuttosto al
rispetto dei limiti di sopportazione e di comprensione consentiti dall'età
dei bambini e dei ragazzi.
-
Evitiamo di usare i figli
come ostaggi, messaggeri, spie o testimoni contro un genitore. Non
sottoponiamoli a interrogatori su ciò che ha fatto l'altro genitore. Non
minacciamo apertamente o implicitamente ritorsioni se non si schiereranno
dalla nostra parte. Non utilizziamoli per dire ciò che noi non vogliamo o
possiamo dire all'altro genitore.
Evitiamo che, salvo casi di eccezionale gravità e comunque in condizioni di
massima protezione della loro equilibrio psicologico, i figli siano portati in
Tribunale a testimoniare contro un genitore.
Asteniamoci da ogni ricatto affettivo. Il periodo trascorso con i genitori
dovrebbe essere ricordato come uno dei rarissimi esempi di affetto gratuito
incontrati nella vita.
Non usiamo i figli come pretesto per ottenere il massimo in termini economici
dall'altro genitore o per dargli il minimo.
-
Non sballottiamo i figli come
pacchi postali né parcheggiamoli davanti alla porta di casa o presso vicini e
parenti per evitare di incontrare il genitore che li prenderà in consegna. Il
momento del 'passaggio delle consegne' da un genitore all'altro è tra i più
delicati della vicenda separativa e per i figli è una cartina di
tornasole per capire se possono contare sulla collaborazione di padre e madre
o se invece hanno due genitori in lotta tra loro.
-
Non prendiamo decisioni
importanti di interesse comune senza consultarci e, se possibile, accordarci
con l'altro genitore. Entrambi i genitori devono sempre reciprocamente
informarsi in tempo utile - e non essere informati da altri - circa le
questioni che più interessano la crescita dei figli: salute, scuola, tempo
libero, relazioni significative, cambiamenti importanti nella vita degli
stessi genitori (lavoro, residenza, abitudini, nuovi partner).
-
Non inibiamo nei figli i
ricordi positivi del loro passato con l'uno, l'altro o entrambi i
genitori. Accettiamo che riemergano anche i loro ricordi negativi aiutandoli a
collocarli in una storia in evoluzione e ad individuare prospettive di
cambiamento e di miglioramento.
-
Come è già stato
sottolineato, è inopportuno presentare ai figli eventuali nostri nuovi
partner senza aver prima concordato tra noi le modalità e i tempi più adatti
ai bambini e ai ragazzi. Non presentiamoli come futuri genitori. Non
mettiamo in competizione genitori e nuovi partner ma adoperiamoci perché
stabiliscano buoni e affettuosi rapporti con i nostri figli.
-
Utilizziamo per quanto
possibile il tempo a nostra disposizione per stare con i figli e non
facciamoci sostituire senza necessità da altre persone. Trascorriamo quanto
più tempo possibile con i figli, non 'per dovere' ma per scoprire il piacere
e l'arricchimento che deriva per noi e per loro da questa esperienza. Questo
ci permetterà, tra l'altro, di prestare attenzione alle reazioni individuali
di ciascuno di loro alla separazione.
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Se uno dei due genitori non
potrà più occuparsi dei figli (per sua volontà, per forza maggiore o
per decisione del Tribunale), prendiamo in esame la possibilità che un
parente, un amico o un partner stabile agisca da sostituto.
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Festeggiamo insieme, ogni volta
che è possibile, compleanni e feste e cerchiamo di essere presenti agli
eventi importanti che vedono i figli in qualche modo protagonisti. Andiamo
insieme a parlare con gli insegnanti, con i medici, con gli allenatori
sportivi e con tutte le figure significative nella vita dei figli.
-
Rispettiamo i confini
generazionali e manteniamo il nostro ruolo di genitori. Essere affettuosi
non implica l'incapacità di dire 'no' se la situazione lo esige. Non
concediamo ai figli tutto ciò che vogliono né, soprattutto, tutto ciò che
l'altro genitore non concede.
Non 'risarciamo' i figli con comportamenti controproducenti (regali,
concessioni, eccessiva indulgenza). Evitiamo di diventare 'genitori della
domenica' concedendo ai figli ciò che in altre condizioni non concederemmo.
Manteniamo la disciplina e le abitudini della nostra cultura. Manteniamo le
promesse. Non usiamo i figli come confidenti per sfogare con e su loro le
nostre ansie, tensioni e sofferenze.
Non lasciamo che siano i figli a prendere da soli decisioni che spetterebbero
a noi genitori.
Fulvio Scaparro
Direttore Scientifico dell'Associazione GeA E' vietata la diffusione totale
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