Articolo
pubblicato sul Corriere della Sera, domenica, 6 marzo, 2005
nella sezione FAMIGLIA FIGLI a pag.20
pubblicato sul sito GeA per gentile concessione dell’autore avv. Cesare
Rimini
Come
si fa a non essere d’accordo? L’affidamento condiviso, un tema che
affatica il nostro legislatore da anni, ha alla sua base un principio che si
traduce in queste parole: “Il minore ha il diritto, dopo la separazione o
il divorzio dei genitori di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo
con ciascuno dei essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi
e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di
ciascun ramo genitoriale”. La realizzazione di questo principio, si
realizza con l’affermazione che la potestà è esercitata da entrambi i
genitori e che le decisioni di maggior importanza relative all’educazione,
all’istruzione e alla salute sono assunte, ove possibile, congiuntamente.
Per
percorrere la via dell’affidamento condiviso la Commissione Giustizia della
Camera ha lavorato per anni e finalmente l’8 marzo, la versione finale del
testo sarà presentata in aula.
Naturalmente
poi ci sarà l’iter di fronte al Senato. La strada dunque è ancora lunga,
ma alcune segnalazioni si impongono fin d’ora.
L’ultima
novità riguarda la eliminazione di uno dei punti più controversi sui quali
rischiava di arenarsi tutto il progetto. La Commissione ha di fatto eliminato
dal testo l’obbligo di ricorso a centri di mediazione familiare,
quando la coppia si sia rivelata incapace di trovare un
accordo nella fase di elaborazione del progetto di affidamento dei
minori. La mediazione familiare obbligatoria aveva suscitato la ferma
reazione di autorevoli studiosi nel campo della mediazione, non solo di
quella familiare. Si è detto che la mediazione obbligatoria è una
contraddizione in termini, una vera e propria ingiunzione paradossale. La
mediazione familiare è infatti uno spazio di dialogo, di ascolto, di
confronto reciproco. E’ un luogo di promozione della genitorialità
condivisa e responsabile. Un luogo di conoscenza delle risorse e dei limiti
sia della coppia, sia del mediatore. Il mediatore è un terzo imparziale e
senza pregiudizi, è uno spazio di pensiero dedicato ai figli. Il mediatore
non può essere un ausiliario del giudice, la mediazione deve avere alla sua
base la scelta spontanea dei genitori. Va dunque visto con favore l’importante
ripensamento su questo punto delicatissimo.
Da
segnalare ancora un altro punto fondamentale del disegno di legge, cioè la
previsione dell’affidamento condiviso con modalità che vanno decise dai
coniugi, in un progetto che deve essere allegato obbligatoriamente alla
domanda di separazione. E’ solo in caso di disaccordo che il giudice
decide, tenendo presente le indicazioni fornite dalle parti.
Infine
sotto il profilo economico, il progetto prevede che i genitori provvedano al
mantenimento dei figli in modo proporzionale al proprio reddito, affrontando
direttamente certe spese, ma il giudice può disporre la corresponsione di un
assegno perequativo e periodico per rendere concreto il principio di
proporzionalità. Se l’assegno non viene corrisposto per tre mensilità,
scatta la sanzione prevista dell’art. 570 del codice penale che punisce
severamente la violazione degli obblighi dell’assistenza familiare.
Un
punto conclusivo deve essere chiaro, l’affidamento congiunto non avrà
certo la conseguenza che un bambino possa vivere metà del suo tempo con il
padre e metà del suo tempo con la madre, ma si traduce in un forte messaggio
per i genitori che si separano. Il messaggio sarà tanto più forte se non
sarà letto e interpretato come il cambio dell’etichetta su una bottiglia
di vino, il cui contenuto resta sempre il vino di prima. Perchè ciò non si
verifichi occorrerà un altro passo avanti fondamentale. Il processo, l’intervento
del giudice in materia di famiglia, di affidamento di figli, di violazione
dei doveri che gravano su entrambi i genitori, deve essere tempestivo. I
bambini sono la merce più deteriorabile del mondo, occuparsi dei loro
problemi con i tempi lunghi della nostra giustizia è come non occuparsene
affatto.
Cesare
Rimini
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