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Francese: Valériane officinale, Herbe aux chats.
Tedesco: Arznei-Baldrian.
Spagnolo: Valeriana, Hierba de los gatos.
Habitat e
descrizione.
Pianta erbacea comune sia coltivata che allo stato selvatico; presenta rizoma corto e
fusto semplice, è propria dei luoghi ombrosi e umidi. Le sue foglie sono opposte e
pennatosette; i fiori, raccolti in corimbi apicali, sono di solor rosa. I frutti sono
acheni ovoidali. E' tipica delle regioni fredde dell'Europa, dell'Asia. Può raggiungere
il metro e mezzo di altezza e si raccoglie in primavera avanzata.
Note storiche. Già nell'età greco-romana si
conoscevano gli usi terapeutici di questa pianta; probabilmente Dioscoride fece una delle
prime descrizioni di questa pianta, che consigliava come analgesica, diuretica, emmenagoga
e come antidoto ai veleni. Fabio Colonna e Domenico Panaroli, nel 1500, impiegavano la
valeriana nella cura dell'epilessia. Nicola Andria, parlando di Fabio Colonna, raccontava:
<<Fabio Colonna, il quale, venendo afflitto dal mal caduco, intreprese la lettura
degli antichi [...] s'imbattè nella descrizione dell'erba Phu, sommamente raccomandata
nell'epilessia. Ei, tenendo presenti que pochi caratteri stabiliti dal mentovato autore,
cominciò con grandissima diligenza a visitare le campagne acquistando un'estesa
cognizione delle piante nostrali. Addivenne in tal modo il più celebre botanico de' suoi
tempi, e nella Valeriana riconobbe con estrema gioja la decantata erba Phu. Non perdè
tempo ad usarla con generosità e dopo breve tempo ottenne il bramato intento, donde la
Valeriana stabilì da quell'epoca la sua opinione, e si riputò uno specifico
dell'epilessia [...]. Pare intanto, che'l surriferito ristabilimento non debbasi tanto
ascrivere alla Valeriana, quanto a quel nuovo genere di vita, cui l'inferno potè darsi
nel coltivamento della botanica, e a quelle spezie di soddisfazioni e di calma, ei cui il
suo spirito rientrò dopo lo stentato scoprimento, nel quale aveva riposto la sua titale
guarigione [...]. Nel 1700 Haller e Boehave confermarono i successi del Colonna e del
Panaroli; nel secolo scorso, inoltre, la "Storia naturale medica" dava le
seguenti indicazioni: <<La radice è usata in polvere o in estratti nella isteria,
nelle nevrosi e nelle febbri intermittenti.
Parti usate. Il rizoma e le radici.
Componenti principali. Olio essenziale composto da esteri del
borneolo (isovalerianato di bornile, acetato di bornile, ecc.), sesquiterpeni, eugenolo,
alcoli. Altri componenti sono: valeropotrati, acidi, esteri, faurinone, alcaloidi,
flavonoidi, acidi fenolici.
Indicazioni
terapeutiche. Si usa
principalmente come ansiolitico e sedativo, nelle sindromi nevrotiche (nevrosi fobiche,
isteriche, ossessive), nelle angosce, negli stati di agitazione maniacale, nell'epilessia
e nella terapia dei disturbi del sonno. Si impiega, inoltre, con successo nelle
manifestazioni della menopausa (disturbi del tono dell'umore, vampate di calore,
arrossamenti, tachicardia). Trova indicazione, infine, come ipotensivo e spasmolitico. Si
può preparare in infuso, decotto, tintura alcolica e madre.
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