Le richieste aumentano del 25%
l'anno
articolo tratto dal Corriere
della Sera
15/03/2008
ROMA — Benedetto XVI è allarmato. Non solo la famiglia è
in crisi. Ma persino l'apparato mondiale dei Tribunali ecclesiastici locali e
della Rota Romana centrale, che devono pronunciarsi sulle richieste di
annullamento dei matrimoni religiosi, seguono lo spirito dei tempi concedendo
molte (forse troppe, per Ratzinger) sentenze favorevoli. Dice Gian Ettore
Gassani, presidente dell'Associazione matrimonialisti civili italiani:
«Ormai un matrimonio fallito su cinque in Italia viene sciolto da un
Tribunale ecclesiastico. Le richieste stanno aumentando da tre anni del 20-25
per cento». Ma il fenomeno riguarda tutto il mondo. Nel 2005 i matrimoni
religiosi sciolti dai Tribunali statunitensi in primo grado sono stati ben
24.343, le sentenze contrarie appena 998. Sempre nel 2005, le domande
presentate negli Usa sono state 28.844 e in tutto il mondo 48.655, cioè
quasi 50.000. In quanto alla sola Rota Romana, autentica Cassazione mondiale
dei tribunali ecclesiastici, al 1 gennaio 2008 le cause aperte provenienti
dall'Italia erano 421, contro le 215 del 1999 o le 331 del 2003.
Per queste ragioni il Papa, nel suo discorso al Tribunale del 26 gennaio per
l'inaugurazione dell'anno giudiziario, ha attaccato «le giurisprudenze
locali, sempre più distanti dall'interpretazione comune delle leggi positive
e persino dalla dottrina della Chiesa sul matrimonio ». E ha condannato la
«compilazione di regole astratte e ripetitive, esposte al rischio di
interpretazioni soggettive e arbitrarie» ricordando che la Rota «influisce
molto sull'operato delle chiese locali». Non per niente la Rota Romana ha
già cominciato a invertire la tendenza. Nonostante la quantità di cause
pendenti, nel 2007 le sentenze definitive di nullità sono state 160, di cui
79 per la nullità e 81 contrarie. Nel 2006 erano stato 172, di cui 96 per la
nullità e 76 contrarie.
Il Pontefice teme che i Tribunali ecclesiastici diventino un'alternativa al
divorzio? Gli Usa sono una spina nel cuore di Roma: troppo spesso viene
invocato il canone 1095 del codice di diritto canonico che prevede i casi di
«incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio», una sorta
di «incapacità psichica» e di «immaturità affettiva». Concetti molto
vasti, come si vede. Per di più negli Stati Uniti il secondo appello viene
quasi sempre sostituito da un rapido decreto di ratifica. Un anno o poco
più, e il gioco è fatto.
Dice l'avvocato Gassani: «L'iter però non è sempre così semplice. Perché
la sentenza ecclesiastica abbia efficacia giuridica in Italia, occorre una
"delibazione" da parte di una Corte d'appello chiamata a
controllare che le motivazioni non siano in contrasto con le leggi
repubblicane. Da alcuni anni il 40 per cento non vengono trascritte. Non c'è
più automatismo ». Accusa Diego Sabatinelli, segretario della Lega per il
divorzio breve e membro della direzione dei radicali italiani: «Se si
incontra un buon avvocato, la Rota Romana può chiudere una causa anche in un
anno e mezzo, massimo due. Così si discrimina il separato cattolico rispetto
al separato normale. Ovviamente, è tutta una questione economica. Sappiamo
con assoluta precisione e documentazione di cause che costano anche 20.000
euro. Si paga e si va avanti».
Circostanze duramente smentite dai duecento avvocati rotali iscritti allo
speciale albo (per accedere occorre seguire tre anni di «Studio rotale» e
laurearsi in diritto canonico). Dal 2004 esistono minimali e massimali
rigidissimi per le parcelle: dai 1500 ai 2850 euro, più 500 di costi fissi.
Non solo, ma secondo le statistiche del 1 gennaio 2008 il 65% delle cause
hanno beneficiato del patrocinio gratuito. Dice l'avvocato Alessandro
D'Avack: «La nostra clientela è mista, persone benestanti ma anche tanta
povera gente che ha autentici problemi di coscienza. Qui si viene soprattutto
per convinzione anche se statisticamente, vista la crisi della famiglia,
siamo entrati in collisione con l'istituto del divorzio. In quanto ai
compensi, le tariffe sono quelle. Spese a parte possono arrivare
eventualmente per le definizioni patrimoniali ». Suggerimenti a chi vuole
sciogliere il matrimonio religioso? «Dire sempre e comunque la verità.
Inutile inventarsi favolette che non reggono in tribunale».
Monsignor Giuseppe Sciacca, uno dei ventuno «Prelati Uditori» di nomina
pontificia, cioè i veri giudici della Rota Romana, difende il lavoro
dell'istituzione: «La vera pastoralità non è mera accondiscendenza a una
semplice richiesta di nullità del matrimonio. Invece è un servizio di
verità che è autentica carità e quindi giustizia: i fedeli hanno il
preciso diritto di conoscere la realtà del proprio stato matrimoniale. Il
giudizio del tribunale ecclesiastico ha un carattere dichiarativo e di
accertamento sulla validità o meno del vincolo. La Rota Romana non può
"annullare" alcun matrimonio ma solo accertarne la nullità o meno
dopo un accurato procedimento giudiziario». Il richiamo del Papa per
monsignor Sciacca va nella direzione corretta: «Una diga contro
l'arbitrarietà, il personalismo e il relativismo». Forse per questo,
Benedetto XVI, chiudendo il suo discorso si è augurato un «autentico
rinnovamento di questa venerabile istituzione».
Paolo Conti
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