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Divorzio dal notaio

 

Vi presentiamo due articoli: uno descrive la proposta di legge, l'altro è un commento del noto avvocato Cesare Rimini


3 lug 2010
Corriere Della Sera
Paolo Foschi
Famiglia - L’annuncio del Guardasigilli al consiglio nazionale dei professionisti.
«Gli sposi dal notaio per separarsi»
Semplificazione per chi non ha figli. Alfano studia una proposta di legge

ROMA — La separazione dal notaio anziché in tribunale, ma solo se non ci sono «minori da tutelare». È una delle ipotesi per snellire la giustizia civile alla quali lavoreranno nelle prossime settimane il ministro per la Giustizia, Angelino Alfano, e il Consiglio nazionale del notariato (cioè l’organo di autogoverno della categoria). Ieri il Guardasigilli è stato l’ospite d’onore della prima riunione del nuovo Consiglio dei notai: ha simbolicamente presieduto i lavori. E ha lanciato la proposta: istituire un tavolo di «consultazione permanente con il notariato per individuare soluzioni per il funzionamento della giustizia civile».
Tradotto: individuare nuove competenze da assegnare ai notai per alleggerire il lavoro dei magistrati civili. Fra queste, appunto, ci potrebbe essere in tempi ragionevolmente brevi «la composizione patrimoniale nel caso delle separazioni senza figli», cioè l’attribuzione dei beni fra marito e moglie. E, con un intervento legislativo più complesso, ma «se c’è la volontà nel giro di qualche mese », anche l’intera separazione dal notaio. Il percorso è stato illustrato da Giancarlo Laurini, presidente del Consiglio dei notai. «I dati dimostrano che laddove come categoria siamo stati chiamati a coadiuvare i giudici, le cose hanno funzionato bene: mi riferisco per esempio al controllo degli atti societari, che ci è stato affidato nel 2000. E il contenzioso su queste materie non esiste. Diciamo che abbiamo una funzione preventiva. Il giudice risolve i conflitti decidendo, la nostra azione permette di prevenirli».
E dagli atti societari ai matrimoni in crisi, il passo potrebbe essere molto breve. «Noi siamo professionisti particolari, abbiamo un ruolo super partes, di controllo. Non rappresentiamo interessi di parte. Per questo sarebbe molto semplice affidarci il ruolo della composizione nelle separazioni», aggiunge il notaio Laurini. Del resto, i tempi di attesa nei tribunali sono spesso molto lunghi: 3 o 4 mesi solo per avere la prima udienza. E se—anche nel caso di separazioni consensuali— ci sono beni da spartire, i tempi possono allungarsi fra perizie e verifiche. Dal notaio i tempi potrebbero subire un sensibile accorciamento. E i costi? «In realtà non si tratterebbe di attività lucrose per noi. Mettiamo a disposizione le competenze e la professionalità per permettere ai tribunali civili di occuparsi di altre questioni», dice ancora il leader dei notai, spiegando di aver già parlato della questione con il ministro.
E da via Arenula, sede del dicastero della Giustizia, i tecnici confermano che «allo studio ci sono varie ipotesi per snellire le procedure civili, anche per le separazioni». L’ipotesi di affidare al giudice di pace le competenze per i conflitti fra marito e moglie è stata scartata perché—fra i motivi— rischierebbe di allungare i tempi, anziché accorciarli. «I notai, almeno per le questioni patrimoniali, hanno però le competenze adatte», aggiungono dal ministero. «All’estero ci sono Paesi nei quali l’intera separazione e anche il divorzio sono affidati ai notai », sottolinea Giancarlo Laurini, ricordando che «anche al seguito di Cristoforo Colombo c’era un notaio mandato dalla regina di Spagna per certificare la presa di possesso delle nuove terre». Figuriamoci se può essere un problema certificare la fine di un amore.
Paolo Foschi


3 lug 2010
Corriere Della Sera
Cesare Rimini

DUE FIRME DAVANTI A UN NOTAIO E IL DIVORZIO È DAVVERO BELL’E FATTO?
I notai che fanno le separazioni consensuali, o addirittura i divorzi se non ci sono figli minorenni: è una tendenza, un orientamento di cui si sente parlare da un po’.
C’è già un’esperienza francese. Si vuol togliere lavoro ai giudici che ne hanno troppo, e agli avvocati che forse di questi tempi non ne hanno abbastanza.
E poi viene in mente il vecchio proverbio milanese che, tradotto, dice «pasticcere, fa’ il tuo mestiere».
I notai hanno il compito di redigere gli atti pubblici e la loro competenza è antica e preziosa, ma prima della separazione consensuale che si formalizza davanti al giudice che tenta una conciliazione (e la presenza degli avvocati non è prescritta dalla legge) ci può essere un lungo lavoro che richiede una competenza specifica, e poi la separazione viene omologata dal tribunale.
Per il divorzio che comporta l’acquisizione dello stato libero, la decisione è presa con sentenza, anch’essa pronunziata dal tribunale costituito da tre giudici. È possibile condividere il pensiero che un collegio di tre magistrati possa essere ridondante e che un giudice solo sarebbe sufficiente— nei casi di accordo tra i coniugi— per svolgere efficacemente il suo compito di controllo. Tuttavia è anche necessario segnalare che l’esperienza francese, che ha delegato ai notai una larga parte del lavoro formale per la pronunzia del divorzio, ha creato in certi casi seri problemi.

Insomma, ben venga ogni tendenza di semplificazione strutturale, però senza dimenticare che il momento di crisi della famiglia merita attenzione e garanzia, non si tratta semplicemente di autenticare due firme e di mettere un timbro. È vero che il tentativo di conciliazione del giudice spesso non riesce perché la crisi è irreversibile, e non si torna indietro, ma anche i piccoli numeri, per le cose importanti, hanno un peso, e soprattutto una rilevanza morale.
Cesare Rimini