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DIVORZIO BREVE


Il divorzio in un anno Sì bipartisan alla Camera

Il tempo raddoppia se la coppia ha figli minori

ROMA — Divorzio in un anno, in due anni se ci sono figli minori. Il primo «sì» al cosiddetto «divorzio breve» è arrivato grazie a un'intesa bipartisan, in particolare di Pdl e Pd, nella commissione giustizia della Camera. Il testo è costituito da due soli articoli, ed era stato messo in «lavorazione» in commissione il 18 gennaio scorso (dopo che nel 2003 un analogo tentativo di introdurre il divorzio breve era fallito). Il primo articolo del testo abbassa appunto di due terzi il tempo di «attesa» tra separazione e divorzio. Il secondo prevede che in ogni caso la comunione tra marito e moglie si sciolga nel momento in cui il magistrato, in sede di udienza, li autorizzi a vivere separati.
Sono stati respinti tutti gli emendamenti presentati su fronti opposti da Lega e Radicali: dal Carroccio erano arrivate proposte del tutto soppressive delle modifiche. I radicali volevano invece introdurre il divorzio «lampo», senza nessun tempo di separazione. La scorsa settimana la commissione aveva anche respinto un emendamento della centrista Paola Binetti che chiedeva di mantenere il termine di tre anni in caso di coppia con figli piccoli e di abbassarlo a due anni per chi ha figli maggiorenni o è senza prole.
Sarà la capogruppo di Montecitorio (insieme al presidente Gianfranco Fini) a dover decidere quando il provvedimento arriverà in Aula.
La proposta di legge approvata dalla commissione «è semplicemente una norma di civiltà» ha commentato il relatore Maurizio Paniz, del Pdl. Per il capogruppo del Pd in commissione, Donatella Ferranti, è stato trovato «un giusto equilibrio», le «nuove norme sono attese dagli italiani» e quindi per questo andrebbero «calendarizzate presto in Aula». «Finalmente siamo passati dal processo breve al divorzio breve» ha detto il pd Roberto Giachetti, alludendo al ruolo di Paniz, uno degli avvocati di Berlusconi.
Secondo le statistiche dell'Istat, riferite al 2009, più di un matrimonio su 4 finisce male. In media si divorzia dopo 18 anni di matrimonio. Ci si dice addio a ogni età. Poco dopo il matrimonio (18,5%) ma anche dopo 25 anni di unione e sopportazione (16,2%). E se in media ci si separa quando lei raggiunge i 41 anni (21,2% del totale dei casi) e lui i 45 (21,2%), sono in forte aumento gli addii tra i coniugi over 60. Nella classifica tra Nord e Sud, le separazioni sono al minimo nel Sud. «Se anche il divorzio breve passasse a Montecitorio, al Senato cercheremo di riuscire a non farlo approvare...», ha annunciato il capogruppo pdl a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri, nel corso del convegno su «Cattolici e bipolarismo» organizzato dalla Fondazione Magna Carta. Per Gasparri «proprio il disegno di legge sul divorzio breve dimostra «che per difendere i valori cattolici è meglio il bipolarismo».
M.Antonietta Calabrò
Venerdì 24 Febbraio, 2012
CORRIERE DELLA SERA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Divorzio breve anche con Figli minori le Vittime più fragili di ogni Conflitto

La Commissione giustizia della Camera ha approvato gli emendamenti al testo del divorzio «breve». E così la norma passerà all'esame del Parlamento. Vien da pensare che lo snellimento e la riduzione dei tempi dovrà essere ancora attesa a lungo, perché è prevedibile che le Camere abbiano cose più importanti da fare e che il divorzio breve continuerà a vivere la più lunga delle attese.
In questi anni abbiamo letto le stesse cose, giuste e ormai quasi banali: la nostra legge è la più restrittiva di tutte, prima la separazione e poi, dopo tre anni, il divorzio per la pausa di riflessione, le spese legali doppie, il peso delle parole della Chiesa. Fino all'argomento principale, quasi sbandierato: si dice che i tempi possono essere ridotti, ma la lunga attesa per il divorzio va mantenuta (ora con la proposta riduzione a due anni) quando i coniugi hanno figli minorenni.
Pare doveroso restituire il giusto profilo all'«interesse del minore» e togliere l'enfasi sulla quale tutti sembrano d'accordo. È venuto il momento di dire con chiarezza quello che pare fin troppo ovvio: i figli minori delle coppie sposate o di fatto soffrono per la fine dell'unione dei genitori, perché si lasciano, perché si separano, perché divorziano, e ai genitori si deve chiedere il rispetto, la responsabilità, la solidarietà per fare in modo che il loro contrasto non ricada sulla testa dei loro figli. Ma imporre per il divorzio «breve» un termine comunque più lungo, due anni anziché uno, quando ci sono figli minori non è certo un modo per tutelarli.
I minori non vanno a leggere gli atti dello stato civile, ma valutano solo il comportamento dei genitori e sono tutelati se quei comportamenti sono responsabili. Anzi, si può dire che la tutela e il rispetto dei minori sono attuati quando la separazione e il divorzio si concludono il più sollecitamente possibile. È chiaro infatti che la pendenza e il protrarsi della lite estenuata nel tempo, scandita in due processi, crea una tensione che danneggia i minori. Proprio quei cittadini che si vorrebbero proteggere con le parole della legge.
Cesare Rimini
Venerdì 24 Febbraio, 2012
CORRIERE DELLA SERA
© RIPRODUZIONE RISERVATA