CHI SONO
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Genesi Sono nato nel lontano 1951 in quel di Genova, in particolare nella delegazione di Certosa. Alle 03,00 di notte.
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Da piccolo Sono
sempre stato appassionato di tutto ciò che gira, salta, vibra, si illumina,
flette, spinge, tira, brucia, raffredda, scalda......In pratica mi piace
la meccanica, la falegnameria, la chimica (questa un po' meno),
l'elettricità, l'elettronica, ....sebbene non in questo ordine. Negli
anni ho avuto modo di sperimentare un po' in tutti questi campi (ed in
altri ancora) con alterne fortune.... Ho
cominciato da piccolo con il traforo e “Il Meccano”, per non parlare
del trenino elettrico. Tutti questi oggetti mi furono regalati nei primi
anni di vita nelle varie festività natalizie. Non che ci fossero molti
soldi in casa, ma i nonni, i parenti ed i miei genitori evidentemente
riuscirono a regalarmi solo e semplicemente quello che mi aggradava
veramente. Così
non furono fortunatamente sprecate risorse e tutti i regali andarono, per
dirla così, a buon fine. Fortemente graditi ed ancor più fortemente
sfruttati. Ciò non vuol necessariamente dire che andarono distrutti con
il continuo uso.
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La macchina a pedali costruita da mio nonno tutta in legno (anche le ruote) |
La Guidovia |
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Per
dirla tutta, ancora adesso, dopo mezzo secolo sono perfettamente
funzionanti. E'
quindi da allora che ho imparato la manualità e la stupenda sensazione di
maneggiare e manipolare i materiali. Ognuno di essi ha una sua, per così
dire, "vita" interiore. Dalla dolcezza del legno alla freddezza
del metallo. Non è semplice spiegare cosa si prova a sentire la diversità
che li contraddistingue, ma per me è una sensazione splendida. Una parte della mia infanzia (fanciullezza per i poeti) l'ho vissuta in campagna, perché ogni estate, finite le scuole, andavo per due-tre mesi con i miei genitori, con i miei nonni e con la famiglia di mia cugina in un posto che mi ha lasciato un ricordo bellissimo. Il paese si chiama Gaiazza ed è situato a circa metà altezza del monte Figogna, dove si trova il Santuario della “NS. Signora della Guardia”. Splendidi ricordi della Guidovia, che portava pellegrini venuti da ogni dove al Santuario, inerpicandosi per le pendici della montagna con delle vetture che correvano (si fa per dire, vista la lentezza del mezzo) su stranissimi binari in cemento armato. Motorizzazione diesel (quella dei camion di allora). Noi però, quasi sempre andavamo a piedi. Era una bella gita: partenza al mattino e ritorno alla sera. Adesso al Santuario si va in macchina. Un altro splendido pezzo del nostro passato è stato demolito per far posto al progresso. Peccato. Era un mezzo di trasporto credo unico al mondo.
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Il
terrazzo della casa dove abitavo a Certosa si raggiungeva con due rampe di
scale, visto che abitavo a 5° piano, che poi era anche l'ultimo. E'
stato lì che ho cominciato d'estate a lavorare con “Il Meccano” e con
il traforo. La
Forrestal è stato un lavorone che mi prese un mucchio di tempo. Un metro
e venti di portaerei, riproducente la celeberrima portaerei USA di
quell'epoca, tutta in compensato, ma sopratutto tutta da solo.
Infatti quando arrivai al fasciame dovetti arrendermi: ero troppo
orgoglioso per farmi dire come fare. Ma vederla lì, con tutte le ordinate
a posto, il piano di atterraggio e la torretta, vi assicuro che faceva una
gran bella impressione. Altri lavori, direi centinaia, fatti al traforo non posso elencarli per il semplice motivo che non me li ricordo tutti. Ne ricordo uno che era un miscuglio di traforo e de “Il Meccano”. Si trattava di una scavatrice. Aveva la torretta girevole ed il braccio estensibile. Come detto i meccanismi erano realizzati con “Il Meccano” e tutta la carrozzeria con il compensato, compreso il braccio. Aveva anche le luci a pila. Fu un vero e proprio parto della mia mente perchè non seguii nessun disegno preconfezionato, come avevo fatto per la Forrestal e per i più tanti oggetti realizzati. Per quelli bastava comprare il disegno, lo si ricalcava sul compensato e via. Ma la scavatrice no. Il disegno era completamente mio.
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Sul terrazzo con una gru costruita con "Il Meccano"
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Era
tanto bella che la portai ad una mostra scolastica in cui tutti (o
quasi) gli alunni presentavano i loro lavori. Devo dire, senza falsa
modestia, che il mio lavoro spiccava in mezzo a tutti quei lavori fatti
con cartone, spilli, carta crespata e cartoncini piegati. Tutta rossa
attirava l'attenzione. Tanto che la maestra mi chiese (chiese a mia mamma)
se poteva nominare anche un mio compagno, che non aveva prodotto nulla,
nella targhetta che era posta ai piedi di ogni lavoro. Mia mamma disse di
sì. E così il mio capolavoro diventò uno dei primi "lavori di
gruppo". Intendendo quello che il termine sottende: lavora uno ed il
merito va agli altri....
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Una copia di Sistema A |
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Da alunno delle medie Alle
medie i miei interessi si espansero. Quando
fu inaugurato l'aeroporto Cristoforo Colombo di Genova, i miei genitori mi
portarono sul monte sovrastante per vedere le evoluzioni aeree che erano
state preannunciate. Quella che mi colpì maggiormente fu l'esibizione di
aeromodelli radiocomandati. A quell'epoca dubito ci fossero molti adulti
che ne conoscessero l'esistenza. Figuratevi i bambini. Ma la cosa mi stuzzicò non poco.
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Conservo
ancora gelosamente tutte le copie che acquistai. "Quello fu l'inizio" direbbe qualche avveduto commentatore. L'inizio della mia passione per l'elettronica. Cominciai a leggere di valvole, di transistors ( i primi), di radio e da allora questa passione è aumentata, passando dalle valvole ai transistors, agli integrati, alle CPU dei primi personal, alle eprom, ai microcontrollori,ecc.
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Da
studente liceale La
scuola si elevava di grado, non senza dolori. L'elettronica la faceva da
padrone. La falegnameria era accantonata, “Il Meccano" anche. La "Scuola Radio Elettra" fu una tappa di quel mio periodo di vita. Mi iscrissi al "Corso TV" semplicemente perché era l'unico che facesse costruire come strumento l'oscilloscopio. Quello strumento mi appassionava. Il suo schermo, su cui scorrevano stupefacenti tracce animate, mi affascinava.
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Lo
costruii. Non era uno scherzo, perché a 13 anni giocare con la 220v e
oltre (si trattava di valvole) era abbastanza pericoloso. Inspiegabilmente
i miei genitori mi permisero la cosa. O per incoscienza o per ignoranza
del pericolo. Altra passione che nel frattempo mi prese fu quella delle automobili. Non vedevo l'ora di prendere la patente e nel frattempo leggevo tutto quello che potevo. Conoscevo cilindrate, marche, modelli e prestazioni a memoria. Ero un vero so-tutto-io (naturalmente).
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Da studente universitario (Ingegneria) | ||||
Ormai
avevo la patente e girare in macchina mi fece trascurare l'elettronica.
Avevo il pallino dei rally. Cominciai a fare qualche garetta, quelle
minori. A quell'epoca si chiamavano minirally. Erano gare che duravano, se
ben ricordo, meno di 300 chilometri e si svolgevano interamente in una
mezza giornata (tipicamente la domenica mattina).
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Protezioni?
Un paracoppa e due cinture (a quell'epoca rigidamente solo ventrali).
Danni? Solo qualche graffio alla carrozzeria per fortuna. Non c'è dubbio,
mi è andata bene. Nel
frattempo l'università non andava troppo bene, non ero quello che si dice
uno studioso. Troppi hobbies e poca testa.
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Da militare (14 mesi) |
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Partii
il 28 Maggio del 1973 per il C.A.R. (Centro Addestramento Reclute). Meta .....Palermo. 1421
Km di treno, un viaggio di 19 ore in uno scompartimento con 6 cuccette.
Ero l’unico uomo con 5 donne. Non vi attivate, la più giovane poteva
essere mia nonna. Un vero pianto, oppure una splendida occasione sprecata,
vedete voi.
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Era stupefacente (tecnicamente si intende) vedere i cannoni puntare non sull'aereo ma davanti a lui. Si perché come si sa, se puntiamo l'aereo, nel tempo che il proiettile impiega a raggiungerlo questo se ne è ...già andato. Allora il computer della centrale calcolava la velocità dell'aereo e sparava il proiettile davanti a lui di un certo tot, in modo che si incontrassero. Semplice? Provate voi a tenere conto di questi fattori: velocità del proiettile, velocità del vento, distanza dall'aereo, rotta dell'aereo, altezza da terra dell'aereo ed altro ancora, poi mi dite come fate con un foglio a quadretti e una matita. Precisione del tutto? Per fortuna non ho potuto verificarla.....le armi per me sono belle solo dal punto di vista tecnico, in quanto espressione della massima tecnologia. |
Da lavoratore |
Non
appena finito il periodo relativo al sevizio militare, decisi di
mettermi a produrre. Era l’Agosto del 1974. Iniziai
a lavorare presso una impresa edile. Una vera impresa edile, che
costruiva case. La mia mansione era quella di disegnatore progettista,
Per una mente tecnica come la mia, progettare era il massimo. Tecnigrafo
e Radipograph dalla mattina alla sera, sabati inclusi. Dopo
un paio di anni di lavoro mi iscrissi nuovamente all’università.
Questa volta però la facoltà scelta fu Architettura, perché era meno
pesante e visto che da semplice studente avevo avuto dei problemi, forse
ora che lavoravo ne avrei avuti ben di più. Andai avanti bene per un
anno e mezzo, diedi degli esami, ma quello era un periodo che il lavoro
era veramente tanto. Si lavorava dal mattino fino a sera tardi, ed anche
il sabato. Così rallentai e poi alla fine dovetti cedere e smettere. Il
lavoro era più importante. In più anche la ragazza aveva le sue
esigenze. |
Riparazione di una boa del C.N.R. nel Tirreno |
Nella
mia vita lavorativa l’edilizia, le case, sono sempre state presenti
tranne in due occasioni:
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Da
allora, come detto, la mia vita lavorativa si svolse nel campo edile:
costruzioni, progettazione, direzione lavori in cantiere,
ristrutturazioni e via dicendo. Alla
fine, un po’ di anni fa aprii una agenzia immobiliare e attualmente
quello dell’agente immobiliare è ancora il mio lavoro. Nulla
a che vedere (la mediazione) con le mie passioni, ma almeno mi da’ da
vivere. Per
il futuro vorrei arrivare a godermi un po’ di pensione, perciò,
cortesemente, datevi da fare anche voi.
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