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Rheum officinale, Rheum palmatum L.
Inglese: Chinese rhubarb, Medicinal rhubarb;
Francese: Rhubarbe chinoise, Rhubarbe officinale;
Tedesco:echter Rhabarber; Spagnolo: Ruibarbo de la China.
Habitat e
descrizione. Può
raggiungere i due metri di altezza, è indigena della Cina, della Mongolia e del Tibet. Ha
foglie grandi e fiori gialli raggruppati in pannocchie. I frutti sono degli acheni.
Predilige le zone temperate e lo si raccoglie in autunno.
Note storiche. Le prime informazioni sull'uso
terapeutico del rabarbaro si devono all'imperatore Sheng-Nung, vissuto tra il 1700 e il
1800 a.C., e al Pen Ts'ao (trattato di materia medica che menziona circa 360
piante medicinali). Dioscoride, Plinio e Scribonio conoscevano questa pianta, anche se ne
ignoravano l'esatta provenienza. G. B. Ramusio, nato nel 1485, conobbe un tal Chaggi,
navigatore e viaggiatore persiano, che diede a lui, a Tommaso Giunti e Michele da Verona
numerose notizie riguardanti il Rheubarbaro che cresce in Cina. I tratti salienti della
relazione che il Ramusio ne fece sono: <<Questa città di Sccuir è grande et
popolatissima, con bellissime case fatte di pietre cotte al modo nostro [...] posta in una
pianura dove corrono infiniti fiumicelli et dove si fanno sete con gli alberi di more
negre [...]. Il Rheubarbaro nasce da per tutto in quella provincia, ma molto migliore che
altrove in alcune montagne ivi vicine [...] et [il persiano] mi disse ancora che quando
gli è verde è tanto amaro che non si può gustare; et che nelle terre del Catio non
l'adoperano per medicina sì come facciamo noi qua, am lo pestano e lo compongono con
alcune misture molto odorifere et ne fanno profumo à gl'idoli>>. Castore Durante,
nel suo Herbario Nuovo, fa delle accurate descrizioni circa l'origine, la
qualità, i modi di preparazione e le indicazioni terapeutiche del rabarbaro.
Parti usate. Radici e rizomi.
Componenti principali. Antrachinoni che possono essere ripartiti
nei seguenti gruppi:
a.
antrachinoni che presentano un gruppo carbossilico (reina, glucoreina);
b.
antrachinoni che non presentano un gruppo carbossilico (emodina, fiscione, aloe-emodina,
crisofanolo);
c.
eterodiantroni (palmidina B, C e altri);
d.
antroni o diantroni del crisofanolo, aloe-emodina, fiscione, emodina.
Sennosidi
A, B, E, F. Altri componenti del rabarbaro sono: glicosidi, acido gallico, catechina,
glucoglannina, gallotannini, pectine, zuccheri, ossalato di calcio, amido, ceneri.
Indicazioni terapeutiche. Il principale impiego terapeutico del
rabarbaro è quello lassativo; è anche valido il suo uso nelle iperlipidemie e nel
trattamento dell'iperglicemia. Si consiglia l'uso in decotto. Il rabarbaro è
controindicato nell'allattamento, negli stati infiammatori dell'apparato digerente, nelle
emorroidi e nella stipsi abituale (vedi antrachinoni). E' una pianta da usare dopo
indicazione medica.
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