Accademia di Fitomedicina e Scienze Naturali - Associazione No Profit Fondata nel 1996
    

 

Accademia di Fitomedicina e S cienze Naturali

 

Descrizione: importanza del controllo e delle analisi delle piante medicinali.

 

Gli scopi.

 

 

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Accademia di Fitomedicina e Scienze Naturali

 

Accademia di Fitomedicina e Scienze Naturali

 

I requisiti di qualità delle piante medicinali sono fondamentali per ottenere le autorizzazioni alla messa in commercio di specialità medicinali a base di droghe vegetali (vale a dire della parte della pianta usata a fini terapeutici) e dei loro derivati. Tale condizione è indispensabile affinché una droga vegetale possa essere iscritta alla Farmacopea Ufficiale, che comprende un limitato numero di piante officinali; ciò accade perché per molte di esse non è possibile identificare il principio attivo.

Per le piante adoperate a scopo terapeutico, che vanno anche nelle officine di produzione, definite quindi "farmacologicamente attive", è obbligatorio il cosiddetto Drug master file. In pratica è un fascicolo di produzione che deve contenere notizie sull'origione della pianta e sulle caratteristiche che la riguardano, a esempio: la percentuale di principio attivo, l'assenza di impurità chimiche e microbatteriologiche. Dovremmo essere tranquilli, quindi, sui requisiti di qualità di queste piante poiché vi è l'obbligo della dichiarazione del fornitore della materia prima che dà la garanzia del prodotto. Si deve sottolineare però che questo tipo di prodotto non è in libera vendita.

Il controllo diventa, invece, complicato per quei prodotti liberamente venduti e che sfuggono al Drug master file, almeno fino a quando (e non tanto per il principio attivo, poiché spesso a determinare l'effetto di una pianta è il fitocomplesso) non subentri una nuova normativa o legge. Sarebbe quindi opportuno che la normativa imponesse ai produttori, e in particolare ai produttori di paesi terzi (India, Cina, ecc.), l'obbligatorietà dei seguenti controlli: radioattività (obbligatoria per i paesi dell'Est), metalli pesanti, micotossine, residui di pesticidi, ecc.

Iris - Disegno di Carmen Basile

Iris   florentina L.

L'accurata identificazione della pianta, attraverso una precisa denominazione, col nome botanico e con quello scientifico della specie, è fondamentale. Tra gli altri requisiti di qualità della pianta, indispensabile è la conoscenza del luogo di coltivazione, se questa è di origine spontanea, oppure coltivata, il periodo di raccolta, lo specifico lotto, il confezionamento, la parte utilizzata in terapia e il termine massimo di utilizzo. Una certificazione seria e reale, che rappresenti una vera e propria carta di identità della pianta, non ha senso se non si riferisce a uno specifico lotto. Occorre però certificare anche il "Sistema di qualità" e ovviamente verificare, in maniera sistematica, che le aziende rispettino tale sistema stabilito da norme internazionali.

Di grande importanza per la sicurezza dei prodotti è anche l'etichettatura che deve contenere oltre, oltre al nome del prodotto, la sua composizione con la terminologia scientifica. E' altresì necessaria la data della preparazione e il numero del lotto, il nome del produttore e il paese d'origine, il nome dell'importatore, e/o il responsabile dell'immissione in commercio. Per la sicurezza dei prodotti, inoltre, non vanno dimenticate le avvertenze e le indicazioni legate all'uso in gravidanza, allattamento, pediatria e negli anziani; nonché le eventuali interazioni farmacologiche.

La droga vegetale, come già detto, non deve essere inquinata da batteri, insetti, parassiti animali, muffe, fumiganti, aflatossine, pesticidi, metalli pesanti ed elementi radioattivi, nonché da altre piante pericolose. Le micotossine costituiscono un grosso pericolo; possono svilupparsi in seguito a un inadeguato essiccamento e immagazzinamento. Tra le micotossine inquinanti sono stati identificati gli alcaloidi della segale cornuta, aflatossine, rubratossina B, ocratossina, tricoteceni.

Le aflatossine, metaboliti tossici prodotti da funghi e muffe del genere Aspergillus sono particolarmente pericolose in quanto hanno dimostrato, oltre a danni a carico del fegato, azione mutagena, teratogena e cancerogena.

Per quanto riguarda i pesticidi, questi danno luogo sia a intossicazioni acute, sia croniche (fegato, cervello), possono accumularsi nel tessuto adiposo ed essere cancerogeni. Va ribadito che il controllo di qualità, i requisiti di qualità debbono essere estesi, non solamente alle piante iscritte alla Farmacopea Ufficiale, ma anche a tutte le altre. Tra gli inquinanti, oltre ai metalli pesanti, particolare attenzione va posta ai composti radioattivi, e la CEE ha stabilito dei limiti di massima radioattività (cumulata in Cesio 134 e 137)nei prodotti alimentari commercializzati. La Farmacopea Italiana ha stabilito dei limiti per i microrganismi, aflatossine e metalli pesanti (piombo, mercurio, cadmio). Sono da segnalare, inoltre, le sofisticazioni e le sostituzioni accidentali con piante pericolose.

Cappero - Disegno di Carmen Basile

Capparis spinosa L.

Bisogna inoltre segnalare la pericolosità delle sofisticazioni e delle sostituzioni accidentali con piante pericolose. Nel concludere un'ultima, ma non secondaria, questione: il problema della contaminazione dei terreni, anche di quelli destinati all'uso agricolo,  che possono essere inquinati da vari elementi come, a esempio, dai metalli pesanti e dai fumiganti usati per sterilizzare il terreno. Sono quindi necessari requisiti di qualità anche per i terreni, poiché il problema non riguarda solo le piante officinali (che nella maggioranza dei casi sono sottoposte a controlli), ma anche e soprattutto i cibi vegetali: insalate, sedani, carote, frutta, verdura, ecc. che se hanno assorbito cadmio o piombo dai terreni, o altri veleni chimici non conservano le buone caratteristiche nutritive che di solito hanno.

Secondo recenti indagini l'Italia è al terzo posto, dopo Francia e Germania, per il consumo di pesticidi (fitofarmaci), e il rischio per la salute, derivante dall'uso di queste sostanze, non investe solamente il consumatore dei prodotti agricoli, ma anche i coltivatori, gli animali e i microrganismi presenti sui terreni. Si va sempre più affermando la difesa biologica delle produzioni agricole con l'utilizzo di prodotti derivati dalle piante medicinali.

Il piretro (Chtysanthemum cinerariaefolium, fam.: Asteracee) è una pianta erbacea perenne che contiene piretrine, spesso citata in questi casi poiché, già nell'antichità, era conosciuta come pianta insetticida; dai suoi fiori si estraggono i principi attivi che permettono l'effetto insetticida.

Assenzio, tanaceto, aglio, quassia amara, felce maschio, ortica sono solo alcune delle erbe i cui estratti (in polvere, o in macerato, o in oli essenziali) hanno proprietà insetticida, fungicida, anticrittogamica; attualmente però si stanno valotando anche le capacità dell'Azadirachta indica, il neem, della famiglia delle Meliacee, caratterizzata da un frutto a drupa ellissoidale, è inoltre un albero sempreverde. Il neem è coltivato nei paesi tropicali, nelle regioni aride e semiaride; è anche usato a fini ornamentali e, all'ombra delle sue chiome, sia uomini che animali, possono riposare senza essere disturbati dagli insetti. In India è conosciuto anche con il nome di margosa, e conterrebbe una sostanza, la azadirachtina A, che avrebbe la stessa efficacia del DDT, senza però averne gli effetti secondari tossici. Dal macerato delle sue foglie si ricaverebbe un pesticida naturale, efficacissimo contro numerose specie di insetti, che può essere usato anche come acaricida e nematocida. In medicina il neem, al centro di molti studi, è adoperato negli eczemi e nei reumatismi; la decozione delle scorze allevia la febbre, il frutto è emolliente e purgativo, combatte i disturbi emorroidari e urinari.

La Mammea americana (famiglia: Guttiferae), inoltre, ha dimostrato buone capacità insetticide: estratti di tutte le parti della pianta, in particolar modo dei semi, si sono rivelati tossici per le larve di insetti.

Foresta

Nel concludere, sempre in riferimento alla difesa biologica, è bene dare la giusta rilevanza alle cosiddette "piante disinquinanti", tra le quali si annoverano diversi tipi di alghe, funghi e anche licheni; e possono anche avere la funzione di rilevatori di inquinamento.

I funghi sono formidabili "spazzini" sia delle acque, sia dei terreni; si utilizzano per la degradazione delle scorie industriali, dei rifiuti e soprattutto per la capacità di assorbimento dei metalli pesanti. Tale proprietà risulta importantissima ed è, inoltre, già sfruttata con le cosiddette tecniche bioidrometallurgiche. Alcuni funghi, che certamente già annoveriamo tra le specie commestibili, divengono validi indici per la valutazione dell'inquinamento ambientale derivato dai metalli pesanti. Dalla decomposizione dei substrtati organici i funghi assumono le loro energie, ciò fa si che essi assolvano al ruolo di pulizia dell'ambiente naturale.

I metalli pesanti (zinco, piombo, cadmio, nichel, manganese, cromo), però, dispersi nell'atmosfera in forma ionica, possono essere catalizzati dalle azalee, dai rododendri e anche dal fiore delle camelie, per via della cisteina che contengono.

 

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Il controllo e le analisi delle piante medicinali hanno essenzialmente i seguenti scopi:

 

a. Verifica dell'identità delle piante.

 

b. Controllo della qualità che consiste nel:

 

I. verificare lo stato di conservazione della droga  ed eventuali deterioramenti causati o da una errata preparazione, o da una errata conservazione;

II. verificare la perdita di peso all'essiccamento;

III. appurare la presenza di elementi estranei;

IV. appurare la presenza di parassiti, insetti, muffe, batteri;

V. appurare il contenuto in ceneri;

VI. verificare (se necessario) il potere amaricante;

VII. determinare l'indice di rigonfiamento per i semi e le cuticole, nel caso che la droga contenga mucillagini;

VIII. verificare l'assenza di sostanze inquinanti (aflatossine, pesticidi, elementi radioattivi, metalli pesanti quali arsenico, cadmio, piombo, mercurio);

IX. verificare eventuali sofisticazioni;

X. determinare i principi attivi;

XI. determinare l'effetto farmacologico dei principi attivi.

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