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L’ANNIVERSARIO DELLA CONVENZIONE ONU

Infanzia, 20 anni di promesse mancate

 

di FULVIO SCAPARRO

Vent’anni fa, il 20 novembre 1989, l’assemblea delle Nazioni Unite approvava la Convenzione sui di­ritti dei bambini e degli adole­scenti. In Italia è meglio conosciuta come Convenzione sui diritti dell’infanzia ma in realtà riguarda ogni essere umano al di sotto dei 18 anni. Il nostro Paese l’ha ratificata nel 1991 ed è quindi diventata per noi uno strumento giuridico vincolante in tema di promozione dei diritti e di protezione dagli abusi.

L’attuazione dei diritti previsti dalla Convenzione è monitorata da un Comitato dei diritti dell’infanzia attraverso rapporti periodici che gli Stati aderenti sono obbligati a presentare. È su questi rapporti che dovremmo riflettere, evitando la dilagante retorica che di solito accompagna le celebrazioni del 20 novembre. Come dimostra il fallimento del recente vertice Fao, le emergenze planetarie non si risolvono con i compromessi e la magniloquenza dei summit ma con l’impegno e l’apporto deciso, leale e concreto dei singoli Stati. In un asciutto comunicato stampa dell’Ufficio italiano per l’Unicef si legge, chiaro e tondo, che c’è poco da celebrare. In Italia, tra le promesse non rispettate figurano la mancata istituzione del Garante nazionale per l’infanzia, i continui tagli alla Cooperazione che ci pongono agli ultimi posti tra i Paesi donatori, il mancato finanziamento al Fondo per la lotta contro l’Aids e il Piano nazionale per l’Infanzia più volte annunciato e ancora non approvato.

Salvo lodevoli eccezioni locali, le politiche per l’infanzia non sono una priorità in Italia. Al disinteresse, all’indifferenza e alla mancanza di investimenti a favore di bambini e ragazzi presenti a qualunque titolo nel nostro territorio, fanno da controcanto l’allarme crescente sui comportamenti devianti, reali o presunti, da affrontare esclusivamente attraverso misure di emarginazione e soluzioni fai-da-te a protezione dei figli. Dovremmo invece tenere sempre a mente che esseri umani non accolti, non curati e privati di parola, diventano terra di nessuno e possibili prede di tutti.

In Italia non ci sono soltanto inadempienze. In famiglia, a scuola e nei servizi per l’infanzia, migliaia di donne e uomini dedicano ogni giorno a bambini e ragazzi le loro migliori energie, spesso con splendidi e misconosciuti risultati. Vanno sostenuti in ogni modo, attraverso adeguati finanziamenti e iniziative di formazione continua. Il sostegno della comunità locale e nazionale deve farsi sentire ponendo il tema «infanzia» al primo posto nei programmi di governo, nella certezza che gli investimenti a favore di bambini e ragazzi produrranno risultati di grande portata per l’intera collettività, anche in termini di pacificazione delle relazioni sociali. Perché questo avvenga, insisto nel chiedere che le politiche per l’infanzia siano sottratte al gioco delle promesse pre-elettorali e a quello degli interventi legati alle fortune di questo o quel colore politico e destinati a durare lo spazio di un mattino.

Come tutte le emergenze, anche quella della condizione infantile e adolescenziale è trasversale alle forze politiche in campo e va affrontata unitariamente. Questo è nello spirito della Convenzione di cui stiamo celebrando il ventennale.