PERSONAGGI
ILLUSTRI
Prof. Enrico Medi
Suor Maria Giuseppina Benvenuti
ENRICO MEDI
"... lo dico perché vi sentiate degni di questo stupendo
sole che oggi inonda il paese che ha il più bel <<Belvedere>>
delle Marche e da questa sua posizione prende il nome, ma le case si ricostruiscono,
i ponti e i campi pure, però i cuori degli uomini sono ancora feriti.
Nulla abbiamo fatto se non togliamo dai cuori degli uomini la violenza..."
(dal discorso inaugurale del monumento ai caduti in guerra, Belvedere
1973)
Scienziato, nato il
26 Aprile 1911 a Recanati da genitori belvederesi che qui ritornarono
subito dopo la sua nascita. Successivamente si trasferì a Roma dove nel
1932 si laureò in Fisica Pura con Enrico Fermi. Libero docente in Fisica
Terrestre nel 1937; deputato alla Costituente nel 1946; Presidente dell'Istituto
Nazionale di Geofisica nel 1949; Vice-presidente dell'Euratom a Bruxelles
nel 1958, consigliere comunale a Roma nel 1971.
Il nome di Enrico Medi è noto al grande pubblico soprattutto per i suoi
interventi alla televisione. Con chiarezza e semplicità di espressione
svolse un ruolo importante nel campo della divulgazione scientifica e
con grande successo personale il 21 Luglio 1969 commentò a tutti gli Italiani
lo sbarco sulla Luna dell'astronauta Amstrong. Dal 1974 Enrico Medi riposa
nella tomba di famiglia, nel cimitero di Belvedere Ostrense.
Il
26/05/96 si apre la causa di beatificazione. Per rilasciare testimonianze,
consegnare scritti, richiedere immagini, biografie e relazioni di grazie
ricevute rivolgersi a:
Diocesi di Senigallia - Cancelleria Vescovile
Sezione Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Prof.
Enrico Medi
Piazza Giuseppe Garibaldi (già del Duomo), 3
60019 Senigallia (AN)
Tel. 071/60498 - Fax 071/60094
Costante del suo insegnamento è stato il dimostrare
come tra Scienza e Fede non solo non vi è antitesi, ma che l'una
non può prescindere dall'altra.
Gli atomi, la sismologia, l'energia, il magnetismo terrestre,
tutti i misteri delle grandi leggi universali, erano esplorati
con l'umità del laico che sente tutta la responsabilità del
rigore scientifico, del servizio per l'uomo che non ammette
estrapolazioni vanitose e che è sempre pronto ad accettare i
limiti del proprio intelletto e a ricominciare pazientemente
tutto daccapo. |
Il credente e lo scienziato: aspetti in lui
di un unico sentire la vita. Le sue conferenze, dove i cieli e
la terra, l'infinitamente piccolo e la dimensione galattica trovavano
nella sua parola una sorridente e tranquillizzante espressione
numerica, alla fine ci riconducevano sempre a quell'ordine di
grandezza voluto dal Creatore: l'uomo al centro dell'Universo,
padrone delle leggi della natura creata per lui, arbitro della
sua salvezza o della sua perdizione, valore comunque infinito
rispetto al finito del cosmo. |
"... Oh voi misteriose galassie, voi mandate
luce ma non intendete; voi mandate bagliori di bellezza ma bellezza
non pssedete; voi avete immensità di grandezza ma grandezza
non calcolata. Io vi vedo, vi calcolo, vi intendo, vi studio
e vi scopro, vi penetro e vi raccolgo. Da voi io prendo la luce
e ne faccio scienza, prendo il moto e ne fo sapienza, prendo
lo sfavillio dei colori e ne fo poesia; io prendo voi oh stelle
nelle mie mani e tremando nell'unità dell'essere mio vi alzo
al di sopra di voi stesse e in preghiera vi porgo a quel Creatore
che solo per mio mezzo voi stelle potete adorare". |
"... L'uomo è più grande delle stelle.
Ecco la nostra immensa dignità immensa grandezza dell'uomo,
della vita umana. Giovani, godete di questo dono che a voi è
stato dato e che a noi fu dato. Non perdete un'ora sola di giovinezza,
perché un'ora di giovinezza perduta non ritorna più. Non la
perdete in vani clamori, in vane angoscie, in vani timori, in
folli pazzie, ma nella saggezza e nell'amore, nella gioia e
nella festa, nel prepararvi con entusiasmo e con speranza. Da
una cosa Iddio vi protegga: dallo scetticismo, dal criticismo
e dal cinismo; il giovane sprezzante di tutte le cose è un vecchio
che è risorto dalla tomba. Guai se la giovinezza perde il canto
dell'entusiasmo". |
SUOR MARIA GIUSEPPINA BENVENUTI
Zeinab Alif (Suor Maria Giuseppina Benvenuti)
meglio conosciuta con l'appellativo la "Moretta" per il color
ebano della pelle e per la sua origine africana, nacque nel 1845-46 in
un villaggio del Kordofan (Sudan). Ancora bambin, rapita da negrieri arabi,
fu venduta e rivenduta a crudeli padroni. Riscattata dal servo di Dio
Don Niccolò Olivieri, fondatore della Pia Opera del Riscatto delle Fanciulle
More, condotta in Italia il 2 Aprile del 1856 fu affidata alle clarisse
di Belvedere Ostrense per una formazione umana e cristiana.
Il 24 Settembre dello stesso anno ricevette i sacramenti dell'iniziazione
cristiana e nel Battesimo assunse il nome di Maria Giuseppina e il cognome
Benvenuti della madrina.
La consacrazione battesimale segnò per lei l'inizio di una vita più intima
con Dio e determinò la scelta della vita religiosa. Intelligente e vivace,
sensibile ed affettuosa, riuscì a modificare il suo carattere irrequieto
facendosi, secondo lo stile francescano, umile, gioiosa e completamente
disponibile al servizio della Comunità, tanto da poter dire, da grande,
di essere sempre stata la "gioia" delle Monache.
Avendo una particolare disposizione per la musica, diventò in breve tempo
una eccellente organista, superando il suo maestro per la tecnica perfetta
e per le esecuzioni originali e piene di ispirazione. Nel 1874 fece la
vestizione religiosa e nel 1876, con la Professione, si consacrò al Signore
nell'Ordine di Santa Chiara. Nel 1864, in seguito alla soppressione del
Monastero di Belvedere, si trasferì con altre consorelle nel Monastero
di Serra de' Conti. Qui divenne Vicaria, Maestra delle novizie e poi Abbadessa.
Morì la sera del 24 Aprile 1926 e il giorno dopo, come aveva promesso
ad una consorella, fece capire che era entrata nella felicità eterna di
Dio. Di buon mattino, gli squilli di una campanella, non toccata da mano
alcuna, fecero sobbalzare di gioia tutto il monastero e poi l'intero paese
di Serra de' Conti. Si gridò al miracolo e tutti ripetevano: "E'
morta la Moretta, è morta una santa!". Il 1 Ottobre 1988 il vescovo
di Senigallia Odo Fusi Pecci, alla presenza dei Membri del Tribunale Diocesano,
ha presieduto la chiusura del Processo Informativo Diocesano sulla fama
di santità e sulle virtù eroiche della Serva di Dio che è stato trasmesso
alla Congregazione per le Cause dei Santi a Roma.
PREGHIERA
SS. Trinità,
Padre, Figlio e Spirito Santo, vi ringrazio per i doni elargiti
all'umile vostra serva Suor Maria Giuseppina che, rapita ancora
fanciulla e fatta schiava, voleste libera in Italia e totalmente
consacrata al vostro amore nell'ordine di Santa Chiara.
Degnatevi di glorificarla nella Chiesa e davanti al mondo
perché maggiormente risplenda l'esempio delle sue virtù cristiane
specialmente della fede, speranza e carità, come testimonianza
eroica della vera libertà derivata dall'amore con cui ci avete
redento.
Per sua intercessione, Signore, ti supplico di concedermi
sempre la tua grazia, ed ora inoltre quel soccorso che fiduciosamente
desidero se è conforme alla tua volontà.
Padre nostro, Ave Maria, Gloria. |
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