«In Italia 2 milioni di ragazzi poveri, è un'emergenza»
ROMA È
stato nominato un anno fa, ma soltanto dopo l'estate il governo ha firmato
il regolamento organizzativo e solo in questi giorni si stanno sbloccando i
fondi che gli consentiranno di cominciare a lavorare, anche se dice,
«abbiamo appreso con grande rammarico che non avremo i soldi decisi dalla
legge istitutiva, circa 1 milione e mezzo di euro ma appena 500 mila per il
2012 e altrettanti per il 2013. Il ddl di stabilità ci ha ridimensionato».
Parla il Garante dell'infanzia e dell'adolescenza, Vincenzo Spadafora, che
messo finalmente in grado di operare, lancia oggi, nella giornata mondiale
per i diritti dell'Infanzia, una campagna nazionale. Lo slogan: «Crescere
insieme ai bambini e agli adolescenti fa diventare grande l'Italia».
Che cosa si può fare per recuperare il tempo perduto?
«L'Authority nasce per coordinare e monitorare tutte le azioni svolte a
tutela di bambini e ragazzi. Non si tratta di parole vuote, tagliarci i
fondi e non metterci nelle condizioni di fare neppure questo minimo
significa non dare alcun senso all'Authority».
Si deve cominciare dalla politica?
«Inevitabilmente. Oggi si verificherà una cosa molto importante mai capitata
finora: due sedute sono state dedicate interamente ai temi dell'Infanzia,
una alla Camera e una al Senato, durante le quali io spero che molti
deputati e senatori si facciano portavoce di modifiche alla legge di
stabilità che possano in qualche modo ripristinare almeno i fondi
originari».
Quali i temi più urgenti da affrontare?
«La povertà sopra ogni cosa. Gli ultimi dati aggiornatissimi dell'Istat
parlano di un milione e novecentomila bambini e adolescenti poveri, la spesa
dedicata a loro è al di sotto della media nazionale. Ci sono poi i
poverissimi, sono 700 mila, significa che per loro non esistono diritti,
anche quello scolastico. Ci sarebbe poi la scuola, la dispersione
scolastica, i diritti di cittadinanza dei minori stranieri, le violenze e
gli abusi, la mediazione familiare».
Una prima risposta?
«Culturale. Anche prima della crisi c'è stato uno spaventoso arretramento
culturale delle classi dirigenti mentre in Europa, e devo dire anche in
alcune regioni del nord, chi ha investito sui giovani è più in grado di
reagire alla crisi economica. E qui subentra la seconda questione: i
finanziamenti. La maggior parte dei ragazzi italiani, senza politiche a loro
dedicate, non è assolutamente preparata a fronteggiare la crisi e a
competere dopo. Soprattutto la fascia 12-18 anni è completamente abbandonata
dalla politica mentre per i più piccoli qualcosa si fa ancora».
Ma c'è la crisi, dice il governo, non ci sono le risorse.
«Questo è vero solo in parte, molto spesso i soldi ci sono ma è un problema
di priorità; senza fare retorica, come si può pensare di spendere in armi o
in finanziamenti alla scuola privata quando ci sono due milioni di bambini
poveri?».
Su casi come quello del bambino conteso di Padova, che cosa può fare il
Garante?
«Può spingere il governo e il Parlamento a modifiche normative, lasciando
minore discrezionalità ai giudici e anche modulando l'intervento delle forze
dell'ordine. Con la Polizia stiamo lavorando per evitare traumi ai bambini
quando ci sono ordinanze del tribunale da eseguire. A giorni firmeremo
l'intesa».
Mariolina Iossa
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