L'indagine prende in esame il decennio
1996/2006
Boom dell'affidamento condiviso dei figli
ROMA - Le famiglie italiane si spaccano sempre più
facilmente. Secondo un'indagine Istat che abbraccia il decennio 1996/2006, il
numero delle coppie sposate, con o senza figli, che rompono il legame
continua ad aumentare di anno in anno. Solo nel 2006 le separazioni sono
state 80.407 e i divorzi 49.534. Colpisce comunque il fatto che negli ultimi
anni le separazioni sono in diminuzione.
Un aumento generale. Divorzi e separazioni, nel corso
dell'ultimo decennio, sono comunque aumentati entrambi: rispetto al 1996, nel
2006 le separazioni hanno avuto un incremento del 39,7% e i divorzi del
51,4%. Tutto cambia, però, se ai dati del 2006 si paragonano quelli del
2005: rispetto all'anno precedente, nel 2006 le separazioni sono diminuite
del 2,3%. La flessione conferma quella già registrata nel 2005, quando
rispetto al 2004 le separazioni erano diminuite dell'1,1% e i divorzi
aumentati del 5,3%. I divorzi, che derivano dalle separazioni trascorsi
almeno tre anni, (merito della legge numero 74 del 6 marzo 1987, che ha
ridotto da cinque a tre gli anni attesa), sono del resto ancora influenzati
dalla fase crescente registrata nelle separazioni fino al 2004.
In Liguria i valori massimi. Ultima la Basilicata. Ma come
si lasciano gli italiani? Di comune accordo o con il coltello tra i denti?
L'indagine Istat rivela anche sotto questo profilo sorprese interessanti. Nel
2006 si sono concluse in modo consensuale ben 68.820 separazioni, pari
all'85,6% del totale, e 39.012 di divorzio, ovvero il 78,8%.
Confrontando il numero di separazioni e divorzi totale con
quello di coppie sposate, l'Istat rileva che per il 2006 si registrano 5,4
separazioni e 3,3 divorzi ogni 1.000 coppie coniugate.
La propensione a ricorrere alla separazione o al divorzio
non è però uniforme sul territorio nazionale: nel 2006 al Nord si rilevano
6 separazioni e 4,2 divorzi ogni 1.000 coppie coniugate, contro 4,3
separazioni e 2,1 divorzi nel Mezzogiorno. Insomma, ancora una volta il sud
Italia risente di quella mentalità conservatrice e patriarcale che impedisce
alle coppie di decidere in libertà cosa fare del proprio futuro.
A livello regionale, i valori massimi si raggiungono
infatti in Liguria (7,5 separazioni e 5,1 divorzi ogni 1.000), nel Lazio (7,4
separazioni e 3,9 divorzi ogni 1.000) e in Valle d'Aosta (6,7 separazioni e
5,6 divorzi ogni 1.000 coppie coniugate). I valori più bassi si riscontrano
in Calabria (3,1 separazioni e 1,8 divorzi) e in Basilicata (3,2 separazioni
e 1,5 divorzi).
Raddoppia l'affidamento condiviso. In mezzo a questo mare
di percentuali e alla freddezza dei numeri, non bisogna dimenticare quella
che è la soffrenza di ogni matrimonio che salta, soprattutto quando ci sono
dei bambini. Chi ne ha almeno uno (l'indagine dell'Istat prende in esame
ovviamente solo le famiglie con un figlio minorenne), è più propenso che in
passato all'affidamento condiviso. Il ricorso a questo istituto giuridico è
più che raddoppiato in un anno. Sempre secondo l'Istat, l'affidamento
condiviso è stato applicato nel 38,8% delle separazioni (era stato l'11,6%
nel 2005) e nel 28% dei divorzi (15,4%).
Questo fenomeno tiene conto dell'entrata in vigore della
legge sull'affido condiviso (la 54/2006): tant'è vero che, solo nei primi
nove mesi di applicazione, gli affidamenti condivisi sono stati
rispettivamente del 47% e del 32,9%
Ancora una volta, troviamo al Mezzogiorno un maggior
ricorso all'affidamento esclusivo alla madre, deciso per il 75,2% dei minori
coinvolti nelle separazioni e per il 77,3% nei divorzi. Il nuovo istituto è,
invece, più diffuso nel Nord e nel Centro, ossia nelle zone dove, negli anni
precedenti all'introduzione della legge n. 54/2006, la tipologia di
affidamento congiunto o alternato era già più frequente rispetto al resto
del Paese.
( Fonte: Repubblica, 6 agosto 2008)
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